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Le modalità di diffusione di una notizia all’interno dei social network

2. Social Media

2.4 Le modalità di diffusione di una notizia all’interno dei social network

Twitter o Facebook diffondono non solo pensieri ed opinioni delle persone, ma anche notizie; ecco che il secondo filone di ricerca indaga come le news si diffondono all’interno dei social network.

“The minute news hits the wires, it becomes a conversation. It’s just a question of how high the volume of that conversation will become”, così Doug Frisbie mette in luce la

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notizie e da connettori tra le persone. Ecco, infatti, che molti studiosi si sono interessati allo studio degli schemi di diffusione dei contenuti pubblicati online ed alle connessioni che ciò crea tra gli utenti (vedi paragrafo seguente).

Sono due le modalità con cui una notizia si diffonde online: esogena o endogena. Nel primo caso i social media sono la cassa di risonanza di una notizia lanciata dai canali tradizionali; quando invece i social generano per primi la notizia anticipando i mass media si parla di diffusione endogena.

Seppure la prima modalità sia la più diffusa, ci sono anche esempi della seconda; uno dei principali è il caso dell’attentato alla maratona di Boston del 15 Aprile 2013. Le prime notizie sulla serie di esplosioni sono comparse sui social media prima che sui canali tradizionali, è proprio su Twitter dove hanno cominciato a circolare la foto dell’uomo sul tetto e i video dell’evento, ed è sempre su Twitter che il Boston Police Department ha lanciato un appello ai cittadini affinché postassero foto e video amatoriali in loro possesso che potevano rivelarsi utili nelle indagini, dando così il via ad indagini in crowdsourcing. YouTube addirittura creò un’apposita sezione (ancora disponibile all’indirizzo

www.youtube.com/playlist?list=PLbpi6ZahtOH5T_nrvCoHfnYWbW1shGYYv) per raccoglie tutti i video sull’attentato.

Google invece mise a disposizione il ‘Person Finder’, già creato in occasione del terremoto di Haiti del 2010 per trovare persone disperse, che dopo poche ore registrava circa 5000 contributi caricati.

Altri esempi vengono dal calciomercato: molti calciatori ‘twittano’ o postano in Facebook il loro acquisto da parte di una squadra dopo la firma del contratto, prima però che la trattativa diventi ufficiale. Lo stesso fece Gad Lerner il 4 marzo 2013 quando postò in Twitter la notizia della cessione dell’emittente televisiva La7 due ore prima del comunicato stampa ufficiale della società, mentre il Consiglio di Amministrazione era ancora riunito in assemblea.

Spesso inoltre i giornalisti stessi setacciano il web in cerca degli hot topic del momento per capire di cosa ‘parlano’ le persone in Rete, per poi decidere su quali temi incentrare i loro prossimi articoli; a volte, addirittura, gli articoli pubblicati nei quotidiani stampati sono il resoconto della reazione del popolo del Web ad eventi particolari.

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La Figura 2.10 mostra la correlazione positiva, con un coefficiente di correlazione pari a 0.52, tra il totale dei tweet e il numero degli articoli di giornale pubblicati sul tema della nuova legge sui rimborsi pubblici nel 2012. La notizia esogena ha forte eco nel social e avvia un dibattito che dura di più rispetto al periodo di tempo in cui i media tradizionali prestano attenzione alla notizia; anzi proprio perché in Rete si continua a parlarne alcuni articoli ritornano a trattare il tema in seguito a picchi nel quantitativo di commenti online a riguardo: più articoli pubblicati generano più tweet, ma anche tanti tweet incrementano il numero di articoli.

Figura 2.10: Confronto tra il numero di articoli di giornale e di tweet sul finanziamento

pubblico nel 2012

Fonte: Ceron, Curini, Iacus, 2014

Un confronto tra Twitter e altri canali online che diffondono notizie è stato fatto da Leetaru et al. (2013) di cui in Figura 2.11 è riportata la mappa che compara la copertura geografica di Twitter determinata attraverso i tweet geolocalizzati e contrassegnata da puntini blu, con quella di un canale di massa come English Google News contrassegnata da puntini rossi; dove ci sono i puntini bianchi è stata rilevata la presenza di entrambi i canali ad un livello simile. I risultati suggeriscono che Twitter non è solo uno specchio dei mainstream media, ma ha piuttosto una sua copertura geografica distinta.

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Figura 2.11: Confronto tra la copertura geografica di Twitter (dove questa è maggiore ci sono

puntini blu) e quella di English Google News (dove questa è maggiore ci sono puntini rossi) tra il 28 ottobre 2012 ed il 30 novembre 2012 (dove ci sono i puntini bianchi è stata rilevata una presenza bilanciata di entrambi)

Fonte: Leetaru, 2011

Ovviamente Twitter è terreno fertile anche per notizie false o errate; è apparso, però, che esso offre anche un robusto meccanismo di autocorrezione. E’ stato evidenziato come gli utenti si comportino in modo differente di fronte a rumor dalla dubbia attendibilità: il 50% di quelli falsi viene sfidato attraverso domande o negazioni, mentre il 90% di quelli veri viene confermato attraverso retweet (Mendoza et al., 2010).

Procter, Vis e Voss (2013) hanno analizzato i tweet inviati durante le rivolte in Inghilterra di Agosto 2011 iniziate il 6 agosto a Londra nel quartiere di Tottenham; la disponibilità dei 2,6 milioni di tweet provenienti da 700.000 utenti diversi era dovuta alla stipula di un accordo tra ‘The Guardian Newspaper’ e Twitter.

Lo studio ha fatto emergere un modello di diffusione di una notizia falsa: 1. Qualcuno twitta circa un presunto avvenimento;

2. Il rumour viene ritweetato, a volte riformulato, e vengono aggiunge alcune prove come accenni a testimoni;

3. Alcuni utenti iniziano a sfidare la credibilità del tweet fornendo nuove informazioni che mettono in dubbio l’affidabilità della notizia;

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4. Un consenso inizia ad emergere relativamente alla falsità della notizia diffusa che può però ricomparire anche in seguito alla smentita perché ripresa da utenti non informati.

Il giornalismo crowd-sourcing, che nasce grazie ai social media, è uno sforzo collaborativo di un elevato numero di utenti che sembra essere in grado di autocorreggersi e di fornire una copertura migliore, o comunque più veloce rispetto ai canali di massa tradizionali.

I risultati di un esperimento condotto da Morris et al. (2012), durante il quale venne analizzato cosa un gruppo di persone pensava ad alta voce mentre eseguiva una ricerca interna a Twitter, ha evidenziato come le caratteristiche su cui si basano gli utenti nel determinare la credibilità di un tweet non sia tanto il contenuto quanto elementi euristici, come il numero di retweet ed il nome di chi posta il tweet, giudicando più affidabili gli autori il cui nome richiama l’argomento di cui tratta il post. Sarebbe però più utile considerare la biografia dell’autore ed il numero di menzioni ricevute, mentre basando il proprio giudizio su basi come questa, la percezione di credibilità può facilmente essere manipolata dall’autore del tweet.