• Non ci sono risultati.

Capitolo 3. Il Gui de Nanteuil: temi e stile della canzone

4. La lingua del Gui de Nanteuil

4.1 Lo studio linguistico in un testo franco-italiano

4.2.3. Morfologia Nome

Si registra un elevato grado di incertezza nella declinazione dei sostantivi; di seguito si segnalano alcune caratteristiche ricorrenti del testo:

1) Libertà nella declinazione bicasuale. Il tratto è tipico dei testi franco-italiani, ma non esclusivo poiché la percezione del sistema bicasuale inizia a dileguarsi già nelle scriptae francesi del XIII secolo421.

2) Sono attestate alcune forme che presentano un doppio genere, come nel caso dei vv. 111- 112 le mir/ la mir <mer. Frequenti sono i metaplasmi di genere rispetto al francese come, ad esempio, le color (35, 230, 240, 586)422, la sera (146)423.

3) I sostantivi dimostrano l’interferenza con il sistema delle scriptae italo-settentrionali: è il caso, ad esempio, di maçes (344), terra (315), ghere (783). Cfr. §4.2.6.

Di là dalle desinenze dei sostantivi che appartengono alle scriptae transalpine, nel testo si osservano alcune forme di femminili singolari in -a (çampagna 216); un femminile singolare in -s (luminasons 170) occasionato probabilmente dalla suddetta confusione nell’utilizzo del sistema bicasuale; un femminile plurale in -e (donzelle 3757, 3884); un maschile singolare in o (mondo 182); un maschile plurale in i (pobri 3865).

417 Nell’evoluzione dal latino, cfr. almeno mesure 179; 497 <MENSURA. Per riduzione del gruppo -NS-, per cui cfr. BERTOLETTI

2009, p. 182 e STUSSI 1965, p. XXI.

418 HASENOHR 1995, p. 222. 419 Cfr. CIGNI 1995, p. 375.

420 Cfr. MASCITELLI 2020, p. 285. Cfr., però, anche ROSELLINI 1990, CIGNI 1995, p. 373; SAVINO 1979, p. 15; SESSA 1979, pp.

124-126.

421 Cfr. CIGNI 1995, p. 375.

422 Per il maschile dei sostantivi in -OREM, cfr. ZINELLI 2007,p. 36; CIGNI 1995, p. 375; LIMENTANI 1972,§98.

423 Il fenomeno del «genre masculin des mots abstraits finissant par -or» è segnalato, come tratto franco-italiano, da HOLTUS

1998, p. 729. Si potrebbe, in realtà, leggere come semplice fenomeno d’interferenza con i dialetti italiani, nel caso attestato nel

Articoli

Per l’articolo determinativo maschile singolare, accanto a le maggioritaria, sono attestate anche le forme li (sia al CS che al CR), o (vv. 109; 817; 830) ed el (v. 564)424. Al v. 806 è attestata la forma i’ con elisione

per il che, in questa grafia, rappresenta solitamente il pronome personale di III pers. singolare (vv. 22; 26). Gli articoli determinativi maschili più attestati per il plurale sono i e li; si rilevano, tuttavia, anche forme meno frequenti come hiss (175), hi (177), iss (611), les (v. 494).

Più lineare appare, invece, la situazione dell’articolo determinativo femminile singolare: è la per il singolare e le per il plurale. Al v. 136 ricostruisco la forma las.

L’articolo indeterminativo per il maschile è un, a cui si alterna la forma provvista del morfema flessionale -s (uns). Per l’articolo indeterminativo maschile è attestata la presenza di alcune forme grafiche minoritarie: es. on; u’; um. Per il femminile, la forma maggioritaria è una, alternata a une. Solo due attestazioni di un al femminile.

Dimostrativi

Il dimostrativo mostra nuovamente l’interferenza tra le forme delle scriptae italiane (esiti in -a) e quelle delle scriptae francesi; es. cestui; collor; çela; cela; sta. Si rilevano anche le forme mieume (3912); mioome (487); miome (31). Sono attestate alcune forme del dimostrativo maschile con raddoppiamento fonosintattico: es. ccest; ccestu, ccille.

