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Max Scheler e le sue opere sulla filosofia della religione.

SECONDA PARTE

1 Max Scheler e le sue opere sulla filosofia della religione.

Gli studi di matrice fenomenologica e filosofica che Scheler conduce sulla religione prendono il loro abbrivio da una diagnosi culturale-sociale della civiltà contemporanea che egli aveva maturato nel periodo precedente la prima guerra mondiale e che l’esperienza della guerra doveva tragicamente confermargli. La civiltà europea - a cui in particolare ci si riferisce – è impregnata, secondo Scheler, di uno spirito borghese e capitalistico, che ha sostituito lo spirito cristiano, capovolgendo l’ordine eterno dei valori, e portando la nostra società sull’orlo del fallimento. Per tutto il periodo di tempo che va dalle sue prime indagini fenomenologiche all’abbandono del teismo, Scheler vedrà quindi non solo nell’atteggiamento fenomenologico ma soprattutto nel rinnovamento religioso dello spirito cristiano uno dei principali mezzi per risollevare le sorti della nostra civiltà e considererà la riflessione filosofica sulla religione - cui egli andava dedicandosi - come il preparare il terreno culturale più adatto per un tale rinnovamento112.

Ancora nel 1923, anno in cui matura il suo distacco non solo dalla Chiesa cattolica ma dal teismo, egli confesserà il vivo interesse avuto per le possibilità di valorizzazione delle idee e delle energie religiose per la formazione della realtà sociale. Ormai egli si è allontanato di fatto, nello sviluppo autonomo della sua riflessione filosofica, dalla visione delle cose proprie del sistema della Chiesa cattolica, con cui precedentemente, in molti punti essenziali, egli ritenne di essere stato concorde. Tuttavia egli pensa ancora che il cristianesimo, nella forma propria del cattolicesimo romano, possieda le forze collettive religiose e spirituali più efficienti per favorire il positivo sviluppo della nostra società. In seguito il giudizio sulla religione, ed in particolare sulla Chiesa cattolica, si farà però sempre più negativo. Scheler, capovolgendo radicalmente le sue posizioni, attribuirà allora esclusivamente alla libera ricerca filosofica il compito prima attribuito in gran parte alle energie religiose. Questo esito, naturalmente, non toglie che il senso e il significato delle sue riflessioni sulla filosofia della religione debba e possa essere colto tenendo conto anche dell’ambito culturale generale in cui di fatto sono nate e con cui sono state in stretto rapporto. I saggi scheleriani più caratteristici dedicati al tema dei rapporti fra lo spirito della società contemporanea europea e lo spirito cristiano si susseguono più o meno in questo

ordine: Zur Rehabilitierung der Tugend113, del 1913, il cui intento è di riabilitare il concetto di virtù, in particolare l’umiltà (Demut) e il timoroso rispetto (Ehrfurcht), che la morale borghese ha impoverito e ridicolizzato. La virtù, se rettamente intesa, si presenta come la condizione indispensabile per l’autentico atteggiamento filo- sofico e tanto più per l’apertura dell’uomo al mistero di Dio. Das Ressentiment im Aufbau der Moralen, la cui prima stesura è del 1912 e quella definitiva del 1915. La sua tesi fondamentale, sostenuta in polemica con Nietzsche, è che frutto di risen- timento non è la morale cristiana, bensì la morale borghese moderna. I tre saggi: Der Bourgeois, Der Bourgeois und die religiösen Mächte, Die Zukunft des Kapitalismus114, tutti e tre risalenti al 1914. In essi, è direttamente messa a tema l’analisi dello “spirito capitalistico” e delle sue cause in relazione alle diagnosi del capitalismo fatte da W. Sombart e da Max Weber.

