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La Mostra d’Arte francese:

Due anni prima rispetto alla conclamata XXIV Biennale del 1948, Venezia si distinse per un’altra importante mostra, tenutasi nella Galleria Internazionale d’Arte Moderna Cà Pesaro, prima di spostarsi in altre città italiane.

La mostra era stata proposta al Comune di Venezia dalla locale Associazione Italo-Francese di Cultura che, attiva da un anno, aveva contribuito ad animare la vita culturale veneziana. L’Associazione, «sorta col vivissimo e spontaneo desiderio di dare il suo apporto alla cordiale ripresa delle relazioni d’amicizia fra le due Nazioni latine» sperava con questa mostra, «nonostante il momento particolarmente doloroso e difficile», di operare in modo che «gli scambi culturali contribuiscano seriamente alla desiderata intesa e costituiscano quella atmosfera serena in cui l’arte, espressione superiore dello spirito umano, possa svolgere il suo compito morale e di civiltà internazionale».113

L’Associazione, quindi, si fa promotrice della mostra, in tutti i suoi aspetti organizzativi, chiedendo, però, il supporto della città lagunare, come si può leggere nella lettera inviata dal suo presidente Camillo Matter, al Sindaco di Venezia: «Signor Sindaco il Consiglio Direttivo di questa Associazione ha il piacere di chiederLe di poter collaborare col Comune di Venezia per l’allestimento della Mostra di Pittura Francese Contemporanea [che] dovrà essere fatta a Roma, e noi avremmo ottenuto di farla sostare a Venezia per una quindicina di giorni […] lieti di poter contribuire ad una così interessante iniziativa che ci darà modo di conoscere un centinaio di dipinti dei migliori artisti contemporanei francesi, fra i quali basti accennare a Picasso, Matisse, Braque, Bonnard, Masson. Le chiediamo signor Sindaco, che la Mostra possa essere ospitata, dal 1° al 15 settembre prossimo, nella sede della Galleria Internazionale d’Arte Moderna Cà Pesaro ove speriamo ci possano essere messe a disposizione quattro sale del secondo piano. Le spese d’organizzazione, e cioè imballaggio e

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citazioni tratte dalla lettera di Camillo Matter al Sindaco di Venezia, 8 luglio 1946, Archivio Storico del Comune di Venezia, 1941-1947 IX/12/12, Mostra di pittura francese contemporanea a Cà Pesaro 1-15 settembre 1946

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disimballaggio, montaggio e smontaggio, pubblicità ed altre varie eventuali, sarebbero a carico di questa Associazione»114

A tale richiesta la Giunta Comunale, nella seduta del 17 luglio 1946115, rispose affermativamente, e nel mese successivo uscirono sui giornali le prime notizie dell’imminente mostra. Sul Gazzettino, ad esempio, si poteva leggere: «Nella prima quindicina di settembre verrà inaugurata a Cà Pesaro una mostra di pittura contemporanea francese […]. La mostra consterà di circa 90 opere di 65 artisti scelti tra i più importanti dell’arte francese odierna»116 e, tra gli altri, veniva citato anche Picasso.

Un articolo di Silvio Branzi è interessante per comprendere il valore artistico della mostra: «Dopo sei anni di segregazione, questo è il primo ritorno fra noi del messaggio della civiltà artistica francese. […] L’esposizione che sta per aprirsi sarà sceltissima e dedicata tutta a forze artistiche viventi. Il che significa come essa sia volta a documentare tutti quei movimenti che caratterizzano la complessa pittura francese contemporanea. […] Bonnard, Picasso, Matisse, Utrillo, ecc., rappresentano certo un grandissimo richiamo per i visitatori»117

La mostra venne inaugurata ufficialmente dal Ministro George Balay il 15 settembre 1946.

La prefazione del catalogo venne scritta da René Huyghe, conservatore capo della sezione della Pittura al Museo del Louvre ed è molto utile per comprendere il fine di questa mostra organizzata “ufficialmente” dal governo francese e destinata a girare l’Italia. La mostra, senza avere l’ambizione di dare un’idea completa di tutta la scuola francese, voleva premiare la qualità della produzione artistica dei pittori contemporanei.