Legata all’uso italiano, anche la forma ne con valore partitivo.

Aggettivo qualificativo

Come per il nome, nel Gui c’è grande libertà nella declinazione degli aggettivi qualificativi. A ciò si aggiungono alcune importanti e frequenti deroghe alla norma d’accordo di genere tra sostantivo e aggettivo qualificativo: cfr. sant glexe (16), franche damiçels (28), argento brunie (47), sorveste partus (82). I comparativi sono in maggioranza analitici del tipo plus + aggettivo, ma sono anche testimoniate le forme sintetiche del tipo: pez (3842), melor (397, 628), santissme (435)425, some (476), menor (859), le mangne (93).

Pronomi personali

Sono ben attestate le grafie che mostrano l’interferenza con le scriptae italiane: cfr. çe (I); e’ (I)426; jo (I); el

(III); e’ (III); ei (III); f. ela (III); ell (III); f. ella (III); elo (III); noi (IV); nois (IV); vois (V); vus (V); vuss (V). Le forme del pronome personale indiretto e del riflessivo legate agli esiti peninsulari sono: me (I); mi (I); te (II); hi (III); i (III); ile (III); ille (III); llui (III); loi (III); lu (III); vi (V); v’ (V); ve (V), als (VI).

Per quanto riguarda le forme notevoli del pronome indiretto: cfr. il venetismo g’ (3992; 3993) per la III persona singolare e le forme ne; n’; g’ (818) per la IV.

424 Al v. 148 si legge lo, errore (paleografico) per la femminile («la gram pieté»). 425 Registrata anche da HOLTUS 1985, p. LX.

426 Cfr. GAMBINO 2020, p. 163: «Forma apocopata del pron. pers. di I pers. sing. eo, frequente negli antichi volgari della

Possessivi

Di là dalle forme contemplate dalle scriptae francesi, nel testo sono attestati alcuni possessivi occasionati dall’interferenza con le scriptae italo-settentrionali. Cfr., ad esempio, tue (II); so’ (III); soe (III); sua (III); sue (III); vostr’ (V).

Indefiniti

Il comportamento oscillante delle forme legate alle scriptae francesi e italo-settentrionali si manifesta anche negli indefiniti. A lato delle forme francesi, sono attestate le varianti altri (797); altre (59; 447); altres (132); atri (405 con la mancata vocalizzazione del nesso iniziale AL-),che (623) per ‘ciò che’; qual (26; 114; 421); chel (786) con significato di ‘quale’; nula (568); nule (687; 691; 933); nulle (471; 607); )tal (460); til (754, forse l’esito del passaggio ie>i); toct (71); tocti (65); toit (557); tota (815); tote (249; 345; 833); totes (267; 397; 618); tuct (132; 938); tucte (9); tutes (410)427.

Relativi

Il pronome relativo più frequente è che, la cui grafia rimanda alle scriptae italo-settentrionali. La grafia è quasi esclusiva; di contro, si registra un solo caso di grafia francese per il relativo que (762).

Altre grafie mostrano l’interferenza con le scriptae italo-settentrionali: çe (569), ch’ davanti a vocale (105, 218, 301), la forma veneta cha (533, 829), chi (7, 8, 69, 70, 85, 117), chui (415), chuie (50), cui (472, 802, 803, 884).

Avverbio

L’avverbio di modo è formato, con frequenza, con l’aggiunta del suffisso -ment o -mant. Lo stesso suffisso è utilizzato anche per alcune forme dell’avverbio di tempo. Vi sono anche forme dell’avverbio di modo senza suffisso, tra le quali si segnalano, per l’interferenza con le scriptae italo-settentrionali, almeno: accertes (838); bele (958); dolce (3); come (478; 689; 759; 850; 888); comunal (700); meu (838); sueve (56); voere (154; 691). Tra le forme dell’avverbio di tempo, si rilevano, poiché originate dall’interferenza, almeno: allor (4); apriese (<appresso, con dittongamento 52); orra (60); sempre (689; 885); talors (883); tosto (67).

Per l’avverbio di luogo, sono attestate alcune forme notevoli: avesine (247); ci (545); oltra (34; 72; 122; 128); oltre (155; 212; 961); sovra (915).

