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Il mito di Medea in Adam Bede

3.1 Inquadramento storico

Come molte scrittori e scrittrici vittoriani/e, George Eliot riprende temi e figure classiche (in particolare il mito di Medea) per parlare di questioni sociali contemporanee. In uno dei suoi primi romanzi, Adam Bede (1859), l’autrice affronta la problematica dell’infanticidio, che ha tristemente caratterizzato la società inglese di metà Ottocento37.

Come Matthew Arnold38, George Eliot si è interessata al fenomeno dell’ infanticidio: attraverso il suo romanzo, oltre ad aver fotografato un periodo critico della storia inglese, la scrittrice ha cercato di analizzare tale problema e di esprimere il proprio punto di vista.

Già dalla data di pubblicazione del romanzo (1859), si può osservare l’attenzione di George Eliot per questo fenomeno: il 1859 si colloca infatti nel cuore della cosiddetta “epidemia di infanticidi” 39

. Come testimoniano i rapporti dei medici legali e i resoconti dei giornali, il periodo in cui si registra il numero più elevato di infanticidi è proprio il ventennio che va dall’inizio degli anni ’50 alla fine degli anni ’60 dell’Ottocento. Questo fatto rappresentava un problema non indifferente per la società inglese, sebbene l’allarmismo e le preoccupazioni per le copiose uccisioni di bambini, in particolare neonati, fossero talvolta provocati e ingigantiti dalla classe dei medici legali (coroners): tra gli anni ’50-’60 dell’Ottocento nacque una lunga lotta tra medici legali e magistrati riguardo al pagamento

37 Tra gli studi critici concernenti questo problema vi sono: A, R. HIGGINBOTHAM (1989), Sin

of the Age: Infanticide and Illegitimacy in Victorian London, “Victorian Studies”, Vol. 32, N. 3,

pp. 319-337; R. GOULD (1997), The History of an Unnatural Act: Infanticide and Adam Bede, “Victorian Literature and Culture”, Vol. 25, N. 2, pp. 263-267; M. JACKSON (2002), Infanticide, Ashgate; J. MDONAGH (2003), Child Murder and British Culture, Cambridge University Press; J. MCDONAGH (1999), Infanticide and the Boundaries of Culture from Hume to Arnold, in: S. GREENFIELD, C. BARASH (1999): Inventing Maternity: Politics, Science, and Literature, 1650-

1865, University Press of Kentucky.

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Autore di The Function of Criticism at the Present Time (1864), un saggio nel quale analizza la piaga dell’infanticidio attraverso la figura di una donna di nome Wragg, che si era macchiata di questo delitto. Secondo quanto riporta Arnold, la vicenda ebbe luogo a Nottingham: dopo essere stata rilasciata dalla workhouse con il figlio neonato, la donna lo uccise strangolandolo; il corpo fu ritrovato poco tempo dopo e lei venne arrestata.

33 dell’onorario dei primi, che, segnalando l’alto numero di morti innaturali dei bambini e aprendo nuove indagini, avevano trovato un modo per aumentare le loro entrate40.

Edwin Lancaster, medico legale per il Central Middlesex, scrive nel quotidiano

The Times che 150 bambini erano stati trovati morti nell’arco del 1862 e la stima

generale delle madri londinesi che avevano commesso infanticidi ammontava a circa 12.00041. Il resoconto di un altro medico legale, William Burke Ryan, fornisce un quadro della situazione a Londra, delineando uno scenario apocalittico:

We raise the box lid, and the skeletons are there. In the calm evening walk we see in the distance the suspicious-looking bundle, and the mangled infant is within. By the canal side, or in the water, we find the child. In the solitude of the wood, we are horrified by the ghastly sight; and if we take ourselves in the rapid rail in order to escape the pollution, we find our journey’s end that the mouldering remains of a murdered innocent have been our travelling companion, and that the odour from that unsuspected parcel too truly indicates what may be found inside (Ryan 1862: 45-46).

Come spiegato in precedenza42, alla base di questo tragico fenomeno i critici hanno identificato due cause: in primo luogo le madri povere, non volendo trasferirsi nelle workhouses come imponeva loro la legge, preferivano sacrificare i figli uccidendoli; in secondo luogo, le donne non sposate con figli illegittimi sceglievano di disfarsi della causa del loro disonore e di vivere come se niente fosse accaduto piuttosto che trascorrere la vita marchiate dalla vergogna sociale e morale43.

