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32 per ogni scritto in ogni luogo la portatile universale

Segnalazioni

Sviluppo e modernizzazione

Aspirations et transformations so­ cieties, a cura di P. H. Ch q m b a r t de La u w e, ed. Anthropos, Pa­ rigi, 1970, pp. 387.

Questo volume è un’opera collet­ tiva sotto la direzione di Chombart de Lauwe, primo risultato di un la­ voro impostato nel corso di due in­ contri internazionali organizzati nel 1967 e 1968 sotto gli auspici del- l ’UNESCO, dell’Association Inter­ nationale de Sociologie, del Centre National de la Recherche Scienti- fique e della Ecole Pratique des Hautes Etudes della Sorbona.

Negli incontri, che hanno riunito ricercatori di 16 paesi, sono state progettate delle ricerche multidisci­ plinari sul piano teorico, epistemo­ logico e metodologico sul tema del cambiamento sociale in relazione alle aspirazioni e ai bisogni, ed è in corso di elaborazione un programma quinquennale su quattro direttive principali: lo studio dei centri di interesse e ragioni di vita in rap­ porto allo sviluppo tecnico, lo studio degli ostacoli alle aspirazioni nelle

società del XX secolo, lo studio dei processi di passaggio da aspirazioni a bisogni, lo studio delle decisioni prese nelle pianificazioni in rappor­ to alle aspirazioni delle popolazioni.

Sono qui raccolti i lavori perso­ nali di alcuni ricercatori, suddivisi secondo quattro fattori: in una pri­ ma parte si discutono da un punto di vista teorico le ipotesi di lavoro sui concetti chiave delle ricerche fu­ ture (aspirazioni e bisogni); nella seconda parte si insiste sui rapporti fra genesi delle aspirazioni e lo svi­ luppo; una terza parte si riferisce a studi particolari sulle aspirazioni viste nel loro contesto culturale; la quarta presenta alcune ricerche spe­ cializzate condotte in Francia. Il vo­ lume è introdotto dallo stesso- Ch o m­

b a r t de La u w e, con uno studio in­ titolato « Ipotesi sulla genesi e il ruolo delle aspirazioni e dei biso­ gni » , in cui i concetti vengono de­ finiti e le ipotesi di lavoro per le future ricerche rese esplicite. Queste ipotesi si riferiscono al rapporto fra genesi delle aspirazioni e contesto economico e culturale, ai processi di interrelazione fra bisogni e aspi­ razioni, al ruolo delle aspirazioni a

livello internazionale e nazionale, e al rapporto fra aspirazioni indivi­ duali e collettive. Anche di Ch o m-

b a r t de La u w e è la conclusione del volume, « Problematica e program­ ma di una ricerca internazionale », mentre in appendice vengono ripor­ tate le discussioni avvenute negli incontri del 1967 e 1968. Partico­ larmente citiamo per la prima parte il saggio di Zd e n e k St r m i s k a s u

« Aspirazioni e orientamenti di valo­ re » , una chiara puntualizzazione dei vari livelli semantici, nel quadro concettuale in cui possono trovare una collocazione, dei termini « biso­ gni » , « interessi », « valori » , accom­ pagnata da una rassegna delle prin­ cipali scuole di pensiero ohe li han­ no utilizzati. Interessanti, nella se­ conda parte, i saggi di Lu c ia n o Ma r-

t i n s, che partendo dall’esperienza brasiliana discute delle « Aspirazioni sociali e cambiamento sociale », puntando sulla opposizione che esi­ ste fra modernizzazione e sviluppo; di F. N ’s o u g a n Ag b l e m a g n o n, su

« Aspirazioni, atteggiamenti e valo­ ri » , in cui si sottolineano le diffi­ coltà di studi comparativi quando si tratti di paesi « della fame » ; e la ricerca di Je a n n e t t e Ab o u h a m a d,

basata su di uno studio in Venezue­ la, che chiarisce le difficoltà insite nel raccordo fra analisi teorica dei concetti di bisogno e aspirazioni e i problemi metodologici.

E .R .V .

