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La pianificazione strategica in ottica sostenibile: studi e ricerche

PIANIFICAZIONE STRATEGICA E SVILUPPO SOSTENIBILE: UN BINOMIO POSSIBILE?

6. Il finanziamento del rinnovamento urbano I progetti di sviluppo urbano possono essere supportati dal Fondo

2.4 La pianificazione strategica in ottica sostenibile: studi e ricerche

Inquadrati i due concetti centrali della ricerca qui presentata, si può ora passare all’analisi degli studi che negli ultimi anni ne hanno proposta una lettura unitari. Come detto, sia in ambito scientifico che

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tecnico-pratico, la tematica dello sviluppo sostenibile ha suscitato notevoli livelli di interesse. In particolare, riferendosi a quello che è il mainstream promosso in sede mondiale e comunitaria, l’approccio allo sviluppo sostenibile viene strettamente legato ai momenti pianificatori-decisionali. Infatti, nei documenti e raccomandazioni licenziati dalla Commissione europea, si riprende un concetto di sviluppo legato alle risorse disponibili e alla loro conservazione, proponendone una visione strategica di lungo periodo (Evans et al., 2006), particolarmente incentivata nell’ambito della politica di coesione (Com(2005) 718 def; Com(2006) 385 def), che promuove la crescita economica urbana sostenibile. Le istituzioni pubbliche, data la loro missione e il loro impatto territoriale, rivestono infatti, un ruolo preminente nel conseguimento dello sviluppo sostenibile con particolare riferimento alla pianificazione strategica sostenibile (Evans et al., 2006). A tal proposito, come enfatizzato da Rees (1988), la pianificazione dello sviluppo sostenibile, è un processo sociale avente come scopo non solo la riduzione dei rischi o degli impatti negativi delle azioni, ma anche di indirizzare un molteplicità di attori con differenti e divergenti valori, verso il raggiungimento di obiettivi condivisi di lungo periodo.

Tuttavia, sul campo scientifico, come lamentato dalla stessa dottrina, le ricerche di natura manageriale promosse nell’ambito dello sviluppo sostenibile, con focus indirizzato alla sfera pubblica, inferiscono principalmente sul rendicontazione di tali pratiche più che sulla loro pianificazione (Bebbington, 2007; Mazzara et al., 2010a), risultano quindi limitati gli studi realizzati su tale ambito (Brugmann, 1996; Campbell, 1996; Counsell, 1997; Jones, 1999; Bruff e Wood,

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2000a e 2000b; Williams, 2002; Dereli, 2007; Mazzara et al., 2010a e 2010b).

In particolare, Brugmann (1996), pone l’accento sul ruolo centrale delle città nella promozione dello sviluppo sostenibile, così come enfatizzato negli orientamenti internazionali. A tal proposito l’autore afferma che “(…) il processo pianificatorio può aiutare a riconciliare i diversi e spesso opposti interessi degli stakeholder locali” (p. 365). Tuttavia, come enfatizzato da Campbell (1996), il ruolo dei pianificatori non è facile, dovendo trovare il giusto equilibrio all’interno del conflittuale e allo stesso tempo complementare “triangolo del pianificatore” (p. 3), composto da equità e giustizia sociale; protezione ambientale e sviluppo economico. Ancora, Williams (2002), sottolinea l’inadeguatezza del tradizionale approccio strategico di stampo privatistico nel raggiungere gli obiettivi propri dello sviluppo sostenibile, alla luce anche del complessità del contesto di riferimento, appoggiando l’idea di una pianificazione più flessibile, capace appunto di includere e dare spazio ad un vasto gruppo di attori.

