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MESSA VESPERTINA NELLA CENA DEL SIGNORE

Nel documento Militare per l Italia (pagine 167-170)

TRIDUO PASQUALE

MESSA VESPERTINA NELLA CENA DEL SIGNORE

AVVERTENzE GENERALI

1. «Con la Messa celebrata nelle ore vespertine del Giovedì santo, la Chiesa dà inizio al Triduo pasquale ed ha cura di far memoria di quest’ultima Cena in cui il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, amando sino alla fine i suoi che erano nel mondo, offrì a Dio Padre il suo Corpo e Sangue sotto le specie del pane e del vino e li diede agli Apostoli in nutrimento e comandò loro e ai loro successori nel sacerdozio di farne l’offerta».

2. Tutta l’attenzione deve rivolgersi ai misteri che in questa Messa, soprattutto, vengono ricordati: cioè l’istituzione dell’Eucaristia, l’istituzione dell’Ordine sacerdotale e il comando del Signore sulla carità fraterna: tutto ciò venga spiegato nell’omelia.

3. La Messa della Cena del Signore si celebra nelle ore vespertine, nel tempo più opportuno per una piena partecipazione di tutta la comunità locale. Tutti i pre-sbiteri possono concelebrarla, anche se hanno già concelebrato in questo giorno la Messa del Crisma, oppu re se sono tenuti a celebrare un’altra Messa per il bene dei fedeli.

4. Nei luoghi in cui sia richiesto da motivi pastorali, l’Ordinario può concedere la celebrazione di un’altra Messa, nelle ore vespertine e, nel caso di vera ne-cessità, anche al mattino, ma soltanto per i fedeli che non possono in alcun modo prendere parte alla Messa vespertina. Si eviti tuttavia che queste celebra-zioni si facciano in favore di persone private o di piccoli gruppi particolari e che non costituiscano un ostacolo per la Messa principale. Secondo un’anti-chissima tradizione della Chiesa, in questo giorno sono vietate tutte le Messe senza il popolo.

5. Nelle chiese dove si svolge la reposizione del Santissimo Sacramento, prima della celebrazione il tabernacolo deve essere vuoto. Le ostie per la comunione dei fedeli vengano consacrate nella stessa celebrazione della Messa. Si consacri in questa Messa pane in quantità sufficiente per oggi e per il giorno seguente.

6. Si riservi una cappella per la custodia del Santissimo Sacramento e si orni in modo conveniente, perché possa facilitare l’orazione e la meditazione: si rac-comanda il rispetto di quella sobrietà che conviene alla Liturgia di questi giorni, evitando o rimuovendo ogni abuso contrario. Se il tabernacolo è collocato in

Triduo Pasquale - 167 una cappella al di fuori del presbiterio, conviene che in essa venga allestito il luogo per la reposizione e l’adorazione.

7. Durante il canto dell’inno «Gloria a Dio» si suo na no le campane. Terminato il canto non si suoneranno più fino alla Veglia pasquale, secondo le consuetudini locali. Durante questo tempo l’organo e gli altri strumenti musicali possono usarsi soltanto per sostenere il canto.

8. La lavanda dei piedi, che viene fatta in questo giorno ad un gruppetto di fedeli scelti tra tutti i membri del popolo di Dio, sta a significare il servizio e la carità di Cristo, che venne «non per essere servito, ma per servire». È bene che questa tradizione venga conservata e spiegata nel suo significato proprio.

9. Durante la processione delle offerte, mentre il popolo canta l’inno «Dov’è carità e amore», possono essere presentati i doni per i poveri, specialmente quelli raccolti nel tempo quaresimale come frutto di penitenza.

10. Per gli infermi che ricevono la Comunione in casa, è più opportuno che l’Eu-caristia, presa dalla mensa dell’altare dopo la Comunione, sia portata a loro dai diaconi o accoliti o ministri straordinari, perché possano così unirsi in maniera più intensa alla Chiesa che celebra.

11. Terminata l’orazione dopo la Comunione, si omet tono i riti di conclusione e si forma la processione che, attraverso la chiesa, accompagna il Santissimo Sa-cramento al luogo della reposizione. Apre la processione il crocifero; si portano le candele accese e l’incenso. La processione e la reposizione del Santissimo Sacramento non si possono fare in quelle chiese in cui il Venerdì Santo non si celebra la Passione del Signore, in tal caso, la Messa si conclude come di consueto e il Santissimo Sacramento è riposto nel tabernacolo.

