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Esternalità positive delle azioni di risparmio energetico

2. Metodo di analis

Al fine di stimare le ricadute ambientali delle misure di efficienza energetica è necessario disporre di dati dettagliati sulla efficacia di tali misure. È necessario conoscere, cioè, il vettore energetico risparmiato (elettrico o termico) ed il mix di

tecnologie e combustibili con cui sarebbe stata prodotta l’energia finale che è

stata risparmiata. Attraverso l’integrazione del Rapporto annuale sull’efficienza energetica (ENEA, 2013) con il Rapporto statistico sui Titoli di Efficienza Energetica (AEEG, 2012) è possibile ricostruire i risparmi conseguiti annualmente, distinguendoli in risparmi termici e risparmi elettrici e attribuendoli ai diversi settori di utilizzo finale secondo le ipotesi illustrate in Brambilla et al. (2014). I risparmi considerati dai rapporti sopra citati (ENEA, 2013; AEEG 2012) rientrano in quattro principali categorie: interventi di riqualificazione degli edifici (detti 55% in virtù delle detrazioni riconosciute), certificati bianchi, detrazioni 20% su motori ed inverter, ecoincentivi (Eco-auto) per la sostituzione di automobili. Più in dettaglio, i “Certificati Bianchi” sono titoli negoziabili che certificano il conseguimento di risparmi energetici negli usi finali di energia attraverso interventi e progetti di incremento di efficienza energetica (Decreti Ministeriali 20 luglio 2004 e successivi). I distributori di energia elettrica e gas sono obbligati a raggiungere determinati obiettivi di risparmio fissati annualmente sia implementando direttamente progetti di risparmio energetico,

sia acquistando Titoli di Efficienza Energetica da altri soggetti. Le “Detrazioni

55%” danno diritto a detrazioni fiscali corrispondenti al 55% della spesa sostenuta per interventi di riqualificazione energetica degli edifici che rispettino determinati parametri di isolamento, efficienza, ecc. Le “Detrazioni 20%” riconoscono una detrazione fiscale corrispondente al 20% della spesa sostenuta per installare motori elettrici ed inverter ad elevata efficienza. Infine, le misure “Eco-auto” sono incentivi volti alla sostituzione di veicoli obsoleti con veicoli meno inquinanti.

Una volta individuati i vettori energetici risparmiati, ne è stata condotta una analisi LCI (Life Cycle Inventory). Quindi, è stata individuata, ed applicata, una metodologia di stima della esternalità ambientali che si adattasse ai dati aggregati su scala nazionale.

2.1. LCI dell’energia termica risparmiata

Per quanto riguarda i risparmi di energia termica, come dimostrato (Girardi et al, 2015), l’ipotesi più coerente con il quadro energetico normativo è che le fonti rinnovabili non entrino mai a far parte del mix delle fonti energetiche risparmiate, così come la frazione non rinnovabile dei rifiuti (Brambilla et al, 2014). Con riferimento ai settori industria, residenziale e terziario, si ipotizza che l’efficacia delle misure di risparmio energetico sia equamente distribuita su tutte le fonti energetiche fossili consumate in un determinato settore di utilizzo finale. Di conseguenza i risparmi sono distribuiti tra le diverse fonti energetiche

Figura 1: Mix delle fonti fossili consumate negli anni 2010, 2011 e 2012

Tali dati sono desumibili da Eurostat (http://ec.europa.eu/eurostat/web/energy). Come si osserva dai grafici riportati in Figura 1 il mix fossile è dominato dal gas naturale in tutto il triennio.

La fonte dei dati utilizzata per la valutazione LCI del mix fossile risparmiato è la banca dati Ecoinvent v2.2 (2010). Nelle valutazioni, sono stati presi in considerazione gli impatti potenziali relativi alle fasi di upstream (approvvigionamento e trattamento delle fonti fossili), costruzione degli impianti che utilizzano tali fonti fossili ed esercizio (combustione).

Anche per il settore dei trasporti, si ipotizza che il mix fossile risparmiato sia il mix fossile utilizzato nell’anno in esame. I dati per la caratterizzazione del mix fossile risparmiato derivano dalla applicazione del modello COPERT (Gkatzoflias et al., 2010), utilizzato per la valutazione delle emissioni dei trasporti stradali (ISPRA, 2014). Tra i carburanti, si osserva una netta prevalenza del consumo di diesel (circa il 67%), seguito dalla benzina (circa 26%) mentre GPL e Metano restano sempre sotto il 7% per tutti e tre gli anni. 2.2. LCI dell’energia elettrica risparmiata

Anche nel caso dei risparmi di energia elettrica, si è ritenuto che, coerentemente con il quadro normativo, fosse solo l’energia prodotta da fonti fossili ad essere risparmiata. Inoltre, in un approccio di consequential LCA (Zamagni et al., 2012), dato il regime di mercato dell’energia elettrica in Italia, si è assunto che il mix energetico risparmiato sia il mix marginale fossile dell’anno

in esame, determinato sulla base dell’indice di marginalità della fonte (GME,

2012) e considerando solo le fonti fossili. Il mix marginale è costituito dalle seguenti aggregazioni di tecnologia/fonte: Gas Naturale, Ciclo Combinato a Gas Naturale (CCGN), Solidi, Turbogas, Olio (Tabella 1).

