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Definito l’argomento della ricerca e il contesto nel quale realizzarla, si è proceduto a costruire le dimensioni da investigare e, tramite queste, a elaborare gli indicatori e i descrittori, onde poter definire le modalità di sviluppo della ricerca stessa.

L’individuazione delle dimensioni è avvenuto attraverso ricerca bibliografica: si è infatti cercato di rilevare quante più informazioni teoriche possibile per avere una cornice di elementi utili, interessanti e pertinenti, da approfondire nel corso della ricerca.

In seguito sono state definite le tecniche e gli strumenti da utilizzare e, infine, è stato costruito il percorso di realizzazione della ricerca.

Nell’ambito del territorio udinese, bisognava individuare i Servizi sociali e socio-sanitari da coinvolgere; in questo è stata utile la conoscenza diretta del sistema locale dei Servizi, raggiunta attraverso la lunga esperienza lavorativa nel settore, che ha permesso di individuare la maggior parte degli stessi. In altri casi, grazie alla conoscenza di molti operatori dei Servizi, si sono potute ottenere specifiche informazioni che hanno fornito la possibilità di coinvolgere altri Servizi non conosciuti direttamente.

Su richiesta, l’elenco delle domande che si sarebbero poste nel corso del Focus group veniva inviato anticipatamente al Servizio, altrimenti le stesse venivano consegnate per iscritto, differenziate per «dimensione» da trattare, a ciascun partecipante al Focus

17 Bezzi, C., op.cit., p. 100.

group, come aiuto a rimanere sul tema, pur potendo tuttavia spaziare da una domanda all’altra nell’ambito della stessa dimensione (All. n. 2).

Rispetto alle interviste alle persone da loro seguite, era necessario fornire ai Servizi dei criteri di scelta oggettivi e comuni, e quelli individuati e proposti comprendono alcune caratteristiche personali (provenienza Paese estero di prima o seconda generazione, appartenenza a minoranze linguistico/culturali, genere), ed altre legate alla frequentazione del Servizio (criterio temporale di accesso al Servizio, da cui potrebbe derivare una differente valutazione del servizio stesso).

La formulazione delle domande nelle interviste individuali è stata più complessa perché dovevano risultare di facile comprensione a persone portatrici di diversificati livelli di conoscenza della lingua italiana e di differenti gradi di istruzione; non troppo invasive dal momento che le persone di origine straniera avrebbero potuto avere difficoltà a comunicare le loro condizioni soggettive. Tali difficoltà sono emerse nel corso delle interviste che, infatti, sono state oggetto di ulteriori modifiche, nel tentativo di «apprendere dall’esperienza» durante il percorso della ricerca (All. n. 3). In realtà, sin dalle prime interviste ci si era accorti che alcune formulazioni risultavano di difficile comprensione, e si è cercato di rendere l’intera intervista sempre più «narrativa», riducendo al minimo le domande che richiedevano risposte puntuali e precise. Questo aspetto è stato particolarmente considerato nel corso delle interviste, in quanto era sempre presente non solo la consapevolezza che le domande avrebbero potuto non apparire chiare a persone di altre culture ed essere per ciò diversamente interpretate, ma anche che una domanda che appariva chiara ad un intervistato poteva non esserlo altrettanto ad un altro.

La ricerca è stata presentata tramite lettera indirizzata al primo gruppo di Servizi sociali e socio-sanitari individuati, in data 30.06.19; la lettera esplicativa della ricerca conteneva una richiesta di collaborazione per lo svolgimento del Focus group e per l’individuazione delle persone da intervistare, ed era accompagnata da analoga richiesta dell’Università (All. n. 1 e n. 1a). In entrambe le lettere si faceva riferimento anche alla normativa sulla riservatezza e sul trattamento dei dati.18

La prima versione della lettera-richiesta è stata inviata ai responsabili dei seguenti Servizi:

 Ambito Socio-assistenziale Friuli Centrale (la cui attuale denominazione – “Servizio sociale dei Comuni” è emersa solo in seguito);

Dipartimento delle Dipendenze dell’Azienda Sanitaria Universitaria Integrata;

Dipartimento di Salute Mentale dell’Azienda Sanitaria Universitaria Integrata;

Consultorio Familiare dell’Azienda Sanitaria Universitaria Integrata (anche in questo caso solo durante la realizzazione del Focus group si è meglio conosciuta

18

Decreto n.101/18 che adegua il Codice in materia di protezione dei dati personali (D. Leg.vo n. 196/2003) al Regolamento Europeo per la Protezione dei Dati n° 2016/679 (General Data Protection Regulation).

l’organizzazione dell’Area Materno infantile e dell’età evolutiva, facente capo al Distretto);

 Servizio Sociale Presidio Ospedaliero “S. Maria della Misericordia” dell’Azienda Sanitaria Universitaria Integrata;

 Ufficio Esecuzione Penale Esterna del Ministero della Giustizia;

 Ufficio Servizio Sociale Minorenni del Ministero della Giustizia;

 Nucleo Operativo Tossicodipendenze della Prefettura.

