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Valutazione di rischio per fagliazione superficiale e liquefazione nell’Appennino Centrale per le

pratiche di uso del suolo: il caso di Pagliare di Sassa

(L’Aquila)

Marco Spadi (marco.spadi@univaq.it) SSD: GEO/05 - Geologia applicata

Parole chiave

Pericolosità sismica, microzonazione sismica di terzo livello, faglie attive e capaci, paleoliquefazione.

La Microzonazione sismica italiana ha come obiettivo quello di suddivi-dere il territorio in microzone con risposta omogenea allo scuotimento sismico, catalogandole in zone stabili, zone stabili suscettibili di amplifica-zione sismica e in zone instabili. In particolare, le zone instabili sono quel-le zone in cui si ha un’instabilità permanente come frane sismoindotte, liquefazione del suolo, cedimento differenziale e fagliazione superficiale.

In quest’ambito, abbiamo condotto uno studio pilota per conto del comune dell’Aquila per la realizzazione di un nuovo plesso scolastico in località Pagliare di Sassa, in un’area precedentemente individuata come soggetta alla presenza di una possibile faglia attiva e capace e alla liquefa-zione dei terreni superficiali. La finalità dello studio era quello di quan-tificare le due pericolosità per una corretta progettazione del manufatto.

Per questo studio, abbiamo realizzato due trincee (denominate trin-cea 1 e trintrin-cea 2) con un andamento perpendicolare rispetto alla traccia della possibile faglia (Fig. 1).

Figura 1. In alto: schema della successione stratigrafica affiorante lungo le pareti occi-dentali della trincea 1 (progressive da 30 a 130 m) con il posizionamento del frammento

ceramico e del campione datato al radiocarbonio. In basso: schema della successione stratigrafica (unità da 1 a 6) affiorante lungo le pareti occidentali della trincea 2 (pro-gressive da 20 a 40 m) con il posizionamento dei frammenti ceramici e dei campioni

datati al radiocarbonio.

Lungo le pareti di escavazione delle trincee sono state rinvenute dif-ferenti unità geologiche continentali principalmente caratterizzate sedi-menti colluviali sabbioso-ghiaiosi e limoso-sabbiosi, con sostanza orga-nica e di origine antropica, oltre che da paleosuoli (Fig. 1). Nella trincea 1, all’interno delle unità sabbiose e ghiaiose colluviali, sono stati rinve-nuti numerosi frammenti ceramici fortemente rimaneggiati di epoca romana. Queste unità più superficiali sono direttamente in contatto con i depositi alluvionali del Pleistocene Medio. Nella trincea 2 sono state rinvenute solamente le unità colluviali contenenti frammenti ceramici e quindi di epoca storica. Sono state eseguite diverse datazioni al radio-carbonio su frammenti di carbone o sul sedimento che hanno fornito un’età compresa tra i 25000 a 1800 anni fa che hanno confermato l’età fornita dalle ceramiche.

L’analisi delle pareti delle trincee, del log stratigrafico dei due sondag-gi a carotagsondag-gio continuo realizzati a cavallo della presunta traccia di fa-glia, e le indagini geologiche e geomorfologiche di campagna non hanno

Marco Spadi

evidenziato eventi di fagliazione superficiale del Pleistocene superiore-Olocene.

La trincea 2, inoltre, ha messo in evidenza, all’interno delle unità col-luviali storiche, dicchi e strutture sedimentarie riconducibili a probabili fenomeni di liquefazione indotti da terremoti (Fig. 2)

L’età al radiocarbonio e le caratteristiche sedimentologiche delle uni-tà indicano che almeno un evento di liquefazione si potrebbe essere veri-ficato dopo il secondo secolo d.C. in base alle datazioni al radiocarbonio ed all’età delle ceramiche.

Le strutture sedimentarie nei depositi olocenici riconducibili a lique-fazione si sarebbero formate a causa di terremoti storici originati da faglie attive dell’area abruzzese. Come ipotesi di lavoro preliminare, la liquefa-zione del suolo può essere stata generata dai terremoti del III-II sec. a.C., del II-I sec. a.C. o del 147-148 AD (Spadi et al., 2022).

