Capitolo 2. La tradizione manoscritta
2.3 La relazione tra i manoscritti
Nell’edizione del testo si è scelto di presentare, a lato della lassa di V, le varianti della tradizione, quando queste differiscono in maniera significativa dalla lezione del codice marciano174. Oltre alla lezione di M,
si riportano anche le lezioni significative di B ed F, oltre alla totalità dei versi corrispondenti di P. Nel presente capitolo si anticipano il confronto tra alcune varianti e le conclusioni relative alla tradizione del testo.
2.3.1 Il codice Venezia, BM, fr. Z X (=253)
Il codice di Venezia presenta alcuni scambi ed errori frequenti che sarà opportuno mettere in luce in questa sede; alcuni di essi sono probabilmente da attribuire ai copisti di V175. Gli errori del manoscritto
non si esauriscono nello spazio del breve elenco presentato. Per alcuni di essi si rimanda, infatti, ai §§ 4.2 e 4.3 poiché rappresentano delle importanti spie linguistiche. Es. noia per noie (1208); coreje per coroje (1211); gentilesse per gentilise (3768).
a) scambio e/o. Si tratta dello scambio più frequente e agisce sia in posizione di rima che all’interno del verso. Es. dos per des (1010); Aufalorne per Aufalerne (1039); fol per fel (1318); mot per met (1320); droitator per droitater (1463); o per e (1531); del(s) per dol(s) (1591; 2759; 3201); dogre per degre (1661); ost per est (1788; 2351; 3685); froin per frein (1896); foleit per foloit (2110); estroit per estreit (2117); seir per soir (2165); senje per sonje (2565); Morot per Moret (2586); forces per feres (2606); soine per seine (2673); aroste per areste (2678); coite per ceinte (2848); ostablie per establier (2998); cels per cols (3188); legie per logier (3241); cortes per certes (3657); coreor per coreer (3666); sevent per sovent (3737); plonis per plenis (3857); emenois per omonois (3862); ost per est (sost. 3884); des per dos (4071); fors per fers (4103); seper per soper (4191); ploner per plener (4223).
b) scambio a/o. Si tratta di uno scambio meno frequente, forse occasionato da un errore paleografico. Es. lo per la (148); ar per or (839); corgieç per cargieç (1079); passez per possez (3107); lo per la (3699).
c) scambio a/e. Anche questo poco frequente. Es. cerne per carne (173); noia per noie (1208; cfr. §4.3); gent per gant (1658, anche lectio facilior); egenis per agenis (1711).
d) scambio a/u. Es. suble per sable (1240); lu per la (1687); escas per escus (2393); farent per furent (2464; 2597); fa per fu (2697; 3468).
e) scambio f/s. Lo scambio è frequente. Es. seroie per feroie (398); conuif per conuis (1131); sis per fis (1698); fenio per senio’ (1873); pluisors per plui fors (1971); feit per seit (2322); solers per folers (3459).
f) scambio v/n. Lo scambio è frequente. Es. nois per vois (756); donee per douee (1039); vos per nos (1079; 1307; 1824); nas per vas (1158); mavir per manir (1454); ben per beu (1472); lenee per levee (1707); sevie per Seine (2300); vait per n’ait (2379); renait per revait (3149); danant per davant (3326); vorie per norie (3775); sou per son (3885); angosons per angosous (3933);
g) scambio e/c. Es. veneu per vencu (1011); elozier per clozier (1747); ealce per calce (1941); eagnet per cignet (2599); alces per alees (3466); elers per clers (4078); scus per seus (4220).
173 Il presente capitolo rielabora, corregge e amplia il contributo GUARIGLIA 2019a. 174 Si rimanda al testo per il confronto puntuale tra i codici della chanson de geste.
