Che
di recarti hai fermooltre Adiabene,Oltre il Tigri precipite, e varcando
Di Tauro
i gioghi entrarfraiMedi, anlicbi Pascitori dimandre
, e veder 1’alta Ecbatana eRagèa
pinguedi biade.Nudo mi
sponi il vero: io pur disegnoLa
di tradurmie so le vie; percorseFur
dame
tutte; e le foreste, i monti Cavernosi, ogni valle, ogni fossatoNe
hocerchialtempo
chefuggirm’avvenne
L’ira acerba delre, cui fea rifiuto Di gircompagno
al lacrimoso eccidio Della sacraSionne; e millemortiBen
togliea sostener prima che ilferro Snudar controla patria. MettiamciDunque
auncammino
esovveniamoa prova L’un
l’altro; prenderemvario diletto:lo ne’spessicolloqui e tunel duovo Estranio suol. Vedrai sulcurvo Lieo
La
palmifera Arbella; indi la fòrteDigitizedbyGoogle
*7
Apamèa
, dove nudo alciel si spiccaLo
Zagriomonte, e Laodicelieta Di popolo; vedrai pampinelli colli;Udirai mandie per 1’erbose piagge L’ecodestar delle convalli, e molto Di lunge ammirerai sorger fastosa Ecbatana turrita
—
In queste voci Favelli e il cor-del giovinettoallegri, Cui dei ciel manifesta era 1’aita.Peiciò qual de’ tuoimettiil più preclaro
Diremo
, o qual verrà de’carmi alsegno, Dellissimo sugli altri ecome gemma
Scelta in tesolo? I travagliati padri
E
quei tutti cheal sole al/an 1’opaca Pupilla indarno, a tedal consciopettoMandan
la sospirosa umil preghiera.Invocan tele donzelletle amanti
,
O
vagheggin propinquo ildì beato Del nuzi'al complesso, o in drappei casto Di cognatemattone e verginelleMovan
timide là doveil si suona,Che
al cors’apprendeed’una purailnudre Voluttade d’amor
, perchè gioiosa Ride la terra e vien sembiante al cielo, il piantoelle ricordano e gli affanni,Per te indolcezza d’imenèoconversi Alla Assira fanciulla, unico sangue Di Ragiiele, e per heltade onesta
Caramente
diletta. Ahi! 1’infelice Estintilagrimava uno appo 1 altro In cortotempo
ifloridi mariti,Che
uno occultodemone
orrendamenteJ\egliamplessi uccidea.
Furo
allenozze28
Bensette volte legiogali tede
Raccese, ed alltrettante il chiaro aspetto Cangiarnell’adro; e dieì* funerea luce
A
squallenti feretri intorno appese.Ma
quel felice vi'ator, che suso Il canto appella,come
certo e lietoChe
il francheggiavi- tu d’alto sussidio,Impalmò
la deserta inauspicataDonna
e la benda mortilaI disciolse.Poco s’aprian pelò le dubitoSe
Alme
a la gioia: nò d’eburnee tibie,O
del niliaco sistroiva farguto Concento perle case;eran di fioriNude
le soglie, vedovoil parete D’istoriati drappi; erano incerte L' ariede’volti, e non ridean lemense
Di giocondi parlari. Al fi»la notte Spuntò del sonno amica, e palpitando Sul caro capo del garzo»leggiadro,L’abbracciò Ragiiele e dentro il mise All’odoroso talamo.
Ma
questi.Com’aitosenno impone, il fior soave Delle nozzenon colse-Entro pulita Concava pietra con adatte schegge Vivace fiamma suscitò, poiv’arse Del pesce fluvital le non corrotte Inteiiora, e genuflesso innanzi Quella mistica
vampa
,orò devoto.Fuor di terrene spoglie erasi.intanto L’AngioI di Dio sul limitar locato Del bencostrutto talamo, nè
umano
Occhio il vedea; dal capo al piè vest'ia he tremende anni, in cui si Baccani’he
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29 D’
Averno
,e tutto fiammeggiava d’oro:Se non che d’
adamante
avea Io scudo Maraviglioso e la infrangibil asta,Pari a striscia di luce onde l’azzurra Marina incontro al sol viva lampeggia.
Parveei sì fattoed occupò gigante
La
soglia: ed ecco a quel notturnoamaro
Scempioassiieto, dai tartaiei laghi Il reodemone
uscire e tener forma D’un
furiaiserpente, il truce capoE
il collo e il tergo in più veneniinfettoE
maculato; rivolgea 1’enormi Spire e di sangue ifocosi occhi aspersi Sibilando torcéa ;ma
non appena Si scontrar quelli nel fulmineosguardo Dell’ Angiol forte, istupidì, restrinse 1 volubiligiri eiminobil stette.Alzò allor Raffaele la possente Asta, che le città scuotedal fondo
,
E
sovra il tergoirto disquame
un colpo Dechinò spaventoso. IrrigidissiL’angue
ferito. d’atroumor
s’imbevveE
dischiume il terreno, ei livid’orbi Tra morte disciogliendo, inlungo tratto 1/ abbominata striscia si distese.Tingeasi in questa di rosato albore U mattutinLucifero edal sonno Sviluppava i mortali; immantinente Per la magion di Ragiiele un grido S'elevò di tripudio, e 1’arpee i molli Flauti,le danze e ibei purpurei panni.
Gl’ iterati abbracciari, il gioco, il riso Fero
un
misto di gaudio, un indistinto3oi
Che
fingua noidilla.—
Cieco vegliardoE
solo intanto ore traea di tedio Importabil ricolme il venerando Tobia,che del servaggio e della spentaLuee
edella inamabile vecchiezza Tutti confortiavea neifiglio.Oh
quanto-li suo redir tardavagli! nèchiusaA
gelate paure aveala mente,Nè
picciol tempo gli quetava ilcore.Traea
il fianco senile a ciascun giórnoFuor
le muraliporle, e gli salia In petto a ciascun giornoavidaspeme
Di riacquistarVunico nato; ai passi Tremolanti e dubbiosiera per guidaUn
fanciulletto, e dicammin
compiuto Quantoil dardo Getùloin tre suoi corsi Misura, e giunto ove metteano capo Molti sentier, sostavasi 1'afflittoE
s’assidea. Grato gli offrian riposo Colà i rusticiseggi, a’quali intornoGiu
da’rami spandean mestissim’ombra
Isalei flessuosi alle declive
Onde
cresciuti del reperitoTigri.Così fino alcolcar del sole il vecchio Dimoravasi, e spessoal pargoletto Si volgendo dicea: guarda, miocaro.
Guarda
, se in biondo crine e in giovanileSembianza
alcun fuor di quel calle spunti Cui fan verdecoperchio allori e palme.Poscia le ignote a luisorti del tiglio Rilevar procacciando e le cagioni Del troppoindugio, assai fingea di casi Varie nature e locopria di teina
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L’ ostinata alsuo
danno
empiafortuna,Ch’ogni ben disertògli e ilriposato Viver sommerse. Ricorreano allora Nel
commosso
pensier leandate cose,L’una appo 1’altra, e del natio soggiorno Relittoa forza in corpiangea soventi :
Piangea Neftali e
Dano
, antica stanza Dei Neftalidi, allor più belle e vive Dagli occhi della mente allìgurate.Lucenti gli appariantranquille e terse L’acque dei laghi: e sul Dapnèo lavacro Gli aerei cedri alla montana auretta