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obiettivi e metodologia

i l greening in i talia : aziende e suPerfici interessate

4.1 obiettivi e metodologia

Il capitolo fornisce un’elaborazione quantitativa sul potenziale impatto dell’introdu- zione del pagamento ecologico in Italia. Le simulazioni qui riportate, realizzate sulla base dei dati del 6° Censimento dell’agricoltura dell’Istat del 2010, forniscono una stima del numero e della localizzazione delle aziende e delle superfici potenzialmente interessate dal greening a livello nazionale1.

Per valutare il possibile impatto del greening si è tentato di quantificare e localizzare le aziende che dovranno effettuare dei cambiamenti nel loro assetto produttivo al fine di ottemperare ai nuovi obblighi ambientali. A tale scopo sono stati utilizzati i micro-dati del Censimento Istat del 2010, con una base di riferimento è rappresentata quindi da 1.620.884 aziende agricole, delle quali sono state estratte alcune delle informazioni ne- cessarie ai fini dell’analisi, come ad esempio le superfici coltivate e le superfici a biologico.

Al fine di stimare il numero di aziende e l’estensione delle superfici potenzialmente interessati dalla diversificazione colturale e si è proceduto escludendo dall’universo di rife- rimento le aziende con superficie a seminativi inferiore a 10 ha e le aziende con superfici a biologico, cioè quelle nelle quali tutta la superficie aziendale è investita a biologico.

Per le aziende rimanenti è stato calcolato il peso percentuale della superficie investi- ta nelle diverse colture sul totale dei seminativi, al fine di escludere le aziende che avessero più del 75% delle superfici dedicate esclusivamente alla coltivazione del riso, ai prati avvi- cendati o ai terreni a riposo, o ad una combinazione di queste.

Infine, per identificare in misura più approfondita le aziende che potenzialmente do- vranno modificare le loro pratiche correnti come risultato della misura di diversificazione colturale, le rimanenti aziende sono state suddivise in due gruppi: (1) aziende con superfici a seminativi tra 10 e 30 ha e (2) aziende con superfici a seminativi superiori a 30 ha.

Si è poi individuato, per ogni azienda, il numero delle colture presenti. Per il primo gruppo sono state selezionate le aziende con la presenza di una sola coltura o, nel caso di aziende con più di 2 colture, quelle con la coltura principale coltivata in oltre il 75% della superficie a seminativi. Nel secondo gruppo sono state selezionate invece le aziende con meno di 3 colture e le aziende che, con più di 3 colture, avessero investito oltre il 75% della superficie nella coltura principale2. La somma delle aziende selezionate all’interno dei due

gruppi ha quindi consentito di stimare il numero di aziende e la superficie investita poten- zialmente interessate dalla misura di diversificazione colturale.

1 Una sintesi dei risultati di queste elaborazioni è stata pubblicata nell’articolo “The effects of CAP greening on Ita- lian agriculture”, apparso su PAGRI/IAP Politica Agricola Internazionale, Vol. 3 (Vanni e Cardillo, 2013).

2 Al fine di semplificare le elaborazioni non è stato considerato il vincolo, presente nel regolamento, che le due colture principali ricoprano al massimo il 95% della superficie.

Relativamente alla stima del numero di aziende potenzialmente interessate dalla seconda misura prevista dal greening, e cioè quella riguardante i prati permanenti, si è proceduto considerando come universo di partenza il totale delle aziende censite, dal quel sono state escluse le aziende con superfici a biologico e sono state considerate le sole azien- de con superfici a prati permanenti e pascoli. Si è poi calcolato il peso percentuale delle superfici a prati e pascoli sul totale della superficie agricola utilizzata (SAU).

Infine, si è proceduto alla stima delle aziende potenzialmente interessate dell’in- troduzione delle aree di interesse ecologico (AIE), considerando, all’interno delle aziende censite quelle con superfici a seminativi superiori a 15 ha, che non avessero superfici a biologico, e che non avessero più del 75% della superficie coltivata a riso, prati avvicendati e terreni a riposo o ad una combinazione delle stesse. Da queste aziende sono state poi escluse quelle con superfici a riposo maggiori del 5%, supponendo che tali aziende destine- ranno ad aree d’interesse ecologico i terreni non coltivati.

La disponibilità dei micro-dati censuari ha consentito anche di incrociare le infor- mazioni al fine di poter individuare il numero di aziende potenzialmente influenzate da una singola disposizione o da una combinazione di esse: diversificazione colturale e aree d’interesse ecologico. Il requisito del mantenimento della superficie a prati permanenti non è stato incrociato con gli altri poiché questo requisito in Italia, ad eccezione delle aree ecologicamente sensibili, sarà applicato a livello nazionale.

