mu-sealpiù antico loroufficio dicantarela religionecivile
;
che
perciòappunto
ellefurono
stimatedeità egli alunni loror portentosi e
più che uomini.
-OigitizetMayi^oogle
41 IL
•i»egliinnicheseguono ioaureisenza dub-biopreferito dilodare, inluogo degli ana-coreti edei contemplativi, alcunamaniera di santità piuprofittevole alla civiltà no-stra (*), se lequalità del soggettonon
mi
traevano con frequenzaa
pensieri ead
im-maginidei qualiin certecontrade, non che sipermetta imasolenne epubblica dimostra-zione.ma
sivorrebbe chiuder loro tuttele porte della mente.Malgrado
di cjo, l'inten-zioneda me
avutadidar forma a
una poe-siareligiosa esocialea
un tempo, credoche sifaccia conoscere inparecchie parti di que-stiversi; ilqualconcetto, allorchévenga reputato nondispregevole, troverà ingegni miglioriepiu capacidirivestirlo conforme-menteallasuanatura.Compie già unanno che traversandoio insiemeconaltriilgolfo Adriatico,per uno
(*) Glianacoretiedi contemplativisonoforsedi maggiorvantaggioallaciviltày chealtrinoncrede.
Veggasiilgrande ChateubriandGen. delCrist. do-vetrattasimilmateria.ILReg Ree.
8
strano inopinato accidente vidi lacerate, di-sperse e gettateal
mare
presso che tutte lemiecarte, compresivi quattro degli Inni,
ch'io avea tempo innanziordinatiperporli,
a
stampa.V
uno diessi rispondeva forsemeno
difettosamente al proposito di cui qui sopra ho discorso.Era
intitolatoa
S. Efeso patronodi Pisae ne trassi laprima
fanta-sia appuntoda
alcunepitture osservate nelcampo
santo di quella città.Appaiono quivi disegnateda mano
antica, non senza viva-citàdi espressione, dueschiere combattenti;lamischia èferoce e dubbiosa la vittoria.
Sul dinanziscuopresi
un
giovinetuttochiuso nelferroe con faccia bellissima epiena di luce. Egli è un angiolo> che offrea
S. E-feso Vinsegna della croce bianca sulfondo vermiglio, insegnachefu
sempredella Re-pubblica eseguito iPisania tuttele impre-se.Ognun
vede che ilsoggetto siprestava qui naturalmentea
far della religione, del-lapatriae della libertà uncomplesso mira-bile.Nè
iomancava
diaccennare le vitto-riedi quelpopolo, le suevele dominatrici delMediterraneo ecomparse nell'acque piu sconosciutedell'Oceano. Io descriveva prin-cipalmente! *>
Come
eicacciarfuor tutti inostrilidi•,»
La
gentesaracina epiu non bevve« Ilpunicodestrier d' Intéra al fonte,
>»
Nè
turbo d'Aretusaimolli argenti,»
Nè V
Apulo,oilSannitaentro lecare*» Messivide ruotar lecurvespade,
'*>
Nè
sospirandoalzòV umideciglia» Alletorrilunate.»
Ma
di quest’inno, come deglialtriallo-ra
perduti,mi
ricorrono allamemoria
solo alquanti branimozzi e dislegati: perlochè nièforzaildesistere affattodalpensierodi pubblicarli.DigitizedbyGoogle
<B3&£RVS>!S»
FnAgli
aitar coronati e i bei doppieri Di luce sfavillantie i vaporosi Turibolicanoro inno s’intuoniA
te, sacra Geltrude, e gli risponda Col suon che pel tremante aere sispazia L’organodolce. Di lugustri intattiE
di molli gesmini ahhian le soglie Copioso unnembo
, chefanciulli e ninfeCon
grazioseman
nevigbin sempreFuor
dei colmi canestri. Incedan gli altriNel
pio sacrariodella diva e il crine Fioriscano di gigli. Aitestimoni Della fè generosi e a quei cheil brandoNudar
per Cristo,
-l’odorato seno
Apron
le roseche invermiglia aprile;11 campestre papavero e lo schietto
*2
Umile
isopo aicittadini e caro Dellamuta
Tebaida e al contemplante Jn gelid’alpe o trai boschetti ombrosi Dei gioghidi Fenicia e di»Soria.Ma
alle vergini pure offerto è ilmondo*Giglio che in valledi Saròn biancheggia:
E
fu Geltrude vergine sorella€he
la fronte serena ei bei crind’oro Chiuse inmistichebende.—
- Assaida
primaChe
lescuotesse ilpetto aura di vita,li’egregio solitario, onde Cassino
Tanto
gridomovea,
di' lei s’accorse Fatto profeta, e sulla suavirtude Maravigliò. Perentroun cavo speco,Dalle balze fasciato e dalle ripe Dei simbriiini stagni, imberbe ancora-.