Per l’avverbio di quantità si rilevano le forme, esito di interferenza: multe (723); piu (730); puc (849); trop (760); tropp (140).

Preposizioni

Tra le preposizioni semplici che mostrano l’interferenza con le scriptae italiane, cfr. con; da (<de); in (<en); per (anche nelle forme par; pe’; pur); socto (anche nelle forme soct; sot; sote)428. La preposizione con regge il

complemento di compagnia (es. vv. 55; 406; 488; 494). Si presenta nelle forme co’ (68; 403; 850), com (466; 830), cun (455)429. La forma avec è attestata limitatamente ai vv. 40; 327.

427 Le forme tota, tote sono utilizzate per il femminile, mentre totes è il plurale maschile, ma al v. 618 è singolare. Per il pronome

caschun si osservano le forme f. caschune (840; 893); caschuns (743; 775; 849; 921; 925); cascuns (443); chaschune (474); chaschuns (23;

24; 445); chascuns (4; 75; 163; 334). La desinenza morfematica -s è usata senza rispetto dell’effettiva funzione logica dell’indefinito.

428 Per il nesso -ct- cfr. §4.2.1.

Vi è una tendenza diffusa per le preposizioni articolate sintetiche nelle forme dal (25); ao (38, 54 [ric.], 78); al (73); au (195, 413); del (279); do (351; 695); ai (428); diss (433); di (531); o (817). Testimoniato, ma minoritario, l’uso delle preposizioni articolate analitiche nelle forme a le (37); a la (41); da la (43); de li (144); de la (170); de le (710).

Congiunzioni

Accanto alla forma maggioritaria della congiunzione coordinante copulativa e sono attestate le grafie ed (298; 649; 792); et (569; 665; [ric.] 839; 3853); he (3).

La congiunzione coordinante avversativa è ma (44; 247; 426; 849; 883). Tra le grafie che rimandano all’interferenza si rilevano mai (159); maz (1444). È presente anche la forma an (13; 378).

La congiunzione coordinante disgiuntiva è rappresentata dalla grafia italiana o. La congiunzione coordinante conclusiva è adonche (1408); anche nella forma donche (1431);

Per le congiunzioni subordinanti, tra le forme create per interferenza tra le scriptae francesi e italo- settentrionali, cfr. almeno ché (congiunzione subordinante causale e finale) - che appare anche nella grafia cha (672) -, che (congiunzione subordinante concessiva, consecutiva, relativa), anche nelle grafie c’; ch’; chi. Un’unica attestazione della grafia francese q’ (87).

La congiunzione relativa è ò. Anche la congiunzione temporale mostra alcune grafie che evidenziano il rapporto tra le scriptae italiane e francesi: es. cand (74; 176); cha (51; 306; 331); chamd (155); chan (207; 432; 561; 586; 824; 845); chand (43; 212; 216; 231); chant (527; 553; 622; 749; 907); dapoi (630; 814); dapois (547; 867).

La congiunzione ipotetica è rappresentata dalla grafia se (102; 192; 213; 565; 578; 599; 616; 643; 733; 746; 847; 854; 913; 931). Più raramente nella forma francese si (336). Tra gli italianismi si rileva, infine, la forma ancho (375) per la congiunzione concessiva.

Numerali

La maggior parte delle forme per i numerali è originata dall’interferenza tra le scriptae d’Oltralpe e italo- settentrionali.

Per i numerali cardinali cfr. le seguenti forme notevoli: do (503; 556) e du (504; 647); tre (22; 334; 1121; 1231; ); chatre (381; 445; 560); cinche (556; 835); çinqe (398; 403; 483); cinqe (491); secte (395; 804); set (904); nov’ (896); quindic’ (20); decesept’ (58); decesect’ (567); vinti (896); vant u’ (48); vinti nov’ (896); sexant (730); santi (22); mila (78); milia (62; 266).

Per gli ordinali si rilevano le forme notevoli promere (744); terç (369); quarte (427). Si registrano, poi, ambliduss (562); anbledu (781); andus (564).

