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Riflessioni mediche sulle sigarette elettroniche come mezzo per smettere d

4. Analisi di Twitter riguardo al tema della sigaretta elettronica

4.1 La sigaretta elettronica

4.1.3 Riflessioni mediche sulle sigarette elettroniche come mezzo per smettere d

4.1.3 Riflessioni mediche sulle sigarette elettroniche come mezzo per

smettere di fumare

Grazie alle sigarette elettroniche teoricamente sembrerebbe possibile diminuire la quantità di tabacco consumata e limitare il vizio alla nicotina senza rinunciare al vizio del fumo. Inoltre, dato che lo svapatore può gestire in completa autonomia quanti tiri fare ogni volta che utilizza la sua e-cig, può controllare più facilmente anche quanta nicotina consuma perché quando vuole togliersi la voglia di fumare poi non si trova costretto a finire la sigaretta che si è acceso per non gettarla via senza averla consumata del tutto.

Si potrebbe perciò essere indotti ad affermare che un aumento dell’uso delle e-cigarette possa portare una riduzione nel numero dei fumatori. Al momento però non vi sono prove mediche sufficienti e sono in corso studi medici a sostegno e contro questa tesi; anche l'Organizzazione mondiale della Sanità nel novembre 2010 ha dichiarato che per ora non ci sono prove sulla loro efficacia in questo senso, mentre ce ne sono abbastanza che rassicurano sulla loro non tossicità e sulla non pericolosità del vapore passivo

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emesso che non incide sulla qualità dell’aria di un ambiente chiuso (vedi ad esempio Schober et al., 2014).

La sigaretta elettronica viene presentata dai suoi sostenitori sia come prodotto più salutare per i fumatori che come valido strumento per aiutare a smettere di fumare che potrebbe portare nelle migliori delle ipotesi alla scomparsa dei prodotti che prevedono la combustione di tabacco e che creano gravi patologie e numerosi decessi.

A contrapporsi a quest’idilliaca visione del fumo elettronico ci sono coloro i quali intravedono invece la minaccia di un aumento di dipendenti dalla nicotina tra coloro che senza le e-cigarette non avrebbero mai fumato, e la possibilità di disincentivare la totale astinenza dalla nicotina tra coloro che vogliono smettere di fumare succedanei del tabacco e che potrebbero ottenere se non continuassero poi a consumare sigarette elettroniche (Popova e Ling, 2013; Doyle, Patterson e Scott, 2014; Heavner et al., 2009).

Sembra, dunque, che le opinioni sul tema siano molte e le certezze poche.

Gli studi a sostegno degli effetti benefici e dell’aiuto che le sigarette elettroniche possono dare a chi intende provare a smettere di fumare sono numerosi (vedi Siegel, Tanwar e Wood, 2011; Polosa et al., 2011; Barbeau, Burda e Siegel, 2013; Caponnetto et al., 2013).

Uno di quelli che ha avuto un forte impatto nella discussione riguardante il ruolo delle sigarette elettroniche nel controllo dell’utilizzo tabacco è quello di Bullen e et al. (2013), uno studio pionieristico durante il quale è stato analizzato un campione di 657 fumatori adulti residenti in Nuova Zelanda che volevano smettere di fumare. Ad una parte del campione sono state fornite, come mezzo per raggiungere il loro obiettivo, delle sigarette elettroniche contenenti nicotina, ad un’altra parte e-cig senza nicotina, ed infine ai restanti del gruppo dei i cerotti di nicotina. Risultò che il 57% dei partecipanti al primo gruppo dimezzò il consumo di sigarette con tabacco per sei mesi, confrontati con solo il 41% di quelli del gruppo che utilizzava i cerotti. Lo studio presentava notevoli limitazioni, come ad esempio la mancanza di una supervisione e di un monitoraggio continuo per assicurarsi che il trattamento fosse utilizzato come previsto, fondamentale quando si testa un nuovo trattamento. Il messaggio di fondo era però che le sigarette elettroniche hanno perlomeno la stessa efficacia dei cerotti alla nicotina, e

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che anzi risultano essere più attraenti per i fumatori perché ripetono la gestualità del fumare vero tabacco.

Anche le conclusioni dello studio pilota condotto da Wagener et al. (2013) riportavano come in un campione di fumatori che non erano intenzionati a smettere e che non avevano mai provato una sigaretta elettronica, dopo una settimana in cui veniva fornita loro una e-cig da usare come preferivano, la loro volontà di provare a smettere e la loro fiducia nel potercela fare fossero aumentate e come il loro uso di sigarette tradizionali fosse diminuito di circa il 44% rispetto all’inizio dell’esperimento.

In Italia la Lega Italiana Antifumo, in collaborazione con il Centro Prevenzione e Cura del Tabagismo dell’Università di Catania, ha registrato la variazione delle abitudini di 40 fumatori che non volevano smettere dopo aver provato le sigarette elettroniche, constatando che il 32,5% dei 40 partecipanti aveva ridotto di almeno la metà la quantità di sigarette fumate al giorno, dei quali il 12,5% le aveva diminuite di ben l’80%, passando da trenta a tre sigarette. Il 22,5% dei partecipanti invece aveva completamente smesso di consumare sigarette tradizionali.

Popova e Ling (2013) espongono invece la loro scetticità nel presentare le sigarette elettroniche come un valido aiuto all’astinenza dai prodotti derivati dal tabacco; mentre Sutfin et al. (2013), conseguentemente ai risultati di un esperimento condotto su un gruppo di studenti universitari americani, si pronunciano decisamente contrari.

Ecco che allora Doyle, Patterson e Scott (2014) suggeriscono la modalità per sapere la risposta: guardare l’andamento delle vendite delle sigarette elettroniche e compararlo con quelle delle sigarette normali.

Ci sono addirittura studi come quello di Gennimata, S. A. et al. (2013) che concludono affermando “Non sappiamo ancora se i prodotti per la somministrazione di nicotina, come le e-cig, sono più sicuri rispetto alle sigarette normali, nonostante il marketing punti sulla loro minore nocività”.

Le opinioni sull’argomento sono quindi varie e discordanti, e non ci sono prove incontrovertibili certe da portare a sostegno di una o dell’altra tesi.

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