175 Come è noto, non è agevole individuare quale sia stata la responsabilità dell’autore e quale quella dei ricopiatori.
h) scambio o/c. Tra questi scambi rientra anche il problematico v. 944, con l’errore nella raffigurazione della miniatura: chi per ohi (944). Altri es. cir per oir (1052); deolin per declin (1598); amercit per ameroit (2252); scaver per soaver (2419); cest per oest (3482); cie per oie (3632); scure per soire (3932);
i) scambio i/r. Es. oi per or (1017); porsse per poisse (1233); rois per iors (1588; 3628; 4053); boiseie per boisere (1951); adestiarent per adestrarent (2338); mor per moi (4207).
j) scambi minori. Es. teste per feste (489); reve per leve (611), forse da attribuire a rotacismo della liquida; Galelon per Ganelon (869); cibes per cites (1046); milieres per molieres (1279); acivenais per aciverais (1453); esprese per esprise (1526); Lordelle per Bordelle (1550); porporte per porponte (1628); bavi per brui (1865); lovaton per lo Varon (1893); seir per seit (1963); tais per tals (1914); barc per parc (1962); lacier per d’acier (2047, probabile lectio facilior); nu per mu (2264); destendent per descendent (2445); arenuz per crenuz (2600); ael per cel (2722); ton per tot (2915); inxerore per inperore (2991); anconie per antonie (3082); mer per met (3172); flimee per fluvee (3259, per confusione dei tratti); pertie per percie (3352); luens per buens (3385); ales per cles (3452); forude per forure (3866); ace per ate (3985).
k) caduta del titulus. La caduta del titulus è frequente, sia per la nasale che per la vibrante. Es. saglente per sanglente (214); ema per emena (327); portes per por tres (371); desoie per desroie (382); agosios per angosios (466); p vos per per vos (529); preduhe per prenduhe (596); paturist per parturist (687); emper per emperer (932); epere per empere (3913); cris per crins (1002); pç per proç (1036); pnce per prince (1173); blase per blanse (1459); palament per parlament (1558); auferat per auferant (1909); redez per rendez (2647); aport per aporter (2934); tagier per targier (3132; 3243); ipere per imperere (3202); gnon per grenon (3663); amai per amerai (3746); mveilles per merveilles (4175); cier per crier (4226). Al contrario, è anche presente l’ipercorrettismo; es. en per e(t) (293;
839; 2670); mervelons per mervelos (374); verent per veret (561); vons per vos (683); en per è (781); pin per pi (830); len per le (918); rinche per riche (1485); front per font (2347); anlt per alt (2665); blanzon per blazon (4155). Errore nello scioglimento del titulus. Es. s’en arere per s’est arere (2367).
l) Fusione delle lettere contigue. In alcuni casi, la fusione può spiegarsi con la sinalefe; in altri, sembra trattarsi di un errore di distrazione del copista. Es. l’abatus per l’a abatus (276); chi l’oie per chi’l loie (387); Aiens per à Aiens (920); a çuçer per a à çuçer (981); il ont per il l’ont (1612); aimi per aim mi’ (1791); il a per il la (1977); a veue per a aveue (2280); relion per relijon (3575).
m) Caduta vocale interconsonantica. Es. vve per vive (541), in questo caso, la caduta è occasionata, probabilmente, dalla confusione dei tratti. Ancora, Asprmont per Aspremont (2367); Hrvi per Hervi (2602); abruez per abrivez 3688, a causa della confusione dei tratti); inetrice per jenetrice (3778).
n) Diplografie e aplografie. Es. mostrai per mostrarai (428); rere per re (572); entra entra per entra (693); vi vis per vis (707); avent per avenent (735); fetes scris scris per fetes e scris (780); ostestes per ostes (1361); desiteres per desiteres (3462); ne per ne mer per ne per mer (3777)
o) Assimilazioni e dissimilazioni. Es. ghevria per gherria (1198); tiberr per tibert (1202).
p) Dimenticanze sanate. Si tratta di versi ipometri che vengono corretti successivamente dalla stessa mano. Es. por cele patiançe vertus per por cele vertus e por cele patiançe (751).
