• Non ci sono risultati.

Alba Fagnani

(alba.fagnani@graduate.univaq.it) SSD: ICAR/10 - Architettura tecnica

Parole chiave

Costruzione metallica, città, tecnologia.

Il progetto di ricerca intende fornire un contributo specifico alla storia della costruzione metallica, analizzandone le peculiarità tecnologiche e formali con riferimento al rapporto con la città del Secondo Novecen-to. Lo studio, in particolare, esamina le declinazioni della costruzione in acciaio, per meglio comprendere le relazioni che intercorrono tra di essa e le condizioni proprie di un contesto urbano consolidato, dan-do evidenza, in termini sia quantitativi che qualitativi, del patrimonio architettonico ascrivibile a una tecnologia diversa dalla tradizione co-struttiva più diffusa, indagando quali fattori abbiano favorito lo svi-luppo della tecnica e quali ne abbiano invece limitato una compiuta affermazione. Nel quadro delineato, l’obiettivo di più ampio respiro è offrire un contributo a un futuro osservatorio della costruzione metal-lica in Italia.

In continuità con il lavoro del gruppo di ricerca, in particolare con i filoni inerenti alla sperimentazione tecnologica nell’architettura italiana del secondo dopoguerra, al rapporto tra acciaio e città, alle relazioni tra acciaio e materia antica tra dissimulazione e svelamento e alle declinazio-ni in edifici alti, lo studio considera l’evoluzione del dialogo tra costru-zione metallica e contesto urbano, prendendo in esame la città di

Bolo-Alba Fagnani

gna come caso paradigmatico. In virtù dei suoi caratteri territoriali e del ruolo di snodo baricentrico rispetto ai flussi commerciali della penisola (AA.VV., 1965), l’analisi di tale sistema consente infatti di impostare uno studio emblematico della correlazione tra tecnologia costruttiva e svilup-po urbano. In questa prospettiva, la mappatura e lo studio delle più si-gnificative applicazioni del secolo scorso, caratterizzato da un notevole grado di maturità tecnica e figurativa, costituiscono degli utili strumenti per veicolare una più consapevole lettura della tecnologia e dei linguaggi formali ad essa propri.

In un contesto urbano che si consolida e resta sostanzialmente incluso nella cinta muraria fino alle soglie del Novecento (AA.VV., 1965), il ricorso alla struttura metallica nella seconda parte del secolo si diffonde perlopiù con un carattere episodico, seguendo la circolazione della tecnologia in Italia, e dettato dalle potenzialità figurative e strut-turali del materiale, spesso applicato in combinazione con altri propri della tradizione costruttiva locale, quali il laterizio. La stessa configura-zione della città felsinea, caratterizzata da un tessuto storico fortemen-te denso e riconoscibile e da meno composfortemen-te espansioni residenziali e industriali, suggerisce di operare una catalogazione critica degli edifici che assecondi la dicotomia tra gli interventi realizzati intra ed extra mo-enia. I primi, accomunati da un linguaggio formale a scala urbana e da scelte tecnologiche conseguentemente più misurate e coerenti con il contesto edilizio; i secondi, complice un rigore urbanistico più blando, caratterizzati da proporzioni costruttive più generose, come nel caso dei poli delle ex fonderie Sabiem o delle ex officine Minganti (Casciato et al., 2005).

Tra altre figure significative, la cultura edilizia della città di Bologna è indissolubilmente legata a Enzo Zacchiroli (Trivellin, 2002), autore di progetti eccellenti quali la Johns Hopkins University (Fig. 1), suo primo edificio ultimato nel 1960, e la sede della SIP, un organismo in cemento armato e fronti caratterizzati da lastre in acciaio Corten. Nel 1972 Giu-seppe Vaccaro e Annibale Vitellozzi realizzano la struttura della piscina Sterlino, con travi reticolari bidimensionali in acciaio che scandiscono lo spazio.

Figura 1. Bologna: Johns Hopkins University, il blocco della biblioteca (Trivellin, 2002).

Caso emblematico di applicazione della costruzione metallica nel con-testo extraurbano è la Fiera di Bologna. Posto al margine dell’espansione nord della città, il quartiere fieristico occupa un ruolo di rilievo nel bilan-ciamento di pesi dei diversi comparti della città e, in virtù dell’elevata con-centrazione di declinazioni tecnologiche e figurative del materiale acciaio, offre spunti significativi per un approfondimento verticale della ricerca.

Nel Secondo dopoguerra, le energie delle amministrazioni bolognesi sono concentrate sulla ricostruzione del centro storico, con conseguente marginalizzazione del dibattito sulla promozione di un sistema fieristico unitario in grado di risolvere la dispersione delle sedi campionarie veri-ficatasi nei decenni precedenti. Gli anni del boom economico segnano la ripresa del dialogo sulla collocazione della fiera, tema di crescente im-portanza nella transizione dall’economia contadina a quella industriale e coerente con la volontà di adottare un nuovo P.R.G. nel 1955. Nel 1964 inizia la costruzione dei primi dieci padiglioni espositivi, su progetto di Leonardo Benevolo, Tommaso Giura Longo e Carlo Melograni, in una vasta area da destinare a parco e a funzioni attrezzature complementari (Benevolo et al., 1964). Strutture metalliche leggere rispondono all’esi-genza funzionale della luce libera (Fig. 2), avvolgendo il visitatore nella chiarezza e nella riconoscibilità figurativa dei padiglioni (Benevolo et al., 1969). Negli anni, il quartiere fieristico si arricchisce di nuovi spazi espo-sitivi, alcuni attualmente in via di completamento, e costituisce un vivo e prezioso catalogo dell’applicazione delle strutture in acciaio in Italia.

Alba Fagnani

Figura 2. Bologna: il quartiere fieristico, modello di studio 1:20 della struttura (Benevolo et al., 1969).

GRUPPO DI RICERCA E PROGETTI FINANZIATI 

Componenti del gruppo di ricerca:  Prof. Renato Morganti, Prof.ssa Alessandra Tosone, Prof. Danilo Di Donato, Ph.D. Matteo Abita, Ing. Arch. Alba Fagnani.

Principali collaborazioni attive esterne: Comitato editoriale e scientifi-co della rivista Costruzioni Metalliche, Milano, Fondazione Dalmine, Dalmine (BG), Fondazione Promozione Acciaio, Milano, Servizio Im-mobili della Banca d’Italia, Roma. 

BIBLIOGRAFIA

AA.VV. (1965). Un nuovo quartiere per una fiera nuova. Ente autonomo per le fiere di Bologna, Bologna

Casciato M., Orlandi P. (a cura di) (2005). Quale e quanta: architettura in Emilia-Romagna nel secondo Novecento, CLUEB, Bologna: 30-32 Trivellin E. (2002). Enzo Zacchiroli: Johns Hopkins University. Alinea,

Firenze

Benevolo L., Giura Longo T., Melograni C. (1964). Progetto per il nuovo quartiere fieristico di Bologna. Casabella-Continuità, 289: 34-37 Benevolo L., Giura Longo T., Melograni C. (1969). Quartier des

exposi-tions de Bologne. L’architecture d’aujourd’hui, 141: 19-35.