Figura 2. Trincea 2 progressiva 25,70 m, dicco e soft sediment deformations nell’unità 2b, riconducibili a probabili fenomeni di liquefazione indotti da terremoti.

Il terremoto del III-II sec. a.C. si è originato dall’attivazione del siste-ma di faglie della media valle dell’Aterno e della conca Subequana (Fal-cucci et al., 2011), quello del II-I sec. a.C. dalla faglia di Paganica (Moro et al., 2013) e quello del 147-148 AD dalla faglia del Monte Morrone (Ceccaroni et al., 2009).

GRUPPO DI RICERCA E PROGETTI FINANZIATI

Componenti del gruppo di ricerca: Marco Spadi, Alessandra Sciortino, Enrico Morana, Marco Tallini.

Principali collaborazioni attive interne: Pamela Maiezza, Stefano Brusa-porci, Francesco Dell’Isola, Ivan Giorgio Paola Monaco, Anna Chiara-donna, Anna Rita Scorzini e Mario Di Bacco.

Principali collaborazioni attive esterne: INGV Deborah Maceroni, Giro-lamo Dixit Dominus, Emanuela Falcucci, Fabrizio Galadini, Stefano Gori, Marco Moro, Michele Saroli. ISPRA Edi Chiarini, Giuseppe Nirta, Marco Nocentini. Roma Tre Domenico Cosentino. OGS Va-lerio Poggi.

Principali collaborazioni atttive estere: ETH Zurigo Donat Fah e Fran-cesco Panzera.

Progetti di ricerca Microzonazione Sismica: Microzonazione sismica di terzo livello Regione Abruzzo/DICEAA. Progetto di ricerca Faglie at-tive e capaci: Ridefinizione delle Zone di Attenzione delle Faglie Atat-tive e Capaci emerse dagli studi di microzonazione sismica effettuati nel territorio dei Centri abitati di Capitignano (Capoluogo e Frazione di Sivignano) e Montereale (Frazione di Paganica) in provincia de L’A-quila, interessati dagli eventi sismici verificatisi a far data dal 24 agosto 2016 INGV/DICEAA. Procedimento nuovo polo scolastico di Sas-sa Comune dell’Aquila/DICEAA. Progetti di ricerca di Idrogeologia Applicata: Progetto EU HORIZON-EURATOM-2021-2025 artE-mis - Awareness and resilience through European multi sensor system call.

Marco Spadi

BIBLIOGRAFIA

Ceccaroni E., Ameri G., Capera A. A. G., Galadini F. (2009). The 2nd century AD earthquake in central Italy: archaeoseismological data and seismotectonic implications. Natural hazards, 50(2): 335-359, https://doi.org/10.1007/s11069-009-9343-x

Falcucci E., Gori S., Moro M., Pisani A. R., Melini D., Galadini F., Fredi P. (2011). The 2009 L’Aquila earthquake (Italy): What’s next in the region? Hints from stress diffusion analysis and normal fault activity.

Earth and Planetary Science Letters, 305(3-4): 350-358, https://doi.

org/10.1016/j.epsl.2011.03.016

Moro M., Gori S., Falcucci E., Saroli M., Galadini F., Salvi S. (2013).

Historical earthquakes and variable kinematic behaviour of the 2009 L’Aquila seismic event (central Italy) causative fault, revealed by pa-leoseismological investigations. Tectonophysics, 583: 131-144, http://

dx.doi.org/10.1016/j.tecto.2012.10.036

Spadi M., Maceroni D., Dixit-Dominus G., Tallini M., Falcucci E., Ga-ladini F., Gori S., Moro M., Saroli M. (2022). Surface faulting and li-quefaction hazard assessment in the central Apennines for land use practices: a case study from the L’Aquila urban area (central Italy), EGU General Assembly 2022.

mitigazione del rischio sismico dei comuni di