q) Errori d’incomprensione del teso. Si inseriscono qui, alcune forme che appaiono come vere e proprie incomprensioni del dettato. Es. sor la valançe per sor Valançe (915); vretbroie per verdoie (1220); herberja Charle per herberja (2510); fionce per France (3202).
r) Errori sanati. Gli errori sono sanati, soprattutto dalla prima mano, attraverso i segni di espunzione o grazie all’inserimento delle lettere mancanti in interlinea. Es. baclorda (876); vedue (890); ne (901); volt (922);
s) Metatesi. Es. gart per grant (1014; 3436 con contestuale caduta del titulus); flos per fols (2253); quatre per quarte (2547); seloil per soleil (2551, metatesi forse occasionata dallo scambio e/o); perz per prez (2631); treter per tretre (3943); cles per cels (4278).
t) Omissioni e lacune. Es. omissione del verbo (font 1057; doné 1985; a 4028), del complemento oggetto (honte 2260), della congiunzione (cum 3544).
u) Lectiones faciliores. Es. dirons per lairons (1089); Hervi per hui (1847); cies per casse (1849); vit per cait (2082); civaler per civalcer (4220).
È complicato fare una stima degli errori tra le sezioni di origine italiana e quelle francesi, per la maggior estensione di queste ultime. Tuttavia, un dato risulta significativo. Alcuni di questi errori, come la caduta dei titula, le diplografie o alcuni scambi particolari, sono ben presenti sin dalla prima strofa. Altre tipologie di errore (come c/e; i/r; o/c) sembrano, invece, apparire con frequenza solamente nella seconda parte del codice, non solo in concomitanza con la sezione d’origine francese, ma anche con la presa in carico della copia da parte del secondo copista. L’esempio più evidente è il frequente scambio e/o. La forma si ritrova in un numero limitato di casi nel corso del prologo, mentre aumenta sensibilmente dopo il foglio 15r, il momento in cui subentra il copista β176.
Di là dagli errori, in V si osservano alcune forme, in particolare ai vv. 3008 e 3060, in cui il verso presenta un’evidente ipermetria. L’anisosillabismo non è causato, in questo caso, dalla convergenza verso forme legate alle scriptae italiane settentrionali, quanto dalla duplicazione aggettivale.
Venezia, BM, fr. Z X (=253) Ed. Guariglia 2021
Amors effree fermee (3008) Amor sesfree
Les elumes gemez elacez (3060) Les elumes gemez
Nel primo caso, il copista sembra non aver riconosciuto la forma sesfree (M safree). Ha ricostruito, pertanto, l’aggettivo effree, ben attestato nel Gui de Nanteuil. La presenza del secondo aggettivo si spiegherà, forse, con un’errata interpretazione del passaggio. Tuttavia, non è detto che l’incomprensione sia da attribuire alla seconda mano di V: la presenza di una doppia forma potrebbe, altresì, indicare la presenza di un’editio variorum come antigrafo, oppure una contaminatio della tradizione, o, ancora, un’incomprensione del dettato da situare più in alto nello stemma codicum. Il secondo caso sembra, invece, appartenere propriamente alle casistiche di un’editio variorum o – più probabilmente dato la tipologia di testo - di una contaminazione. Il v. 3060 è ipermetro poiché la forma elumes presenta due aggettivi177, assenti nel codice di Montpellier.
2.3.2 I codici di Venezia e Montpellier
L’analisi dei legami tra le varie lezioni deve necessariamente cominciare dal confronto tra i due testimoni che conservano integralmente il testo: il manoscritto di Venezia (V) e quello di Montpellier (M). A un primo confronto, si osserva che le differenze tra i due codici sono già presenti a livello dell’estensione del testo, dato che il ms. V contiene 4281 versi, mentre il codice francese 2913. Tale discrepanza è data da alcune lasse unicamente presenti nel codice veneziano.
