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Il numero e la dimensione delle imprese

Nel documento l'industria di trasformazione (pagine 186-190)

7. L’INDUSTRIA DI TRASFORMAZIONE

7.1.1. Il numero e la dimensione delle imprese

Alla fine del 2018, nel comparto lattiero-caseario italiano risultano ope- ranti 1.940 unità locali (tab. 7.1). Partendo dal 1981 il processo evolutivo ha

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comportato la scomparsa di 1.596 stabilimenti, corrispondenti ad un calo com- plessivo del 45,1%. Nell’ultimo decennio, sulla base dei dati Istat, il trend era restato sostanzialmente stabile, evidenziando un leggero e costante calo. Si assiste poi, nel 2015, ad una accelerazione nel trend negativo che porta il nu- mero complessivo degli stabilimenti sotto la soglia delle due mila unità, a cui fa seguito la stazionarietà del 2016, e l’inattesa crescita di 41 unità del 2017. Il dato del 2018 riporta il comparto sotto le 2 mila unità e al livello più basso dal 1981. Questo conferma, come già sottolineato in edizioni precedenti, che per quanto faccia riferimento a strutture operative, la serie storica manifesta delle variazioni anche consistenti con delle oscillazioni più o meno forti sia in positivo che in negativo a volte riassorbite nelle rilevazioni successive. La media degli stabilimenti presenti negli ultimi 20 anni si aggira sulle 2.167 unità, che scendono a 2.022 per gli ultimi 10 anni e a 1.982 per i 5 ultimi periodi.

In realtà, questi dati riguardano le unità locali e non le imprese; comunque sicuramente i cambiamenti in atto sono almeno in parte imputabili ai raggrup- pamenti di imprese di una certa rilevanza che si sono venuti a creare durante gli anni ’90 in risposta al processo di globalizzazione e alla costituzione del mercato unico europeo. I gruppi che si sono formati e che in alcuni casi sono già scomparsi, o si sono ridimensionati o sono stati a loro volta acquisiti, pro- seguono ancora nella loro opera di riorganizzazione in funzione degli obiettivi che si sono dati. I diversi interventi di divieto, messi in atto dall’Autorità Ga- rante della Concorrenza e del Mercato, ad operazioni tese ad un processo di crescita per vie esterne, hanno comportato un vincolo spesso insormontabile per alcuni grandi gruppi. Per questo ci si può attendere, nei prossimi anni, una sempre maggiore attenzione per una crescita sui mercati esteri e una maggiore competizione a livello nazionale da parte, non solo delle aziende leader, ma anche dei nuovi raggruppamenti di imprese derivanti da accordi, in parte esclusivamente commerciali. Lo spostamento verso est della trasformazione casearia, e ancor più adesso della materia prima, da parte di alcune aziende nazionali, estere e multinazionali potrebbe far aumentare la pressione sui pro- Tab. 7.1 - Unità locali attive nella raccolta del latte in Italia nel 1981-2018

Unità locali 1981 1991 2001 2011 2014 2015 2016 2017 2018

Operanti 3.536 2.750 2.275 2.071 2.041 1.966 1.961 2.002 1.940

Attive nella raccolta di

latte vaccino 3.426 2.597 1.827 1.432 1.420 1.391 1.355 1.114 1.242

Operanti sul totale (%) 96,9 94,4 80,3 69,1 69,6 70,8 69,1 55,6 64,0

dotti a basso prezzo presenti sui nostri mercati.

Prima di addentrarsi nell’analisi dei dati sulla struttura dell’industria lat- tiero-casearia, va premesso che, negli ultimi 3 decenni, l’Istat ha proceduto diverse volte all’aggiornamento e al controllo del suo archivio sulle imprese lattiero-casearie. Pertanto, le relative serie storiche non hanno più la necessa- ria caratteristica di continuità e di omogeneità e quindi non possono essere utilizzate per effettuare dei confronti assoluti. Inoltre, nel periodo considerato, diverse volte (1995, 1998, 1999, 2003, 2005 e 2017) il numero di unità locali è risultato in crescita, in modo non trascurabile e non in linea con una tendenza decrescente presente da diversi anni e, forse, più allineato con i processi di riorganizzazione e di ristrutturazione aziendale.

