• Non ci sono risultati.

5. La liberazione e la morte

5.7 La morte

Bonifacio VIII morì tra l’11 e il 12 ottobre 1303 a Roma. Le fonti oscillano proprio tra le due date, in quanto sarebbe morto nella notte che intercorse tra i due giorni, secondo quanto riferito da Stefaneschi.

Pauco nam tempore fluxo

Decursoque die, lecto prostratus anhelus Procubuit, fassusque fidem veramque professus Romane ecclesie, Christo tunc redditur almus Spiritus, et sevi nescit iam iudicis iram,

Sed mitem placidamque patris, ceu credere fas est.53

Fu sepolto nella tomba che lui stesso aveva fatto costruire in San Pie- tro.54 Si ignorano le cause della morte. Il cronista di Lanercost scrive che

avvenne per cause naturali.

In mense autem octobris sequenti mortuus est, vel morte propria, vel potius pre dolore.55

Alcuni sostengono che fosse malato. Il continuatore di Gervasio de Canterbury ipotizza che la calcolosi di cui soffriva potrebbe essere peggio- rata e aver causato la sua morte.

Postea papa iter arripuit versus Romam et 12 kalendas octobris venit ad Sanctum Petrum. Et cito postea incepit graviter affligi solita infirmitate, videlicet calculi passione, et postea quarto idus octobris universe carnis ibidem solvit tributum.56

Le continuazioni inglesi di Martino Polono e le antiche cronache di Fiandra riportano un attacco di dissenteria che avrebbe ucciso Bonifacio VIII. Invece, Matteo Palmieri scrive che sarebbe morto per un morbo non specificato. La cronaca anonima di Parigi specifica che sarebbe stato fatale al papa un attacco febbrile.

Martini Continuationes: Qui respondit ad primum, quod mallet mori quam eos revocare.

Secundum eciam similiter contempsit. Qui postea tactus dolore intrinsecus ex vehementi dissenteria, fulmine et tonitruo nimis horrendo concommitantibus.57

Chroniques de Saint-Denis: Et quant il ot ce dit au chastel de Saint Ange, dedens Romme

sen ala, et si reçut, et par le flux de ventre, si comme len dist, en cheant en frenaisie, si quil mengoit ses mains, furent oys de toutes pars par le chastel les tonnoures et vuees les

53 Stefaneschi, Opus, pp. 121-122.

54 Paravicini Bagliani, Bonifacio VIII, p. 367. 55 Chronicon de Lanercost, p. 202.

56 E Gervasii Continuatione, p. 314. 57 Martini Continuationes, p. 256.

foudres non acoustumees et non apparans ès contrees veisines. Yceli pape sans devocion et profession de foi morut.58

Matteo Palmieri: Qui Romam profectus et nimio dolore gravatus post parum in morbum

incidens interiit.59

Chronique de Paris: Mais tantost qu’il fu à Romme, une fièvre le prist, et ne vesqui que v

jours.60

Infine, non mancano fonti che sostengono un avvelenamento ai danni di Bonifacio VIII. Il Compendium di Riccobaldo da Ferrara, la cronaca delle gesta dei principi tedeschi e la continuazione di Ermanno Niederaltaich riportano tale aneddoto.

Riccobaldo da Ferrara: Sunt aliqui qui dixerunt eum mori coactum, id non astruo.61

Cronica de gestis: Qui, proh dolor! Papa Bonifacius, illo in tempore subito mortuus nuncia-

tur, qui propter probitatem suam qua super ceteros enituit, emulos habuit, qui eum, ut fertur, veneno mixto poculo cum dampno totius ecclesie necaverunt.62

Hermanni Continuatio: Anno 1303. Bonifacius papa captivatur in Anania a cardinalibus dic-

tis de Columna; intoxicatus vitam breviter finivit circa festum undecim milium vir- ginum.63

Sulle cause della morte di Bonifacio VIII, l’avvelenamento è da esclu- dere. Non esiste alcun indizio documentario oltre alle cronache citate. Tra l’altro, un’azione del genere sarebbe stata certamente utilizzata dai difen- sori del papa nel processo del 1310, se vi fosse stato anche il minimo dub- bio. Del resto, in quel periodo era costante la paura in curia di essere av- velenati; questo timore non risparmiò nemmeno lo stesso Caetani. Già prima dei fatti di Anagni, il papa non disdegnava l’utilizzo di espedienti per verificare la genuinità degli alimenti preparati.64