176 D’altra parte, la sezione francese attribuibile alla prima mano è assai limitata; cfr. §4.4.
177 Cfr. lassa CLXXVII. Lacez è da considerare come un aggettivo ‘allacciati’, ma questo non si sposerebbe al meglio con il
verbo «vestés» che sembrerebbe reggere la frase (Come è possibile, infatti, ‘vestire’ degli elmi ‘alacciati’ ?). Due soluzioni sono possibili. Da un lato si potrebbe considerare e lacéz come il risultato, a seguito della caduta del titulus per la nasale, di enlacez, imperativo per ‘stringere, allacciare’. Così facendo si ripristinerebbe una struttura chaistica (imperativo + complemento oggetto, complemento oggetto + imperativo) frequente nel testo. Allo stesso modo, il fremés di M sarebbe da intendere come imperativo e non come aggettivo, come in Di Ninni. La frequenza di gemez nel Gui sarebbe la causa della doppia forma.
Il prologo marciano. La maggioranza dei versi che V presenta in eccesso rispetto a M costituiscono il prologo di origine italiana che introduce il Gui de Nanteuil, attestato unicamente nel codice marciano (vv. 1-943). La sezione introduttiva è, di fatto, un accessus al testo del Gui, poiché rielabora e sintetizza le vicende della seconda parte dell’Aye d’Avignon, fornendo il presupposto allo sviluppo della canzone di gesta. Sull’originalità del prologo si è già detto a sufficienza178; si ritornerà in seguito sull’argomento179 con
osservazioni linguistiche puntuali sull’usus scribendi dei due copisti e sulle differenze linguistiche tra la sezione italiana e quella francese.
Lasse XLIII. A raccordo tra prologo e chanson, in V è posta la lassa XLIII, la prima della canzone per McCormack o l’ultima del prologo per Cavaliere. Tale lassa trova un’eco parziale nella lassa II di M e F. In V si presenta la vicenda dell’Aye, appena narrata nel prologo, con la conversione di Ganor e la morte di Milone. Anche la lassa II di M e F narra le vicende della seconda parte dell’Aye d’Avignon. La lassa I dei manoscritti francesi, assente in V, si concentra, invece, sulla prima parte dell’Aye con la presentazione dei personaggi di Aye, Garnier e Berengier.
I
Oi avez de dame Aye, la bele d’Avignon De Garnier de Nanteuil, le nobile baron, Pres fu de parenté Girart de Roussillon Et fu cousin germain Regnaut le fix Aymon, Aye prist à moillier par le congié Kallon. Tuit furent destourbé par .i. mauvéz glouton Cil et nom Berengier, si fu niéz (F filz) Guenelon, Celui qui de Rollant fist la grant traison
Qu’il vendi (F trai) comme fel au roy Marcilion, Dont furent mort à glesve li .xii. compegnon; onques cil Berengier ne fist jour se mal non; L’ame li traist du corps Garnier le fix Doon, Puis en requist la trieve Amalgré et Sanson Et il rochistrent lui par mortel traison.
La lassa XLIII in V è, invece:
XLIII
Ohì aves por vers et po’ rasson Siccom le roi Ganor reçuit benision E prist dam Aie, la bele d’Avengnon. Sol por s’amor sa loi refueron Margot e Apolin e son Deu Balatron, Plus de secte cent milie por amor de Guion Le valect de Nantol che tant fu jenteoss on. Che tucti croit en Deu e prist bactesçesson E ce fu gran vertus che Deu en demostreron, Chaschuns de bon coraje sanç nulle proieson
178 Cfr. §1.4.2. 179 Cfr. §4.4.
E Ghenor por amor, ensi co’ nos trovon, Cevaler fist Gui con gran delectasson E sect ans tot enteri por dedans sa masson Ò le fist norire de pitet garçon,
Se bele fist no à la perdition
Tant stoit Guion saçe e cortois baron Che plus ama Ganor c’ome de cest mon E ça oltre son volor non fist trapassasson, Honors e fialté sanpre le portaron E à piaçer le roi le rendi ghierdon
Ch’à sa mer le donoit ad sire e à conpagnon Sicom dite la scricture chant oit mort Milon II
Pleiroit vous à oir une bonne canchon?
