IN UN CONTESTO DI SVILUPPO SOSTENIBILE
3. La nascita della Green Economy
La crisi finanziaria del 2008 ha creato, nei governi di molti Paesi e nella cultura ecologista mondiale, la consapevolezza che il modello di sviluppo economico corrente, al cui disordine e alla cui irrazionalità viene attribuita la responsabilità della crisi stessa, debba essere riformato.
Tale recessione ha coinciso con la più grande crisi ambientale della storia, la crisi climatica, e tale concomitanza ha alimentato la ricerca di una soluzione in grado di affrontare questa difficile situazione27.
È, pertanto, opinione largamente condivisa che l’attuale crisi non sia soltanto economica e finanziaria, ma anche ambientale e ciò abbia rappresentato il fallimento del tradizionale modello economico. Quest’ultimo, incentrato sulla cd. brown economy, si è di fatto realizzato sullo sfruttamento delle risorse naturali, a lungo credute infinite e sulla scarsa attenzione agli impatti che le attività dell’uomo hanno su ambiente, società e qualità della vita. Al contrario, la green economy non solo riconosce i limiti del pianeta, ma li qualifica come confini all’interno dei quali deve muoversi il nuovo modello economico basato su un uso sostenibile delle risorse ed una drastica riduzione degli
144 impatti ambientali e sociali, al fine di un miglioramento generalizzato della qualità della vita. In questo senso, la green economy deve essere vista come un nuovo modello economico e non semplicemente come la parte “verde” dell’economia28.
È evocata da più parti come possibile acceleratore della ripresa economica ed allo stesso tempo come soluzione alle problematiche relative a clima ed ambiente. Tornare a crescere ai ritmi precedenti alla crisi è l’obiettivo primario dei governi, ma incrementare la produzione industriale potrebbe facilmente tradursi in un maggior utilizzo di risorse naturali ed energia. Si comprendono, in tale direzione, le recenti scelte effettuate da molti Paesi di investire importanti risorse finanziarie nel settore energetico, ed in particolare in quello delle tecnologie sostenibili29.
Nel panorama internazionale, sono numerose le definizioni di green
economy, le quali, però, concordano sostanzialmente, sul fatto che essa è
finalizzata a migliorare la qualità della vita di tutto il genere umano, riducendo le disuguaglianze nel lungo periodo, e non esponendo le generazioni future ai preoccupanti rischi ambientali e a significative scarsità ecologiche.
È, però, opportuno sottolineare che tale definizione non sostituisce in alcun modo quella di sviluppo sostenibile, ma ne diviene un necessario passaggio: la sostenibilità rimane un fondamentale obiettivo a lungo termine, ma per raggiungerla è necessario lavorare verso un’economia verde. In questo
28 E. MANCUSO, R. MORABITO, La green economy nel panorama delle strategie internazionali, in Energia, Ambiente e Innovazione, Enea, 2012, fasc. 1, p. 3.
29 O. AMERIGHI, B. FELICI, Sviluppo sostenibile e green economy: oltre il PIL, in Energia, Ambiente e Innovazione, Enea, 2011, fasc. 3, p. 43.
145 senso la green economy è il mezzo ed il fine di sé stessa, poiché come strumento attuativo dello sviluppo sostenibile diventa una fase di transizione, la via per gestire il cambiamento, e, allo stesso tempo, conduce ad un nuovo modello economico (e quindi il fine) stabilmente sostenibile. Per compiere tale transizione, occorre la predisposizione di specifiche disposizioni30 che
ridefiniscano, in modo profondo, il tessuto istituzionale con una nuova
governance.
Un’economia verde riconosce ed investe nel capitale naturale, considerando la biodiversità come il tessuto vivente proprio di questo pianeta, che contribuisce al benessere umano e fornisce le economie di risorse preziose sotto forma di servizi elargiti gratuitamente.