Tabella 1: Composizione % dei mix marginali fossili per il triennio 2010-2012

solidi CCGT gas

naturale olio turbo gas

2010 8,85% 82,30% 0,44% 8,26% 0,15%

2011 6,89% 85,70% 0,13% 7,15% 0,13%

Per la ricostruzione dei ratei emissivi relativi alle fasi di costruzione e dismissione degli impianti e di approvvigionamento dei combustibili (upstream), sono state utilizzate le informazioni del database Ecoinvent v2.2 (2010). Per quanto riguarda la fase di esercizio, i ratei emissivi sono stati corretti considerando le emissioni desumibili dalle dichiarazioni EMAS in linea con la metodologia esposta in Girardi (2011 e 2012).

2.3. Una metodologia semplificata per il calcolo delle esternalità ambientali

La metodologia semplificata utilizzata in questa sede per il calcolo delle esternalità ambientali è una metodologia speditiva, tratta da Holland et al. (2011 e 2014), che consente di valutare, in termini monetari, il danno sulla salute e sull’ambiente provocato da:

 Inquinanti atmosferici con effetti a scala locale e regionale: NH3, NOX,

NMVOC, PM, SO2;

 Inquinanti atmosferici con effetti a scala globale (effetto serra): CO2, N2O,

CH4 misurati come CO2EQ.

La metodologia utilizzata per quantificare il costo del danno per gli inquinanti a scala locale e regionale segue il “percorso degli impatti”, già definito in ExternE (Bickel e Friedrich, 2005) con una serie di semplificazioni metodologiche (Holland et al, 2014) che hanno permesso di stimare il costo esterno per l’emissione di un singolo inquinante (€/t) per singolo stato. Grazie a questi fattori di costo nazionali, è possibile quindi stimare i costi esterni a partire dalle emissioni atmosferiche senza applicare l’intera catena modellistica, ma semplicemente moltiplicando le emissioni annue (in tonnellate) per il fattore di costo (€/t).

I fattori di danno comprendono gli effetti a scala regionale sulla salute umana, sulle coltivazioni e sui materiali. Dato il forte peso della mortalità come effetto sulla salute umana, per ciascun inquinante viene considerato un intervallo di valori relativi ai fattori di danno (Holland et al., 2014). In particolare, per gli effetti alla scala regionale, gli intervalli considerati corrispondono ai due approcci basati sul valore di un anno di vita (VOLY Value of a Life Year, basato sulla perdita di aspettativa di vita) e sul valore statistico della vita (VSL, Value of a Statistical Life, basato sul numero di morti associato all’inquinamento atmosferico).

Nella nostra analisi si è scelto di utilizzare il VOLY (stima bassa e centrale in Tabella 2), poiché la stima è più robusta e conservativa (Bickel e Friedrich, 2005), ma per completezza, sono stati calcolati anche i valori derivanti all’approccio VSL, intendendoli come estremo superiore di variazione dei possibili risultati (stima alta in Tabella 2). Per quanto riguarda invece la monetizzazione delle emissioni di gas a effetto serra, questa è oggetto di discussione all’interno della comunità scientifica ed è affetta da ancora maggiore incertezza rispetto a quanto visto in merito agli inquinanti locali e regionali. Tale incertezza deriva in primo luogo dall’incertezza sugli effetti della concentrazione di gas climalteranti in atmosfera ed in secondo luogo da

In Holland et al. (2011), la monetizzazione viene fatta attraverso la stima del costo marginale di abbattimento con un valore pari a 33,6 €/t. In Holland et al. (2014), viene invece utilizzato l’approccio del “prezzo del carbonio” derivante dal sistema di Emission Trading Europeo (ETS) ed utilizzato dalla Commissione Europea per la definizione delle politiche al 2030 in tema di cambiamenti climatici ed energia. Questo approccio considera il costo esterno come il costo

associato alla riduzione delle emissioni marginali di CO2EQ necessarie per

contenere l’aumento medio della temperatura globale in un intervallo di 2 gradi. Secondo questo approccio, il fattore di danno può variare tra 9,5 e 38,1 €/t. In entrambi i casi, i valori proposti da Holland et al. (2011 e 2014) pur derivando da differenti approcci, ricadono nell’intervallo 3-70 €/t consigliato da IPCC (Metz et al., 2007), la cui stima è basata sull’approccio del costo sociale del carbonio. Per questo motivo, nell’ambito della presente applicazione, si è deciso di utilizzare il valore di 33,6 €/t come stima centrale e di utilizzare i valori 9,5 e 38,1 €/t per individuare l’intervallo di variabilità della stima principale. La Tabella 2 riporta valori dei costi esterni per unità di massa considerati nei calcoli.

Tabella 2: Fattori di danno per tonnellata per l’effetto serra e per gli altri inquinanti considerati

Inoltre, come suggerito in Holland et al. (2014), sono stati utilizzati fattori di correzione settoriali (Tabella 3), sviluppati nel progetto Eurodelta II (Thunis et al., 2008) per tenere in parte conto del fatto che la dispersione degli inquinanti dipende anche dal settore che li emette in virtù di caratteristiche quali l’altezza del camino, la temperatura dei fumi, eccetera (Holland et al., 2014).

Tabella 3: Fattori di riduzione per inquinante, per l’Italia (media Europea in Holland et al, 2014)

Elettricità Termico

Industria Commercio Residenziale Trasporti

SO2 0,87 1,02 1 1 1,06

NOx 0,78 0,86 1 1 1,12

PM2.5 0,50 0,57 1,23 1,23 1,23