Di questi, solo gli ultimi due hanno richiesto ulteriori sollecitazioni, ma mentre l’Ufficio Servizio Sociale Minorenni ha in seguito accolto la domanda di collaborazione, con la clausola che si sarebbe potuta svolgere solo la prima parte della ricerca, costituita dal Focus group, con la Prefettura di Udine non è stato possibile raggiungere l’obiettivo in quanto il Servizio, rappresentato dal Dirigente e da una sola assistente sociale in servizio, hanno comunicato una serie di problemi ed ostacoli di tempo ed organizzativi.

Attraverso il Consultorio Familiare si è venuti a conoscenza di altri due importanti presidi socio-sanitari, e cioè

 il Dipartimento di Prevenzione dell’Azienda Sanitaria Universitaria Integrata;

 il Servizio di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza, facente capo allo stesso Distretto, nell’ambito dell’Azienda Sanitaria Universitaria Integrata.

Di questi due, il Dipartimento di Prevenzione ha immediatamente accolto la possibilità di collaborazione, mentre il Servizio di Neuropsichiatria non ha mai risposto alla richiesta.

Va rilevato che, mentre per la maggior parte dei Servizi le lettere di richiesta di collaborazione, accompagnate dalla lettera dell’Università, è stata sufficiente per accordare l’autorizzazione alla ricerca alcune istituzioni, tra cui il Presidio ospedaliero “S. Maria della Misericordia” e il Servizio Sociale Minorenni del Ministero della Giustizia hanno ritenuto di verificare la fattibilità/legalità del lavoro, nel primo caso tramite consultazione dell’Ufficio dell’Azienda sanitaria a ciò preposto, il secondo richiedendo una lettera dell’Università direttamente indirizzata.

In alcuni Servizi, quali il Dipartimento delle Dipendenze, il Dipartimento di Salute Mentale ed il Dipartimento di Prevenzione dell’Azienda Sanitaria, il responsabile ha richiesto un incontro chiarificatore degli intenti e della metodologia da utilizzare per la ricerca prima dell’avvio della ricerca; in seguito all’incontro, in tutti e tre i casi vi è stata un’immediata collaborazione.

Le modalità organizzative sono state abbastanza omogenee nei vari Servizi: nel caso del Dipartimento di Salute Mentale il responsabile ha organizzato personalmente

l’incontro per il Focus group avendo cura che vi partecipassero tutte le tipologie di figure professionali; nel caso del Dipartimento di Prevenzione, che comprende diverse aree, la referente di una di queste ha organizzato l’incontro con i membri delle altre aree; negli altri casi il responsabile ha incaricato il gruppo degli operatori di organizzarsi e di concordare direttamente la data del Focus group con l’intervistatore.

I Focus group si sono tutti realizzati presso le sedi dei Servizi, ed in nessun caso vi ha partecipato il responsabile del Servizio.

Ovviamente l’aver avviato e condotto la ricerca nel periodo estivo non ha facilitato la tempistica: l’assenza per ferie di molti operatori ha inevitabilmente ritardato l’organizzazione dei Focus group e le successive interviste; tuttavia, mentre in alcuni Servizi è stato fatto notare che il periodo ha influito sul numero di operatori coinvolti, in altri Servizi si è potuto facilmente raggiungere il numero dei partecipanti nonostante la stagionalità. Nel caso del Presidio Ospedaliero “S. Maria della Misericordia”, nonostante si sia atteso lungamente per superare il periodo delle ferie, il numero degli operatori partecipanti è stato ugualmente minimo (3 partecipanti).

Ogni Focus group è durato un tempo che andava dall’ora e mezza alle 2 ore, a seconda della numerosità ma anche della «loquacità» del gruppo. Dal punto di vista organizzativo, all’inizio del Focus è stata ulteriormente spiegata la finalità del lavoro, si è ricordata l’audioregistrazione, e si è chiesto a ciascun partecipante di compilare una scheda informativa su alcuni dati personali, nel rispetto dell’anonimato. Si è infatti spiegato che i dati personali sarebbero serviti per caratterizzare il gruppo e contestualizzare gli interventi. Successivamente si è consegnato a ciascun partecipante la «traccia di lavoro», contenente le domande relative alle 3 dimensioni. A quel punto si è avviata la «conversazione» di ogni gruppo, che è stato invitato ad esprimersi liberamente, escludendo giudizi di ogni tipo. Nel corso dei Focus, come intervistatore ho cercato di intervenire il meno possibile, proprio per dare spazio alla massima riflessività e scambio di idee tra i partecipanti; i miei interventi sono stati fondamentalmente orientati a richiedere precisazioni o a fornire ulteriori informazioni o approfondimenti qualora i contenuti fossero parsi particolarmente interessanti; talvolta ho risposto a richieste di chiarimenti da parte dei partecipanti sulle domande poste.

