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SCHEDA SPERIMENTAZIONE Sperimentazione N° Percussore/i:

2.4.1 L A C OLLEZIONE S PERIMENTALE IP I SERNIA

La collezione sperimentale proveniente dall’Intensive Programme di Isernia è composta da 58 rimontaggi che si suddividono nel seguente modo:

 13 rimontaggi relativi all’esercizio n.1, finalizzato all’ottenimento di almeno tre schegge funzionali con un metodo di débitage non imposto;

 24 rimontaggi relativi all’esercizio n.2, finalizzato alla messa in pratica del

débitage centripeto tramite lo sfruttamento di una superficie;

 21 rimontaggi relativi all’esercizio n.3, finalizzato alla messa in pratica del

débitage laminare.

La tecnica di percussione utilizzata è quella diretta alla pietra dura, in tutti i casi.

Attraverso lo studio dei 58 ciottoli e arnioni di selce scheggiati da inesperti è stato possibile individuare gli errori più frequenti che vanno dalla scelta sbagliata della materia prima fino alle caratteristiche peculiari di uno scheggiatore principiante presenti sulle schegge.

La mancanza di schemi mentali, conoscenze tecniche e manualità sono chiaramente ravvisabili nel momento in cui si effettuano i rimontaggi dei nuclei scheggiati da principianti: se mancano le conoscenze teoriche di un determinato metodo di débitage da parte dello scheggiatore, manca anche il momento della predeterminazione, dello schema mentale indispensabile alla buona riuscita del manufatto.

Il primo errore in cui ci si imbatte è relazionato alla scelta della materia prima. Il supporto iniziale, dal quale dipende in gran parte l’ottenimento di una buona produzione di manufatti, viene spesso scelto senza alcun criterio e finalità: la scelta del supporto sbagliato e quindi di un blocco di materia prima morfologicamente non adatto allo scopo prefisso, così come l’utilizzo di selce con fessurazioni termo clastiche possono precludere sin dalle prime fasi l’ottenimento dei prodotti ricercati (fig. 2.9).

In 40 casi su 58 la materia prima è sì di buona qualità, ma di morfologia inadeguata allo scopo richiesto. E’ necessario però precisare come l’alta frequenza di una scelta di

materia prima buona fosse in questo caso influenzata dal fatto che la maggior parte della selce a disposizione degli studenti fosse di ottima qualità. Nonostante ciò in 18 casi lo studente ha scelto una materia prima ricca di fessurazioni interne.

Fig. 2.9: esempio di scelta di materia prima ricca di fessurazioni e dei prodotti irregolari ottenuti.

Di pari passo con la materia prima vi è la scelta del percussore da utilizzare, la cui forma e natura, incidono fortemente sulla morfologia dei prodotti ottenuti. In soli 20 casi su 58 il percussore scelto è adatto alla morfologia del nucleo e allo scopo prefisso: negli altri si nota l’utilizzo di un percussore troppo grande rispetto al nucleo; in questo modo il colpo verrà inferto in maniera ancora più imprecisa e difficile da controllare, e il risultato sarà di un’eccessiva forza posta nella percussione. Un debole controllo del gesto è ravvisabile anche nella posizione in cui è stato colpito il nucleo, che in molti casi risulta troppo arretrata e/o troppo marginale: nel primo caso si ha una grossa perdita di materia prima, mentre il secondo porta all’ottenimento di schegge piccole e sottili, spesso riflesse, e allo smussamento della cornice.

Sempre correlato alla scelta del nucleo di partenza è osservabile un altro errore dovuto alla mancanza di conoscenze teoriche e pratiche, ovvero la mancata individuazione di un eventuale piano di percussione naturale. 48 nuclei su 58 posseggono un piano di percussione naturale che solo in 35 casi viene individuato e

sfruttato. Il fatto che i piani di percussione naturali vengano sfruttati dipende sempre dalle conoscenze dello scheggiatore, che decide di utilizzare la morfologia iniziale del nucleo per i suoi scopi cercando di perdere meno materia prima possibile, attraverso un graduale miglioramento della manualità e della gestione del nucleo nel corso dell’operazione di scheggiatura.

