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Il 1960: Venezia e Faenza

1953: L’ANNO DELLA CONSACRAZIONE

4.2. Il 1960: Venezia e Faenza

Nel Febbraio del 1960, esattamente dal 13 al 28, viene allestita a Roma, alla Galerie De Paris, una rassegna di cento ceramiche di Picasso.

L’estate del 1960, poi, si rivela piuttosto propizia per il pittore il Italia: il 18 giugno viene inaugurata a Venezia la Biennale e alcuni giorni dopo, il 25 giugno, a Faenza il Concorso nazionale della Ceramica.

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ibidem

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Articolo non firmato, “I Disegni di Picasso alla Galleria del Teatro”, ne La Gazzetta di Parma, Parma, 24 febbraio 1956

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4.2.1. La XXX Biennale di Venezia

La Biennale era giunta alla sua XXX edizione e vedeva ancora Giovanni Ponti come Commissario straordinario, mentre Segretario Generale era Gian Alberto Dell’Acqua.

Anche questa edizione si poneva sulla scia del rinnovamento iniziato nel 1948, con la prima Biennale del dopoguerra, e presentava una serie di mostre storiche speciali importanti. Si può, infatti, leggere nel regolamento: «Come è ormai nella tradizione instaurata dal 1948, anche quest’anno sono state ordinate alcune mostre di artisti e gruppi di artisti, scelti fra quelli che appaiono come iniziatori o protagonisti di quei movimenti di rinnovamento da cui sono derivate alcune delle presenti forme d’espressione artistica».362

Il commissario generale, poi, si concentrava sulle mostre storiche speciali e, in particolare, scriveva: «La mostra del futurismo, proposta dalla Segreteria generale e favorevolmente accolta dai membri del Comitato di consulenza, non si è potuta realizzare, per obiettive difficoltà di varia natura, conformemente all’ampio e complesso piano studiato e presentato dal Prof. Carlo Ludovico Ragghianti, ma risulta comunque una documentazione di singolare rilievo e di indubbio interesse di questo movimento, acquisito ormai alla storia dell’arte contemporanea».363 Allo stesso modo Gian Alberto Dell’Acqua sottolineava l’importanza della rassegna: «Significato più decisamente retrospettivo ha la mostra del Futurismo, intesa a commemorare il cinquantesimo anniversario del primo Manifesto. […] può offrire ai visitatori più di un motivo di interesse, non solo per la presenza di opere poco note ma altresì […] per l’accostamento a saggi del primo Cubismo e dei posteriori movimenti europei di avanguardia». 364

La mostra storica del Futurismo era ospitata nelle Sale I e IV del Padiglione Centrale ed era presentata nel catalogo da un saggio di Guido Ballo, nel quale, soffermandosi accuratamente sulle figure dei maggiori artisti futuristi italiani, proponeva dei confronti con gli altri movimenti moderni come Impressionismo,

362

Giovanni Ponti, prefazione del Catalogo della XXX Biennale di Venezia, Venezia, 1960, pp. LV-LVI

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Giovanni Ponti, prefazione del Catalogo della XXX Biennale di Venezia, Venezia, 1960, p. LVI

364

Gian Alberto Dell’Acqua, introduzione al Catalogo della XXX Biennale di Venezia, Venezia, 1960, pp. LXVII-LXVIII

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Espressionismo, Cubismo, Simbolismo. Da questo scritto si capisce come i futuristi, in particolar modo Carrà, siano attratti dal movimento Cubista con il quale furono a contatto nel clima di Parigi, ma, allo stesso tempo, trovino delle risposte formali assai diverse.365

Picasso era presente con tre opere, risalenti, ovviamente, al suo periodo Cubista:

Testa di Donna, un bronzo del 1909 proveniente dal Kunsthaus di Zurigo (fig.