L’importanza assunta dalle risorse naturali, da cui la specie umana trae beneficio senza alcun compenso, è l’aspetto principale sul quale si basa la definizione di green economy data dall’UNEP31. Il capitale naturale è l’unico
modo per compensare i Paesi in difficoltà, che, pur ricchi di materie prime, sono ben lontani dal raggiungere i livelli di benessere dei Paesi industrializzati. L’UNEP traccia un manifesto ben preciso per l’attuazione della green economy attraverso l’indicazione di investimenti indirizzati a due principali ambiti: l’approvvigionamento e l’utilizzo sostenibile delle risorse naturali e
30 Si fa riferimento a regolamenti nazionali specifici, politiche ad hoc, sovvenzioni ed incentivi di
sostegno ed investimenti, come ad es. le detrazioni fiscali al 55% per interventi volti a migliorare l’efficienza energetica degli edifici residenziali.
31 Il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP) è un’organizzazione internazionale che
opera dal 1972 contro i cambiamenti climatici a favore della tutela dell’ambiente e dell’uso sostenibile delle risorse naturali. La sua sede è a Nairobi, in Kenya, ma opera in diverse parti del mondo tramite altri uffici amministrativi ed è costituita principalmente da un personale esperto che prende le decisioni sulle politiche ambientali utilizzando metodi collettivi indirizzati allo sviluppo e opera con lo scopo di salvaguardare il futuro della società mondiale.
146 dell’energia32. Per quanto riguarda il sistema energetico, settore della nostra
analisi, la green economy sostituisce i combustibili fossili con le energie rinnovabili e a basso tenore di carbonio. L’attuale sistema, basato sulle fonti fossili, è responsabile di due terzi delle emissioni di gas serra e genera costi altissimi da sostenere. La strada da intraprendere consiste nell’aumentare la fornitura da fonti rinnovabili che riduce, così, i rischi di aumento dei prezzi e la volatilità dei combustibili fossili, oltre ai considerevoli vantaggi in termini di mitigazione dei cambiamenti climatici.
Le energie rinnovabili rappresentano, in questo contesto, una grande opportunità economica che migliora significativamente la sicurezza energetica, nonché quella economica e finanziaria, tutti fini, peraltro, individuati anche nella Strategia Energetica Nazionale.
L’OCSE33 è l’altra Istituzione che promuove la green growth34, la quale
affida un ruolo estremamente importante all’innovazione tecnologica, in grado di disaccoppiare la crescita dalla dipendenza di capitale naturale, elemento fondamentale per la transizione verso una green economy. L’economia verde è
32 Questi due ambiti vengono poi declinati attraverso undici elementi chiave di un modello di sviluppo
sostenibile afferente in parte alla sfera del capitale naturale (foreste, acqua, agricoltura e pesca) ed in parte a quella dei settori produttivi (fonti rinnovabili, industria manifatturiera, produzione di rifiuti, edilizia, trasporti, turismo e città).
33 L’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), detta anche OECD
(Organisation for Economic Co-operation and Development), è stata istituita con la Convenzione sull’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economici, firmata il 14 dicembre 1960, ed ha sostituito l’OECE, creata nel 1948 per gestire il Piano Marshall per la ricostruzione post-bellica dell’economia europea. Oggi ne fanno parte 34 Paesi che si riconoscono nella democrazia e nell’economia di mercato. Gli obiettivi dell’OCSE sono di sostenere la crescita economica sostenibile, aumentare l’occupazione, innalzare il tenore di vita, mantenere la stabilità finanziaria, assistere lo sviluppo delle economie dei Paesi non membri e contribuire alla crescita del commercio internazionale. Grazie alle attività dell’OCSE, i Paesi membri possono comparare le differenti esperienze, cercare risposta ai problemi comuni, identificare le best practices e coordinare le politiche nazionali ed internazionali.
34 La green growth, letteralmente crescita verde, non deve essere messa in contrapposizione con la green economy, perché vanno entrambe nella stessa direzione.
147 considerata, insieme allo sviluppo sostenibile, il motore di crescita e la fonte di nuove opportunità di sviluppo, capaci, al tempo stesso, di limitare l’impatto sulle risorse naturali e sui servizi ecologici da cui deriva gran parte del benessere umano.
