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2.6 Riepilogo

3.1.4 Misura della portata: procedura pratica

All’atto pratico è possibile utilizzare entrambi gli strumenti presentati. Per la loro natura è chiaro come l’anemometro venga impiegato direttamente sulla UTA, men-tre per il balometro deve essere necessario entrare nell’aula. Segue una descrizione delle criticità delle due scelte:

1. Impiegare un anemometro introduce un grado di incertezza per via dei moti turbolenti che si possono instaurare prima del punto di misura. Infatti per co-noscere la portata sono necessarie più misurazioni di modo tale da estrapolare

Figura 3.8: Balometro. Immagine da [68]

una media che poi può essere moltiplicata per la sezione; qualora il punto in cui venisse effettuata tale procedura sia subito dopo una curva è plausibile che i valori ottenuti siano molto disparati e che la deviazione standard sia ecces-sivamente alta per poter trarre delle conclusioni precise ed accurate. Inoltre è possibile che venga compromessa l’omogeneità della scelta dei vari nodi sulla superficie in analisi. Se si opta erroneamente per punti non equidistanti tra loro, ma più vicini a una parete della condotta, piuttosto che centrali, i valori ottenuti possono essere compromessi da fenomeni locali e il valore finale inva-lidato. Per una buona misurazione si prevedono necessari prima del punto di misura circa dieci diametri (o diametri equivalenti in caso di sezioni rettan-golari) di lunghezza di condotta lineare. Tale accorgimento garantirebbe la linearità del moto, ma è anche molto spesso impraticabile

2. L’utilizzo di un balometro ovvia a tutti i contro indicati al punto precedente in quanto il flusso d’aria è misurato da un diffusore, che tendenzialmente è

progettato per evitare i moti turbolenti, e se ciò non fosse abbastanza questo è convogliato tramite la parte conica. Il lato negativo dell’impiego di questo secondo strumento è il fatto che la misura è effettuata in ambiente e dunque lontano dalla UTA. Ciò implica che se vi fossero infiltrazioni o altri piccoli danni il valore ottenuto potrebbe essere alterato. Il caso peggiore è quello della presenza ricircolo non intenzionale che potrebbe aumentare la portata d’aria in ambiente, ma lasciando credere di essere di origine esterna

3. È chiaro come i due metodi siano diametralmente opposti e si vuole indicare come migliore possibile la procedura che li utilizza entrambi. Si valuta dunque la portata d’aria esterna, in maniera leggermente approssimata, ma in una po-sizione molto vicina alla griglia di ripresa tramite l’impiego di un anemometro di modo tale da ottenere un valore privo di rumore dovuto alle infiltrazioni.

Questo può venire in seguito comparato con il valore ottenuto da una misura in ambiente: se i due risultano in prima battuta simili, si può prendere per buono quello indicato dal balometro (più preciso). Se i due sono invece so-stanzialmente diversi si ha qualche problema dovuto alle infiltrazioni o a una condotta in uno stato non buono, oppure sono state effettuate male le misu-razioni con l’anemometro. Resta comunque vero il fatto che è inverosimile che si proceda con la misura di portata complessiva (che attraversa l’UTA ed è dunque misurata con il primo metodo) per tutti i diffusori in ogni ambiente e dunque un’altra incertezza è introdotta dal fatto che il secondo risultato è sicuramente ottenuto per mezzo di una moltiplicazione tra la quantità misu-rata, o una media di queste, da uno o più anemostati, e il loro numero nella stanza.

Per quanto riguarda il mio ateneo si è optato per una procedura del tipo descritto al punto 1 dell’elenco precedente e dunque questa verrà descritta più in dettaglio. In figura3.9è possibile vedere cosa è stato effettuato all’atto pratico. I punti sono stati scelti ad hoc limitatamente alla possibilità di raggiungere le varie griglie. Lo schema prodotto a seguito di ogni processo di misura era simile a quanto riportato in figura 3.10. Vengono indicati in maniera qualitativa i punti di misura sulla superficie e la velocità dell’aria ivi misurata. Si indicano le dimensioni e forma della griglia e si estrapola la velocità media e la portata. Nel caso in questione:

vm = 3.17 m/s A = 8.7 × 10−1 m2

Q= A · vm = 2.76 m3/s= 9930 m3/h

Tale procedura è stata effettuata per molte delle UTA in tutta la sede centrale.

Alcune sono state saltate in quanto molto simili, se non perfettamente identiche ad altre già analizzate. I risultati sono stati salvati in un apposito foglio elettronico di calcolo (figura 3.11). In tabella:

(a) Misura su griglia esterna rettangolare con anemometro a

ventolina

(b) Misura su griglia esterna circolare con anemometro a ventolina

(c) Misura su condotta interna con anemometro a filo caldo

(d) Misura su griglia di ripresa in aula con anemometro a ventolina Figura 3.9: Alcuni punti e strumenti di misura

• Viene riportato l’ID della UTA e la sede del Politecnico di riferimento, nonché l’aula che asserve e i posti massimi ad essa associati. I colori sono stati utilizzati

Figura 3.10: Rappresentazione schemi griglie

per indicare quelle macchine per cui si è presa valida la misurazione della prima in quanto identiche

• I POSTI COVID (25%) sono uno degli interventi che verranno analizzati nella prossima sezione

• La portata nominale è quella di targa indicata dal costruttore. Questa risente molto del montaggio e installazione della macchina e del suo utilizzo conti-nuativo corretto; infatti aggiungere strozzature, ostacoli, nuove sezioni o filtri inefficienti, o imporre in qualsivoglia altra maniera delle perdite di carico, allo stesso modo che aumentare la prevalenza dei ventilatore rende questo numero virtualmente privo di significato. Nonostante ciò può essere utilizzato come banco di prova del corretto funzionamento della macchina e così è fatto nella colonna: % PORTATA CALCOLATA/NOMINALE

• Nella colonna del recuperatore è indicata la tipologia e la presenza di un byp-pass. Come si può notare la maggior parte dei casi prevede un bypass anche nei rotativi che possono dunque essere non solo fermati, ma anche esclusi dal percorso dell’aria

• Il ricircolo può essere a pannello o a canale. Nel primo caso l’ispezione è sem-plice in quanto basta aprire la sezione corrispondente nell’UTA e la serranda è immediatamente presente. Nel caso in cui il ricircolo sia invece installato direttamente sulle condotte (e non nella macchina) questo risulta più difficile

Figura 3.11: Tabella del foglio elettronico per il calcolo del rischio di contagio

da ispezionare ed è necessario più tempo per smontare la sezione sfilabile cor-rispondente. In questa prima analisi i ricircoli a canale non ispezionabili sono stati assunti funzionanti

• Per una maggiore sicurezza si è controllato anche la presenza e lo stato delle guarnizioni che però risultano assenti in molte delle serrande di ricircolo. Que-ste sono solamente un’ulteriore misura di prevenzione e non compromettono la validità delle misure se il ricircolo si chiude in maniera buona