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Metodologia e metodo nelle scienze sociali: cenni Una prima doverosa riflessione deve essere condotta in

CONSIDERAZIONI METODOLOGICHE E DISEGNO DELLA RICERCA

3.1 Metodologia e metodo nelle scienze sociali: cenni Una prima doverosa riflessione deve essere condotta in

riferimento ai concetti di metodologia e di metodo. Il primo assume il “significato di studio, o meglio di logica, del metodo” (Corbetta, 2003a, p. 7). I metodi rappresentano invece le procedure operative, riconosciute e trasmesse all’interno di una comunità scientifica, utilizzati per acquisire e controllare i risultati empirici (Corbetta, 2003a). Metodologia e metodo rappresentano pertanto le due fondamentali e imprescindibili componenti della ricerca scientifica.

La piena comprensione della questione metodologica richiede la necessaria lettura e analisi dei paradigmi fondativi della ricerca sociale, dai quali discendono le procedure operative e il successivo sviluppo della ricerca empirica.

Come asserito da Kuhn (1962), un paradigma è la visione globale e condivisa del mondo all’interno del quale opera e studia la

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comunità di studiosi di una determinata disciplina. Senza un paradigma la scienza si trova ad essere privata delle sue teorie, metodi e criteri di scelta.

In una accezione più estesa del concetto di paradigma, che rende più blanda la dimensione della condivisione dello stesso, possiamo far rientrare anche l’ambito delle scienze sociali, caratterizzate per la loro multipragmaticità. Il paradigma rappresenta quindi, nelle scienze sociali, una prospettiva teorica globale. Esso non deve comunque essere ricondotto ad una mera teoria o corrente di pensiero, resta ferma infatti la sua natura pre-teorica, ovvero di immagine del mondo che guida, orienta e organizza sia la riflessione teorica che la ricerca empirica (Corbetta, 2003a).

In generale, la genesi e la crescita delle della ricerca sociale si è caratterizzata nel tempo per la compresenza di due principali paradigmi, quello positivista52 e quello interpretativista. Da questi si sono generati negli anni due blocchi coerenti e differenziati di tecniche di ricerca. Al fine di meglio comprendere come le due visioni organiche della realtà sociale e del modo di interpretarla si pongono in relazione agli interrogativi fondamentali ai quali la ricerca scientifica tenta di dare risposta, la tavola 3.1 ne propone un sintetico confronto, rinviando a sedi più idonee una sua trattazione esaustiva, in relazione a tre ordini di questioni (Corbetta, 2003a):

- la questione ontologica, essa fa riferimento al “che cosa”. Il suo oggetto di indagine è rappresentato della natura e forma della realtà sociale. Si vuole così dare risposta alla natura dei fenomeni sociale, investigando se questi siano dotati di

52 Si fa notare che, nella presente trattazione, con tale termine si fa accezione non tanto al positivismo originario ottocentesco, oggi scomparso, ma bensì a quello post-positivista, nato nel novecento, dalla critica del primo.

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autonoma esistenza e indipendenza rispetto al pensiero umano.

- la questione epistemologica, l’accetto viene qui posto sul “chi” e il “che cosa”, ovvero sulla relazione fra studioso e realtà indagata;

- la questione metodologica, è la risposta al “come”. Si riferisce quindi alla strumentazione tecnica a supporto del processo conoscitivo.

Tavola 3.1 – I paradigmi di base della ricerca sociale: caratteristiche

Post-Positivismo Interpretativismo

Ontologia

Realismo critico: la realtà sociale è reale, ma conoscibile solo maniera imperfetta e probabilistica

Costruttivismo: sono i significati attribuiti dall’individuo a dare forma e contenuto al mondo conoscibile.

Relativismo: le realtà conoscibili variano poi nella forma e nel contenuto a seconda degli individui, gruppi o culture che ad essa si pongono

Epistemologia

Dualismo/oggettività Interdipendenza tra ricercatore

e oggetto dello studio Risultati veritieri

Scienza sperimentale e

formulazione di teorie multiple Scienza interpretativa in cerca di significato Dalla spiegazione alla

formulazione di leggi aperte e provvisorie

Dalla comprensione all’enunciazione di ideal-tipi

Metodologia

Sperimentale e manipolativa Interazione empatica

Osservazione Interpretazione

Distacco tra osservatore e

osservato Interazione tra osservatore e osservato

Deduzione prevalente Induzione

Tecniche quantitative dominanti Tecniche qualitative

Analisi per variabili Analisi per casi

Fonte: adattamento da Guba e Lincoln (1994, p.109)

Esiste una forte relazione tra le tre questioni, sono l’una in stretta correlazione con l’altra, in un disegno di domande e risposte per le quali a volte non è possibile distinguere chiaramente i confini

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dell’una dall’altra. La metodologia è infatti un’attività che si esplicita nel ricorso a tecniche o metodi di ricerca concreti, l’epistemologia è invece la riflessione critica della metodologia e della sua natura, mentre l’ontologia è la meditazione sulla natura del mondo.

