• Non ci sono risultati.

SCHEDA SPERIMENTAZIONE Sperimentazione N° Percussore/i:

Capitolo 4 GUADO SAN NICOLA

5.3 I NQUADRAMENTO PALEOBIOLOGICO : I RESTI FAUNISTICI , I RESTI UMANI , LE ANALISI PALINOLOGICHE , I DATI PALEOECOLOGICI E BIOSTRATIGRAFIC

Nell’intera sequenza stratigrafica del sito di Payre sono stati rinvenuti numerosi resti di grandi mammiferi e micromammiferi che permettono di disegnare il quadro biocronologico.

L’insieme più antico, il livello G, ha restituito 741 resti determinati, riferibili ad un numero minimo di 62 individui; nel 78,9% dei casi si tratta di erbivori, rappresentati da

Cervus elaphus, Bison priscus, Bos sp., Stephanorhinus kirchbergensis ed Equus caballus,

mentre nel restante 21,1% si tratta di carnivori, nella fattispecie Ursus speleaus e Vulpes

I carnivori sono rappresentati anche da lupo e iena, sia in maniera diretta che in maniera indiretta dalle tracce di masticazione su resti di cavallo, cervo e orso; quest’ultimo è rappresentato da individui giovani ed adulti, morti durante il letargo.

Le ossa sono generalmente mal conservate e molto probabilmente vi è stata una grossa perdita di materiale a causa di diversi agenti tafonomici, come è possibile riscontrare dal rapporto NRT/NMIcT.

Dominano i resti cranici, soprattutto i denti, insieme a molte schegge ossee appartenenti a grandi mammiferi.

La predominanza di specie forestali tra gli erbivori come il rinoceronte, il cervo, il capriolo, il megacero e il cinghiale, denota un paesaggio misto con spazi aperti (praterie) e aree boschive abbastanza sviluppate, con un clima relativamente temperato e umido.

Si nota l’assenza di palchi di cervidi, nonostante l’alta incidenza degli altri resti scheletrici di questi: ciò può essere dovuto al fatto che tutti gli individui fossero femmine o che fossero individui maschi morti in inverno; resta il fatto che non vi siano tracce di macellazione da parte dell’uomo sulle ossa di cervide.

Inoltre la presenza dei carnivori nel sito può essere dovuta al fatto che questi fossero attirati dalle carcasse d’orso o dai rifiuti lasciati dall’uomo.

L’uomo ha utilizzato il riparo come accampamento di caccia, occupandolo durante tutto l’anno tranne che per i mesi estivi, oppure occupandolo in più fasi, corte, durante l’autunno, l’inverno e la primavera e ha cacciato in modo ricorrente cervi, cavalli e bovidi, nonché operato lo charognage delle carcasse di rinoceronte (Moncel et al., 2002).

Il livello F è molto ricco di resti, sia dal punto di vista numerico (2553 NRT determinati) che di specie (25): ungulati (fig. 5.5), carnivori, lagomorfi, grandi e piccoli roditori (Barone, 1986; El Hazzazi, 1998; Moncel et al., 2002). Sono state rinvenute anche 7 ossa del carpo e metacarpo riferibili ad un giovane proboscidato, probabilmente un Palaeoloxodon. Vi è una grande varietà di specie ma solo 3 di queste sono ben rappresentate: Ursus deningeri-spelaeus, Cervus elaphus e Equus cf. mosbachensis (fig. 5.6).

Si delinea un ambiente misto, in quanto le diverse specie appartengono a biotopi diversi, dalle praterie e steppe alla foresta più o meno aperta fino alla media-alta

montagna; ma il biotopo meglio rappresentato dai resti rinvenuti è quello di tipo forestale (50% del NMIc) (fig. 5.7, 5.8).

Nel livello F si riscontrano occupazioni di tipo animale (orso e lupo) e una umana, come dimostrato anche dai resti di focolari.

Fig. 5.5: a) Payre-F N8 141 : M/1-2 sinistro di giovane adulto di bovide; b) Payre-F M5 200 : mascellare sinistro di adulto di cinghiale (foto per gentile concessione di C. Daujeard).

Fig. 5.6: Payre-F M6 262 : prima falange di cavallo fratturata mediante percussione (foto per gentile concessione di C. Daujeard).

b a

Fig. 5.7: frammento di ulna di rinoceronte: si notano I segni dei denti di un grosso carnivoro (Payre-Fa) (foto per gentile concessione di C. Daujeard).

Fig.5.8: Payre-F M9 130 : emimandibola sinistra di adulto di cerv0 (foto per gentile concessione di C. Daujeard).

Rinvenuti anche resti di micromammiferi: 23 specie per più di 1500 individui tra roditori, insettivori, chirotteri e lagomorfi.

El Hazzazi (1998) data il livello D alla fine del Pleistocene medio/inizio Pleistocene superiore in quanto nel livello G e nel livello D si rinvengono due specie peculiari del Pleistocene medio che persistono durante la prima metà del Pleistocene superiore nel Sud della Francia: Pliomys lenky e Microtus (iberomys) brecciensis.

In tutti i livelli si rinviene invece Microtus arvalis, mentre la sparizione di Microtus

gregalis alla sommità del livello F denota un cambiamento climatico: da arido e

abbastanza freddo per il livello G, a mediterraneo e umido per il livello F e soprattutto per il livello D (El Hazzazi, 1998; Moncel et al., 1999).

