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Presidente, Consiglieri rispondo ad alcuni degli interventi numerosi fatti dai Consiglieri.

Rispetto al primo quesito mi sembra che ci siano due ordini di problemi, lo studio di fattibilità è stato finanziato con i fondi

ministeriali e il finanziamento era precipuamente indirizzato a finanziare una attività di programmazione che, ad avviso del Ministero, è carente nella formulazione di quadri generali entro cui collocare le iniziative progettuali.

Non ritengo affatto che le decisioni che sono, ovviamente, di competenza sovrano del Consiglio possano influenzare o meno l’erogazione di questi fondi e quindi io penso che una volta svolti i lavori le risorse sicuramente arriveranno.

Questo poteva essere un modo di comprendere la domanda, l’altro modo è invece un po’ più generale ed è legato al fatto che è ovvio che nel momento in cui ridefiniamo la natura dei progetti e, per esempio, inseriamo o sottraiamo finalità sociale a ciascuno dei progetti, è evidente che la loro natura finanziaria e gli equilibri che all’interno di essi si sono formati sono oggetto di variazione, possono essere anche oggetto di variazione importante e significativa; ritengo che il quadro che viene definito da questo elaborato dimostra come si riesca attraverso meccanismo di sussidiazione tra progetti caldi, cioè tra progetti che sono in grado di generare risorse finanziarie, flussi di cassa attivi e progetti che invece prevedono un superiore contenuto di finalità collettive di infrastrutturazione, di opere che non hanno un ritorno economico, ebbene alla luce di questa sussidiazione incrociata si riesca a pervenire ad un equilibrio e ad una fattibilità che consente al progetto complessivo di avere la gambe per camminare da solo.

Io ritengo che comunque si tratta di un documento programmatorio, ritengo che comunque il Consiglio è massimamente sovrano, per cui poi nella formulazione di qualsiasi variante di approvazione Piano Particolareggiato, con tutte le specifiche del caso voi potete rimodulare l’eventuale contenuto sociale di determinato progetti, oppure rafforzare altre dimensioni del progetto.

Questo penso che sia del tutto iscritto in una logica di approfondimento progettuale che se volete è proprio l’esito del nuovo quadro di riferimento che è legato alla Merloni, per cui da documenti di

carattere programmatorio si dovrebbe arrivare ad un successivo affinamento progettuale che ha nel progetto esecutivo il definitivo elemento di realizzazione di specifici interventi, di specifiche opere.

Per cui non ritengo che vi debbano essere preoccupazioni rispetto al ruolo della STU in relazione alla competenza e alle prerogative del Consiglio, mai ci siamo stancati di ripetere che la STU altro non è che uno strumento attuativo, e su questo la legge è perentoria, delle delibere, dei contenuti progettuali che sono stabiliti dal Consiglio.

Il Consiglio, ovviamente, deve essere responsabile del fatto che se la STU non ha le condizioni per poi trovare un equilibrio finanziario all’interno della sua attività dovrà poi reperire le ricorse in altro modo, attraverso i fondi comunitari, attraverso riscorse di carattere ministeriale, non è certo un dramma in questo senso, ma sicuramente sottrarrà risorse che erano prima previste nel quadro finanziario preliminarmente predisposto.

Per cui è nel ribadire questa natura prettamente attuativa che concludo il mio intervento, ricordando che è questa la volontà del legislatore e forse anche nei nostri interventi non abbiamo debitamente sottolineato questa dimensione della STU.

PRESIDENTE:

Grazie architetto.

Prego

DOTT. ????:

Signor Presidente, Consiglieri, faccio riferimento al requisito sulla struttura della delibera e sugli eventuali effetti della sua approvazione.

Il deliberato, come è stato articolato ed illustrato nel testo che avete nelle vostre mani prevede, di fatto, l’approvazione al primo punto

dello studio di fattibilità e dei suoi contenuti, dopo di che prevede i punti 2 e 3 finalizzati a dare attuazione ai contenuti dello studio di fattibilità; in essenza dell’approvazione dei punti 2 e 3 la STU non può essere realizzata, ovvero viene meno il mandato ad essere operativa per l’Amministrazione per arrivare alla costituzione della società, quindi sono necessari.

PRESIDENTE:

Prego Consigliere Notarangelo.

Ancora la parola al Consigliere Leoni.

CONS. NOTARANGELO:

Provo a spiegarmi meglio.

Io dico per quanto concerne il punto 1 che noi andiamo a vedere tutto l’articolato, poi arriviamo alla fine agli ultimi due punti, il 3.5 che è l’atto costitutivo e il 3.6 che è la convenzione e finisce il punto 1.

Poi andiamo al punto 2 e diciamo altre cose, così come per il punto 3, il punto 4 e via dicendo.

Ma noi dobbiamo votare in questa serata lo studio di fattibilità con tutte le altre cose e quindi fare anche la società?

E se noi eventualmente dopo che approviamo lo studio di fattibilità ci rendiamo conto che non è conveniente politicamente, economicamente, ma politicamente la città non recepisce o non vuole recepire, e perché noi ci dobbiamo vincolare ad un discorso di questa natura?

Voi ci chiedete un atto molto forte, ci dite di darvi mandato in bianco su tutto e naturalmente dobbiamo solo aspettare quando è il momento che tutte le partite di urbanistica vengano in Consiglio Comunale; no, io voglio anche un po’ tutelarmi personalmente, prima di

costituire una società, prima di fare tutti gli atti successivi, cosa implica se il Consiglio non dà il mandato a costituire la SPA ma dà solo il mandato a costituire lo studio di fattibilità, cassando l’ultimo punto, il 3.5 ed il 3.6 perché sono vincolati con gli altri.

Io penso di presentare un emendamento, di cui vi darò copia, con l’augurio di raccogliere dei voti.

PRESIDENTE:

Prego Avvocato.