Delle 1.940 unità locali attive, nel 2018, la quota principale è costituita da “caseifici privati e centrali del latte”, che raggiunge un valore del 68,4% (fig. 7.1). In termini evolutivi, la variazione recente maggiormente significativa era stata il calo di 62 impianti tra il 2014 e il 2015, una riduzione che aveva an- nullato la crescita degli ultimi anni. Successivamente nel 2016 e nel 2017 il numero era tornato a crescere di rispettivamente 5 e 24 unità locali. Nel 2018 si inverte nuovamente l’andamento con una perdita di 23 caseifici.

Al secondo posto in termini di numero di unità locali, si collocano le so-

Fig. 7.1 - Numero di unità locali dell’industria lattiero-casearia italiana per tipo- logia di impresa nel 1981-2018

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cietà cooperative con il 23,1%. Questo raggruppamento presenta un trend de- crescente interrottesi nel 2008 con 17 operatori in più, per poi tornare nel 2009 a perdere ben 92 stabilimenti. Nel 2013 il totale scende per la prima volta sotto le 500 unità, con una perdita di 32 operatori. A partire dal 2014 sembra essersi stabilizzato attorno alle 440-450 unità, se si esclude l’inatteso rialzo del 2017.

Rilevante risulta il calo rispetto al 1981, circa il -77%, corrispondente a 1.528 cooperative in meno. Nel 1981, le cooperative erano percentualmente il gruppo più rappresentato del comparto, con quasi 2.000 unità locali. In ter- mini di tendenze, la diminuzione delle società cooperative in attività nel com- parto lattiero-caseario è stata del 33%, tra il 1981 e il 1991 e del 40,2% nella decade successiva, e tra il 2001 e il 2010 del 34,7%; infine, a partire dal 2010 il calo è stato di poco meno del 13%. Un fenomeno particolarmente intenso, in particolare negli anni ‘90, legato ad un processo di espulsione/fusione/con- versione di questa tipologia di operatori. Un processo ancora in corso vista la presenza di molteplici realtà di piccola dimensione e della necessità di arrivare ad un dimensionamento che consenta di operare meglio sul mercato.

Meno rilevante è, secondo i dati dell’Istat, il peso dei centri di raccolta: percentualmente rappresentano il 4,2% delle unità operanti nel comparto. Il loro numero risulta particolarmente altalenante a partire dal 2007, 80 unità; nei successivi 10 anni il numero oscilla in positivo ed in negativo, attestando nel 2008 il massimo del periodo 116 unità, ed arrivando nel 2018 a contarne 82; di questi, solamente 69 risultano operanti effettivamente nella raccolta del latte vaccino dalle aziende agricole. Sono operatori che presentavano una rac- colta media annuale di latte superiore a tutti gli altri raggruppamenti ed evi- denziavano un trend fortemente crescente, a partire dal 2006, fino al massimo storico nel 2012 (fig. 7.2). Nel 2013 e ancor più nel 2014 (-22%) si manifesta un deciso ridimensionamento del dato della raccolta media. La forte crescita numerica sembra dunque legata all’entrata di operatori di minori dimensioni. Nonostante l’andamento altalenante nel numero degli operatori già dal 2015, la raccolta media tornata a crescere, cercando di riavvicinarsi o magari supe- rare quella delle grandi imprese di lavorazione del latte.

Infine, i caseifici annessi ad aziende agricole, dopo una certa oscillazione attorno alle 70 unità tra il 2004 e il 2011, evidenziano anch’essi andamenti discordanti in crescita e diminuzione; nel 2016 si attestano su 95 operatori, la seconda maggiore consistenza dal lontano 1981, mentre nel 2017 e nel 2018 si fermano sullo stesso dato del 2015, 82 unità. La loro posizione si attesta ora a circa il 4,3% del totale delle unità produttive.

Queste due ultime tipologie sono diminuite, al pari delle cooperative, del 30% tra il 1981 e il 1991, ma diversamente nel decennio successivo, sono o cresciute del 17%, gli impianti annessi alle aziende agricole, o calate del 7,6%,

i centri di raccolta. A partire dal 2011 i primi aumentano del 15,5% mentre le seconde arretrano del 17,2%.

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