RobERto VinCi, DiREttoRE itC - CnR
Nelle Norme Tecniche per le Costruzioni, grazie anche all’orientamento della cultura del costruire nazionale, il cal-cestruzzo costituisce uno degli argomenti più importanti, trattato all’interno di tutti i capitoli della Norma. È però il Cap. 11 quello dedicato più specificatamente al calcestruzzo e ai principi base che regolano la sua identificazione, qualificazio-ne e accettazioqualificazio-ne. Per quanto concerqualificazio-ne la sua qualificazioqualificazio-ne, il nuovo testo prevede che tutti gli impianti di produzione di calcestruzzo con processo industrializzato debbano essere do-tati di un Sistema di Controllo di Produzione in Fabbrica (FPC), certificato da un organismo esterno indipendente autorizzato dal C.S.LL.PP. L’FPC in ogni caso non va confuso con la certificazione ISO 9001, che è volontaria e può essere adottata comunque ed indipenden-temente per applicare all’intera azienda un Sistema di Gestione per la Qualità. Se si parla di accettazione invece le Norme Tecniche specificano che i materiali per uso strutturale devono essere accettati dal direttore dei lavori mediante acquisizione e verifica della documentazio-ne di qualificaziodocumentazio-ne, nonché mediante eventuali prove sperimentali di accettaziodocumentazio-ne. Nel caso del calcestruzzo significa acquisire, prima dell’inizio della fornitura, copia della certificazione FPC, verificare che i documenti che accompagnano ogni fornitura in cantiere riportino gli
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L’approfondimento
DonAtELLA guzzoni, PRESiDEntE oRDinE ingEgnERi
Di bERgAMo
Con la nuova normativa anche le figure del progettista e del direttore lavori sono state investite da nuove e più pre-cise responsabilità. Definire la vita nominale, come imposto dalle Norme, significherà anche prescrivere una durabilità attraverso materiali con requisiti idonei e soprattutto definiti in un corretto e chiaro capitolato d’appalto che lasci poco spazio ad interpretazioni diverse e strane e che se correttamente compilato potrà rendere più incisivo il compito di controllo dello stesso direttore lavori. Tale compito è oggi reso ancor più difficile dalla complessa realtà delle imprese di costruzioni italiane.
Paradossalmente 30 anni fa c’era, a tutti i livelli, una maggior consapevolezza del valore dell’opera che si andava realizzando e soprattutto esisteva nell’impresa di costruzioni una conoscenza delle regole elementari del buon costruire che oggi si sta perdendo.
L’auspicio è che “deve tornare ad esserci una cultura delle responsabilità, un’etica del lavorare, che deve essere condivisa a tutti i livelli e diventare cultura generale”.
MARCo buRiAni, PRESiDEntE AnCEboLognA
La mancanza di professionalità e di una cultura del costrui-re è sicuramente un problema esistente e sentito ancor più da tutte quelle imprese di costruzione virtuose.
L’andamento che caratterizza questo settore, che vede al-ternarsi periodi di crisi con periodi di forte espansione non ha facilitato una stabilità dei rapporti di lavoro che sono alla base di una vera qualità della manodopera.
A questa problematica si aggiunge infine un “male tutto italiano”: quello dell’aggiudicazione dei lavori.
Se il criterio con cui vengono aggiudicati i lavori in Italia non riconosce la qualificazione dell’impresa diventa difficile per l’impresa stessa perseguire tale obiettivo.
Anche dal punto di vista normativo la strada appare piuttosto in salita.
L’applicazione contemporanea di importanti nuove leggi (norme sull’efficienza energetica, Norme Tecniche per le Costruzioni, ecc.) in un settore già oberato da una pluralità di nor-mative ha trovato impreparate un po’ tutte le figure professionali coinvolte.
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I I sessione
FRAnCESCo oSSoLA, bAnCA intESA SAn PAoLo
Il ruolo che le grandi committenze, sia pubbliche che priva-te, possono svolgere all’interno del settore delle costruzioni in termini di una maggior qualificazione è un ruolo molto importante.
Dalle loro scelte infatti in passato si sono innescati mecca-nismi di mercato che hanno portato molti cambiamenti. Questo anche grazie a due stru-menti normativi molto importanti: il Piano di Controllo Qualità e il Piano di Manutenzione correlato alla durabilità e alla programmazione degli interventi.
La valutazione dell’effettiva validità del Piano di Manutenzione, la sua coerenza con le specifiche di capitolato o l’attinenza con gli elenchi prezzi aggiornati possono diventare importanti elementi di validazione dello stesso progetto e quindi di garanzia della qualità e della durabilità dell’opera.
Occorre perciò, in fase di stesura dei bandi di gara e di individuazione dei criteri di aggiudi-cazione, porre molta attenzione alla vera efficacia di questi due strumenti normativi.
Luigi EVAngELiStA, DiRigEntE itALFERR, RESPonSAbiLE DELLA u.o. ingEgnERiA CiViLE
Per poter ottenere un’opera di qualità è necessario che tutti gli operatori siano responsabili e consapevoli del proprio ruolo all’interno della filiera.
Per la committenza questo coincide con la consapevolezza di ciò che si vuole e con la chiarezza nel richiederlo. Per Italferr questa chiarezza si è concretizzata all’interno di un contesto di certificazione e di processo in qualità.
“Quando nel ‘94 partirono i lavori per l’Alta Velocità, noi puntammo su concetti che assicu-rassero la qualità, introducendoli ed esplicitandoli in tutti i documenti contrattuali.
La reazione fu quella di disorientare inizialmente il mercato.
Gli operatori infatti non erano pronti ad affrontare in modo sistematico determinate temati-che di validazione del progetto, prima, e di certificazione del processo costruttivo, dopo. Alla lunga però questo “sistema di controllo della qualità” ha portato i suoi risultati, riducen-do progressivamente i costi sia in termini economici che temporali e dimostranriducen-do come anche nel settore delle costruzioni la cultura della qualità fornisca quel “famoso valore
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giuSEPPE MAnCini, oRDinARio Di tECniCA DELLE
CoStRuzioni, PoLitECniCo Di toRino
Se il committente deve avere chiaro cosa vuole e deve preten-dere che si raggiungano determinate prestazioni, è compito del progettista “trovare il modo per raggiungerle”. Purtroppo però molto spesso il progettista non possiede quella piena cono-scenza dei materiali necessaria a garantire in maniera ottimale le prestazioni richieste. Si tratta di una carenza molto spesso legata alla realtà dell’Università italiana, ancora poco attenta a queste importanti esigenze del mercato delle costruzioni. Si ren-de quindi necessario un costante aggiornamento di questi tecnici verso un campo, come quello dei materiali, in continua evoluzione. Terminata l’opera, l’ultima fase è affidata al collaudatore. In realtà se ciascun operatore ha svolto il proprio compito in maniera responsabile, il lavoro di verifica di questa figura risulta minimo. Purtroppo però non sempre questo accade e col tempo si rendono necessarie opere di riparazione con costi assai elevati spesso anche più elevati del nuovo. Imparare a valutarli significa quindi non solo prendere consapevolezza dell’opera ma soprattutto rendersi conto dell’importanza che la qualità ha nel processo costruttivo.C M Y CM MY CY CMY K