I dati ricavabili dallo studio della microfauna permettono di ricondurre i livelli G ed F ad un ambiente di tipo aperto, con clima freddo e secco, mentre i livelli da D ad A ad un ambiente sempre di tipo aperto e clima freddo, ma umido.

Le analisi polliniche sono state effettuate su 50 campioni distribuiti dalla base verso il tetto. Di questi 50 campioni però solo 30 hanno fornito degli spettri pollinici validi (20 taxa e 100 grani di polline per livello) (Kalai et al., 2001).

E’ possibile suddividere il sito di Payre in 4 zone polliniche:

Zona pollinica A: corrisponde al livello F. Sono presenti taxa mediterranei

(42%) rappresentati da Quercus T. ilex, che denota un paesaggio di tipo semi-forestiero con vegetazione mediterranea.

Zona pollinica B: corrisponde ai livelli E e D, i quali si sono depositati

durante un ambiente semi-aperto dove Asteraceae e Poaceae dominano sulle Erbaceae. Oltre a Quercus T. ilex si rinvengono anche taxa temperati come Hedera, Quercus T. peduncolata, Tilia e Almus.

Zona pollinica C: brusco raffreddamento del clima suggerito dallo sviluppo

di Pinus e dalla presenza di Picea.

Zona pollinica D: Cupressaceae, Lamiaceae, Brassicaceae e Asteraceae

suggeriscono un ambiente aperto con un clima più secco.

Nell’insieme si nota una grande omogeneità tassonomica che permette di definire una buona dinamica vegetazionale. Questi dati suggeriscono o una estrema rapidità nel deposito (ipotesi plausibile visto il contesto carsico attivo in cui ci troviamo) o delle condizioni climatiche stabili per un lungo periodo.

Riassumendo e integrando i dati provenienti dall’analisi degli insiemi faunistici e dalle analisi polliniche, possiamo definire per il sito di Payre un paesaggio generalmente semi-aperto con dei taxa arborei onnipresenti (Quercus T. ilex e Buxus), confermato dalla presenza stabile dei grandi mammiferi, mentre al contrario i micromammiferi mostrano

variazioni stratigrafiche più marcate, soprattutto tra i livelli G-F e il livello D (Kalai, 1998; Kalai et al., 2001; El Hazzazi, 1998; Moncel et al.,1999; Moncel et al., 2002) (fig. 5.9).

La stabilità dei rinvenimenti di grandi mammiferi può essere però dovuta ad una selezione operata dall’uomo (Auguste, 1995).

Fig.5.9 : diagramma pollinico sintetico del sito di Payre (da KalaÏ, 1998).

Associati a resti litici e animali in quasi tutti i livelli sono stati ritrovati resti umani. La maggior parte di essi proviene dal livello più antico, il livello G, che ha restituito 9 denti ed 1 frammento di parietale di Homo sp., tutti vicini, raggruppati in 2 sottolivelli localizzati alla stessa profondità (Moncel & Condemi, 2007).

Dal sottolivello Gb provengono 4 denti ben conservati, forse appartenenti tutti allo stesso individuo, di circa 7 anni, mentre gli altri rinvenuti nel sottolivello Ga insieme al frammento di parietale sono riferibili a 2 o 3 individui. Morfologicamente sono associabili a denti rinvenuti in siti pre-neanderthaliani a La Chaise (Abri Bourgeois –

Delaunay) (Condemi, 2001), mentre i 3 denti provenienti dal livello F (1 canino, 1 premolare ed 1 molare), anch’essi molto ben conservati, rientrano morfologicamente nel range di variabilità di Homo neanderthalensis, così come il premolare rinvenuto nel livello E ed il molare rinvenuto nel livello D.

I resti umani rinvenuti a Payre sono rappresentati quasi esclusivamente da denti riferibili a giovani individui, bambini e adolescenti tra i 6 e i 9 anni, dato riscontrabile anche nella maggior parte dei siti del Pleistocene medio (Wolpoff, 1978; Condemi, 2001); inoltre ogni livello presenta 1 o massimo 2 individui, i cui resti sono perfettamente mescolati con i resti litici e faunistici.

Questo potrebbe giustificare diverse ipotesi:

 la contemporaneità dei resti e delle occupazioni umane;

 il rimaneggiamento post-deposizionale dei resti umani che verrebbero da un’altra zona della grotta;

 i resti rinvenuti sono il risultato dell’attività di carnivori come il lupo e la iena, così come accade in altri siti dell’Est Europa (Stiner, 2002).

Partendo da tali constatazioni è stato proposto che il livello G sia in gran parte il risultato dell’occupazione umana e che non sia stato disturbato dall’attività di carnivori (Carbonell et al., 1995; Condemi, 2001; Lumley, 1972; Lebel et al., 2001).

Per quanto riguarda, invece, i livelli F e D pare che i resti siano stati portati nella grotta da iene o altri carnivori, i quali si sarebbero avvicinati alla grotta attratti dai resti e dai rifiuti umani nonché dalle carcasse di Ursus spelaeus, così come accadde ad esempio per Grotta Guattari nel Circeo, Italia (Giacobini & Piperno, 1991; White e Toth, 1990).

Tutti i resti provengono comunque dalle pareti residue della grotta, mentre tutto ciò che c’era all’entrata è scomparso a causa dei crolli di volta e pareti.

Fig.5. 11 : sintesi della sequenza stratigrafica di Payre con i dati pollinici, faunistici e radiometrici in relazione al tipo d’occupazione umana (da Moncel et al., 2009).