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5. Gli edifici esistenti in aggregato

5.5. I metodi di analisi

In presenza di edifici in aggregato, i metodi di verifica generalmente validi per gli edifici di nuova costruzione possono risultare inadeguati. Nell’analisi di un edificio facente parte di un aggregato edilizio, infatti, occorre tenere conto delle possibili interazioni che derivano dalla contiguità strutturale con gli edifici adiacenti. A questo fine deve essere individuata l’unità strutturale (US) oggetto di studio e le conseguenti Unità Minime di Analisi (UMA) e di Intervento (UMI), evidenziando le azioni che su di esse possono derivare dalle unità strutturali contigue.

L’unità strutturale individuata deve avere continuità per tutto il suo sviluppo in altezza e, in genere, è delimitata o da spazi aperti, o da giunti strutturali, o da edifici contigui strutturalmente ma, almeno tipologicamente, diversi. Oltre a quanto normalmente previsto per gli edifici isolati, per gli edifici in aggregato dovranno essere valutati effetti aggiuntivi, tra cui:

- eterogeneità materica e strutturale tra edifici adiacenti: in presenza di una US più rigida all’interno dell'aggregato, gli edifici laterali potrebbero resistere a un livello più alto di eccitazione sismica, probabilmente perché tutto aggregato risulta rinforzato;

- differenza tra le aree di apertura, che può influenzare la distribuzione delle azioni orizzontali sulle facciate.

- posizione della unità strutturale all'interno dell'aggregato: una US interclusa è vincolata dagli altri rispetto ad una US ad angolo o in testa ad una schiera;

51 - dislivello altimetrico: un edificio in adiacenza ad edifici più alti può subire danni minori rispetto a uno adiacente a edifici significativamente più bassi; tuttavia, anche se più bassa, la costruzione può essere soggetta a una vulnerabilità indotta dal possibile collasso di quelli superiori;

- solai sfalsati, che possono generare forze di spinta localizzate non contrastate su muri in comune e effetti di martellamento.

L'analisi globale di una singola unità strutturale assume spesso un significato convenzionale e perciò può utilizzare metodologie semplificate. La verifica di una US dotata di orizzontamenti sufficientemente rigidi nel proprio piano può essere svolta, anche per edifici con più di due orizzontamenti, mediante l'analisi statica non lineare, con verifica in termini sia di forze sia di spostamenti11.

Nel caso frequente di costruzioni costituite da pareti, volte, cupole, risulta spesso conveniente schematizzare la struttura come elementi bidimensionali (con comportamento a piastra o a membrana), in grado di simulare adeguatamente il comportamento nel piano e fuori dal piano. Il comportamento non lineare del materiale costituisce tuttavia un aspetto critico nella modellazione delle costruzioni in muratura.

La complessità delle costruzioni in aggregato in muratura, costituite da elementi bidimensionali e tridimensionali, può prevedere il ricorso al metodo di modellazione agli elementi finiti, in quanto in grado di modellare la risposta di geometrie complesse, in condizioni di massima generalità nei vincoli e nei carichi. In alternativa può spesso risultare conveniente schematizzare la struttura mediante l’impiego di elementi bidimensionali, in grado di simulare adeguatamente il comportamento nel piano e fuori dal piano degli elementi strutturali.

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NTC18, § 8.7.1 è inoltre precisato che con l'esclusione di US d'angolo o di testata, così come di parti di edificio non vincolate o non aderenti su alcun lato ad altre unità strutturali, l'analisi potrà anche essere svolta trascurando gli effetti torsionali, nell’ipotesi che gli orizzontamenti possano unicamente traslare nella direzione dell'azione sismica considerata. Nel caso invece di US d’angolo o di testata è comunque ammesso il ricorso ad analisi semplificate, purché si tenga conto di possibili effetti torsionali e dell’azione aggiuntiva trasferita dalle US adiacenti applicando opportuni coefficienti maggiorativi delle azioni orizzontali.

Qualora gli orizzontamenti dell'edificio non siano sufficientemente rigidi nel proprio piano si potrà procedere all'analisi delle singole pareti o dei sistemi di pareti complanari, essendo ciascuna parete soggetta ai carichi verticali di competenza ed alle corrispondenti azioni del sisma nella direzione parallela alla parete.

52 La modellazione del grado di connessione tra gli elementi è un punto cruciale per una adeguata e verosimile rappresentazione della struttura. Inoltre, è opportuno considerare le diverse fasi costruttive della struttura, il suo accrescimento globale, ma anche degli interventi su parti esistenti, come tamponature, sopraelevazioni, aperture.