In generale i gruppi hanno lavorato in maniera molto precisa e corretta, sempre in ascolto rispettoso degli altri, a volte rimanendo su uno stesso tema per lungo tempo, ma mai uscendo dalla «consegna»; talvolta gli interventi hanno anticipato le domande della dimensione successiva e, in quel caso, come intervistatore valutavo se riportare il gruppo al confronto sull’argomento della «traccia», o se passare alla dimensione tematica successiva. Non si sono mai verificate tensioni o conflitti tra i partecipanti, i toni sono sempre stati pacati seppur a volte intensi, e spesso al termine del Focus le

persone segnalavano il gradimento per l’attività svolta, chiedendo di poter essere informati sui risultati della tesi.

Va detto, infine, che lavorando da sola come intervistatrice, è stato particolarmente impegnativo gestire la dinamica dei Focus group e, nel contempo, riuscire a cogliere tutti gli spunti interessanti e simultaneamente prenderne nota: si trattava di un lavoro che, soprattutto laddove i partecipanti erano numerosi, avrebbe richiesto la presenza di più ricercatori con una distribuzione dei compiti. La soluzione che ho individuato sin dal primo Focus è stata, pertanto, quella di ri-ascoltare e trascrivere gli interi incontri di gruppo, per poterne cogliere ulteriori sfumature in momenti successivi.

In relazione alle interviste di persone di origine straniera o appartenenti a minoranze linguistico/culturali, si specifica che presso l’Ufficio Servizio Sociale Minorenni di Trieste non è stata proposta alcuna intervista, non potendosi per legge intervistare minori di età.

Un ulteriore problema si è verificato, a seguito dei Focus, con l’individuazione delle persone da intervistare. A parte alcuni Servizi (Dipartimento di Salute Mentale, Dipartimento delle Dipendenze, UEPE) che in breve tempo hanno fornito i nominativi delle 4 persone, presso gli altri Servizi si è riscontrata una difficoltà nel riuscire a coinvolgere le persone di origine straniera, per diversi motivi, diversificati a seconda dei Servizi:

 presso il Dipartimento di Prevenzione in quanto le persone non hanno in genere un rapporto continuativo con gli operatori; un operatore ha inoltre segnalato che, pur avendo un rapporto «confidenziale» con diverse persone, queste sono state tuttavia reticenti nei confronti dell’intervista;

 presso il Presidio ospedaliero “S. Maria della Misericordia” in quanto le persone seguite vivono una condizione «di passaggio», a volte molto dolorosa: è il caso del reparto di oncologia che era rappresentata da un operatore, ma anche nel reparto di ostetricia e neonatologia, rappresentato dagli altri due operatori presenti al Focus group, le persone coinvolte non si sono rese disponibili a rilasciare interviste;

 presso l’Ambito Territoriale del Friuli Centrale è stata individuata un’unica persona perché uno degli operatori coinvolti era nel frattempo transitata ad altro Servizio; gli altri hanno riferito di aver avuto difficoltà a causa di reticenze delle persone individuate;

 anche rispetto agli altri Servizi, non sempre si è raggiunto il numero di 4 interviste, sia perché non sempre è stato possibile individuare le persone, sia perché a volte queste ultime – pur essendosi dichiarate inizialmente disponibili – al successivo contatto hanno manifestato perplessità e preoccupazione fino a, in alcuni casi, ritirare la disponibilità (2 casi).

Quest’ultimo punto ha fatto emergere un aspetto che indubbiamente va considerato nell’ambito dei risultati della ricerca: il fatto che l’intervista venisse proposta alle persone tramite il Servizio presso cui erano o erano state seguite, se da un lato ha offerto alle stesse una garanzia rispetto alle finalità della ricerca, e quindi la possibilità di iniziare l’intervista in un clima di fiducia, dall’altro si può ipotizzare che non si siano raggiunte persone che con i Servizi avevano sviluppato rapporti qualitativamente diversi (non altrettanto positivi). In tal senso viene da pensare che la ricerca, rispetto alle persone intervistate, è condizionata a monte dalla considerazione che gli intervistati sono probabilmente in buona parte persone che hanno avuto/hanno un buon rapporto con gli operatori, dai quali si sono sentiti accolti positivamente. Per questo nel corso dell’intervista discorsiva, si è dato molto spazio al «racconto» del rapporto con il Servizio, perché dal racconto poteva emergere anche qualche difficoltà, magari superata nel tempo o attraverso qualche particolare azione. Nel «racconto» qualcuno ha dato voce anche ad esperienze vissute con altri Servizi, magari non positive come quella vissuta presso il Servizio che l’ha segnalato per la ricerca.