Mentre con frutto di silvestri fronde Suoi digiuni temprava, al creirapito
Fu
ungiorno e vidememorande
cose.“Vide una chiara insegna ir per locielo
E
con essa piu genti in biancastola,Di fiordaliso ghirlandate
e
sparse Di luce tal che non v’aggiunge ilsole:Caste giovani e belleempiean la fronte Della-soave schiera, a cui per duce
La
propriarassembrò nobil siroccliiaE
Geltrude con ella in sì gioiosa Amistà mescolate che sovente JVel visosi baciare e si fercambio
Delle corone. Alsommo
ècelebrata Però 1’alma
Geltrude, e suonartutti Del suo grannome
ipenetrali ascoltiOve
tacite io lei specchia»lor menteDigitizedbyGoogle
è f
‘3
Le
vergini romite, e a farleonoreI devoti recessi ornan d’ allegri Pendenti serti e di purpuree sete.
Perciò qual di sue lodi a correr prende Tutti i vasti sentieri, a largo subbio
,
DifficiI tela e interminata avvolge:
E
, se il meglione cerca, èall’operosaApe
simìlche va difiore in fiore,Quando
1’erbe sen fan gremite e piene,E
mille ne preliba efra cotanti Nettarei succhi dubitosa pende.Ma
fia degno narrarcome
schiudea,Di gran sangue germoglio, al sol le luci?
Come
in adorna culla e in ben trapunte Seriche fasce sotto ilarghi tetti Si giacque e ne gioirl’Austrasie terre,Con
essa la reai valle diScbelda?Come
d’Oténo le superbetorriRaggiar d’armie d’insegne,e le dorate Sale quel giorno risuonàr del canto De’trovatori, che auguraisirventa Sciogliean sull’arpe? Questi pregi un dono Son dilabil ventura enon li guarda L’occhiodel
nume;
di Geltrude al core.Scenderà più diletto assai quel
carme
II qual dirà ,
come
con lingua appena Scompagnata dallatte incliti sensi D’onore profferiva, onde le genti Presedi dolce maraviglia spesso L’unoall’altrodiccan,di tal fanciulla Noivedrem
riuscircose divine.Fuordi costume puerile ingrati L’eranoi giochi, e non prendeadiletto
*4
A
gircantando con te ninfea-schiera-,9
d’un gaio levrier lesnelle piante Sciogliereal corso, olungoun
mobil rivo Intesserghirfandette, avvolgerhalli-O
sirail ludo. Kisuonavan sempre ]\e’paterni castelli argentee trombeE
teneri liuti; e visto appenaDa
lungescintillarferrato usbergo Dicavaliero, dechinargli-il ponte,Raccoglierlo, onorarlo era il perenne~ Ufficio là degli ospitali alberghi:
Poi del'suo
nome
e del valor farprova Seco armeggiando;ma
da giostre e prandi-*Da
grida popolesche e-da tripudioLa
fanciullainvola vasi, condotta Dal suo desir solingoor sottof ombra*D’un
ameno
mirteto, or in muscosa Gelidagrotta-, doveun-piceiol-fonte Zampillandopiovea dai rotti selci.Ivi partircon 1’antroi suoi
pensieri-Godeva
; insorama avea d’infante nullaFuor
che tempoesembianza:ondemai
pagaDi
sue splendide case,e ancord
1eta<ie Novella, d’abitar prese consiglioPer
entro iclaustridel silenzioamici Fra piedonzelle, e vi s’ascose- almodo Che
talor sul mattino1il più ridente Astroveggiamo
alzardai-glauchi fluttiTremolando
ilbel crine, indi improvviso D’una rosata nuvolettaingrembo
Penetrare e vanir.—
Fra corto spazio Qui degli anni1*aprileal chiaro viso Cresceva e alletornite agilimembra
—
•—lBigifeedbyGoogle*5
Una
sivereconda, una si schietta Leggiadria oheil parlar vince d’assai.Motti leidesiavanoscettrati Prenci e garzoni di beltà famosi,
Perchè ascettrati prenci ea bei garzoni Della sua venustàcorso era il grido
E
del senno canutoin pargoletta Tenerafronte a gran stupor racchiuso.A
celarla a tutt’uomo ombra