Durante il periodo bellico, dopo il famoso e passionale saggio Der Genius des Krieges und der deutsche Krieg del 1915, esaltante il genio guerriero tedesco, Scheler ritorna sulla linea dei saggi precedenti con Soziologische Neuorientierung und die Aufgabe der deutschen Katholiken nach dem Kriege, pubblicato nel 1916 in Krieg und Aufbau, in cui si prospettano le linee secondo cui le forze latenti della Chiesa cattolica dovrebbero svilupparsi per contribuire alla ricostruzione di un ordine europeo e alla salvezza della patria tedesca mortalmente ammalata. Di indole analoga è la conferenza Deutschlands Sendung und der katholische Gedanke, che sarà pubblicata nel 1918, e in cui è messo a tema il problema dell’inserimento dei cattolici come tali nella vita culturale e politica del paese, esaminando sia il contributo che essi possono dare alla realizzazione dello spirito tedesco in generale, sia alle particolari esigenze di unità del popolo tedesco nell’ora presente. Del 1917 è il saggio Reue und Wiedergeburt115, in cui si ha il celebre esame fenomenologico sul pentimento. Esso doveva servire, nell’intento dell’autore, a mostrare l’unica via attraverso la quale l’uomo europeo, sia dell’una che dell’altra parte belligerante, avrebbe potuto ottenere l’intima liberazione da quei sentimenti che avevano condotto al conflitto mondiale116, mettendosi così in condizione di rinascere a vita nuova. Al 1917 risalgono anche le due conferenze: Vom kulturellen Wieder aufbau Europas117 e Die christliche Liebesidee und die gegenwärtige Welt118. In esse si nega che la tragica situazione della guerra mondiale possa significare una “bancarotta” del

113 Questo saggio è tradotto in italiano ed è contenuto nella raccolta che va sotto il titolo: Crisi dei

valori, introd. di A. Banfi, Milano, 1936.

114 I saggi citati sono contenuti nell’opera Lo spirito del capitalismo, a cura di R. Racinaro, Guida,

Napoli, 1988.

115 Pubblicato in quell’anno col titolo Zur Apologetik der Reue nella rivista “Summa” e poi nel 1921 in

L’eterno nell’uomo. Cfr. Ibi, pp. 139-171 e le note di Maria Scheler Ibi, p. 129-135.

116 Cfr. Ibi, pp. 8, 146-147.

117 Pubblicata in “Hochland” nel 1918 e poi in L’eterno nell’uomo nel 1921 con notevoli aggiunte. Cfr.

Ibi, p. 403-447.

cristianesimo, in quanto l’anima spirituale dell’Europa che ha fatto la guerra non era più costituita dal cristianesimo ma dall’ethos del moderno spirito borghese e capitalistico, e si sostiene che solo un ritorno ai princípi cristiani, amalgamabili con quelli del socialismo democratico, può costituire il presupposto indispensabile per la ricostruzione spirituale dell’Europa. Del periodo bellico va ricordato anche l’articolo Zur religiösen Erneuerung119 pubblicato in « Hochland » nel 1918, e che sarà utilizzato da Scheler nel 1920 come introduzione al suo saggio più famoso dedicato alla filosofia della religione: i Probleme der Religion, che costituiscono la parte centrale e più importante di L ’ e t e r n o n e l l ’ u o m o . In esso si cerca di far vedere come il particolare momento storico, in cui l’Europa si trova dopo la fine del conflitto, può diventare il punto di partenza per un rinnovamento religioso, data la particolare esigenza del divino sentita dall’uomo in seguito allo sconvolgimento operato dalla guerra. Prendendo le mosse da tale articolo Scheler farà chiaramente intendere come le analisi filosofiche sulla religione, che egli presenta nel suo saggio, vogliono deliberatamente essere un positivo contributo a tale rinnovamento. Un esame di alcuni dei principali saggi citati risulta particolarmente importante per capire la problematica culturale su cui si staglia la riflessione scheleriana sulla religione. Se la fonte culturale dell’interesse scheleriano per la religione non può essere indicata come il motivo determinante delle tesi da lui sostenute, il tener presente tale sfondo culturale è utile sia per capire la particolare tonalità del suo interesse al tema, sia per meglio valutare i motivi culturali del suo passaggio ad altri interessi e del suo cambiamento di prospettiva.

119 Cfr. Ibi, pp. 103-123. L’articolo fu originariamente scritto verso la fine del 1917 in occasione di

conferenze tenute in Svizzera e in Olanda nel 1917-1918, nel quadro di manifestazioni politico- culturali organizzate dal ministero tedesco degli esteri. Confronta le note di Maria Scheler in L’eterno

nell’uomo, pp.217-239. Durante il periodo bellico Scheler fu particolarmente impegnato sia come

conferenziere dei circoli cattolici, sulla linea del programma di pace del leader parlamentare cattolico M. Erzberger, sia come conferenziere per conto del ministero tedesco degli esteri. A tale attività si ricollegano la maggior parte della conferenze ed articoli di questo periodo sopra citati. Per queste notizie e per l’attività in generale di Scheler durante la prima guerra mondiale cfr. J. R. H. LUTZ,

Demokratie im Zwielicht.. Der Weg der deutschen Katholiken aus dem Kaiserreich in die Republik 1914-1925.