Le persone intervistate avevano diversi livelli di conoscenza della lingua italiana; quasi tutte dichiaravano di comprendere abbastanza bene la lingua italiana e si esprimevano adeguatamente; qualcuno dimostrava una ottima capacità sia di comprensione che di linguaggio. In un caso, segnalato dal Dipartimento di Salute Mentale, l’intervista si è svolta alla presenza del mediatore culturale pakistano di lingua urdu (tramite convocazione del CSM stesso), quale interprete; in un paio di casi, l’intervista si è svolta in lingua spagnola, lingua conosciuta dall’intervistatore.

Ciò nonostante, alcune domande risultavano di difficile comprensione, e le persone richiedevano diverse ulteriori spiegazioni. In particolare, la domanda sull’opportunità di prestare «più attenzioni» alle persone di origine straniera, rispetto a persone di lingua e nazionalità italiana, richiedeva frequentemente un’esemplificazione, oltre alla spiegazione, con il rischio significativo di condizionamento delle risposte. Tale inquietudine ha accompagnato la maggior parte delle interviste, nel corso delle quali si cercava di offrire esemplificazioni diversificate per evitare di orientare in qualche modo la risposta dell’interlocutore. Dopo aver verificato che anche dopo un cambiamento nella formulazione della domanda il problema persisteva, nell’ultimo periodo della ricerca si è deciso di abbandonare la domanda, e di reintegrarla nell’ambito della successiva richiesta in cui la persona veniva invitata a «raccontare» il suo vissuto nella fase di accoglienza presso il Servizio di riferimento. Nella maggior parte dei casi, infatti, si era notato che le persone erano più disponibili alla «narrazione» piuttosto che alle risposte precise e dirette che probabilmente, ancora una volta per questioni culturali, non erano facilmente comprensibili o «gestibili». Una delle ultime interviste aveva coinvolto direttamente un mediatore culturale, segnalato dal Dipartimento di Prevenzione dell’Azienda Sanitaria, i cui operatori non erano riusciti ad individuare altre persone disponibili. L’intervista al mediatore

culturale, in questo caso non utente dei Servizi, ha portato elementi differenti, perché non vissuti personalmente, ma conosciuti nell’ambito della propria attività di mediazione e di operatore di CAS19. La conoscenza di molte e diversificate situazioni, risultato di qualche anno di esperienza come mediatore culturale e linguistico, ha tuttavia permesso alla persona di condividere situazioni diversificate e di riportare l’esperienza di aver conosciuto differenti pratiche di accoglienza nei Servizi

La ricerca si è conclusa, con l’ultima intervista effettuata, il 22 novembre 2019.

19 CAS: Centri di Accoglienza Straordinaria. Strutture individuate dalle Prefetture, in convenzione con

cooperative, associazioni e strutture alberghiere, secondo le procedure di affidamento dei contratti pubblici, al fine di sopperire alla mancanza di posti nelle strutture ordinarie di accoglienza o nei servizi predisposti dagli enti locali, in caso di arrivi consistenti e ravvicinati di richiedenti asilo.

Capitolo 2

I RISULTATI DELLA RICERCA

La ricerca è stata molto intensa, ricca di contenuti, di narrazioni, di riflessioni, di emozioni, che hanno coinvolto sia i diretti partecipanti che l’intervistatore. In ogni Focus group ed in ogni intervista si sono espresse accezioni, sfumature ed esperienze diverse e specifiche dando vita, nel loro complesso, ad un caleidoscopio di significati e di vissuti dell’interculturalità.

In pratica sono stati realizzati n. 8 Focus group e n. 15 interviste individuali, come risulta dalla Tabella n. 4, per un totale di 57 persone direttamente coinvolte nella ricerca.

Tab. 4

FOCUS GROUP INTERVISTE

Servizio sociale dei Comuni  1 persona segnalata ed intervistata

Dipartimento di Prevenzione  1 persona segnalata ed intervistata

Dipartimento Salute Mentale  4 persone segnalate di cui 3 intervistate

Dipartimento Dipendenze  4 persone segnalate ed intervistate

Presidio Ospedaliero “S. Maria della Misericordia” Nessuna persona segnalata

Consultorio Familiare  3 persone segnalate di cui 2 intervistate

Ufficio Esecuzione Penale Esterna  4 persone segnalate ed intervistate

Ufficio Servizio Sociale Minorenni

Non previste interviste

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