Interrogativi

Per i pronomi interrogativi registro la forma und (412) e don (415) con il significato di ‘da dove?’, con (133) con significato di ‘come?’

Verbo

La coniugazione dei verbi è uno dei settori dove l’interferenza risulta più evidente in termini qualitativi e quantitativi. In generale, si assiste a un modus operandi triplice: a) coniugazione oitanica; b) forme

d’interferenza (radice francese e desinenza italiana, ad esempio); c) forme italiane tout court. In generale, le prime due tendenze sono maggioritarie; ciononostante, la terza offre alcune forme notevoli. L’analisi contrastiva servirà, pertanto, ad analizzare le caratteristiche succitate.

Un elemento frequente è dato dal mancato accordo tra soggetto e verbo, come avviene spesso nei testi franco-italiani430.

1) Indicativo

Presente Semplice. Il presente indicativo risente del doppio modello di coniugazione francese e italiano. Come risultato, si attesta la convergenza tra le forme del perfetto francese e quelle del presente indicativo delle scriptae italiane in -a. La confusione tra i tempi verbali è spesso impossibile da risolvere poiché non vi è alcun rispetto della consecutio temporum431.

Le forme del presente semplice mostrano un’elevata aderenza al modello oitanico. Tra le forme che denotano, invece, l’interferenza: cfr. fai (II); doctrine (III); dice (III); baisia (III); va (III); balorda (III)432;

approseme (III); savomess (IV); trovon (IV)433; fete (V); velese (V).

Il verbo avor è generalmente coniugato secondo il modello oitanico; mentre etre pare oscillare con più frequenza verso il modello italiano: cfr. sui (I); ssu (I); sont (<sono I)434; sei (II); è (III); som (IV); son (VI).

Imperfetto Indicativo. L’indicativo imperfetto è attestato solamente nella desinenza oitanica -oit [clamoit; cramoit] della III persona singolare.

Passato Remoto/Perfetto. Come detto in precedenza in sede di commento del Presente indicativo, è frequente che la distinzione tra forme di perfetto in -a e le forme omografe del presente non sia esente da problemi, imputabili all’interferenza tra le scriptae francesi e italo-settentrionali.

Tra le forme che denotano un’oscillazione tra i due sistemi linguistici: cfr. aira (III); ama (III); baila (III); clama (III); dona (III); entra (III); intra (III)435; ardi (III); boi (III); bulli (III)436; fe (III); refueron (VI).

Per il verbo avor si segnala la sola forma oet (III). Nuovamente, l’analisi si dimostra più fruttuosa con il verbo etre, per il quale si registrano le forme occasionate dall’interferenza fusti (II); fo (III); fu (III); fus (III). Futuro Semplice. Il futuro semplice alterna le desinenze in -a (es. virra) a quelle in -oit (es. falleroit). Tra le forme d’interferenza, cfr. almeno amarai (I, con il passaggio ar<er); dirais (I); farrai (I); marra (III); trovara (III).

Tra le forme irregolari, in cui persiste la doppia uscita desinenziale italo-francese, si registrano arai (I); ara (III); avra (III, forse aura); serai (I); serra (III).

Sono anche attestate, per il futuro, la costruzione venir al futuro + participio passato [verra choneus] e a + infinito [a falir].

430 Cfr. HOLTUS 1998, p. 729. Ma la mancata distinzione è attestata anche nell’area italiana settentrionale (cfr. BERTOLETTI

2009,p. 237; TOMASIN 2004, p. 183).

431 Cfr. §3.2.1.

432 Il contesto sembra definire le forme come appartenenti al presente semplice.

433 Per la IV persona in -on è stata proposta un’origine legata al Nord-Est italiano, a causa della convergenza con -om (cfr. C.

BERETTA 1985, p. 240; A. BERETTA 2015, p. 241). Si vedano, però, le obiezioni di ZINELLI 2016b, p. 250. Per la sua diffusione in franco-italiano cfr. CAPUSSO 1980, pp. 58-59; CIGNI 1995, p. 376, a cfr. BLANCHARD 1976, p. 48, per la forma -on nei testi antico francesi. Per la IV persona del Presente è anche attestata, in rima, la forma in -ois [demetois].