Li vers en sunt mout bon (F en sont bien fet), si a mout contoison, (F cortois en est li son)
Si com li rois Ganors rechut beneichon
Qu’il crut Damedieu (F en deu) et si guerpi Mahon, Margot et Appolin, Jupiter, Baratron (F omiss. ) Plus de .xl. (F.L.) mile en i baptiza on,
Qui tuit current en Dieu pour l’amour de Guion, Le vallet de Nantueil, qui tan ten fu en prison, Que Ganor fist nourrir petit (F souef) en sa maison Or aproche le terme que l’en rent guerredon; Il li donna sa mere, quant il ot mort Milon
Questa lacuna è un dato interessante e sfuggente allo stesso tempo: perché il copista dell’antigrafo di V avrebbe dovuto riproporre la medesima narrazione del prologo nella lassa XLIII, eliminando la sezione relativa alla prima parte dell’Aye? Una risposta potrebbe celarsi nella tradizione dell’Aye. Sia Meyer180 che
Eddison Tatham181 hanno sottolineato una netta bipartizione dell’opera: le due sezioni narrative182,
intervallate dalla momentanea pace tra Carlo e Garnier, sarebbero attribuibili a due diversi autori. La questione merita sicuramente un’indagine approfondita: accettando l’ipotesi di Meyer, si potrebbe pensare che a tale divisione corrispondesse anche una tradizione separata delle due sezioni. Di conseguenza, il copista di V potrebbe aver insistito sulla seconda parte dell’Aye perché non conosceva la prima. Saranno, tuttavia, da considerare le obiezioni di Borg che non ravvisa elementi sufficienti per pensare a una doppia autorialità dell’Aye e attribuisce la netta separazione delle sezioni a uno stile e una coerenza interna poco sorvegliati183. L’operazione di riscrittura della lassa XLIII potrebbe, così, essere
stata causata solamente da una questione di tradizione del testo: il rifacitore non avrebbe voluto allontanarsi troppo dal modello preesistente o, semplicemente, non avrebbe saputo raccordare meglio il segmento proemiale alla canzone.
Tra il prologo e la lassa XLIII in V esiste una certa uniformità linguistica: la lassa XLIII presenta forme che denotano l’interferenza tra le scriptae francesi e italo-settentrionali (es. benison, jenteosson, bactesçesson, tucti per tous, delectasson, enteri per entiers, trapassasson, scriture). Per quanto riguarda l’origine, essa si colloca in una posizione intermedia tra Italia e Francia. Si può ben affermare che la materia è francese, dato che alcuni versi si ritrovano, seppur modificati sensibilmente, in M e F. Essa subisce, però, un adattamento profondo ad opera del rimaneggiatore italiano. Si tratta, in sostanza, di una lassa riassuntiva con funzione di raccordo tra le due sezioni testuali.
Lassa CLXXVIIII. Sul ruolo di lassa rappel, si rimanda anche alla lassa CLXXVIII. L’unità strofica è assente in M ed è superflua rispetto alla narrazione. Si configura come una sorta di sommario di ciò che avviene nelle lasse immediatamente precedenti a vantaggio degli ascoltatori o dei lettori della chanson de geste. Pur condividendo la funzione riassuntiva, tra le lasse XLIII e CLXXVIII intercorre una differenza profonda di tipo linguistico: se il prologo e la lassa XLIII sono fortemente modificate da reagenti delle scriptae settentrionali italiane, la lassa CLXXVIII appartiene al gruppo delle lasse di origine francese, come si evince dalla scripta.
Lasse LXXIV-LXXVI. Le tre lasse mancano in M. In esse è presente la tenzone tra Aigletine e Arnald sul tema dell’amore. Ai richiami alla prudenza di Arnaldo, Aigletine risponde con l’accusa al cavaliere di essere ormai troppo vecchio per innamorarsi. Le offese della principessa di Guascogna suscitano la risposta piccata del paladino. L’episodio narrato è peculiare: se una tenzone si verifica effettivamente anche tra Carlo e Gui, essa non assume tale forma né tale argomento.