non valse D’eremitichemura
e il più secreto Recintodegli aitar, che troppo lungi Inviala grazia giovanti suolume
,Se virtude gli è scorta, e spesso indarno^
Le
vaste arened’ocean profondoLa
conchiglia eritrèacopron gelose.Ella però d’ognimortai connubio-Alteraraente schivai giorni e l’ore Belle superne sponsalizieaffretta
E
all*infole sopirà e al venerandoDiadema
, che insegnardebbe allegentiCome
fatta è celesteeil granmistero D’amor
s’adempia.—
Sbigottì talnuova La
nobilmadre
e accelerando mosse Al femmineo cenobio. Entro ilcapace Atrio e le logge a più color distinteE
afin lavoro di morescointaglio Scolpite lampeggiò schiera d*armati Suoi siniscalchi e giovani donzelliCon
vergate divise ed’or granfregi.Al subito apparir della reale
Matrona
incontro le sifèr cortesiLe
caste solitarie, avvolte inbianchi DifFusi veli;ma
seguiacammino
i6
Poco
attenta di lor 1’altera donna,Ed
in secreto conla dolce figlia Si restrinse e ledisse.O
del mio sangue Parte diletta, o figlia, unica,amata
;Ch’ip del
mio
sen nudriva e carezzandoE
baciando addormia soventein culla;Una
odiosafama
erra ed afferma Di te quel chetemereunqua
non volli,
Nè
credo ancor cheatemers’abbia.Addunque
Fuggirai tu da queste braccia? e piena D’etadecome
son, farai deserta Di te la vita mia?fra vili schiatteLa
possanza e il valor delnome
nostro Cadrà disperso? coprirai dimuta
Squallidezza la tua patriamagione
,L’alta
magion
dei Brabanzesi? OtènoE Laudo
, che mirò schiuder tuoi lumi; Pur del dubbio s’angoscia, e nevan meste Quante ha guerriere plebi il suol ferace Ch’è dalVaro
precipitealle freddeAcque
di Lòira, perocché son tutte Al voler di colui del quale, o dolce Figlia, t’ingenerai. Certo non dietti 11 ciel rare virtudi e sì veloce Conoscimento e talleggiadro aspetto,
Sol perchè in tenebrosi aditi il serri,
Obliando te stessa e disfiorando
Tra
picciol tempo.Or
vien, figlia, consola Di tua presenza i lari tuoi, consola Del tuotalamo un prodea cui fortuna
E amor
sorrida. Molti duci sono Focosi d’acquistar le pellegrineTue
forme e pronti a misurar lor pregioCon
mostre di battaglie: entro lafesta Del mirabil tornèo pudica e alteraTu
sederai vedrai bandiere ed elmi Piumatiinnanzi a te, figlia, inchinarsi;Ed
allor sentirò balzarmiil cuoreE
fremertutto dimaterna
orgoglio.Potrai libera intanto averconsiglio Fra te dite
medesma
, e a pien tuogradòQualuuque
estimerai vincer per sermoE
per sembianze condurrai beato Alletuebraccia; odi ricchezze aviteGoda
anticosplendore e di superboReame
, ovveroil doterai*tu stessa In guisa che nonfìa minor d’alcuno:Molt’ oro avrà, terràconteeo ilregno»
Della scoscesa Otèno e sovra dieci Altre forticastella.
—
In-cotai voci Miste d*amplessi prorompea ladonna,E
lacrimandoalla rispostaattese.Palpita di rincontro esismarrisce L’ onesta dun?elletla, e in viva grana Colorandole gote,a terraaffigge ].parlanti occhi:
ma
sottile un foco L’ entra nel petto e lievesi propaga-Perlimenomi
polsi; allorsecuraRompe
ilsilenzio, e»quali ilcor gl’inspira Cotai formagli accenti,0 madre
, tuttoChe
m’offri, altrove posseder m’attendoE
più vago e più saldo e più perfetto.iVon-dir
che
le onoranzeiomi
dispoglio-Del chiarissimosangue, onde per sorte Concetta fui, nèche struggendo il1vezzo-so
dimia
gioveniude: un maritaggio'rita politica
,avesseroagiacere
iguude
e quasi sconosciute
,o potesse darsi
con-flitto tra 1*