Per quanto riguarda la modellazione delle costruzioni in muratura attraverso elementi finiti, l’analisi elastica ad elementi finiti può fornire indicazioni utili per una preliminare interpretazione del comportamento, poiché essa presenta in genere zone nelle quali le tensioni principali di trazione sono superiori all’effettiva resistenza a trazione della muratura. L’analisi elastica ad elementi finiti è utile per descrivere il comportamento strutturale in esercizio, nel caso di una costruzione non soggetta a dissesti significativi, ma non consente di valutare la sicurezza nei riguardi dello stato limite ultimo. Infatti, il raggiungimento di condizioni limite di rottura del materiale a livello locale non può essere messo in alcun modo in relazione alle condizioni limite ultime della struttura, che comportano in genere la perdita di equilibrio di intere porzioni della costruzione. Le limitazioni che si riscontrano con l’analisi elastica agli elementi finiti possono essere superate attraverso una modellazione non lineare ad elementi finiti, che consideri sia la non linearità del materiale che quella geometrica. Tuttavia, si aggiungono in questo caso la complessità dei legami costitutivi per la muratura e la scarsa robustezza delle procedure di analisi, che fanno sì che la modellazione non lineare possa essere utilizzata solo se si dispone delle necessarie capacità e competenze. Una ulteriore problematica di tale metodologia di modellazione riguarda il suo impiego nel campo dello studio degli edifici in aggregato. L’onere di realizzare modelli globali complessi o addirittura l’impossibilità di sviluppare modelli globali che rappresentino l’intero complesso possono richiedere il ricorso a semplificazioni o schematizzazioni, le quali però, se non tengono conto in modo appropriato delle interazioni con gli edifici adiacenti, portano a risultati che possono non essere rappresentativi della situazione reale. Nel caso in cui non sia possibile acquisire i dati necessari per elaborare modelli più accurati, il cui uso comunque risulterebbe inficiato dal grado di incertezza associato ai parametri impiegati od alle ipotesi assunte, al fine di verificare la sicurezza nei riguardi di una condizione limite di collasso risulta preferibile l’adozione di modelli semplificati ed efficaci, che pur se

53 non in grado di descrivere il comportamento in condizioni di esercizio, possono cogliere le condizioni ultime. Tra tali modelli semplificati, soprattutto nel caso di aggregati edilizi, appare utile effettuare una distinzione tra quelli rivolti alla verifica della sicurezza sismica associata a meccanismi di 1° modo (ossia per azioni fuori dal piano della parete) e quelli invece finalizzati alla valutazione della risposta globale, ovvero all’analisi dei meccanismi 2° modo (cioè per azioni nel piano della parete). Nel caso della modellazione dei meccanismi fuori piano il collasso avviene in seguito alla perdita di equilibrio di porzioni di pannelli murari, che si staccano a seguito di fessurazioni su piani di discontinuità. In questa configurazione, una porzione della costruzione risulta trasformata in un cinematismo di corpi rigidi, che ruotano e/o traslano uno rispetto all’altro. La sicurezza sismica è quindi strettamente legata alla geometria della costruzione ed ai vincoli. Nel caso dell’analisi dei meccanismi nel piano delle pareti, il collasso si verifica quando la sollecitazione negli elementi murari supera le condizioni limite di resistenza della muratura.

Si sottolinea tuttavia come una verifica completa ed esaustiva debba includere la verifica di sicurezza di entrambe le modalità di collasso fuori piano e nel piano precedentemente illustrate. Nel caso degli edifici esistenti in muratura, è possibile ricorrere a diversi metodi di analisi, in funzione del modello con il quale vengono descritte la struttura ed il suo comportamento sismico.

In particolare, è possibile fare riferimento ai metodi di analisi identificati dalle NTC:

- analisi statica lineare, - analisi dinamica modale, - analisi statica non lineare, - analisi dinamica non lineare.

Le analisi in campo elastico prevedono l’utilizzo di fattori di struttura la cui definizione appropriata, specialmente nel caso di edifici storici, può risultare problematica.

L’analisi modale, risulta avere limitata attendibilità, specie nel caso di strutture complesse, caratterizzate da interconnessioni con strutture adiacenti, da trasformazioni e da fasi costruttive differenti: questo tipo di analisi può essere

54 utilizzato per valutare il modo principale di vibrazione in ciascuna direzione, mentre maggiore cautela deve essere utilizzata nel considerare il contributo dei modi superiori.

L’analisi dinamica non lineare si utilizza in genere solo in casi molto particolari, quando la complessità della struttura e l’importante contributo di diversi modi di vibrazione non consentono di ricondurre con sufficiente attendibilità la risposta sismica a quella di un sistema non lineare equivalente ad un solo grado di libertà.

Premesse le considerazioni precedenti e i potenziali limiti riscontrabili nell’applicazione dei vari metodi di analisi sopra elencati al caso di aggregati edilizi, l’utilizzo dell’analisi statica non lineare, infine, è considerato il metodo standard per la verifica nel caso di edifici in muratura esistenti, sebbene risulti condizionato ad un importante onere computazionale associato alla scala dell’aggregato esaminato e al livello di accuratezza con il quale è stato possibile acquisire le informazioni sul fabbricato.

6.

Metodi per la valutazione della vulnerabilità sismica

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