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Il Monologo “Le parole e la repressione secondo Lenny Bruce” dal film Lenny (1974)

CAPITOLO 2 CENSURA E POLITICALLY CORRECT: CONFRONTO TRA USA vs ITALIA

2.2 Il Politically Correct .1. Due casi USA

2.2.1.2. Il Monologo “Le parole e la repressione secondo Lenny Bruce” dal film Lenny (1974)

Il film Lenny (Lenny, Bob Fosse, 1974), racconta la storia del comico americano Leonard Alfred Schneider in arte Lenny Bruce. Tramite i racconti dell’ex moglie, del manager e della madre, viene narrata l’ascesa e la disfatta del successo, il quale fu ostacolato dalle varie denunce e processi in tribunale per il suo umore provocante e per il linguaggio scurrile ed esplicito che usava nei suoi numeri nell’America chiusa e bigotta tra gli anni Cinquanta e Sessanta. Lenny Bruce è considerato uno dei padri della Stand Up Comedy.

In seguito, l’analisi del monologo “le parole e la repressione secondo Lenny Bruce” tratto dal film di Bob Fosse “Lenny”:

“C’è qualche lurido negro qui stasera? Volete accendere le luci per favore? E i camerieri e le cameriere possono smettere di servire per un momento? Grazie. E spegnete i riflettori. Che cosa ha detto? C’è qualche lurido negro qui stasera? Io so che ce n’è uno perché lo vedo lavorare laggiù. Vediamo... Ecco la due luridi negri e fra quei due negri c’è un giudeo usuraio.

E la c’è un altro giudeo. Due usurai e tre luridi negri e c’è anche uno spaghetti [...] un greco traditore e poi un paio di spagnoli unti e anche tre ubriaconi irlandesi vestiti bene... E poi c’è un tipo nero, nero, nero, moro... brutto. Un lurido negro. [..] Stavi per spaccarmi la faccia vero?

E con questo siamo arrivati al punto... e cioè che è la repressione di una parola quella che le da violenza, forza, malvagità. Se il presidente Kennedy apparisse in televisione e dicesse ‘vorrei farvi conoscere tutti quanti i negri del mio gabinetto’ e se continuasse a dire negro, negro, negro, moro, moro, moro... finché negro non significa niente mai più. Allora non vedreste più piangere un bambino di colore di sei anni perché qualcuno a scuola lo ha chiamato negro”.124

Queste parole sono state pronunciate dal comico americano Lenny Bruce nei primi anni Sessanta negli Stati Uniti, quando la libertà di parola ancora non esisteva. Lenny Bruce ebbe moltissimi problemi con la legge proprio perché fu uno dei primi a nominare temi considerati tabù: il sesso, le discriminazioni contro gli afroamericani. Il tutto tramite l’utilizzo di termini volgari e scurrili che all’epoca erano considerati reato nei vari Stati Americani.

124 Le Parole e la repressione secondo Lenny Bruce https://www.youtube.com/watch?v=3TDoTirPMZ0

Lenny Bruce tramite questo monologo vuole porre l’accento sul potere che la gente attribuisce alle parole e al loro effetto nella società. In questo caso la n word - com’è definita ora negli States, col tempo ha mutato di significante, sempre però facendo una netta distinzione tra bianchi e afroamericani. La n word oggi può essere usata in modo canzonatorio solo dagli afroamericani, un bianco che la usa in tal modo o anche come semplice battuta verrebbe etichettato come razzista. Un esempio è il rapper bianco Eminem: nelle sue canzoni parla della società americana contemporanea, ma non hai mai inserito nei suoi testi la n word.

2.2.2. Due casi italiani

Per i casi italiani ho scelto ciò che è accaduto durante lo show televisivo Tale e Quale Show che è stato accusato di Blackface: fenomeno che deriva dagli Stati Uniti, come pratica nata nel primo Ottocento che consisteva nel dipingersi la faccia di nero per impersonare in modo caricaturale gli schiavi afroamericani. Inizialmente fatto da attori bianchi in teatro, questa pratica è stata poi ripetuta nel cinema fino a scomparire negli anni ’60 in seguito al movimento per i diritti civili agli afroamericani, capitatati da Martin Luther King.

Questo programma non potrebbe esistere negli Stati Uniti oggi, probabilmente non arriverebbe non nemmeno a ricevere il greenlight dal Network proprio perché l’idea di imitare grandi nomi della musica (in questo caso americana) ricorrendo a qualsiasi stratagemma possibile per arrivare ad assomigliare il più possibile al cantante selezionato, verrebbe considerato offensivo. In Italia, proprio per le motivazioni spiegate nel capitolo precedente che riguardano la cultura italiana, questo fenomeno è ancora in voga tutt’oggi, per lo meno fino al caso che verrà analizzato di seguito.

Il secondo caso preso in esame riguarda il monologo di Pio e Amedeo durante la loro trasmissione Felicissima Sera, in cui Amedeo si è scagliato contro il politically correct che è arrivato anche nella Penisola. Amedeo usa in modo esplicito parole che ora sono considerate taboo in quanto offensive, per sottolineare il fatto che dovrebbero essere le intenzioni ad essere condannate, non il termine in sé. È interessante sottolineare che ciò che Amedeo dice riguardo al valore che una parola ha assunto con il politically correct, è la stessa cosa che disse Lenny Bruce negli anni ’60 con il monologo sulle minoranze etniche citato sopra. Il politically correct sta riportando la lingua (inglese o italiana che sia) agli anni della stand up di Lenny Bruce, quando certe parole non potevano essere dette. Lenny Bruce afferma che per rimuovere l’accezione negativa da un termine, bisognerebbe usare quel termine eccessivamente per normalizzarlo; Amedeo pone l’accento sulle intenzioni più che sull’uso del termine in sé. I due comici, sebbene in contesti diversi, affermano la stessa cosa: una parola presa da sola non dovrebbe essere considerata pericolosa o proibita. Se negli anni ’60 non si potevano pronunciare certe parole perché si andava contro la morale e si rischiava lo scandalo, ora con il politicamente corretto, certi termini sono “proibiti” perché offendono la sensibilità di determinate gruppi di persone. Il politically correct sta diventando una sorta di censura al contrario, in cui le parole che una volta erano considerate taboo perché immorali,

tutt’oggi lo sono perché ledono la libertà di essere delle persone e chiunque le utilizzi a prescindere dal contesto è da condannare. Ciò che vale la pena enfatizzare è che la stand up comedy è nata proprio per provocare e trasgredire e cambiare la società, ed ora questa è minacciata dal politically correct che vuole silenziarla a tutti i costi. Gli unici argomenti ammessi sono il sesso e i dettagli più intimi dello stand up comedian di turno.