Co l i n Le g u m (a cura di), The First

U N Development Decade and Its Lessons for thè 197O’s (La prima

decade di sviluppo delle Nazioni Unite e la sua lezione per gli anni ’70), intr. di Br u n o Kr e i s k y,

Praeger, New York, 1970, pp. 340. Questo volume, curato da Colin Legum (direttore dell’Observer lon­ dinese) è pubblicato da Praeger in collaborazione con il Vienna Insti- tute for Development. Ad esso han­ no contribuito studiosi, economisti e uomini politici sia di paesi svilup­ pati che in via di sviluppo, che hanno tentato una valutazione dei successi e fallimenti del primo de­ cennio dello sviluppo delle Nazioni Unite, gli anni ’60. Vengono presi in esame fattori come la produtti­ vità industriale e agricola, la bilan­ cia commerciale, l ’efficacia delle po­ litiche di aiuto, e l ’effettivo trasfe­ rimento di tecnologie da paesi più sviluppati a paesi meno sviluppati. Secondo gli autori, i problemi prin­ cipali che dovranno essere affron­ tati negli anni ’70 sono costituiti dalla necessità di accrescere la pro­ duttività agricola, e dalla rimozione di quelle remore al commercio inter­ nazionale che costituiscono una in­ giustizia per i paesi in via di svi­ luppo. Ma altri punti da affrontare con urgenza sono anche il controllo della popolazione, e la creazione di nuove istituzioni finanziarie e poli­ tiche sia a livello nazionale che internazionale.

Ja n Hin d e r in k e Mu b e c c e l B. Ki- r a y, Social Stmtification As ari Obstacle to Development. A Study of Four Turkish Villages (La stra­

tificazione sociale come ostacolo allo sviluppo. Studio su quattro villaggi turchi), Praeger, New York, 1970, pp. 278.

Viene affrontato in questo volume il problema delle cosidette resistenze allo sviluppo. Infatti, da esperienze condotte in tutte le parti del mon­ do, si è riscontrato come non sia sufficiente mostrare e dimostrare alla gente i vantaggi ohe potrebbe trarre dall’uso di nuove tecnologie, specialmente quando si tratti di co- munità agricole, Gli autori hanno verificato di nuovo, in quattro vil­ laggi turchi, i fattori che rendono più difficile il diffondersi delle in­ novazioni: essi sono correlati con le situazioni locali, con le tradizioni e pregiudizi locali, con gli atteggia­ menti culturali, ma soprattutto — o almeno in parte molto rilevante — con la struttura sociale della comu­ nità in questione.

Mo h in d e r Sin g h, Cooperatives in

Asia, Praeger Special Studies,

Praeger, N ew York, 1970, pp. 508. Questo volume interesserà gli stu­ diosi del movimento cooperativo, in quanto è allo stesso tempo uno stu­ dio comparativo delle istituzioni cooperative in Asia, e anche un’ope­ ra in cui è possibile trovare descri­ zioni dettagliate di studi di casi, che illuminano i tipi predominanti di

cooperative agricole. L ’autore affer­ ma che le attività economiche delle cooperative dovrebbero essere intra­ prese soltanto dopo avere compiuto degli studi accurati ohe garantiscano la loro validità. Le cooperative non dovrebbero assumere, accanto ai loro compiti primari, anche funzioni di servizio sociale. Particolarmente in Asia quello che occorre è dedi­ care maggiore cura alla prepara­ zione del personale delle coopera­ tive in modo da garantire che la gestione sia fatta con criteri di effi­ cienza; è anche necessario un nuovo tipo di orientamento per quanto ri­ guarda le politiche operative. Egli conclude che può anche essere ne­ cessario ancora per qualche tempo un appoggio governativo ai movi­ menti cooperativi in Asia, ma che la crescita di movimenti cooperativi indipendenti non deve essere sof­ focata.

Al b e r t Me i s t e r, Partecipazione so­

ciale e cambiamento sociale,

ed. AVE, Roma, 1971, pp. 331. Questo importante volume è defi­ nito dall’autore come « Materiali per una sociologia delle associazioni », e nell’introduzione egli chiarisce infat­ ti come la sua partenza, e lo spirito con cui queste associazioni devono esser studiate, siano da ritrovare in Weber: « Uno dei scopi fondamen­ tali della sociologia è di studiare queste strutture chiamate comune­ mente “ sociali ” , cioè tutto ciò che è compreso fra i poteri organizzati e riconosciuti... da una parte e la