Le lasse presentano una grafia e una fonetica fortemente italianizzate (pasianse per pacience, maraz per marais, zonse per chose). Anche la metrica risente della patina linguistica: la rima -anse compare nella lassa LXXVI, poi solamente a CCXXXI, CCXXXVII. Così come unica è la terminazione in -az che traspone le desinenze - ais e -age (ontaz, maraz). Non sembrano esserci dubbi, pertanto, riguardo all’origine italiana delle tre unità strofiche.
Lassa CXXIV e CLVIII. La lassa CCXIV si situa subito dopo la morte di Ardré, figlio di Amalgin: Aygletine chiede al re il congedo per poter raggiungere Gui, ma Carlo glielo rifiuta. A differenza delle lasse sopra
180 «La chanson d’Aye d’Avignon telle que nous la publions d’après l’unique manuscrit qui en soit parvenu jusqu’à nous, ne
semble fomer, à premiere vue, qu’un seul et même ouvrage; mais, en y regardant de prés, on s’aperçoit aisément qu’elle se divise en deux parties bien distinctes et qui ne sont pas du même auteur». GUESSARD – MEYER 1861, p. I.
181 È opinione di Eddison Tatham che: «It seems probable form the discrepancies in description that the two parts were
written by two different authors. The author of the second part, recognizing an opportunity to capitalize on the success of the first, provided by the birth of Gui, develops the story of the kidnapping of the boy by the Saracen King Ganor, and tells how Ganor raises him as his son» (TATHAM 1967, p. 6).
182 Cfr. §1.2.2.
elencate, la CXXIV è di origine francese a giudicare dal grado di italianizzazione limitata della scripta. Le stesse considerazioni valgono anche per la lassa CLVIII che descrive lo scambio di sguardi tra Aygletine e Gui.
Lasse CXLVI -CL. Le lasse si situano dopo un primo scontro tra Gui e Carlo, in cui Gui ha fatto prigionieri
otto conti valorosi ed è rientrato a Samois. A differenza delle lasse precedenti, in M sembra mancare un episodio importante: si tratta dell’imboscata di Carlo a Gui e del rapimento di Aigletine, di cui, in M, se ne conosce solamente l’esito finale. Mi pare che, in questo caso, l’origine transalpina delle lasse non sia in discussione: l’osservazione è confermata anche dallo studio linguistico. M, pertanto, è lacunoso e potrebbe essere integrato, in una futura edizione critica, dalla lezione di Venezia. Un’ultima conferma, in questo senso, viene dai versi copiati da Fauchet. Il quadernetto riporta i vv. 2556-2557, con l’aggiunta di un verso non presente in V: 2556 (58) Li jor s’est esbaudis belle est la matinee | 2557 (59) Lo soleus s’est levéz qui abat la rosee | omiss. (60) Li oisel chantent cler en la selve ramee | 2611 (61) A l’abaissier des lances les ont bien receus | 2612 (62) Ilz lor metent es cors et les fers et les fus. Pertanto, le lasse in esame dovevano appartenere anche alla tradizione francese dell’opera.
Lasse CCXXIII-CCXXXIII. Le lasse mancano in M, tranne CCXXIII, che presenta una lezione differente nel manoscritto di Montpellier, e CCXXXV che ingloba una parte della lassa corrispondente del codice francese.
La scripta delle lasse, come nel caso del prologo, risulta modificata profondamente da elementi italiani settentrionali sia nella grafia che nel lessico: nese per nece, dolse per dolce, sposer per esposer, maxons per maison, sperançe per espe- rance, glise per eglise, justise per justice, baxe per baise, la forma blastezer. La vicinanza con il prologo, dal punto di vista lessicale, è evidente, tanto che alcune forme si ritrovano solamente in questi due loci del testo. In questo caso, sia per la lingua che per la marginalità dell’episodio, sembra assicurata l’origine italiana.