La mancata individuazione del piano di percussione porta anche al costante cambio di più piani di percussione, cosa che avviene senza la scelta della giusta convessità, utile non solo all’ottenimento di schegge regolari e funzionali, ma anche all’apertura di nuovi piani di percussione successivi più consoni al débitage in corso o per il ravvivamento di quelli già esistenti.

Un altro errore molto frequente riguarda i colpi reiterati: la casualità dei colpi sul nucleo è osservabile tanto sulle schegge quanto sui nuclei: le schegge infatti ne presentano le evidenze sia sui talloni, che risultano sbrecciati, sia sulla faccia dorsale (fig. 2.10), dove si notano i colpi ripetuti precedenti al distacco della scheggia. Sempre sulle schegge si osservano frequenti doppi bulbi (in 18 casi) (fig.2.11). Sul nucleo invece si nota uno smussamento della cornice e una morfologia finale “denticolata”, irregolare e che presenta inoltre i segni dei molti cambi di piano di percussione, anch’essi dettati dall’incertezza nel colpire il nucleo.

In 24 casi i prodotti dei rimontaggi presentano molte riflessioni, peculiari dello scheggiatore principiante, e che si rinvengono in numero maggiore rispetto alle schegge sorpassate (in 16 casi).

Fig.2.11: un esempio di scheggia che presenta segni di colpi reiterati sulla faccia dorsale.

La manualità piuttosto grossolana che si ravvisa anche nell’utilizzo di percussori troppo grandi o nel punto colpito (troppo marginale o troppo arretrato), è osservabile anche sulle facce ventrali delle schegge che presentano spesso onde molto marcate (in 25 casi), nonché nell’alta incidenza di fratture incipienti (25 casi) e soprattutto di fratture nette contemporanee al débitage (in 33 casi), tra le quali l’incidente di Siret (in 18 casi) (fig.2.12). Per lo stesso motivo in 11 casi le schegge presentano spesso dei bulbi diedri (fig. 2.13). Non è possibile registrare una relazione tra la frequenza degli errori ed il metodo di débitage, in quanto tutti gli errori descritti sono osservabili nella stessa quantità e con la stessa frequenza indistintamente dal metodo applicato, dall’opportunista al centripeto fino al laminare.

L’unica differenza è data dal fatto che nell’esercizio n.3, ovvero quello finalizzato

Fig. 2.13: un esempio di scheggia con bulbo diedro e frattura laterale contemporanea al débitage.

alla messa in pratica del débitage laminare, il nucleo viene scheggiato fino all’esaurimento e non abbandonato quando ancora sfruttabile per l’ottenimento di prodotti funzionali. Poiché l’esercizio n.3 è stato l’ultimo svolto in ordine di tempo, tale dato è spiegabile sia con l’acquisizione graduale di manualità nel corso delle 2 settimane di scheggiatura, sia con l’apprendimento dei criteri teorici e tecnici di base che hanno permesso agli scheggiatori principianti di gestire in modo più economico il supporto e di sfruttarne al meglio le caratteristiche morfologiche.

Nei grafici sottostanti una sintesi degli errori rinvenuti causati da una cattiva gestione del colpo e da colpi reiterati (fig. 2.14) e il grafico relativo alla gestione del nucleo (fig. 2.15)

Fig. 2.14: sintesi relativa agli errori causati da una cattiva gestione del colpo e da colpi reiterati nella

collezione sperimentale dell’IP Isernia.

0 5 10 15 20 25 30 35

percussore troppo grande colpi reiterati doppio bulbo schegge riflesse schegge sorpassate onde marcate fratture incipienti Siret bulbi diedri fratture nette 20 19 15 24 16 25 25 18 11 33

Fig.2.15: sintesi relativa alla materia prima scelta e alla manualità e gestione del nucleo rinvenuti nella

collezione sperimentale dell’IP Isernia.