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CAPITOLO 3. LA FONDAZIONE CINI p

3.1 La nascita della Fondazione e il suo Fondatore p

La Fondazione Giorgio Cini si è costituita il 20 aprile 1951 per volere di Vittorio Cini, allo scopo di ricordare il figlio Giorgio morto tragicamente il 31 agosto 1949 in un incidente di volo. Ha ottenuto nel luglio dello stesso anno 1951 la concessione demaniale dell’Isola di San Giorgio Maggiore. In quegli anni il padre riuscì a trasformare lo strazio in dedizione creando un’istituzione che come primo fine favorisse e promuovesse la crescita sociale e spirituale dell’uomo e lo sviluppo della sua dignità. Nel difficile periodo del dopoguerra, infatti, Giorgio Cini era spinto da un forte impegno di servizio che lo impegnava nell’aiuto a chi era più bisognoso di assistenza, specialmente ai giovani che sono stati accolti a San Giorgio sino a più di mille per conferir loro aiuto, assistenza ed educazione.

Giorgio Cini, è stato un importante uomo di cultura nella storia italiana della prima metà del secolo: nato nel 1885 a Ferrara, si è formato all’etica del lavoro e dell’impresa, prima collaborando con l’azienda paterna specializzata in opere di costruzioni e infrastrutture, poi avviando nei medesimi settori e con proprie ditte importanti iniziative, tra le quali primeggiò la costruzione delle dighe del porto di Chioggia, terzo accesso al mare alla laguna veneziana. È stato anche un importante uomo di finanza, promotore di imprese in Italia e all’estero, come la realizzazione

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P. GAGLIARDI, E. QUINTÉ, Fra tradizione ed innovazione: il ruolo della Fondazione Cini, in “Economia della cultura”, 2 (giugno 2007), pp. 225-230.

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della Compagnia adriatica di navigazione, sorta nel 1932 dalla fusione di sei società con il compito di controllare i transiti nell’Adriatico e nel Mediterraneo orientale, assumendo alcune linee di collegamento navale con l’Oriente.

Il legame con Venezia iniziò durante la prima guerra mondiale, attraverso la sua conoscenza di Giuseppe Volpi, leader di iniziative economiche e finanziarie, soprattutto nel campo delle imprese elettriche e del turismo d’élite, e esperto nel saldare legami con i nuovi centri della finanza uniti alle banche miste. Col tempo venne a far parte del noto “gruppo veneziano” in cui Volpi si occupava delle relazioni diffuse, Cini dei progetti finanziari e Achille Gaggia era colui che eseguiva i loro progetti come l’avvio di Porto Marghera96.

Cini ebbe anche un ruolo in politica quando venne nominato Senatore nel 1934 e, in pieno periodo fascista, Ministro: si dimostrò anche in quest’ambito efficiente, oltre ad essere l’unico uomo capace di sfidare Mussolini in Consiglio dei Ministri denunciandovi gli obbrobri della guerra. Per questo suo passato venne arrestato dai nazisti e rinchiuso nel lager di Dachau, ma fu presto liberato proprio dal figlio Giorgio grazie ai sensi di stima e cordialità sempre mantenuti da Vittorio con alcuni ambienti tedeschi. Dopo queste vicende rientrò in Italia e si fissò a Venezia, con cui il legame di affetto e di cultura continuò negli anni, soprattutto dopo la perdita del figlio e la conseguente istituzione della Fondazione a lui intitolata. Il suo perenne interesse per la città gli procurò il titolo di “Ultimo Doge”97.

La perdita del figlio Giorgio aveva significato il dolore più grande della sua vita ma anche un punto di partenza per la sua rinascita, fortificando in Vittorio Cini l’impegno civile, tanto che la ricerca e il “servizio della Verità”98 - attuata attraverso l’aiuto e l’educazione ai ragazzi del dopoguerra - assieme all’attività di ricerca sia culturale che scientifica, rappresentarono i principi cardine che guidarono la sua Fondazione.

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U. AGNATI, La Fondazione Giorgio Cini cinquant’anni di storia, Venezia, 2001, pp.13 e ss.