37); Bottiglia, Bicchiere, Forchetta, Primavera, un collage del 1912 appartenente ad una collezione privata milanese e Ma Jolie, un dipinto del 1912 appartenente alla collezione milanese di Riccardo Jucker.366 (fig. 38)

4.2.2. Il XVIII Concorso Internazionale della Ceramica di Faenza

Il Concorso Internazionale della Ceramica d'Arte Contemporanea era stato istituito nel 1932 da Gaetano Ballardini che, come si può leggere nello statuto del Museo, fondato nel 1908, aveva stabilito di «indire mostre internazionali, periodiche, di ceramiche interessanti dell'arte, della tecnica, dell'uso pratico» nonché di «indire concorsi internazionali per la produzione della ceramica sotto l'aspetto d'arte e di tecnica». Lo scopo della manifestazione, quindi, era quello di valorizzare e promuovere l’arte della ceramica, che fosse essa decorativa, funzionale, d’arredo o puramente ricerca estetica. Allo stesso tempo era un’occasione di rinnovamento e ricerca sui materiali e sulla tecnica proponendo stimoli e confronti su scala internazionale.367

Nel 1938, infatti, il Concorso divenne la prima manifestazione in questo settore ad essere inaugurata in Europa con una precisa caratterizzazione, una cadenza periodica e senza finalità commerciali. La parentesi bellica interruppe nel 1942 lo svolgimento del Concorso, ma già nel 1946 esso veniva ristabilito, proseguendo regolarmente fino ad oggi.

365

Guido Ballo, “Mostra Storica del Futurismo”, nel Catalogo della XXX Biennale di Venezia, Venezia, 1960, pp. 6-13

366

Elenco opere completo nel Catalogo della XXX Biennale di Venezia, Venezia, 1960, p. 21

367

http://www.micfaenza.org/it/concorso-internazionale-premiofaenza? session=hppp 5jlj9mfrbq9llo 5fn nk2l0 (consultato il 20 gennaio 2015)

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Nel 1960 il concorso era arrivato alla sua XVIII edizione e, all’interno della Sezione Internazionale venne allestita una mostra personale di ceramiche di Picasso, allestita su concessione del Maestro e con la collaborazione di Suzanne e Georges Ramié della Manifattura Madoura di Vallauris. L’esposizione comprendeva 38 opere tra vasi e piatti, la maggior parte delle quali eseguite sul finire degli anni ’50, quindi recentissime.368 (fig. 39a - 39b) Un solo piatto era stato realizzato nel 1949. Il numero di opere era cospicuo, e questa esposizione era un’occasione importante: «dopo la mostra personale riassuntiva dell’opera poliedrica di questo artista, tenuta in Italia, da Roma a Milano, nel 1953, ben poche cose sue si è avuto occasione di vedere in questo campo». 369 Le successive mostre che gli erano state dedicate, infatti, erano per lo più di grafica o di qualche opera pittorica. Dario Zanasi, in un articolo per Il Resto del Carlino, riporta l’episodio dell’invito del Maestro con dovizia di particolari: «una commissione faentina, guidata dal professor Giuseppe Liverani (che è un ceramologo di fama mondiale) e composta di uomini rappresentativi di centro e di sinistra, si era recata a Vallauris per invitare il Maestro a Faenza», e continua riportando la risposta di Picasso: «Non ha assicurato di poter venire, pur desiderandolo vivamente. […] però ha promesso di inviare molti pezzi di ceramica alla Mostra faentina»370. L’apporto di Picasso in questo campo dell’arte è risaputo: egli realizza, in una ventina d’anni, circa 4000 pezzi di tutte le tecniche e le forme possibili. E lo stesso Giuseppe Liverani, nella prefazione al catalogo ne sottolinea l’importanza: «il generoso contributo da lui (Picasso) dato al rinnovamento della ceramica sin dal suo primo casuale incontro l’anno 1948 a Vallauris, nelle Alpi Marittime, e, ancor più, le testimonianze offerte dalle vastissime possibilità della materia, la riscoperta dei suoi valori indissolubili, formali e coloristici, ha fatto di questi dodici anni un nuovo aureo periodo dell’arte della ceramica nei tempi»371