George Eliot era a conoscenza dei casi di donne infanticide riportati sui giornali e dei resoconti dei medici legali, ma alla base del concepimento del romanzo vi è anche un’altra fonte44

. Eliot espone la genesi del suo romanzo in un articolo intitolato “The History of Adam Bede”, che pubblicò il 30 Novembre 1858 (circa due settimane dopo aver completato la versione manoscritta del romanzo) nel giornale che lei stessa dirigeva in collaborazione con John Chapman (Westminster

Review). 40 Cfr. Jackson 2002: 253-257. 41 Cfr. McDonagh 2003: 123. 42 Cfr. § 2.2. 43 Cfr. Higginbotham 1989: 319-337. 44 Cfr. McDonagh 2003: 132-144.

34 In questo articolo George Eliot rivela i motivi della scelta dell’argomento:

The germ of “Adam Bede” was an anecdote told me by my Methodist Aunt [Elizabeth] Samuel (the wife of my Father’s younger brother): an anecdote from her own experience. [...] It occurred to her to tell me how she had visited a condemned criminal, a very ignorant girl who had murdered her child and refused to confess – how she had stayed with her, praying, through the night and how the poor creature at last broke out into tears and confessed her crime (The

Journals of George Eliot, p. 296).

L’ispirazione proviene quindi da un episodio che le era stato raccontato nel 1839 dalla zia Elizabeth Evans, una predicatrice metodista, a proposito di una giovane donna che era stata ritenuta colpevole di aver ucciso sua figlia. La Evans era andata a trovarla nella sua cella di Nottingham prima che fosse condannata a morte, convincendola a confessare la sua azione e a pentirsi prima di morire. La scrittrice rivela inoltre che, prima del dicembre del 1856, momento in cui decise di raccontare la storia udita dalla zia al compagno George Henry Lewes e di servirsene come base per Adam Bede, non ne aveva mai parlato con nessuno. Nel tentativo di dare una collocazione all’episodio che George Eliot riporta nell’articolo, gli storici sono riusciti a ricondurlo al caso di una donna, Mary Voce, il cui processo ebbe luogo a Nottingham nel 1802 e venne registrato in un giornale attualmente conservato nella biblioteca centrale di Nottingham45. Nella seconda parte del documento viene fornita la descrizione giuridica del caso di Mary Voce:

At the Lent Assizes for the Town of Nottingham, held on Thursday, March 11, 1802, before the Hon. Sir Robert Graham, Mary Voce, aged 24, wife of ---Voce, bricklayer, was indicted for the willful murder of her daughter, Elizabeth Voce, an infant, in the parish of St. Mary, in the Town of Nottingham, by administering a certain poisonous substance, called arsenic, mixed in water in a tea-cup, to the said Elizabeth Voce, of which she languished a few hours in extreme agony and then expired. […] The Jury retired out of the court, and after a consultation of ten minutes, pronounced the prisoner guilty of willful murder (“Appendix 2: The crime, trial and execution of Mary Voce: three contemporary broadsheets”, p. 490).

L’influsso del racconto di Elizabeth Evans sul romanzo risulta evidente: è chiaro che il momento della confessione ha ispirato la parte del romanzo in cui l’infanticida Hetty Sorrel, che si trova in carcere, riceve la visita della cugina metodista Dinah Morris, che la induce al pentimento e alla riconciliazione. La zia Elizabeth Evans e Mary Voce sono rispettivamente il modello per Dinah Morris e Hetty Sorrel.

35 Mary Voce suscita interesse in George Eliot per le circostanze che l’hanno portata all’infanticidio: essa era stata condannata nel 1802 per aver avvelenato con l’arsenico la figlia di sei anni. Mary Voce era una donna sposata, ma fortemente promiscua: ebbe molti affairs, convisse con altri uomini e quando il marito la lasciò, Mary, in un impeto di rabbia contro il coniuge, uccise la figlia.

L’episodio di Mary Voce rappresenta il nucleo storico alla base della vicenda di Hetty Sorrel, ma l’archetipo mitico è rappresentato da Medea. Analogamente a Medea (e anche a Mary Voce), Hetty uccide la sua creatura; come Mary, Hetty frequenta gli uomini troppo liberamente e si dedica assiduamente ai piaceri sensuali (anche se non è così promiscua come Mary Voce)46.