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U. AGNATI, La Fondazione Giorgio Cini cinquant’anni di storia, cit., pp.7-8.

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Si tratta dell’impegno della Fondazione nella Verità e per la Verità che deriva dalle basi della civiltà dell’uomo insite alla tradizione benedettina e riversate nel senso del dovere delle attività della Fondazione: attraverso la promozione degli studi liberali l’azione sociale e la ricerca intellettuale favoriti dalla Fondazione portano ad una ottimistica fede nella Verità e nella Bontà che guida, ha guidato e guiderà tutti gli uomini che accingeranno all’Isola di San Giorgio.

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La scelta operata da Vittorio Cini di collocare la Fondazione sull’Isola di San Giorgio Maggiore fu dettata da una straordinaria intuizione, poiché l’isola è un luogo ricco di storia e di cultura: dal 982 ai primi del XIX secolo ospitava una abbazia, uno dei maggiori centri di vita spirituale e culturale istituito dall’ordine benedettino nella sua lunga storia: un luogo eletto per la “ricerca della Verità” e la diffusione della conoscenza. Il monastero era stato soppresso nel 1806 con ordinanza di Napoleone e rimase per circa 150 anni in uno stato di abbandono determinando il declino dell’intera Isola di San Giorgio.

Attraverso la scelta dell’isola come sede della Fondazione e ponendone il recupero e il restauro tra le finalità statuarie99, Vittorio Cini candidava la sua “creatura” a erede di una tradizione secolare, attribuendole il ruolo storico e la vocazione dell’istituzione di cui intendeva raccogliere il mandato. In quegli anni il nesso Venezia/Fondazione si fece sempre più intenso in quanto l’impegno al ripristino del complesso monumentale dell’Isola di San Giorgio per favorire la costituzione e lo sviluppo di istituzioni educative, sociali, culturali ed artistiche anche in collaborazione con quelle cittadine già esistenti, era un chiaro segnale dei particolari rapporti da istituire con Venezia, città che già allora soffriva in modo evidente il problema della conservazione del suo patrimonio edilizio: ricca di complessi monumentali la città era spesso coinvolta nel circolo vizioso che può nascere con il pur giusto restauro. Il restauro mette riparo a situazioni di degrado, ma poi la cattiva conservazione e il mancato utilizzo procurarono nuovo degrado e questo impone rinnovati restauri che spesso, si evolvono in modo disordinato. Ciò non accadde a San Giorgio poiché il complesso aveva subito una destinazione d’uso in grado di tenerlo vivo negli anni preservando la quotidiana fisiologia del complesso, impedendo il deterioramento altrimenti inevitabile.

Inoltre, la stessa grande tradizione benedettina, si rinnovava in forme tutte moderne. Fu il primo esempio nell’Italia del dopoguerra di un complesso organismo

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“La Fondazione ha per scopo di promuovere il ripristino del complesso monumentale dell’isola di San Giorgio

Maggiore e di favorire la costituzione e lo sviluppo nel territorio di essa di istituzioni educative, sociali, culturali ed artistiche, occorrendo in collaborazione con quelle cittadine già esistenti”. Questo principio fu enunciato con

atto 20 aprile 1951, rogato dal Notaio Capo di Roma, in ricordo della generosa intraprendenza e dell’appassionata operosità del figlio Giorgio, per la reintegrazione dell’isola nella vita di Venezia, secondo le sue tradizioni spirituali, ricalcate nell’art. 1 dello Statuto della Fondazione.

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di pura ricerca umanistica, sorto per iniziativa privata, che attraverso le nuove prospettive metodologiche nella storia, nella linguistica, nella critica delle lettere, dell’arte, della musica e del teatro, la comparatistica culturale fra Oriente e Occidente, le centinaia di autorevoli studiosi formatisi anche a San Giorgio, gli elevati dibattiti sui problemi ideologici e civili della società, le intese internazionali con le istituzioni dedicate alla ricerca, testimoniano l’impegno della Fondazione “nella Verità e per la Verità”100. Dopo 26 anni di attività Vittorio Cini si spense invocando il dono “della buona morte”101.

3.2 La precoce “vocazione” internazionale e l’apporto di Vittore Branca