Non vi è, naturalmente, un modello unico, per l’attuazione di una green
growth, ma ogni Paese avrà bisogno di elaborare una strategia su misura
calibrata sulle proprie caratteristiche nazionali35.
Ciascun governo deve, infatti, integrare gli obiettivi della crescita sostenibile nella propria politica economica generale e nella pianificazione dello sviluppo. La capacità istituzionale di attuare riforme politiche di ampio respiro è una condizione essenziale per dar corso ad una green growth efficace.
In linea con la strategia OCSE sull’innovazione si pone anche il nuovo Piano d’Azione dell’Unione europea36 che considera il modello di business eco-
innovativo fondamentale per la promozione di un’innovazione sostenibile. L’Unione europea concorda con la teoria che vede la green economy quale strumento per lo sviluppo sostenibile, ed accoglie e sottolinea la compatibilità delle definizioni di green growth ed economy.
La Comunicazione europea “Rio+20: verso un’economia verde e una migliore governance”37 rappresenta la roadmap dell’Europa per raggiungere gli
35 Per un approfondimento vedi la presentazione di S. Upton, direttore del Dipartimento
dell’Ambiente nell’OECD al Rapporto 2013, intitolato Un green New Deal per l’Italia, a cura di E. RONCHI, R. MORABITO, T. FEDERICO, G. BARBERIO, in collaborazione con ENEA e Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile.
36 Comunicazione della Commissione europea (COM (2011) 899 def.) recante Innovazione per un futuro sostenibile – Piano d’azione per l’ecoinnovazione (Eco-Ap).
37 Il 20 giugno 2011, la Commissione europea ha adottato la comunicazione “Rio+20: verso un’economia verde e una migliore governance” che costituisce il fondamento per la posizione dell’UE alla Conferenza
148 obiettivi prefissati, e pone al centro della sua analisi proprio la green economy, il cui scopo è quello di fornire un quadro decisionale che predisponga misure specifiche. Tali provvedimenti, che si basano sostanzialmente sugli stessi temi trattati dall’UNEP, si fondano su una piattaforma di obiettivi ambiziosi che vengono continuamente monitorati.
La strategia dell’UE individua nella cooperazione scientifica e tecnologica l’unica via per realizzare un quadro di riferimento che sia la soluzione ai problemi collettivi quali i cambiamenti climatici, l’approvvigionamento di energia e materie prime, e l’utilizzazione di prodotti chimici e sostanze pericolose. Propone, infine, un sistema di incentivi e il necessario miglioramento della governance attraverso il rafforzamento delle strategie di sviluppo sostenibile, specie nel settore della politica ambientale.
Negli ultimi anni il concetto di green economy è diventato sempre più di largo utilizzo, dal lessico comune alle strategie politiche. Un grosso impulso in questo senso è derivato dalla presa di posizione del presidente degli Stati Uniti, Obama, che ha indicato la green economy come una delle vie di uscita dalla crisi globale di questi ultimi anni. È, tuttavia, indubbio che tale termine sia stato declinato ed inteso nei modi più svariati e ciò abbia creato una certa confusione. Si può sottolineare, però, che a tali diverse definizioni corrisponda, oggi, una visione comune, che identifica la green economy nello strumento per uno sviluppo sostenibile basato sulla valorizzazione del capitale economico38,
149 di quello naturale39 e sociale40, nello stesso modo in cui lo sviluppo sostenibile
è basato sulle tre dimensioni: economia, società e ambiente.
Al momento della sua nascita, la green economy tendeva ad essere identificata come una piccola parte dell’economia riferita all’industria ambientale ed in particolare al settore delle energie rinnovabili. Oggi, viene, invece, riconosciuta come uno strumento da applicare a tutti i settori della produzione di beni e servizi, oltre che per la conservazione e l’utilizzo sostenibile delle risorse naturali, ai fini di una transizione verso un modello di sviluppo in grado di garantire un migliore e più equo benessere per tutto il genere umano nell’ambito dei limiti del pianeta41.