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Il voto di obbedienza nelle culture africane: una sfida per giovani, uomini e donne, per divenire una

Nel documento PROPOSITUM L OBBEDIENZA CARITATIVA (pagine 46-52)

presenza che disturba nel mondo di oggi.

Sr. Loice Kashangura, FMSA

Introduzione

Malgrado le molte sfide che oggi i religiosi hanno davanti a sé, la vita religiosa continua ad essere uno stile di vita che attira uomini e donne di diverse culture, età e fasce economiche. Ma a molti risulta difficile capire perché una persona giovane possa operare una scelta di questo tipo, che suppone non sposarsi, non disporre di propri beni. Nei contesti africani, in generale il concetto di ‘obbedienza’ non sembra costituire una sfida come gli altri due voti. Ciò in parte è dovuto al fatto che il concetto di autorità e obbedienza forma parte integrante della vita delle comunità africane. Ma riconosciamo che vivere l’obbedienza religiosa costituisce una sfida per i religiosi e le religiose dei nostri contesti.

Forse la difficoltà ad accogliere l’obbedienza non è dovuta solo alla necessità umana di esprimere l’autonomia personale, ma sorge anche da una comprensione limitata del voto. E’ interessante notare che alcune persone mettono ancora molto l’accento sull’aspetto umano dell’obbedienza (obbedire ad una persona) dimenticando lo scopo dell’obbedienza (obbedienza per partecipare alla missione di Cristo, come leggiamo in Ebrei 10,7: “Ecco, io vengo, Signore per fare la tua volontà” Eb. 10,7).

Vorrei esaminare brevemente il ruolo dell’obbedienza nella famiglia/comunità Africana e il nesso che ha con l’obbedienza religiosa. Riconosciamo che l’obbedienza e il rispetto sono inseparabili, di qui la necessità di affermare il ruolo di figure di autorità nelle comunità africane. Diremo anche che il voto di obbedienza, in virtù del suo contesto cristiano, suppone una innegabile universalità che invita non solamente a sottolineare il

valore dell’obbedienza nei contesti africani, ma anche la sfida cristiana del servizio.

Rispetto e obbedienza: valori indispensabili per cittadini socialmente responsabili

Nelle società africane, l’obbedienza va unita all’ascolto e aiuta a regolare il comportamento, cioè aiutare a formare gli individui in modo da comportarsi in modo tale da creare un ambiente ordinato. E’ per questa ragione che in ogni cultura ci sono diversi ordinamenti che dirigono la condotta in situazioni particolari.

La cultura Shona1, per esempio, ha dei tabù (norme da evitare) per controllare, guidare e regolare il comportamento dei suoi membri.2 Quindi, obbedire all’autorità è fondamentale nel nostro sistema sociale, ed è per questo che si valorizza molto il rispetto per gli anziani e l’autorità. E’ questa la ragione per cui le società fanno conoscere ai bambini questi valori, quando cominciano a socializzare nella famiglia e quando cominciano a rendersi conto dell’esistenza di figure autorevoli. Per cui quando i bambini interiorizzano in casa il valore del rispetto e dell’obbedienza, vanno meglio a scuola e accettano meglio la disciplina nella loro vita. I genitori insegnano ai bambini l’importanza del rispetto e dell’obbedienza perché generalmente ci sono conseguenze associate al rispetto e all’obbedienza. Alcune conseguenze possono chiamarsi ‘ricompense’ come per esempio una benedizione quando i figli obbediscono e rispettano i genitori. Riconosciamo che la nozione di ‘conseguenze’ possa anche comportare un elemento di paura nell’apprendimento di questi valori. La paura di essere oggetto di sfortuna e di contrarre malattie, deformità, che si crede debbano colpire coloro che abbandonano i valori che si ritengono siano fondamentali nella società, può divenire un catalizzatore nell’aiutare le persone a rispondere alle aspettative della società. E’

interessante notare che queste paure continuano ad influire sull’accettazione dell’obbedienza in molte società africane malgrado

l’influsso della educazione moderna, che tende a scalfire l’idea tradizionale del valore dell’obbedienza. Si è sostenuto che in tempo di crisi, la gente tende a ricorrere a ciò in cui tradizionalmente crede.3

Tra le culture africane Bantu, questa accettazione della disciplina va oltre la propria dimora e si estende all’accettazione di tutti gli anziani e di qualsiasi autorità, considerati degni e rispettabili, con diritto a correggere. E così si capisce il detto africano “C’è bisogno di tutto un villaggio per educare un bambino”.

Il contesto del ‘villaggio’ suggerisce che le persone siano unite insieme da una necessità comune e da un desiderio comune verso un ambiente dove la crescita e la disciplina sono possibili. L’aspetto comune che qui si scorge, rende valida l’autorità di ciascun anziano (genitore/consigliere) nelle comunità africane; è possibile quindi essere ripresi non solo dai genitori biologici, ma da qualsiasi anziano della comunità. Ciò afferma una verità fondamentale circa la natura sociale degli esseri umani, di qui la nozione di interdipendenza, che suppone una consapevolezza dei nostri limiti e delle nostre carenze personali che ci rendono consapevoli del nostro bisogno degli altri

In tempi di crisi, quindi, la gente si pone domande circa le proprie relazioni, con i vivi e con i morti. Questo è un campo in cui emergono le nozioni di obbedienza/disobbedienza specialmente agli anziani.