L’Eucaristia viene conservata in vista della comunione ai malati e viene ado-rata proprio perché custodita. Questa regola è rispet tata anche dopo la Messa del Giovedì Santo: si conserva il Sacramento Eucaristico per la comunione, che si distribuirà nella terza parte dell’azione liturgica del Venerdì Santo, e per questo ci si trattiene in adorazione. Ciò che si fa ogni giorno in modo semplice, in questa circostanza viene eseguito con solennità.

12. Il Santissimo Sacramento venga custodito in un tabernacolo chiuso. Non si può mai fare l’esposizione con l’ostensorio. Il tabernacolo o custodia non deve avere la forma di un sepolcro. Si eviti il termine stesso di «sepolcro»: infatti la cap-pella della reposizione viene allestita non per rappresentare «la sepoltura del Signore», ma per custodire il pane eucaristico per la Comunione, che verrà distribuita il Venerdì nella Passione del Signore.

sobrio. Non si può allestire la custodia per la reposizione sopra l’altare, nel presbiterio, che, al termine della celebrazione, deve essere spoglio della tova-glia, dei candelieri e dei fiori.

13. Al termine della reposizione del Santissimo Sacramento, l’assemblea si scioglie in silenzio.

14. Si invitino i fedeli a trattenersi in chiesa, dopo la Messa nella Cena del Signore, per un congruo spazio di tempo nella notte, per la dovuta adorazione al Santissimo Sacramento solennemente lì custodito in questo giorno. Durante l’Adorazione Eucaristica protratta può essere letta qualche parte del Vangelo secondo Giovanni (capp. 13-17). Dopo la mezzanotte si faccia l’adorazione senza solennità, dal momento che ha già avuto inizio il giorno della Passione del Signore.

15. Terminata la Messa, è bene coprire le croci della chiesa con un velo di colore rosso o violaceo, a meno che non siano state già coperte la V domenica di Qua-resima. Non possono accendersi le luci davanti alle immagini dei Santi.

16. Il Santissimo Sacramento va mantenuto nella custodia allestita in chiesa fino al termine della celebrazione della Passione del Signore del Venerdì Santo.

17. Si eviti in questi giorni del Triduo Sacro di trasportare il Santissimo Sacramento da un luogo all’altro della chiesa e dei suoi locali attigui. A tale scopo, si prepari una custodia eucaristica, con la lampada accesa, in un luogo al di fuori della chiesa dove riporre le particole presenti nel tabernacolo prima della Messa della Cena del Signore e le particole che rimarranno nella pisside al termine del-l’Azione Liturgica del Venerdì Santo.

18. Se la custodia abituale del Santissimo Sacramento si trova in presbiterio, essa va mantenuta vuota e aperta fino al termine della Veglia Pasquale.

(Congregazione per il Culto Divino, Lettera circolare sul la preparazione e celebra-zione delle feste pasquali, 44-57, e Decreto In Missa in Cena Domini).

Triduo pasquale - 169

Letture del giorno:

Es 12,1-8.11-14: Prescrizioni per la cena pasquale.

Sal 115,12-13;15.16bc;17-18: Il tuo calice, Signore, è dono di sal-vezza.

1Cor 11,23-26: Ogni volta che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore.

Gv 13,1-15: Li amò sino alla fine.

Nota:

- Se si usa il Canone Romano (è bene usarlo) si faccia attenzione alle parti proprie di questa celebrazione che, per comodità, sono riportate dal Messale (pagg. 142-148) nel for-mulario del giorno.

Hanno il ricordo proprio anche le preghiere eucaristiche II e III.

- Dove il Venerdì Santo non si celebra la Passione del Signore, si conclude la messa come di consueto e il Santissimo acra-mento si custodisca nel tabernacolo.

MESSA VESPERTINA

Domenicale e Festivo. Anno C LITURGIA DELLE ORE Vespri propri. A Vespri e Compieta invece del Responsorio breve si dice l’ant. Cristo per noi -Compieta della domenica (II) con l’orazione Visita. I Vespri sono omessi da coloro che partecipano alla Messa vespertina.

Nel documento Militare per l Italia (pagine 167-170)