Si può osservare come le tre date che caratterizzano la genesi del romanzo coincidano con episodi particolarmente significativi per la problematica dell’infanticidio47. Il 1802, che è l’anno in cui Mary Voce fu condannata, è vicino

all’abolizione del già menzionato 48

“Act to Prevent the Murthering and Destroying of Infant Bastards”avvenuta nel 1803. Il 1839, anno in cui George Eliot sentì il racconto della zia su Mary Voce, è l’anno in cui le proteste contro la “New Poor Law” (che prevedeva l’internamento in workhouses per i poveri, per le madri non sposate e non in grado di provvedere a se stesse e i loro figli illegittimi) si fecero particolarmente forti e violente attraverso manifestazioni in tutta la nazione. Il 1856, l’anno in cui George Eliot raccontò per la prima volta l’aneddoto sentito dalla zia a George Henry Lewes, non presenta in modo diretto casi particolari di infanticidio o provvedimenti legislativi in Inghilterra ma in India, nella quale il problema dell’infanticidio era diventato particolarmente rilevante49

. L’India era una delle più grandi e redditizie colonie dell’Inghilterra e in questo periodo il governo inglese dovette affrontare qui una problematica molto simile a quella con cui aveva a che fare nella madrepatria, ovvero l’infanticidio. In India era molto diffusa la pratica di uccidere le bambine di rango elevato per preservarle dalla vergogna che scaturiva dal rimanere “zitelle”, dal momento che scarseggiavano i pretendenti altolocati.

46 Cfr. McDonagh 2003: 136-137. 47 Cfr. McDonagh 2003: 133. 48 Cfr. § 2.2, p. 19-20.

36 Se in Inghilterra il fenomeno dell’infanticidio era peculiare dei ceti bassi ed era un simbolo di degradazione sociale, in India l’infanticidio era caratteristico delle caste più potenti e più antiche ed era un atto di cui essere orgogliosi. Negli anni ’50 dell’Ottocento il governo inglese emanò una serie di leggi e misure (ad esempio sanzioni, controlli sulle nascite e un’istruzione adeguata) per limitare questa pratica inumana. L’India venne così progressivamente etichettata dagli inglesi come nazione barbara e crudele; ma poco dopo anche l’Inghilterra fu caratterizzata dall’ “epidemia di infanticidi” e il governo inglese dovette arginare il problema riproponendo le stesse misure di prevenzione adottate in India, tanto che l’Inghilterra venne etichettata come nazione incivile alla stregua dell’India. Le notizie sugli infanticidi in India giunsero in Inghilterra grazie ad una serie di pubblicazioni (che anche George Eliot lesse50), promosse dal governo inglese con il fine di portare la questione all’attenzione del pubblico,

3.2 L’intreccio del romanzo

Adam Bede si svolge nella cittadina agricola di Hayslope, dove vivono i

protagonisti: Hetty Sorrel, una giovane donna molto bella che lavora nella fattoria degli zii, il falegname Adam Bede, il capitano Arthur Donnithorne, nipote ed erede del ricco proprietario terriero locale, e Dinah Morris, una giovane predicatrice metodista, cugina di Hetty.

Rispetto all’ ambientazione in cui solitamente avvengono gli infanticidi, ovvero la città inglese industrializzata, George Eliot colloca la storia in un villaggio di campagna: questo le permette sia di decostruire lo stereotipo vittoriano secondo cui la città industrializzata rappresentava un luogo di decadenza morale che accoglieva ogni sorta di perversione, tra cui l’infanticidio, mentre la campagna era ritenuta incontaminata e fonte di valori morali e tradizionali, sia di dimostrare che

50 Tra le principali pubblicazioni ricordiamo: Notes on the North Western Provinces of India (1852)

di Charles Raikes, Indian Infanticide, its Origin,Progress and Suppression (1857) di J. C. Browne,

History of British India (1857) di Harriet Martineau, Report on Female Infanticide (1859) di W.R.

37 l’infanticidio è causato dall’uomo e dalle sue debolezze e non dall’ambiente in cui egli vive51.