La metodologia presentata pur consentendo di effettuare stime piuttosto attendibili sull’entità di superfici e aziende potenzialmente interessate dal greening, presenta indub- biamente alcuni limiti che vale la pensa sottolineare:

• Utilizzando il Censimento dell’agricoltura, sono state considerate tutte le aziende e non solo quelle che ricevono pagamenti diretti. La rilevazione censuaria non consente al momento di distinguere in maniera rigorosa queste ultime aziende, ma tale ostacolo potrebbe essere superato utilizzando le informazioni presenti nella banca dati dell’Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea) che, una volta disponibili, potrebbero consentire la realizzazione di un’analisi più accurata del fenomeno. Nonostante ciò va però precisato che, sebbene la simulazione realizza- ta con i dati Istat possa portare ad una sovrastima del numero di aziende soggette al greening, è tuttavia molto probabile che la quasi totalità delle aziende conside- rate nello studio, cioè quelle con una superficie a seminativi maggiore di 10 o 15 ha, possa ricevere pagamenti diretti previsti dal I pilastro PAC.

• In secondo luogo, al fine di semplificare l’analisi, le elaborazioni hanno considera- to solo il numero delle aziende agricole e le superfici potenzialmente interessate dalle singole misure utilizzando una formulazione binaria: ogni azienda può ade- guarsi o meno alla singola misura. L’uso di questa approssimazione non ha per- messo l’osservazione del diverso grado di non conformità delle aziende agricole alle nuove regole, mentre le modifiche richieste nelle pratiche agricole saranno molto influenzate dalle pratiche agricole correnti. Per una stima più esaustiva dell’impatto complessivo del greening si dovrebbe considerare anche quanto sono lontane dai requisiti del greening le attuali pratiche agricole messe in atto dalle aziende colpite dalle misure.

• Nel regolamento è prevista una lista di misure equivalenti che consentiranno agli agricoltori ad avere automaticamente diritto alla componente ecologica dei paga- menti diretti (misure agro-ambientali e/o a certificazioni diverse dall’agricoltura biologica), in quanto i benefici ambientali ottenuti da queste pratiche sono rite-

nuti analoghi a quelli del greening. Per i motivi sottolineati nei punti precedenti nella elaborazione non è stato possibile escludere dal campione queste aziende e neppure le aziende che adotteranno lo schema semplificato per i piccoli agricol- tori, anch’esse esenti dall’applicazione dei requisiti dell’inverdimento.

• Nel calcolo relativo alla introduzione delle AIE sono stati utilizzati i terreni a riposo come proxy di queste superfici. Tale approssimazione, utilizzata per la stima del numero delle aziende agricole potenzialmente interessate da tale ob- bligo, potrebbe portare a sottovalutare il numero di aziende che già rispettano il requisito, dal momento che in molte zone risulta rilevante anche la presenza di altri usi del suolo che si qualificano come AIE (come ad esempio terrazze e altre caratteristiche del paesaggio). Va tuttavia detto che tutte queste aree caratteriz- zate da tale uso del suolo sono particolarmente presenti nelle aziende di medie e piccole dimensioni situate in collina e nelle zone di montagna, mentre i terreni a riposo possono essere considerati una buona proxy per i terreni coltivabili in pianura, dove si trovano le aziende più grandi e dove sono attesi i maggiori im- patti del requisito.

• Per semplificare i calcoli le aziende che adottano l’agricoltura biologica sono state considerate automaticamente escluse dal greening, mentre in realtà il greening non si applica esclusivamente ai terreni aziendali dove viene praticata l’agricol- tura biologica.

• Non è stato possibile escludere le aziende localizzate in aree ecologicamente sen- sibili ai sensi delle direttive sulla conservazione degli habitat naturali e sulla conservazione degli uccelli, ma si ritiene che il numero di queste aziende non sia particolarmente consistente.

Nei paragrafi seguenti sono presentati i principali risultati di queste elaborazioni, di- saggregati per circoscrizione geografica e per fascia altimetrica. I dati sono disponibili con maggiore in dettaglio in appendice, in cui è stata riportata la distribuzione delle aziende interessate a livello regionale (Appendice 2) e a livello comunale (Appendice 3), in quest’ul- timo caso attraverso una rappresentazione cartografica dei risultati.

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