Gli studi di Counsell (1998), Bruff e Wood (2000a e 2000b), Dereli (2007) e Mazzara et al. (2010a e 2010b) espongono invece i risultati di alcune ricerche empiriche che cercano di coniugare appunto la formulazione delle strategie con il raggiungimento dello sviluppo sostenibile. Counsell (1998), propone un’analisi del contenuto di 46 piani strategici pubblicati dai consigli regionali dell’Inghilterra e del Galles, concludendo che a fronte di un alto grado di condivisione del significato dello sviluppo sostenibile, la sua traduzione in politiche operative è in molti casi molto difficoltosa, evidenziando la necessità di rivedere gli strumenti del management

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pubblico, così come il giusto equilibrio nella scelta politica di adottare misure che nel lungo periodo si pongono a salvaguardia dell’ambiente, ma che possono risultare impopolari nel breve termine. Avvalendosi della medesima metodologia, Bruff e Wood (2000a) propongono l’analisi di 36 piani di sviluppo urbano inglesi, rilevando una elevata variabilità delle politiche seguite, che evidenzia quindi i limiti del concetto di sviluppo sostenibile quale unico paradigma per la pianificazione territoriale. Inoltre, gli autori, in uno studio successivo (Bruff e Wood 2000b), cercano di cogliere le relazioni che si vengono ad instaurare tra politici e pianificatori, illustrando come le influenze reciproche siano poi la base che danno forma e contenuto all’interpretazione che viene data allo sviluppo sostenibile locale. Ancora, Dereli (2007) attraverso interviste semi- strutturate degli amministratori delegati e dei direttori generali di tre piccole autorità locali inglesi, dimostra che sebbene si dichiari di seguire una logica bottom-up nella formulazione delle strategie ambientali, nella realtà queste discendono da una visione ancora top-down. Infine, Mazzara et al. (2010a e 2010b), propongono una analisi simile a quella realizzata nel presente studio, limitata però ai soli piani strategici pubblicati ad opera di enti locali italiani nel 2008, evidenziando un basso e stabile livello di attenzione verso le tematiche sostenibili sia in riferimento a quanto promosso in sede europea (Mazzara et al. 2010a), che specificatamente nazionale (Mazzara et al. 2010b).

In ultimo, volendo qui fornire una visione il più possibile omnicomprensiva degli studi promossi in tale specifico contesto, occorre osservare che, per quanto concerne l’ambito italiano, la tematica si è sviluppata principalmente su due direttrici (Mazzara et

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al. 2010a e 2010b): la prima concerne la pianificazione urbana, mentre la seconda inferisce sulla sostenibilità analizzata da un punto di vista ambientale. In particolare, Camagni (1996 e 1999), propone una analisi teorico-pratica degli impatti della pianificazione strategica di tipo sostenibile nei contesti periurbani. Inoltre, in uno studio di Cristoforo et al. (2004) si sostiene che i piani strategici siano i mezzi più idonei per mettere in pratica la sostenibilità urbana, in quanto essi promuovono uno sviluppo delle città attento all’allocazione efficiente delle risorse naturali nel lungo periodo, all’equità inter e intra generazionale, ed alla prospettiva partecipativa. Sulla stessa linea, Zoppi (2008) ritiene che attraverso la valutazione ambientale strategica sia possibile costruire piani strategici sostenibili. Infine, Fera (2008) propone un’analisi del processo di pianificazione e delle sue fasi alla luce dei principi dello sviluppo sostenibile ed ai valori socio-culturali propri delle comunità locali. Viene così esposto un concetto di pianificazione stategico-comunitaria che non può prescindere dalla conoscenza dei bisogni, dei valori e delle aspirazioni al fine di giungere alla realizzazione di un futuro desiderato mediante la creazione di una vera e propria comunità.

In ultimo, per quanto concerne invece l’analisi della sostenibilità in ottica ambientale, gli studi di Malerba (2004) e Bratti e Vaccari (2006) si focalizzano su Agenda 21 locale, affermando che essa apporti benefici al pianeta sia in termini ambientali, economici e sociali; mentre i lavori di Varotto (2002, 2005, e 2007) propongono una rassegna delle politiche europee finalizzate alla promozione dello sviluppo sostenibile.

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Capitolo 3

CONSIDERAZIONI METODOLOGICHE E