434 Cfr. CIGNI 1995, p. 376.

435 Cfr. TOMASIN 2004,p. 186; STUSSI 1965,p. LXII; MUSSAFIA 1873,p. 20; ASCOLI 1878a, p. 268; RENIER 1899,p. 64; SATTIN

1986, p. 118.

436 Soprattutto in posizione di rima dove si trovano delle vere e proprie creazioni che sfuggono agli schemi di classificazione:

Passato Prossimo o Passé composé. Il tempo si costruisce con l’ausiliare dei verbi avoir/estre coniugato al presente. La doppia coniugazione, legata alle scriptae francesi e italiane, crea alcune forme costruite con a/é/son + participio passato, e alcune con oit + participe passé. Tra le prime, cfr. a abactus (III); è venu (III); son nès (IV); sons nascus (VI). Per il verbo avor si registra la forma oit avuhe (III).

Trapassato e Futuro anteriore. Il trapassato è debolmente rappresentato. È utilizzato generalmente per indicare un’azione precedente a un’altra nel passato. Es. avoit conplie (896); averois lit (524); avoit trametuhe (543). Anche il futuro anteriore è debolmente rappresentato: si rilevano le forme avra perdus (69) e avera fiançè e plovis (775)

2) Congiuntivo

Presente. Il congiuntivo, coerentemente con l’uso moderno, è utilizzato per indicare l’incertezza dell’azione. Nella coniugazione del verbo etre si registrano alcune forme legate alle scriptae italiane: es. sse (I); sie (III); sia (IIII). È anche attestato il congiuntivo esortativo per esprimere l’imperativo, del tipo soccorra (142).

Imperfetto. L’imperfetto del congiuntivo è utilizzato soprattutto per la costruzione del periodo ipotetico. Nel corso delle lasse italiane è utilizzato quasi esclusivamente con la desinenza delle scriptae francesi -st. Per il verbo etre, cfr., però, le forme fusti per la I e la II persona del singolare, fosse per la III.

Tempi composti. Il passato del congiuntivo è debolmente attestato. Si rilevano solamente le forme soie departis (774); acçe plassus (791). Il Trapassato congiuntivo è utilizzato specificatamente per il periodo ipotetico: es. fust + participe passé [fust arivès] e aus + participe passé [aus vint]. Per il verbo avor si registra la forma 3 avist avuhe (600)

3) Condizionale

Sono attestati sia il condizionale presente, più frequente, che il passato. Le forme del presente convergono saldamente verso la coniugazione delle scriptae oitaniche (-oie, -oit), nonostante un’occorrenza della desinenza -a (brisira III). Ben attestato è anche il condizionale sigmatico analogico sull’imperfetto congiuntivo437, con desinenza in -st (I; III, V). L’unica forma di quest’ultimo tipo di condizionale che

dimostra un’interferenza con le scriptae settentrionali è ameristi (II).

4) Imperativo

Le persone dell’imperativo attestate nel testo sono la II e la V. Tra le forme occasionate dall’interferenza, si segnalano fa (II); non guastier (II);

5) Participio e Gerundio

Il participio si presenta nei due tempi del Presente e del Passato.

Presente. La desinenza del participio presente è -ent/-ant. Il participio presente svolge, in alcuni casi, il ruolo del gerundio, poiché viene posto l’accento sulla durata dell’azione: es. bactend (463), broçand (353); clament (777); criand (484; 499); ucciand (476). Anche la sonorizzazione della desinenza -ent/-ant sembra sottolineare l’interferenza con le forme delle scriptae italiane.

Passato. Il participio passato è utilizzato per la costruzione dei tempi composti, ma si trova frequentemente in funzione di aggettivo qualificativo. Es. abatuhe (545); adubés (40); amollu (343). Si osserva, anche a livello dei participi passati, l’oscillazione tra le forme appartenenti ai due sistemi linguistici: es. metus (423); mis (210); mantenute (15).

Gerundio. Per il Gerundio cfr. §Participio Presente. È sicuramente una forma del gerundio facçando (97). La graduale perdita di funzione verbale del participio presente può essere stata una delle cause di tale oscillazione438. Il gerundio si ritrova anche in forma analitica, rappresentato dalla perifrasi venir + gerundio

«vient brocçand» (216).