Il percorso118 si apriva con una sala “introduttiva” in cui erano esposte riproduzioni di opere dei maestri dell’Ottocento (Manet, Renoir, Degas, Cézanne, Gauguin, Van Gogh), per poi proseguire con una sala in cui erano esposti i quadri dei maestri del cubismo, dell’espressionismo e del surrealismo (Picasso, Braque,

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“Mostra di Pittura Francese contemporanea” in Il Gazzettino, Venezia, 18 agosto 1948

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S. B., “Arte francese contemporanea” in Il Gazzettino, Venezia, 12 settembre 1946

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Matisse, Utrillo, ecc.). Nella seconda sala erano raccolti i pittori volti ad un ritorno alla realtà nella tela (Asselin, Bérard, Bores, Civet, ecc..) e in quelle successive si potevano osservare gli artisti di nuova generazione che, nelle diverse maniere, reagivano a questo realismo (Bertholle, Coutaud, Masson, Pignon, Delaunay, Fougeron, ecc.).

La mostra, nonostante la sua importanza, deluse le aspettative del pubblico che, a dire la verità, desiderava vedere le opere dei grandi maestri della modernità, più che delle giovani generazioni emergenti. A questo proposito sono indicative le parole di Remigio Marini: «Ci sono tutti o quasi tutti i pittori della nuova generazione […] ma i creatori della nuova generazione anziana, o sono presenti con qualche singola, a volte non molto significativa opera, o sono assenti addirittura. Ora non fanno essi parte ancora della pittura odierna francese? Non si presenta così un quadro sfocato, incompleto[…]? A Venezia, ora, […] bisognava far conoscere a sufficienza e Picasso, e Braque […]»119. L’autore, quindi, sottolinea come manchi in Italia una vera conoscenza dei Maestri francesi, primo tra tutti Picasso, ed esprime la sua delusione per questa occasione mancata.

Anche Giuseppe Marchiori sottolinea il fatto che «la Mostra sottintendeva un’informazione più vasta resa impossibile ai più dalla guerra, dalla chiusura delle frontiere»120. È unanime, quindi, il pensiero che l’Italia non fosse pronta per una mostra così e che dovesse recuperare il ritardo culturale nel quale, per motivi storico-politici, si trovava.

Dal punto di vista della critica, l’attenzione viene rivolta in particolare alle opere dei grandi maestri, come scrive Silvio Branzi: «Entrando in questa mostra, l’occhio corre spontaneamente e innanzitutto alla ricerca di quattro grandi artisti: Bonnard, Matisse, Braque e Picasso».121 E l’autore continua: «Di ciascuno [dei quattro artisti citati] questa mostra non espone che un’opera. E può bastare, se non a definirli, certo a rappresentarli con onore. […] in quanto a Braque e Picasso, le due nature morte qui esposte (Natura morta [per Braque] e Natura morta con

testa antica [per Picasso]) mi sembrano parlar chiaro. […] Al cubismo raffinato di

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Remigio Marini, “I nuovi colori francesi nel quadro degli eterni colori di Venezia”, in La Voce Libera, Trieste, 26 settembre 1946

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Giuseppe Marchiori, “Arte Francese”, in Emporium, n.1, gennaio 1947, pp. 30-31

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Silvio Branzi, “La pittura francese di oggi in 88 opere di 63 artisti”, in Il Gazzettino, Venezia, 19 settembre 1946

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Braque, Picasso oppone un cubismo “inquisitoriale”, dove agisce la sua natura spagnola. Non più pacatezza e serenità, non più svolgimento coerente ed impeti gelosamente mascherati nella perfezione dell’opera, ma un tentare tutte le strade, un duttile piegarsi ad ogni influsso pur di cavarne energie ed elementi ignoti ancora, e un continuo rompere i legami con se stesso e rinnegare le proprie conquiste».122

Di diverso parere è, invece, B. Lardera che scrive: «per un pubblico, che conosce Picasso solo attraverso riproduzioni, la Natura morta con testa antica del 1925 sarà scarsamente rappresentativa».123

La mostra “Pittura francese d’oggi”, chiusasi a Venezia il 30 settembre 1946, passò, poi, a Roma in ottobre, e, dopo aver fatto tappa a Firenze, Napoli, Milano e Torino, rientrò in Francia per Natale.

Le critiche che fecero seguito alla mostra veneziana, misero in luce la necessità di far conoscere in modo approfondito i Maestri francesi al più vasto pubblico italiano e un primo passo in questa direzione verrà fatto da Rodolfo Pallucchini, che come rappresentante della Direzione Comunale Belle Arti, aveva contribuito all’organizzazione di questa mostra.

Egli, infatti, riuscirà a dare vita, nella Biennale di Venezia del 1948, alla retrospettiva di Picasso e alla Mostra degli Impressionisti, di cui parlerò nel prossimo capitolo.

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ibidem

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B. Lardera, “I pittori francesi espongono a Cà Pesaro, in La Nazione del Popolo, Firenze, 29 settembre 1946

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CAPITOLO 2