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Aiuti di Stato al settore finanziario a causa della crisi 2008

3.2 Le varie tipologie di misure di sostegno al settore finanziario

3.2.2 Le misure di ricapitalizzazione

Il secondo strumento di sostegno maggiormente utilizzato dai Paesi membri è rappresentato, come abbiamo avuto modo di accennare, dalle ricapitalizzazioni: nel periodo 2008-2012 i Governi nazionali hanno concesso un ammontare complessivo di

413,2 miliardi di Euro in iniezioni di capitale statale nelle banche in difficoltà, onde cercare di arginare la gravissima problematica della mancanza di liquidità. L’obiettivo per interventi di questo tipo, sicuramente molto più impegnativi per le finanze dello Stato rispetto alle garanzie, è quello di migliorare il coefficiente di adeguatezza patrimoniale e di rafforzare di conseguenza il capitale della banca beneficiaria, sperando in un aumento dei flussi di prestiti all’economia reale. A tal proposito, per accedere al programma di ricapitalizzazioni, i Governi nazionali hanno spesso imposto negli accordi relativi una clausola che impegni in tal senso i beneficiari. Questo è accaduto anche per quanto riguarda, ad esempio, la sottoscrizione dei cd. Tremonti Bond nel nostro paese, ovvero obbligazioni speciali bancarie emesse dagli istituti di credito quotati che siano in sane condizioni finanziarie. Questi titoli sono sottoscritti dal Ministero dell’Economia ed hanno l’obiettivo di rafforzare il capitale di vigilanza “Core Tier 1”71 e, di conseguenza, favorire l’erogazione del credito a famiglie ed imprese. La banca deve sottoscrivere un protocollo d’intenti con il Ministero dell’Economia impegnandosi a:

- garantire la piena disponibilità di credito in particolare in favore delle piccole e medie imprese, attraverso il mantenimento per il triennio successivo di risorse finanziarie “non in decremento” rispetto al biennio 2007-2008;

- sospendere per almeno 12 mesi il pagamento della rata di mutuo per i lavoratori in cassa integrazione o percettori di un sussidio di disoccupazione;

- promuovere accordi per anticipare alle imprese le risorse necessarie al pagamento della cassa integrazione.

La banca deve, inoltre, adottare un codice etico che contenga limiti alle remunerazioni dei vertici aziendali e degli operatori di mercato, inclusi i trader. Infine, spetta al Tesoro la scelta finale

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L’indicatore Core Tier 1, espresso in percentuale, misura la solidità patrimoniale delle banche. Viene calcolato rapportando il patrimonio di base (al netto delle azioni proprie possedute, dell’avviamento, del totale delle immobilizzazioni immateriali e delle perdite registrate negli esercizi precedenti) al totale delle attività ponderate per il rischio.

sulla sottoscrizione e sull’ammontare da sottoscrivere, anche tenuto conto dell’insieme delle offerte pervenute e della necessità di non spiazzare il mercato dei titoli di Stato, poiché una delle modalità previste per il reperimento delle risorse è infatti l’emissione di debito pubblico.

I regimi di cui stiamo parlando si sono rivolti alle istituzioni bancarie in generale, in alcuni casi anche agli istituti di credito ipotecario (es. Svezia e Regno Unito), in altri casi ancora in favore di società assicurative (es. Austria, Germania e Polonia), raramente poi in favore di banche in difficoltà (es. Portogallo e Francia). Molto spesso, infatti, sono stati richiesti requisiti patrimoniali ben precisi, come ad esempio in Austria, dove il Governo ha previsto la concessione di iniezioni di denaro pubblico solo in favore di istituzioni finanziarie con un coefficiente di capitale Tier 1 di almeno il 7%.

In generale, quasi tutti gli Stati membri hanno apportato iniezioni di capitale attraverso la sottoscrizione di titoli emessi dalle imprese beneficiarie, solitamente azioni privilegiate, mentre nei casi residui titoli di debito ibridi, cioè una via di mezzo tra le obbligazioni e le azioni (come i Tremonti bond per l’Italia). Quasi la totalità degli Stati ha previsto finestre temporali di emissione dei titoli fissate in sei mesi, salvo eventuali proroghe. Le azioni privilegiate hanno la caratteristica di non essere cumulabili, non danno diritto di voto ma, ad esempio in Ungheria, è stato previsto un diritto di veto in favore dello Stato, in modo da avere la possibilità di opporsi a decisioni che potrebbero portare ad un cattivo uso dei fondi o a decisioni che sarebbero addirittura pregiudizievoli per la stabilità del sistema finanziario72. In alcuni casi, come ad esempio la Spagna, è stato stabilito che se entro tre anni, o in casi eccezionali cinque, l’istituzione beneficiaria non riacquista i propri titoli, le azioni sottostanti possono essere convertite in azioni ordinarie.

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Per quanto riguarda la remunerazione del capitale, nodo fondamentale in questo argomento, gli Stati si sono adeguati a quanto previsto nella Comunicazione sul settore bancario del 2013, la quale rimanda, come abbiamo visto, alla Comunicazione di proroga del 2011: la base comune resta comunque quanto previsto nelle Raccomandazioni del Consiglio direttivo della BCE del Novembre 2008. Soltanto la Lituania si è allontanata da tali previsioni, ma il tasso di remunerazione è stato comunque approvato dalla Commissione perché superiore rispetto a quanto previsto dall’Unione. D’altro canto la remunerazione del capitale è il nodo fondamentale della questione, poiché qualsiasi conferimento di capitale ha natura irreversibile e, di conseguenza, provoca distorsioni della concorrenza che devono essere controbilanciate prima di tutto attraverso un giusto prezzo del capitale pubblico, anche per limitarne l’uso nei soli casi necessari. In aggiunta a ciò, le decisioni spesso contengono anche metodi di calcolo per spingere a riscattare le azioni il prima possibile, prevedendo, ad esempio, che fino ad una certa data si possa pagare il valore nominale dell’azione o che venga pagato un tasso fisso, mentre, alla scadenza di una certa data, il tasso diventi variabile.

Come abbiamo visto per il caso specifico del nostro Paese in riferimento ai Tremonti bond, lo Stato solitamente chiede alle imprese restrizioni comportamentali, come ad esempio il divieto di aumentare i salari ai dirigenti o di distribuire bonus e, in generale, rivedere la propria politica commerciale abbandonando settori non redditizi o troppo rischiosi. Tutti gli Stati si sono impegnati a fornire report semestrali alla Commissione sull’andamento della misura, indicando in modo specifico gli importi usati e le imprese destinatarie.

Oltre ai regimi generali, misure di ricapitalizzazione ad hoc sono state adottate anche per più di trenta istituzioni finanziarie, tra cui ING, Anglo Irish Bank, Fortis Bank Nederland e Monte dei

Paschi di Siena73. Dal 2008 al 2012 gli Stati che hanno beneficiato

maggiormente delle misure di ricapitalizzazione sono stati, in primis, il Regno Unito con un importo di 82,39 miliardi di Euro, seguito a ruota dalla Germania con 64,17 miliardi di Euro e dall’Irlanda con 62,78 miliardi di Euro. Non è un caso quindi che questi Paesi siano stati quelli che più hanno impiegato risorse pubbliche: basti pensare che la sola Anglo Irish Bank è stata destinataria di quattro iniezioni di capitale statale.