Riassumendo, a livello di macro-strutture, si osservano due tendenze contrapposte: da un lato la presenza di lasse fortemente italianizzate che rivelano una quasi certa origine nella Penisola; dall’altro, una serie ridotta di lasse, come nel caso CXLVI-CLII, la cui origine transalpina non sembra in discussione e rivela la lacunosità di M184.
Queste mancanze di M - confermate anche nel confronto tra singole lezioni - devono far riflettere sulla necessità, in una futura edizione critica del Gui, di discutere le lezioni dei due manoscritti e di integrare il codice di Montpellier con le lezioni del codice marciano.
A livello di singole varianti, la situazione si dimostra tripartita:
1) Lezioni in cui M pare originale o corretto; tra le lezioni di V ve ne sono alcune che potrebbero indicare una semplificazione rispetto alla forma francese o un errore di accordo185. Sono, poi, attestati
alcuni errori meccanici, come il saut du même au même in V dei versi 568-578 di M, da «Qu’Aygletine est venue, la courtoise, la sage» a «Aygletine est venue, la courtoise, la sage».
Venezia, BNM, fr. Z X Montpellier, BUHM, H 247
Mie loi aie lassee (968) Ma loy en ai faussee (28)
184 Per alcune lasse è anche possibile immaginare un alto grado di libertà nel trattamento del testo nel ramo della tradizione di
V.
185 A lato delle lezioni segnalate di seguito, sono presenti alcune lacune in V che si configurano come errore del manoscritto
marciano o, meno probabilmente, come possibile aggiunta della tradizione francese. Es. omiss. (695) Quer je hui vous vi fere une mout grant folie ; | omiss. (696) Guion si est mout preus et de grant seignorie, | omiss. (697) Tres bien se combatra à l’espee fourbie | omiss. (698) Or li avez tolu du roi la druerie | omiss. (726) Ersoir se heberga en cel bourc chiés Florient.» | omiss. (727) Et respont l’emperere : « Vous l’arez voirement ». | omiss. (728) Quant ce entent Hervieu, mout grant nercis l’en rent, | omiss. (740) En lieu as .xii. pers que nous amon fortment ;| omiss. (853) Si que mort l’abatroi par deseur la praele | omiss. (874) Les espeez ont chaintez as senestrez costés | omiss. (875) Et montent es chevax courans et abrievés ; …
Le piront Gainelon li avoient à trente tolu (1005) Li parent Guenelon li ont à tort tolu (63) Il [Antoine e Riçer] salue li roi dolcement per amor
(1072)
Il [[Antoine e Riçer] saluent le roy de Dieu le creatour (132)
en les vas mascharin (1158) dedens .i. maselin (214)
là ò herbe vretbroie (1220) es press us l’erbe qui verdoie (279) Naimes, li dux de Bayveres (1273) Lambers li dus de Berouiers (334) qui Gascogne leixe (1394) qui Gascoigne justice (472)
Ainz est venue à Charle, lo fort roi droitater (1463) Ainz vint à parler au roi qui France a à baillier (483) sor Varon ligurer (1476) Veiron le legier (496)
e madama cent (1674) Et Madame en ait .c (720) [metrica]
Por que n’ait mari creent (1678) Se ele n’a mari, je feroi son talent (724) [metrica] Ne fuissent li .c. traites cui Dex grant otroit (2260) Se ne fussent li .c. qui Dex grant honte otroit (1290)
2) Lezioni in cui V e M presentano varianti accettabili di cui è difficile pensare a un’originalità dell’una o dell’altra:
Venezia, BNM, fr. Z X Montpellier, BUHM, H 247
La bele al cors legier (977) la feme al duc Garnier (35)
Des dames les bailerent por norir e alater (1056) .ii. nourrichez li baillent pour lever et baignier (116) Tot droit Aufalerne ò il ot riche tor (1064) Droit tout en Aufalerne en la plus mestre tour (124) Il [Antoine e Riçer] salue li roi dolcement per amor