Arthur Donnithorne seduce Hetty Sorrel (di cui è innamorato anche Adam Bede) e poi l’abbandona: non può sposarla a causa della differenza di rango e perché deve partire per il servizio militare. Qualche tempo dopo Hetty accetta la proposta di fidanzamento e in seguito di matrimonio che le fa Adam, ma scopre di essere incinta e di aspettare un figlio da Arthur. Per evitare il disonore, la ragazza decide di scappare e di cercare Arthur, ma non lo trova e, dopo aver pensato al suicidio, inizia a vagabondare per le campagne, priva di soldi e del conforto degli amici. Hetty dà alla luce il figlio ma, non potendo mantenerlo e non volendo affrontare la vergogna che avrebbe dovuto sopportare qualora fosse tornata a Hayslope, decide di lasciare il bambino sotto una pila di legna, condannandolo a morire. In preda al rimorso, Hetty torna poi sul luogo dove ha abbandonato il bambino, viene scoperta e arrestata. Processata per infanticidio e ritenuta colpevole, la ragazza viene condannata a morte. Grazie alla visita di Dinah, che la spinge a confessarsi, Hetty si pente del suo gesto. Nel frattempo Arthur, saputo della condanna a morte di Hetty, riesce ad ottenere la grazia pochi istanti prima che la ragazza venga giustiziata e a far trasformare la pena in deportazione. L’allontanamento di Hetty fa sì che Adam possa trascorrere del tempo con Dinah, approfondire il rapporto con lei e apprezzarla per le sue qualità, tanto da innamorarsene e sposarla.

Nella scena finale del romanzo, che si svolge qualche anno dopo i fatti, ci viene detto cosa è successo ai personaggi principali: Adam e Dinah hanno dei bambini; Arthur ritorna al villaggio, ancora sofferente a causa di una lunga febbre che l’ha debilitato e profondamente segnato dall’esperienza passata; Hetty invece muore nel viaggio di ritorno in Inghilterra dopo aver finito di scontare la pena.

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3.3 I riferimenti classici in Adam Bede

Nei romanzi di George Eliot i riferimenti classici permeano interamente la narrazione e servono a conferire prestigio e autorità all’opera. Come spiegato precedentemente52, questa erudizione proviene a George Eliot dagli studi compiuti sui testi greci e latini tra dicembre 1854 e febbraio 1858. In Adam Bede infatti (come anche in Felix Holt e Daniel Deronda,), oltre ai riferimenti al mito di Medea, sono presenti numerose citazioni, rimandi e allusioni alla letteratura classica, in particolare alle tragedie greche. Rispetto ai due romanzi della maturità (Felix Holt e Daniel Deronda), dove i riferimenti ai classici si presentano sia attraverso paralleli con i personaggi e le situazioni che nelle epigrafi, in Adam

Bede i richiami alla letteratura greca sono legati, in particolare, alla figura del

pastore Irwine, poiché egli rappresenta la classe colta dedita allo studio dei testi dell’antichità53. Nel capitolo V (“The Rector”) viene introdotta la figura di Mr.

Irwine e viene descritto l’ambiente in cui vive e le sue relazioni:

Clearly, the Rector was not what is called in these days an “earnest” man; he was fonder of church history than of divinity and had much more insight into men’s characters than interest in their opinions; he was neither laborious, nor obviously self-denying, nor very copious in almsgiving, and his theology, you perceive, was lax. His mental palate, indeed, was rather pagan, and found a savouriness in a quotation from Sophocles or Theocritus that was quite absent from any text in Isaiah or Amos. […] And Mr. Irwine’s recollections of young enthusiasm and ambition were all associated with poetry and ethics that lay aloof from the Bible (Adam Bede, p. 56).

Mr. Irwine è un uomo erudito, saggio, lettore dei classici, i cui pensieri più profondi non riguardano la religione, ma gli autori greci e le loro opere, come il tragediografo Sofocle e il poeta Teocrito, ai quali dedica più attenzione che alla Bibbia e ai profeti.

Nel capitolo XVI ( “Links”), in cui Arthur discute con Irwine riguardo al valore degli studi classici e ne sottolinea l’inutilità, Arthur inserisce nel suo discorso una citazione in latino:

It’s well if I can remember a little inapplicable Latin to adorn my maiden speech in Parliament six or seven years hence. “Cras ingens iterabimus aequor”, and a few shreds of that sort, will perhaps stick to me, and I shall arrange my opinions so as to introduce them. But I don’t think

52 Cfr. § 2.1.

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a knowledge of the classics is a pressing want to a country gentleman; as far as I can see, he’d much better have a knowledge of manures (Adam Bede, p.142) .