comunità naturale della famiglia dal­ l ’altra ». A noi sembra, tuttavia, che, in ragione del quadro assai vasto entro cui l’autore traccia le sue ipo­ tesi di lavoro per questo studio, l’in­ teresse del libro vada molto al di là del problema delle associazioni. Il Meister parte infatti dal concetto stesso di cambiamento sociale dalle società tradizionali a quelle in via di sviluppo a quelle moderne, per esaminare le forme di partecipazione tipiche di queste società, e poterne dunque dedurre come ipotesi alcune delle caratteristiche del loro associa­ zionismo. Di particolare interesse è però il fatto che per le società in via di modernizzazione egli segue contemporaneamente due filoni: quello del carattere proprio alle tra­ sformazioni di tipo liberale e quello del carattere proprio alle trasforma­ zioni di tipo socialista, specificando i tipi di valori implicati in ciascuna; questo si ripete anche per le società già industrializzate, di tipo liberale e di tipo socialista, per poi indicare i problemi comuni (e sono molti) ad ambedue i tipi di società. In am­ bedue le società — per motivi di­ versi — ci troviamo di fronte ad un certo disimpegno rispetto alle asso­ ciazioni, che per loro natura richie­ dono una buona dose di volontari­ smo, determinato o da spirito di ini­ ziativa o da motivazioni ideologiche, che sono sempre più rari nella com­ plessa organizzazione delle società moderne; si ha quindi un certo ri- piegamento dell’individuo nei piccoli gruppi che forniscono all’individuo maggiori gratificazioni, in quanto gli

permettono di reintegrare certi aspet­ ti della sua personalità che si per­ dono facilmente in una società sem­ pre più etero-diretta.

La seconda parte studia le società francese e americana nel loro con­ testo storico per tracciare simultanea­ mente la storia del loro associazio­ nismo, e quindi verificare in con­ creto alcune delle ipotesi di lavoro formulate o dar loro maggiore con­ tenuto: per la società americana è dato notevole rilievo alle « associa­ zioni » di servizio sociale (special- mente nella loro forma di associa­ zioni per l’organizzazione della co­ munità), mentre per quella francese è trattato in particolare l’argomento delle trasformazioni nelle funzioni dell’associazionismo operaio. Questa parte si conclude con l’esame della problematica degli sviluppi associa­ zionistici in relazione allo sviluppo economico, discutendo in particolare il caso dei paesi africani, latino-ame­ ricani, di Israele e della Jugoslavia.

La terza parte" presenta del ma­ teriale utilizzabile come prospettiva di future ricerche; in sé piuttosto eterogeneo, viene dato come una esemplificazione dei criteri mediante i quali attuare uno studio sulle asso­ ciazioni: tipologia (utilizzando spe­ cialmente i criteri proposti da Gur- vitch), sociografia (differenze fra as­ sociazioni; loro diffusione; loro li­ vello di sviluppo; struttura del po­ tere), ipotesi di lavoro dalle quali sono partiti gli studi sulla parteci­ pazione sociale, problema del potere e della democrazia all’interno delle associazioni stesse.

Molto interessante è la parte che riguarda la ricerca sui piccoli gruppi autonomi la cui rilevazione è così difficile, e la cui natura sembra con­ durci all’ipotesi che la distinzione fra modi di partecipazione organiz­ zata e modi di partecipazione spon­ tanea vada considerata come troppo rigida, e che la realtà si presenti in effetti come un continuum, dai con­ fini piuttosto sfumati.

La quarta parte è la conclusione del libro, in cui l’autore presenta le prospettive dell’associazionismo, e formula le due ipotesi alternative: quella della « fedeltà » o continua­ zione dei movimenti o gruppi a ca­ rattere associativo, e quella della « integrazione », per cui i gruppi associazionistici vengono lentamente assimilati a « imprese » , in cui la partecipazione individuale è più si­ mile a quella del cliente e del con­ sumatore che a quella del parteci­ pante militante e volontario. Secon­ do Meister, questa seconda ipotesi non solo è la più attendibile, ma non va neppure considerata come esclusivamente negativa. Essa corri­ sponde infatti anche ad una maggio­ re razionalizzazione, una minore di­ pendenza da ideologie o da legami con autorità trascendenti sovracari- che di contenuti emotivi; una neces­ sità di riformulare obiettivi precisi, in modo che la partecipazione con­ sista specialmente nel definire i fini anziché i mezzi. A i mezzi, in una società sempre più organizzata, pen­ seranno per noi « le macchine pen­ santi » , siano esse direttamente le calcolatrici, o le logiche da esse

mutuate. Questo non significa la fine delle ideologie, nota Meister, ma semmai una loro maggiore effi­ cienza: le alternative proposte do­ vranno essere realizzabili, non mes­ sianiche, e la partecipazione sarebbe liberata da ogni retorica.

Anche se le conclusioni non con­ vincono del tutto chi legge, esse suo­ nano tuttavia specialmente gradite in questa epoca di scrittori che sem­ brano gioire di future catastrofi, ed è piacevole constatare come la chia­ rezza proverbiale dei francesi possa esser messa a servizio di un sano ottimismo. Ma di più, questo libro ci dà l ’impressione che tutte le ri­ cerche precedenti del Meister faces­ sero parte di un grand design, che se prima ci sfuggiva ora si svolge più chiaramente davanti ai nostri occhi, e non possiamo che sperare che l’autore continui ora a comple­ tare l’opera nei vari angoli in cui il disegno ha ancora bisogno di preci­ sazioni e di rifiniture.