6) Infinito

Le coniugazioni mostrano numerose oscillazioni tra il sistema francese e quello italiano. A lato delle coniugazioni francesi (er, ir, re)439, si rilevano le desinenze occasionate dall’interferenza con le scriptae

italiane:

-ar: es. far [<are] (183);

-ere: es. abasere [<-er] (858); encalçere (395);

-ire: es. croire (336; 616); guinchire (3948); bondire (3942); colpire (3939); prisire (<-ier 7); -or: es. avor [<-oir] (683; 891);

È anche attestato l’infinito passato del tipo avors euhe (539); advor cherue (605); avere mançè (861).

7) Passivo

Il passivo si avvale con regolarità dell’ausiliare etre coniugato al tempo corrispondente. È frequentemente usato con i verbi che si riferiscono alla sfera militare: es. sso mise (814); est abatu (341); fust altereste (472); fu alumès (724); foe acchixe (14); stoit enbanie (907); etre bactiçé (653); soroit frussès (158).

Anche nella diatesi passiva, si osservano le oscillazioni tra i sistemi morfologici delle scriptae italo- settentrionali e francesi: es. est cargiè (99) – è carçè (926).

438 Cfr. BERTOLETTI 2009, p. 249; STUSSI 1965, pp. LXIX-LXX.

439 Non rappresentato direttamente, ma solamente attraverso i tempi della coniugazione si registra anche -oir: es. [ardoir]. Alla

4.2.4. Sintassi

Per la sintassi del testo, si riportano le seguenti caratteristiche440:

1) Oscillazione tra tu e vos. Le due forme sono utilizzate quasi esclusivamente nel discorso diretto dove si sostituiscono liberamente: es. «Ne savons chi tu soies: metons ad vos sperançe» (409)441.

2) Si osservano alcune costruzioni particolari, tra le quali: a) ne pooir muer ne con significato di ‘non poter fare a meno di’; b) aler + à + inf. e aler + inf. per il futuro; c) aler + part. pr. /ger. con significato ‘non essere ...’. es. ne alés deloians, ‘non indugiate’ (581); alere encoronans ‘essere incoronato’ (585); va cançans (586); d) ancho + ne con significato di ‘mai’ (375); d) gerundio assoluto: «Veant tot le bernaçe» (843); e) venir + gerundio «vient brocçand» (216).

3) Genitivo. Per l’espressione del genitivo si alternano la costruzione “francese” priva di preposizione e quella con la preposizione. Es. «le fi Marie» (52); «ensagne de ci tradetor» (165). 4) Ne/en. Si osserva un uso alternato delle particelle ne e en con valore partitivo, secondo

l’interferenza delle scriptae settentrionali e francesi. Es. «E cellor ne fait çoie» (803); «tot en tentist la plaine» (144).

5) Il passivo con venir. Il passivo è costruito, in una sola attestazione, con il verbo venir e il participio passato: «verra choneus» (70).

6) Pleonasmo pronominale. È attestato il pleonasmo nominale, ad esempio, in «Miome au damissel pieté si l’apreste» (487).

7) Pronome possessivo e articolo determinativo. Il pronome possessivo convive, saltuariamente, con l’articolo determinativo442. È il caso, ad esempio, di «la ma druarie» (43) e «la sa filosomie»

(899).

4.2.5. Lessico

Nel Gui de Nanteuil sono attestati alcuni sostantivi che Holtus443, studiando la Bataille d’Aliscans,

identificava già come franco-italiani, cioè attestati in differenti opere attribuite convenzionalmente al panorama della letteratura francese d’Italia. È il caso, ad esempio, di armansor (817, 3786), graile (740), grale (741), ligue (395), storm (3856), tambor (861, 3796), termine (252, 673), trait (289, 388, 806), traite (241). A