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Ciò suggerisce che nella società l’interdipendenza è un ideale . necessario anche se spesso si evita.

Obbedienza per la missione: l’universalità dell’obbedienza religiosa

Non possiamo minimizzare il fatto che l’obbedienza totale di Gesù al Padre è un aspetto indispensabile della vita cristiana. Ne consegue che la sua obbedienza a Dio ha implicanze nella vita dei cristiani. E’ la stessa obbedienza a cui sono chiamati tutti i cristiani, indipendentemente dalla razza e dalla cultura. Si può dedurre, quindi, che la nostra fede cristiana, se è autentica, si concretizza

nella nostra obbedienza rinunciando alla nostra autonomia personale per Cristo che ci chiama di continuo alla missione, che secondo Arbuckle e Fleming, “consiste nell’invio con il messaggio del Vangelo mediante l’obbedienza alla propria vocazione di cristiani.”5

Un campo che solleva domande tra aspiranti la vita religiosa è il timore della linea verticale di autorità-obbedienza che sottolinea il ruolo del superiore come l’unico in grado di prendere decisioni e di discernere la volontà di Dio. Questo modello può ovviamente non attrarre perché priva chiaramente della partecipazione dei membri e sta lasciando poco a poco lo spazio ad un modello più vitale caratterizzato dal dialogo e dal rispetto reciproco. La vita religiosa ha accolto un approccio comunitario nello scoprire la volontà di Dio che permette ai membri di esercitare la loro maturità nello scoprire come rispondere alla chiamata di Dio nel loro incontro quotidiano con l’umanità e con il resto della creazione.

Purtroppo molte comunità religiose continuano ad operare secondo il modello di autorità verticale e ciò rende difficile il discernimento a giovani uomini e donne istruiti che forse stanno pensando alla possibilità di entrare nella vita religiosa.

Grazie all’universalità della chiamata cristiana possiamo capire gli argomenti di un frate francescano dello Zimbabwe che sostiene che limitare ad un gruppo particolare l’essenza dei voti religiosi vuol dire negare la nostra chiamata cristiana comune a tutti. Per apprezzare l’obbedienza religiosa dobbiamo veramente considerare l’idea che gli africani hanno dell’obbedienza, un’idea del resto assai significativa. Ne consegue che una donna o un uomo africano, se è attento/a alle sue tradizioni culturali, può facilmente accettare l’autorità dei propri leaders religiosi e degli anziani nella vita religiosa.

Osservazioni finali

Affermiamo che il rispetto e l’obbedienza sono inseparabili per fedeltà all’individuo che si rispetta. Ciò suggerisce che quando

rispettiamo una persona, le obbediremo. In questo caso l’obbedienza non significa sottomettersi a qualcuno per paura di un castigo. E’, piuttosto, una questione di rispetto. Vi è una convinzione di fondo che una persona che si è guadagnata il nostro rispetto non ci chiederà di fare qualcosa di sbagliato, e quindi si è guadagnata il diritto di dirci cosa fare senza abuso di potere da parte sua. Sulla base del rispetto vediamo l’importanza dell’obbedienza nella società, e quindi nella vita religiosa. Quindi il voto di obbedienza può essere fonte di ispirazione per i giovani del nostro mondo di oggi perché afferma un ascolto attento e rispettoso. Come lo esprime con chiarezza O’ Murchu l’obbedienza nella vita religiosa ci invita ad ascoltare “gli altri, le circostanze della vita, la natura, le molte chiamate della vita di ogni giorno e a rispondere in modo tale che ci aiutino a crescere

.”

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Sr. Loice Kashangura, FMSA Francescana Missionaria delle Suore per l’Africa Docente nel Centro di Formazione St. Bonaventure, Facoltà di Filosofia,

Lusaka, Zambia Direttrice della Scuola parrocchiale di Chipata (baraccopoli),

Lusaka, Zambia

1Shona è il nome collettivo che viene dato a diversi gruppi di gente (Bantu) a Zimbabwe e nella parte meridionale del Mozambico. La gente Shona parla dialetti molto simili tra loro la cui forma più conosciuta viene chiamata Shona.

2 Chigidi, W. L., “Shona Taboos: The Language of Manufacturing Fears for Sustainable Development” in The Journal of Pan African Studies, 3, 1 (2009) 175.

3 Chigidi, W. L., “Shona Taboos: The Language of Manufacturing Fears for Sustainable Development” in The Journal of Pan African Studies, 3, 1 (2009) 184.

4 Cencini A. and Manenti A., Psychology and Formation (Bombay: Daughters of St.

Paul, 1992) 21.

5 Gerald A. Arbuckle and David L. Fleming, Religious Life: Rebirth through Conversion (New York: Alba House, 1990) 29.

6 O’ Murchu D., Religious Life A Prophetic Vision (Notre Dame, Indiana: Ave Maria Press, 1991) 142.

Uno sguardo nuovo sull'obbedienza nella vita

Nel documento PROPOSITUM L OBBEDIENZA CARITATIVA (pagine 46-52)