E .R . V.

Sociologia e antropologia

A A .V V ., Sociologia dei partiti poli­

tici, a cura di Giordano Sivini,

Il Mulino, Bologna, 1971, pp. 320. Questo volume raccoglie una se­ rie di saggi che riguardano la socio­ logia classica dei partiti, la loro ori­ gine storica, le loro funzioni e strut­ ture. Ma l ’interesse non si limita soltanto a questo: il curatore ha cercato di scegliere saggi in cui fosse

più chiaro il tentativo di uscire da una semplice tipologia per arrivare a definire il problema dei rapporti fra sistema politico e sistema sociale.

Particolarmente interessante ci sembra il saggio dello stesso Sivini su « Socialisti e cattolici in Italia dalla società allo stato » , in cui ven­ gono condotte in prospettiva storica l’analisi organizzativa e l’analisi del­ le origini del partito socialista e dei partiti cattolici nelle varie regioni italiane, con uno sforzo di sintesi e di interpretazione veramente note­ vole. I saggi includono il classico studio di Max W eber su « I partiti e il potere », e quello di Robert Michels, inedito in Italia, su « De­ mocrazia formale e realtà oligar­ chica » ; due saggi sull’origine dei partiti (quello di Sivini per l ’Italia e uno di Neumann sulle origini del sistema partitico moderno); un grup­ po di saggi sulle strutture e funzioni dei partiti, di cui particolarmente interessante quello di Maurice Du- verger su « Classe sociale, ideologia e organizzazione politica » ; degli studi sulla trasformazione dei par­ titi, tra i quali il bellissimo studio di Horowitz sul « Carisma del par­ tito » . Il volume si chiude con la quinta e sesta parte ohe riguardano rispettivamente i partiti e la classe dirigente, e i partiti a livello locale. « Abbiamo cercato — avverte il cu­ ratore — di rispondere a tre esi­ genze; di dar conto delle più inte­ ressanti e recenti posizioni interpre­ tative; di fornire un sufficiente ap­ porto informativo generale... e di presentare alcuni esempi di

approc-ci analitiapproc-ci di tipo aperto — ipotesi articolate e non schemi interpreta­ tivi — utili didatticamente, ma so­ prattutto strumenti per ulteriori ap­ profondimenti ». Lo scopo ci sem­ bra sia stato pienamente raggiunto.

E. R. V.

Tu l l i o Te n t o r i, Scritti antropolo­ gici, 2 voli., ed. Ricerche, Roma,

1970, pp. 211, 228.

L ’A . ha raccolto in questi due volumi alcuni suoi saggi preceden­ temente pubblicati in diverse occa­ sioni, che forniscono materiali e spunti per ulteriori riflessioni e in­ dagini in chiave antropologica.

Il primo volume si apre non a caso con l ’antropologia culturale nel quadro delle scienze dell’uomo, che costituisce il più ampio dei saggi qui pubblicati, e che analiticamente ripropone alcune definizioni salienti del concetto di cultura, e i relativi criteri di classificazione, senza tra­ scurare di distinguere la scienza del­ la cultura nell’àmbito delle scienze antropologiche, sociali e naturali, e non senza citare il contributo che i sociologi hanno dato alla identifi­ cazione del significato antropolo­ gico di cultura, che rappresenta « una acquisizione recente nella sto­ ria del pensiero umano sul piano della consapevolezza critica ».

Questo primo saggio fornisce al- l’A . l’opportunità di soffermarsi sul­ la presenza dell’antropologia cultu­ rale nel mondo moderno, e, di qui,

sul posto che l ’antropologia cultu­ rale occupa oggi in Italia.

Menzioniamo, tra gli altri, alcuni saggi: « la funzione degli scienziati sociali e della ricerca sociale in una programmazione democratica » , do­ ve si prospettano modalità di colla­ borazione tra classe dirigente (poli­ tica e amministrativa) e scienziati sociali; « la città come scelta cul­ turale » ; « la scelta delle strutture educative: problema sociale e cultu­ rale » , dove si fa riferimento, per l’esame del sistema educativo, al processo di socializzazione, che in­ teragisce col processo di formazione della personalità, e che implica la trasmissione di valori e conoscenze che mutano col mutare della cul­ tura e della società, osservando co­ me in rapporto a questi fenomeni ogni soeiètà cerchi e fornisca deter­ minate soluzioni ai problemi educa­ tivi. Il discorso sulle strutture edu­ cative avvia quello dell’istituto fa­ miliare (il volume in esame si con­ clude infatti con un saggio sugli « aspetti evolutivi della famiglia nel­ la società italiana contemporanea »).