440 Sono tralasciate le caratteristiche di cui si è parlato in sede di commento della morfologia del testo, come ad esempio la

caduta delle regole del sistema bicasuale. Cfr. ancora il disaccordo di genere e numero. Uno dei tratti più evidenti della sintassi del testo è il frequente disaccordo di genere e numero tra soggetto e aggettivo (cfr. §Aggettivo qualificativo), articolo e sostantivo e tra soggetto e verbo. Es. erbecte punsent, arboseus reverdixe (2); cest paroles (159). Anche per l’accordo dei nomi collettivi il testo mostra un comportamento ondivago. Ai collettivi segue il verbo al singolare nel caso, ad esempio, di «compagne lor traroit» (101); «jent est arivès» (219); il verbo al plurale in «jent ensirent» (220). Infine, si cita qui, rimandando alla Morfologia, il metaplasmo di genere. Si assiste, con frequenza, al cambio di genere nei sostantivi. Cfr. §Sostantivi. Alcune forme si ritrovano al maschile e al femminile. Es. «le mir» (72); «la mir» (112).

441 Cfr. HOLTUS 1998, p. 729. 442 Cfr. CAVALIERE 1958, p. 29. 443 Cfr. HOLTUS 1985, pp. LI-LXI.

queste aggiungeremo valure (507)444, lugor (229)445, bragagne (91)446, sagure (189)447, glexe (16)448. Alcune forme

lessicali peculiari del testo sono plasmate per rispondere alle esigenze di rima: è il caso, ad esempio, di coloere (370); trapassasson (961); declinaroie (889); plassuhe (606).

Da un punto di vista sintagmatico, si osserva un’ampia interferenza fra le scriptae francesi e italo- settentrionali: cfr. dame (575) – dama (117); dit (172) – dice (28). Da un punto di vista paradigmatico, un termine può presentare differenti livelli di interferenza linguistica: cfr. neve (95; 97; 107), con vocalismo francese, ma consonantismo italiano.

Tra i lemmi del testo, si è scelto di seguito di analizzare alcune forme notevoli, rimandando al Glossario lo spoglio completo dell’opera:

Acçarine: agg. qual. ‘d’acciaio’ (253). Corrisponde alla forma delle scriptae francesi acerin. Il lemma si

ritrova, in variante grafica, nella letteratura franco-italiana449. Acarin: La Guerra d’Attila II, XIV,886; II, XV,

2684; II, XVI,1022; II, XVI,6117.Açarin: Entrée d’Espagne, 4745; 6608; 15699; Foucon 2931; Enfances Ogier le Danois 9689; La Guerra d’Attila I, II,1365; I, IV,149; I, VII,490; I, VIII,1276; I, X,123; I, X,771; I, XI,1051; I, XII,1916; II, XIV,3239; II, XIV,3236; II, XIV,3265; II, XV,2693; II, XVI,2823; II, XVI,7056;Passion de Venise 93; Roland V42189.Acarine: La Guerra d’Attila I, XII,915. Açarine: La Guerra d’Attila, I, I,326; I, XI,356; II, XIV,1653; II, XV,3954.Açarins: La Guerra d’Attila I, VIII,2167;Pharsale 1340. Holtus segnala, tra i propri tratti franco-italiani, la forma aggettivale açaré, con il medesimo significato450.

Actensir: v. int. ‘difendersi, proteggersi’ (323). La forma corrisponde al francese tenser, che risulta ben

attestato nell’Attila (24 occorrenze) e una volta nell’Entree. Alla lista offerta da Mascitelli delle occorrenze del verbo451, si aggiunge l’attestazione di tenser nell’epimythia XVII, 2, del codice Milano, BA, N 168 sup.452.

Coerentemente con la tendenza della scripta franco-italiana, il lemma presenta un’innaturale prefissazione453.

Arborsel: s.m. ‘alberello’ (299). La forma corrisponde al francese arbroisel. Il lemma si ritrova, in variante

grafica, nella letteratura franco-italiana. Alborsel: La Guerra d’Attila I, III,3; II, XIV,1497.Arborsel: come nel Gui, si ritrova in La Guerra d’Attila I, XII,2243.