Il verso latino, che significa “domani torneremo a solcare l’immensa distesa delle acque”, appartiene all’ode I,7, v. 32 di Orazio: qui il poeta, dopo aver messo a confronto le principali città della Grecia con Tivoli (di cui parla come luogo ideale per ritirarsi a vita privata), conclude con un riferimento alla fuga in esilio di Teucro, invitato dal padre a lasciare la patria perché non era riuscito ad uccidere il fratellastro Aiace, e in particolare al momento dell’imbarco, quando l’eroe pronuncia un discorso d’incoraggiamento a chi, tra gli abitanti di Salamina, vuole accompagnarlo nella sua nuova avventura per mare. La citazione è utilizzata per dimostrare che l’educazione classica non riveste alcuna funzione pratica per un gentiluomo di campagna, ma serve anche quale anticipazione della situazione futura di Arthur: come Teucro in esilio attraverserà il mare, anche Arthur metaforicamente conoscerà una sorta di “esilio”, cioè l’allontanamento dalle virtù a causa della sua infatuazione per Hetty e sperimenterà un viaggio nel mare delle difficoltà, che lo porteranno ad ammalarsi. E infine, anche Hetty affronterà l‘esilio, al quale viene destinata dopo aver ricevuto la grazia.

L’erudizione di Mr. Irwine, la sua devozione nei confronti dei classici e la sua pratica di citarli servono a dotare il personaggio di una carica maggiore di autorità rispetto ad altri: il pastore svolge infatti anche il ruolo di mentore nei confronti del giovane Arthur. Nel capitolo XXII (“Going to the Birthday Feast”) viene descritto un colloquio che Arthur ha con Irwine in occasione del suo compleanno. La scena si svolge nella biblioteca dell’abitazione di Arthur e l’occasione per la citazione erudita viene offerta dalla descrizione che il giovane fa di suo nonno, verso il quale prova un misto di amore e odio. Mr. Irwine risponde:

Ah, my boy, it is not only woman’s love that is ἀπέρωτος, as old Aeschilus calls it. There’s plenty of ‘unloving love’ in the world of a masculine kind (Adam Bede, p.217) .

Si tratta di un richiamo alle Coefore di Eschilo (v. 591): nel primo stasimo, il coro afferma che l’omicidio di Agamennone è stato l’atto più audace che una donna abbia mai computo per passione. Clitemnestra, fingendosi una moglie fedele che ha sofferto per la lontananza del marito, accoglie Agamennone amichevolmente

40 quando torna dalla guerra di Troia, ma poi lo uccide, per vendicarsi dell’oltraggio che egli le ha fatto portando in casa come schiava e amante Cassandra. L’amore (έρως) di Clitemnestra nasconde rancore e viene definito ἀπέρωτος. Nel romanzo il

riferimento del pastore Irwine all’ “amore che non ama” descrive il rapporto di Arthur con il nonno, ma in realtà si adatta anche alla relazione con Hetty54: Arthur non prova amore profondo e vero, ma solo un’ attrazione fisica per la ragazza, che lo porterà a sedurla e a causarle del male.

3.4 Il rapporto di Adam Bede con il mito di Medea

Il riferimento classico più evidente in Adam Bede è al mito di Medea. Rispetto ai due romanzi della maturità (Felix Holt e Daniel Deronda), nei quali Eliot lo riprende attraverso citazioni e richiami espliciti ai modelli, in particolare a Euripide, in Adam Bede i personaggi del mito (Medea, Giasone, Creusa) non vengono mai nominati esplicitamente.

3.4.1 Hetty

La protagonista, Hetty Sorrel, è la nuova Medea che, come accadeva alle donne nella realtà inglese di metà Ottocento, viene sedotta e abbandonata da un uomo di rango molto più elevato rispetto al suo e dal quale ha un figlio, che ucciderà per la vergogna e per l’incapacità economica di mantenerlo.

La figura di Hetty rappresenta un tentativo di spiegare la madre infanticida: nella prima parte del romanzo il narratore offre un’ampia descrizione delle sue caratteristiche e della sua personalità. Hetty è una ragazza orfana, che vive con gli zii, i quali l’hanno caritatevolmente accolta nella loro fattoria, Hall Farm, dove svolge le mansioni di fare il latte e il burro e badare alla cuginetta Totty. Nel capitolo VII (“The Dairy”), Hetty compare per la prima volta mentre è intenta al suo lavoro. Al lettore viene fornita un’ampia descrizione fisica della ragazza e della sua bellezza singolare:

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