Tralasciando la trattazione ontologiche ed epistemologiche ad ambiti maggiormente specializzati rispetto al presente, paiono doverose ulteriori specificazioni circa la natura e la sostanza della metodologia, senza però entrare nel dettaglio della sua trattazione tecnico-manualistica. Essa si occupa dunque di dare canone di scientificità alle ricerche poste in essere mediante il ricorso ad un opportuno, ragionato e riconosciuto metodo di indagine. Infatti, come sostenuto da Ryan et al. (1992, p. 196), “il metodo dipende dalla metodologia e la sua inadeguatezza può condurre ad una ricerca deficitaria”. Ancora, nella dottrina italiana, Giannessi (1992, p. 2) così argomentava: “in che cosa si distingue (…) il lavoro scientifico da quello operativo? Dal metodo. Il primo è rigoroso e si svolge senza nulla concedere all’improvvisazione, pur adeguandosi di volta in volta alle situazioni che possono sopravvenire, cioè ai fatti nuovi. Il secondo, invece, viene attuato in conseguenza di impulsi, sollecitazioni, intuizioni i quali sovente hanno ben poco a che vedere con la razionalità”.

La rigorosa implementazione del percorso metodologico e del relativo metodo, permette così di comprendere quale sia la via migliore da seguire per conoscere la realtà circostante (Ferraris Franceschi, 1998). Come riportato negli scritti di Peirce, editi da Wiener, (1958), i metodi di indagine e conoscenza della realtà possono essere ricondotti a tre:

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- deduttivo, che si verifica quando le leggi e le regole sono note, le teorie prescindono dall’esperienza e determinano verità assiomatiche. Si formula pertanto un ragionamento deduttivo quando in conoscenza a delle premesse e delle regole note, si giunge alla determinazione deduttiva di un risultato che procede dall’applicazione delle prime;

- induttivo, che si verifica quando le leggi e i principi conoscitivi sono assunti in seguito all’esperienza, quindi data la realtà empirica, se ne induce una legge. In altre parole, tale ragionamento si esplicita nel momento in cui si conoscono le premesse e i risultati e si intende ricostruirne le regole;

- abduttivo, si verifica quando ad essere noti sono i risultati e le cause e si intende ricostruirne le premesse. Tale logica è propria di chi cerca (come ad esempio un medico o un investigatore) di ricostruire una situazione iniziale, conoscendo il risultato che è stato ottenuto per effetto di una legge nota. E’ opportuno evidenziare in tale contesto che la situazione iniziale che si ricostruisce non potrà mai essere certa in assoluto, ma solo probabilmente veritiera.

Nella deduzione la conclusione scaturisce in modo automatico dalle premesse: il risultato non è altro che l’esplicitazione di ciò che era implicito nelle premesse. Con l'induzione invece si può giungere ad ipotizzare una regola a partire da un caso e da un risultato, assumendo che determinate caratteristiche osservate in un fenomeno passato presenteranno la stessa manifestazione anche in futuro. A differenza della deduzione, e come la stessa abduzione, l'induzione non è logicamente valida senza conferme esterne.

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Nell’abduzione, la conferma non potrà mai essere assoluta, bensì solo in termini di probabilità. Sebbene secondo Pierce l’abduzione rappresenti l'unica forma di ragionamento suscettibile di accrescere il nostro sapere, in realtà tutte e tre le inferenze permettono di raggiungere il medesimo risultato in termini di conoscenza, ma in modo e misura differente e con diversi gradi o rischi di errore (Bonfantini, 2003).

Ogni processo di indagine non può quindi avvalersi solo ed esclusivamente di un solo dei sopraccitati ragionamenti, ma di una combinazione di questi.

Emerge così, la delicatezza e complessità intrinseca nella scelta del metodo di indagine, che vede l’inevitabile intreccio di tali tendenze di ragionamento, con un maggior ricorso al più noto connubio tra deduzione e induzione (e viceversa), in maniera organica e congiunta all’interno di un ragionamento logico globale (Ferraris Franceschi, 1998).

3.2 Le metodologie di ricerca nell’economia aziendale