Anche tutte le recensioni che appaiono sui quotidiani risultano molto positive. Nell’Unità, ad esempio, si può leggere: «si tratta di un complesso di opere dal

368

Elenco completo opere in “XVIII Concorso Nazionale della Ceramica”, Catalogo della mostra (Faenza 25 giugno-10 luglio 1960), Faenza, 1960, pp.22-26

369 Mar.Az., “Picasso maestro della ceramica in trentotto «pezzi» a Faenza”, in L’Unità, Milano, 5

luglio 1960

370

Dario Zanasi, “Le fragili magie di Picasso hanno conosciuto anche il Rapido”, ne Il Resto del Carlino, 7 luglio 1960

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quale scaturisce una esemplare lezione di misura […] E Picasso dimostra una modestia e una umiltà di applicazione davvero esemplari […] le sue prove, esplicate su una gamma di possibilità tecniche che va dalla terracotta policroma alla maiolica invetriata, non perdono mai di vista i valori tipici della tradizione di questa materia»372. Picasso quindi, in questo ambito, si rivela più tradizionale e delicato: non punta a stravolgere i linguaggi che lo precedono (come invece fa in pittura o scultura), ma si dedica ad innalzare la materia, a farla portatrice di un messaggio artistico volto a recuperare i temi del passato.

Il Resto del Carlino, poi, è molto più dettagliato: «le ceramiche di Vallauris fanno luce. Andiamo a guardare, sulla creta dipinta, il toro, la civetta, il gufo la strige, il pesce del lago di Tiberiade, le corna bovine che si alzano come una pianta rampicante. Andiamo ad ammirare gli occhi sbarrati, rotondi come l’o di Giotto che vi scrutano in mezzo a una sottilissima buccia di colore. È l’arte di Pablo Picasso. Sono i suoi amuleti, i suoi talismani, i suoi simboli, legati a un senso esoterico, a un senso di antica paganità che ci parla di stregoni e di incantatori. Osserviamo le macchie gracili di certi colori, che preludono a un perfetto equilibrio di astratto e di concreto. Come non rallegrarsi di questo omaggio del Maestro all’insigne città di Faenza?».373 La mostra, quindi, viene vista non come un tributo al pittore, ma come un vero e proprio dono di Picasso alla città: egli, concedendo di esporre un numero elevato di opere, ha permesso a tutti di vedere e provare un po’ della magia che le sue ceramiche trasmettono.

Anche Davide Bernardi sottolinea l’importanza dell’apporto picassiano all’arte della ceramica: «In mezzo a questa cornice […] emerge in maniera prepotente la figura di Picasso, considerato come l’innovatore e precursore della ceramica mondiale. Picasso trova in quella materia, estremamente docile, il mezzo per dare libero sfogo alla sua inventiva, al suo mondo intimo popolato d’uccelli dagli occhi spaventati, di tori furiosi, di pesci, di figure di donna. Queste raffigurazioni

372

Mar. Az., op. cit.

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rivelano appieno il suo istinto passionale, la sua spontaneità, il suo amore per tutto quel che c’è di vivo e palpitane».374

Sul finire del 1960, poi, si tengono a Roma due mostre dedicate all’artista: una a carattere didattico alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e la seconda alla Galleria Il Segno.

La prima mostra, realizzata in contemporanea all’esposizione dedicata al movimento olandese De Stijl, era un’antologia dell’opera di Picasso, dal 1904 al 1960. L’intervallo di tempo che si voleva documentare era davvero ampio e l’artista era rappresentato da ceramiche, disegni, tempere, pastelli e dipinti concessi per l’occasione da varie collezioni private.375

La seconda, invece, raccoglieva 45 incisioni a colori su linoleum, datate 1958- 1960, che rappresentavano appieno l’ultimo Picasso: ricorrevano, infatti, i motivi a lui cari della corrida, dei baccanali, degli interni con donne, dei fauni,dei danzatori e dei musicanti.376