Armansor: agg. qual. ‘vittorioso’ (871; 3786). È la forma del francese T-L: aumaçor. Il lemma è utilizzato come attributo dei re saraceni e spesso funge da sostantivo per indicare gli stessi sovrani. In questo senso si veda: Almançor: Roland V7770, 1309. Almansor: Roman d’Alexandre (B) 8057; 8180; Entrée d’Espagne 9995; Foucon de Candie V19 4892; 4896; 9876; Karleto 6100; Berta e Milone 9057; Macario 13494, Roland V4 803; 864; 1192. Amansor: Karleto 6702. Armansor: come nel prologo, Entrée d’Espagne 12446. Aumansor: Bataille d’Aliscans 24; 5058.

444 Per cui si segnalano, almeno, Entrée d’Espagne 11436; Foucon V19 3637; Guerra d’Attila I, I, 439; I, II, 579; I, IX, 120; I, XII,

1298; II, XV, 200; Prise de Pampelune 2003.

445 Entrée d’Espagne 3106, 15032; La Guerra d’Attila I, IV, 360; II, XV, 334.

446 bragagner: Berta da li pe grandi (Scattolini) 712, 1875. 2) bragangne: Foucon de Candie V19 2807. 3) Bragaigne: Entrée d’Espagne 1881,

10553. 4) Bragagné: Karleto 6775; Chevalier Ogier le Danois 13247. 5) Bragagne: Entrée d’Espagne 4905, 5827, 7689; Foucon V19 5356;

Pharsale 816, Aquilon de Bavière 2, XXXIV, 15; 6, XV,16; 6, LXVI, 21.

447 Chevalerie Ogier le Danois, 11958; Aquilon de Bavière 2, XIX, 28; 6, LXXXVII, 5; 6, XCI, 32; 6, CXXVIII, 14; 7, XIX, 30; 7,

XCVI, 17.

448 E le forme equivalenti: clesie (674); glessie (512; 728); glis (3863); glise (817; 3764); glises (1278). Si confronti almeno: Karleto,

6218: glese. Entrée d’Espagne, 11457: glesie. Per alcuni esiti nella scripta del manoscritto rolandiano della marciana (V4) cfr. BERETTA 2015, p. 223. Come già affermato in sede di commento letterario, si osserva la necessità di uno spoglio quanto mai diffuso delle opere della letteratura franco-italiana.

449 Per le citazioni, se non specificato, si rimanda alle edizioni in bibliografia finale. 450 Cfr. HOLTUS 1998, p. 734.

451 Cfr. MASCITELLI 2020, p. 69: «oltre al poema di Nicola da Casola, si rintraccia solo in EntreeT». 452 Cfr. GUARIGLIA 2020a.

Belançe: s.f. ‘equilibrio instabile’ (402; 757). È la forma T-L:balance. Il significato più comune è quello di ‘bilancia o di giustizia’ (cfr. Bergo 2015, p. 267; v. balançe). Con questo significato, si legga, ad esempio

balançe: Macario (Bergo) 15279; Foucon 590; 3227; 7651; Chevalerie Bovo 4061; 4489; Ogier Geste Francor

9721.

Bindes: s.f. ‘strisce di tessuto’ (163). Corrisponde al francese bande, ma la conservazione di i tonica, oltre

all’etimo germanico *bindo, rimanda all’italiano settentrionale binda454. Binda: Neminem laedi pavese cap.

XXVII; Lapidario estense Prologo; Passione genovese; Bibbia istoriata padovana Es. 39, 127-128. Nella letteaìratura franco-italiana sono presenti forme come binder (Bovo modenese, v. 210; Devisement CCXXVI, 3;Pharsale, v. 1111); bindea (Macario, v. 13981); binde (Vie de Sainte Caterine, v. 2094).

Blastezer: v.tr. ‘bestemmiare’ (3820). La conservazione del nesso bl- (<BLASPHEMARE) è tipica delle scriptae transalpine e di area italiana settentrionale. Cfr. blastemare: Bescapé (1347); Blastem: Bonvesin De die iudicii (235). Blastemma: Paolino Minorita XVI, XXVII. Blastemava: Vang. Venez. (Lc. 4; 23).

Blastema: Passione Veronese. La forma del Gui pare un unicum nella letteratura franco-italiana, ma il Roland

Documenti correlati