Parte III: Implementazioni 159
11. Sistemi derivati 160
11.2. Namecoin 163
La prima implementazione del sistema Bitcoin è stata attuata nel
2011 con la fork Namecoin288: l’idea era apparsa in una serie di post,
pubblicati sul forum Bitcointalk.org alla fine del 2010289, che avevano
messo in luce come il registro di blockchain potesse servire, oltre che per dare vita a un sistema di pagamenti, anche per la creazione di una struttura di assegnazione dei top level domain alternativa all'ICANN. La discussione, cui avevano preso parte, fra gli altri, Satoshi Nakamoto, Gavin Andersen e Hal Finney, nasceva dalla considerazione che il sistema Bitcoin sarebbe stato eccessivamente appesantito dalle registrazioni dei domain name; si era così ipotizzato di risolvere il problema con una fork del sistema, creando una blockchain nuova dotata di una moneta indipendente. Hal Finney aveva suggerito l'opportunità di inserire dei costi di transazione; Satoshi Nakamoto aveva aderito all’idea di riconoscere una ricompensa al lavoro dei miner suggerendo di calcolare la potenza di calcolo necessaria alla creazione dei domani name in maniera proporzionale alla domanda agganciando la
quantificazione, e quindi la ricompensa, alla legge di Moore290. La
288 https://namecoin.info/ 289https://bitcointalk.org/index.php?topic=1790.msg28696#msg28696 https://bitcointalk.org/index.php?topic=1790.msg22019#msg22019 https://bitcointalk.org/index.php?topic=1790.msg28917#msg28917 290 https://bitcointalk.org/index.php?topic=1790.msg28917#msg28917
Hal Finney: "The rules have to be that you have to spend a certain amount of
bitdnscoins/DCCs in order to register your names and/or do other BitDNS transactions. That's the only way to make this alternative currency desirable and valuable."
discussione aveva preso in considerazione anche il mercato di questi nuovi prodotti: nella fase di mining i domini sarebbero stati generati con un nome in bianco e il primo acquirente avrebbe compilato questo campo liberamente, con il solo limite della disponibilità effettiva. Veniva quindi introdotta l’idea di un mercato secondario, con un sistema di
cessione volontaria dei nomi dei domini291, che avrebbe implicato
transazioni nella moneta collegata, allargando gli orizzonti di mercato del progetto.
Namecoin, realizzazione pratica di quest'idea, è un sistema
decentralizzato di registrazione e trasferimento dei domain name, basato
sulla crittografia e su un sistema di indirizzi interno al network292,
resistente ai tentativi di manipolazione esterna, inclusi quelli di censura. L'acquisto degli indirizzi è temporaneo, rinnovabile e strettamente collegato al possesso della moneta di riferimento che viene alterata nel codice, in modo da impedirne la spendita accidentale, dato che il sistema mantiene intatta la funzione di pagamento: infatti
Namecoin nasce come fork di Bitcoin e il suo funzionamento è identico in
tutto quello che non è stato modificato ad hoc per gli scopi del progetto. La chiave crittografica pubblica del token viene inserita nel registro di
blockchain, per la verifica e l’esecuzione: per ragioni di protezione della privacy, gli amministratori del progetto stanno valutando di accettare in
futuro le unità prodotte da zerocash, uno dei sistemi offuscati che abbiamo descritto nei paragrafi che precedono e che protegge la riservatezza delle transazioni utilizzando una dimostrazione a conoscenza zero per il trasferimento.
Satoshi: "I agree. All transactions, IP changes, renewals, etc. should have some fee that
goes to the miners. You might consider a certain amount of work to generate a domain, instead of a fixed total circulation. The work per domain could be on a schedule that grows with Moore's Law. That way the number of domains would grow with demand and the number of people using it."
291Ibid. Satoshi:"Name change. A domain object could entitle you to one domain, and you
could change it at will to any name that isn't taken. This would encourage users to free up names they don't want anymore. Generated domains start out blank and the miner sells it to someone who changes it to what they want."
Le caratteristiche di Namecoin consentono un uso tradizionale del sistema ma troviamo particolarmente interessante l’idea di inserire atti e documenti in questo registro di blockchain, con codifica crittografica in un'unità di moneta, per la validazione e l’esecuzione: ovviamente
bisognerà rispettare i limiti di dimensione del campo293 e questo
comporta che in alcuni casi potrà rivelarsi maggiormente conveniente inserire il valore di l’hash del file. Si tratta di una caratteristica usufruibile anche in Bitcoin ma che appesantisce molto il registro, motivo per cui non è opportuno adoperarla in quel sistema che, ad oggi, ha già raggiunto una dimensione nell’ordine dei 120 GB. Inoltre considerato l’intenso traffico di Bitcoin, anche la transazione rischierebbe di essere ritardata: la composizione dei blocchi candidati è fatta in maniera da includere le fee più alte e, a meno di non inserire un valore cospicuo, i miner tenderanno a privilegiare transazioni di
dimensioni minori così da cumulare più commissioni nel blocco294.
Figura 16: transazioni Bitcoin con commissioni oltre $1.000295
293 Namecoin FAQ https://namecoin.org/docs/faq/
294http://btc.blockr.io/tx/info/4ed20e0768124bc67dc684d57941be1482ccdaa45dadb64be12afba8c855
4537
295 Arvind Narayan 2016
Il grafico che precede mostra una forte concentrazione delle
transazioni con commissioni sopra $1.000 nei periodi di maggior valore dei bitcoin: aprile 2013 coincide con la crisi bancaria di Cipro e novembre 2013 rappresenta il periodo di maggior valore prima dei picchi del 2017; inserire i dati in una blockchain più leggera offre il vantaggio di una gestione dinamica e riduce i rischi legati alla volatilità. Le applicazioni pratiche di questa tecnica sono molteplici e consentono risparmi ingenti: la gestione di una blockchain, infatti, di per sé è un’attività costosa e impegnativa, per cui utilizzarne una pubblica ottimizza il rapporto fra prezzo e prestazioni. Inoltre, i sistemi storici come Namecoin godono di una reputazione di mercato solida che rappresenta un incentivo al’uso, consentendo ai newcomer di fruire di una credibilità già costruita.