58 Chroniques de Saint-Denis, pp. 674-675. 59 Palmerii Liber, pp. 109-110.

60 Fragment d’une Chronique, pp. 148-149. 61 Ricobaldi Ferrariensis Compendium, p. 755. 62 Chronica, p. 24.

63 Hermanni continuatio, p. 57.

64 Le sostanze più temute erano l’aconito, il tirio e il fiele di leopardo. Tra i mezzi

utilizzati per individuarle, vi era uno strumento composto da «quindici rami o alberetti con delle lingue di serpente», i quali erano montati sulla tavola con del sale, in quanto si riteneva che mantenesse umida l’aria. Queste serpentine, dove venivano versati i liquidi, servivano a verificare la presenza di veleni, grazie a una trasudazione osmotica. Inoltre, è attestato anche l’utilizzo di quattro corni di unicorno lunghi e attorcigliati, i quali venivano posti a contatto con gli alimenti o anche con pani circondati di sale. In Paravicini Bagliani,

Bonifacio VIII, p. 275. Questi oggetti sono presenti in un inventario edito da Molinier nel

Inoltre, l’avvelenamento di personaggi scomodi nel medioevo è quasi un topos letterario nelle cronache. Riguardo la storia dei papi, dalla seconda metà del XIII secolo ai primi anni del XIV, furono ritenute sospette le dipartite di Innocenzo V, Celestino V e Benedetto XI, oltre a quella di Bonifacio VIII.65

Invece, riguardo gli altri motivi del decesso del papa, non c’è nulla che escluda eventuali malattie. Per ogni anno del suo pontificato, vi è sempre una fonte che parla del suo cattivo stato di salute; in parecchi casi, sono attestate lunghe e gravi crisi morbose (dal 1296 al 1299 e nel 1301).66 Del

resto, era abbastanza risaputo che Bonifacio VIII soffrisse di calcoli renali. Per curarsi dal «mal della pietra», il papa aveva preso l’abitudine di bere una particolare acqua curativa che sorge tutt’oggi nei pressi di Anticoli di Campagna (l’attuale Fiuggi, in provincia di Frosinone). Per gli anni dal 1299 al 1302, i conti della Camera apostolica dimostrano che ogni setti- mana due corrieri partivano da Anticoli in direzione o di Roma o di Anagni con l’ordine di trasportare anfore piene di quest’acqua, la cui temperatura era tenuta a livelli bassi grazie a rudimentali espedienti, come l’utilizzo di tappeti e di grossi panni di lana con cui erano avvolti i recipienti.67

Infine, si deve considerare anche l’età del pontefice nel 1303. Proba- bilmente, il Caetani aveva all’epoca all’incirca settant’anni:68 per un uomo

del Duecento era certamente un’età avanzata e, tenendo conto anche della sua cagionevole salute, la sua morte non sarebbe stata un evento fuori dall’ordinario.

65 Riguardo Innocenzo V, il suo fu un pontificato piuttosto breve e la sua morte

improvvisa alimentò voci di un possibile avvelenamento ai suoi danni. Vian, Innocenzo V, pp. 423-425; Herde, I papi, pp. 27-29. Secondo gli accusatori di Bonifacio VIII, Celestino V sarebbe stato ucciso su ordine di quest’ultimo, addirittura secondo alcuni con un chiodo conficcato nella testa. Paravicini Bagliani, Bonifacio VIII, pp. 153-154; Coste, Boni-

face VIII, pp. 350-351. Su Benedetto XI, fu aperta addirittura un’indagine su un certo

Bernardo Delizioso, un francescano reo secondo alcuni di aver avvelenato il papa. Si veda, Walter, Benedetto XI, pp. 493-500; pure Jadin, Benoît XI, coll. 114.

66 Paravicini Bagliani, Bonifacio VIII, pp. 260-261. 67 Schmidt, Libri, p. 386 (ad indicem: Anticulum).

68 Nel 1250, il Caetani è attestato per la prima volta come canonico di Anagni. Non

sono attestate dispense super defectu etatis quindi, a rigor di logica, dovrebbe aver avuto il requisito minimo di venti anni per occupare un seggio nel capitolo cattedrale. Questo induce a pensare che possa essere nato nel 1230. Pertanto nel 1303 dovrebbe aver avuto circa settant’anni. In Montaubin, Entre gloire curiale, p. 346 e nota 228; anche Paravicini Bagliani,

Documenti correlati