Il secondo volume raccoglie due scritti, il primo dei quali è apparso per la prima volta in una raccolta pubblicata nel 1967, ed indirizzato ad un pubblico nordamericano; mentre il secondo costituisce il rap­ porto di una ricerca condotta dal- l ’A. a Tivoli.

Il primo saggio riguarda la con­ dizione femminile in Italia, caratte­ rizzata dal lungo persistere di stereo­ tipi tradizionali, rispecchiati sia nel­ l ’istruzione, sia nei costumi sessuali

e matrimoniali, sia nel campo del lavoro, e confermati dalla rapida sintesi — qui presentata — di ri­ cerche condotte in Italia su questo tema. Una bibliografia specifica conclude questo primo scritto. Il secondo saggio, assai più ampio, è costituito dalla ristampa della ricer­ ca su « Donna, famiglia, lavoro », condotta, come si è già detto, a Tivoli nel 1960, allo scopo di rile­ vare: quali motivi spingono la don­ na, oggi, ad impegnarsi in attività retribuite extradomestiche; quali dif­ ficoltà essa debba superare per farsi accettare nel nuovo campo di atti­ vità, e quale incidenza quest’ultima eserciti sulle strutture familiari e sulla ideologia corrente relativa alla donna, sia essa madre, moglie o figlia.

E. C.

Educazione e comunicazione di m assa

R A I-T V It a l i a n a, Direzione Cen­ trale Programmi T V Culturali e di Integrazione Scolastica - Grup­ po di Lavoro per la ricerca e la documentazione sulle trasmissioni educative T V - Bollettino e ri­

cerche varie, Roma, 1970-71 (ciclo-

stilati).

Ci sembra interessante segnalare ai nostri lettori l’esistenza di una serie di studi e ricerche sulla didat­ tica televisiva, ohe sono state pro­ dotte dal Gruppo di lavoro per la ricerca e la documentazione sulle trasmissioni educative; non si tratta

infatti dei soliti lavori a carattere statistico, sondaggi di opinione o di gradimento relativi ai programmi in atto, ma di vere ricerche su temi parziali, affidate a specialisti nel campo della didattica, in cui cia­ scun tema è studiato in relazione alla didattica normale come oggi usata nella scuola, o nelle organiz­ zazioni di formazione ed educazione degli adulti, in relazione ai suoi presupposti teorici sia linguistici che psicologici e sociali, e in rela­ zione alle possibilità offerte dal­ l’uso dei mezzi di comunicazione di massa per un miglioramento o addirittura una nuova impostazione di queste didattiche. Il materiale con­ siste in una serie di ricerche e di documentazioni; fra queste ultime notiamo una raccolta bibliografica di titoli relativi ai problemi educa­ tivi in genere e loro aspetti parti­ colari in rapporto alla televisione e alla radio; abbiamo poi un numero che raccoglie contributi per un di­ battito su mass media e scuola, mass media ed educazione degli adulti, nuove esperienze didatti­ che, eoe., di cui segnaliamo un in­ teressante resoconto di ricerche in atto di Do m e n ic o Pa r i s i e Fr a n­

c e sc o To n u c c i, Tre studi sulle ca­ pacità linguistiche all’inizio della carriera scolastica in funzione della classe sociale (ricerche in corso sot­

to gli auspici del C N R ); uno studio originale di Pa u l o Fr e ir a, sull’Edu­ cazione degli adulti come azione cul­ turale, in chiave dialettica relativa

alle funzioni « addomesticatrici » o « liberatrici » dell’azione culturale;

e il saggio di Fr a n c e s c o Sc h in o sul

Possibile ruolo originale della tele­ visione nel processo formativo del­ l’adulto. Quest’ultimo, nel tempo, è

stato seguito da un intero saggio dedicato a Educazione degli adulti

ed educazione popolare. Verso l ’edu­ cazione permanente e l ’azione cul­ turale a cura di Gio v a n n i Be c h e l-

l o n i, in cui si sottolineano i rapporti fra educazione degli adulti, scuola e educazione permanente. Centrale a questo importante studio per quanto riguarda l ’uso della T V è la pro­ posta di considerare in via di supe­ ramento il ruolo della televisione in funzione di un’educazione degli adulti che ripari e corregga le defi- cenze della scuola, in ragione dei

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