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6.1 Che cos‟è l‟„izzat?

Nell‟excursus sull‟onore in Pakistan e in India del Nord (Capitolo terzo) abbiamo visto come questa sia un‟ideologia sottesa alla continuità della struttura socio-economica prevalente nelle comunità rurali e semi-rurali e come questa si modifica parzialmente, ma non si dissolve del tutto tra la popolazione urbana (Chowdhry, 1998, 2007; Mandelbaum, 1988; Mody, 2008). Abbiamo visto inoltre nella contemporaneità come siano in atto processi contrastanti che contribuiscono sia ad accrescere la violenza legata all‟onore, sia a darne sempre maggior visibilità e contestarli apertamente (Amnesty-International, 2002; Azhar, 2012). L‟assenza di dati e definizioni omogenee, a sua volta, offre argomenti a due opposte posizioni: l‟esasperazione della rappresentazione di questo fenomeno, che soprattutto nelle aree di immigrazione si presta a un uso politico per giustificare politiche di limitazione e repressione dell‟immigrazione (Lila Abu-Lughod, 2011; Razack, 2004), oppure forme di negazione o di sottovalutazione di questo problema da parte di settori conservatori, anche se politicamente moderati (P. Patel, 2011) delle comunità di migranti. Questa contrapposizione non rende contro dei processi d‟adattamento e negoziazione che si stanno verificando a livello di genere e generazione all‟interno delle realtà migranti. Nelle comunità si sta lentamente profilando una sfida alle norme tradizionali relative ai matrimoni e ai codici di controllo della sessualità femminile, dietro questa sfida non sembra esserci una coscienza politica strutturata, intendo dire che i movimenti femministi o liberali hanno un‟influenza ridotta. Ciò che va tenuto presente è che la migrazione da Est ad Ovest non è l‟unica causa di questo conflitto socio-culturale: la stessa mobilità dalle aree rurali verso quelle urbane interne dell‟India e del Pakistan sta incidendo sugli equilibri abitativi, lavorativi e di parentela non molto

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diversamente dall‟emigrazione nei paesi dell‟Europa o degli Stati Uniti come sostiene Sylvia Vatuk (citata in Ballard, 1982, p. 18). L‟altro processo in atto fin dai tempi del colonialismo (processo che a mio avviso ha una dimensione globale e non tralascia neanche il cristianesimo e forme di etno-nazionalismo) consta nel progressivo rinforzarsi di movimenti fondamentalisti (in questo caso islamico, hindutva e akali) che politicizzano gli ideali di identità e purità comunitaria. La propaganda di questi movimenti, che si allaccia a un set originario di elementi culturali “irrinunciabili”, presenta il mantenimento della propria tradizione e il ritorno all‟età dell‟oro come un fattore auspicabile nonché possibile. Tutto ciò ha delle ripercussioni profonde anche su coloro i quali sono politicamente e religiosamente moderati, perché si aggancia a sentimenti profondi di timore di genocidio culturale e perdita identitaria. In tale senso sono funzionali le accuse di occidentalizzazione a chi si oppone esplicitamente alla proposizione di pratiche lesive dei diritti umani. Il risultato è che i soggetti deboli si ritrovano schiacciati tra la necessità di far valere diritti di base, come ad esempio quello alla vita o alla libertà personale, e l‟accusa di una sorta di “tradimento” culturale verso la “comunità”. Comunità che appare a sé e agli altri pervasa da un profondo sentimento dell‟onore. Uno dei motivi che rinforza questo atteggiamento è che gran parte delle persone che emigrano pensano di tornare ed è quindi necessario mantenere l‟„izzat secondo i criteri di là (38,F,P), per poter riprendere la vita nel proprio paese.

Vediamo ora che cosa è l‟onore, l‟„izzat, tra chi è venuto a vivere nel bresciano. In urdu e panjabi „izzat è la parola che si utilizza più diffusamente per intendere l‟onore. „Izzat può indicare il rispetto verso chi sta più in alto di noi nella scala gerarchica, quindi l‟obbedienza114, oppure il rispetto inteso come stima, prestigio. Questo però non è tanto il prestigio del singolo quanto della famiglia. L„izzat/onore inteso in senso individuale come onestà, probità, l‟ho sentito, infatti, una sola volta da parte di una donna indiana che mi spiegava che malgrado lei si fosse sposata con un uomo di sua scelta e per di più straniero, il prestigio di suo padre non ne era stato intaccato perché era di una “tale potenza”, dovuta al suo comportamento posato e giusto. (58,F,I).

La quasi totalità delle persone che ho sentito, invece, insiste sulla dimensione collettiva e condivisa dell‟onore a livello familiare. Il mantenimento dell‟„izzat è un dovere di tutti i membri di una famiglia, ma ha una connotazione diversificata secondo il genere: per gli uomini suppone che essi mantengano e migliorino lo status economico della famiglia, per le

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donne che si comportino con pudore. Avendo sentito perlopiù delle donne, la loro definizione di „izzat si focalizza sull‟osservanza dei codici di comportamento e di castità femminile:

Cos‟è l‟„izzat?

Sì, si riguarda tutto questo „izzat, è troppo importante, poiché „izzat di una famiglia riguarda la donna.

Cosa significa?

Cioè significa che per fare „izzat per far vedere agli altri „izzat di una famiglia per capire alla gente che noi siamo „izzat-dār [rispettabili], cioè prima cosa che guardano come sono donne della loro famiglia, se sono brave e educate, buono, se le donne sono un po‟ aperte pensano che questi qua sono, ciao, non hanno „izzat.

Dalle nostre parti hanno dato nome „izzat alle donne sa fai qualcosa di sbagliato ci rovini tutto, soprattutto se non sei sposata (7, F, P).

Per quanto si sia visto che l‟ideologia dell‟onore è funzionale al mantenimento e progresso economico della famiglia, dalle donne non viene messo in rilievo questo lato della questione, se non indirettamente parlando dei criteri che le famiglie utilizzano per l‟approvazione del candidato marito. Dalla prospettiva di una donna l‟„izzat maschile è “niente”, poiché esso viene inteso sostanzialmente come il dovere di proteggere la verginità femminile:

Senti, che cos‟è l‟onore per una ragazza e per un ragazzo? Perché ho l‟impressione che sia un po‟ diverso…

Sì, molto diverso, perché …cioè alla fine cos‟è cioè l‟onore per un ragazzo? Niente …basta che trova lavoro e ha finito di ….Dicono “Sì, suo figlio,vabbè … è bravo, lavora, punto. Invece per la femmina […] per farsi dire sì “è rispettosa dei suoi genitori, è, diciamo, è più attenta verso il proprio onore se lei studia, non vede i maschi, non frequenta i maschi, non esce fuori, non fuma, non beve, non sta al PC, quelle cose varie quindi una sfilza, c‟è una marea di elenco, diciamo.(28,F,I)

Riguardo all‟onore la ragazza ha più „izzat del ragazzo. I ragazzi possono fare quello che vogliono Le ragazze sono più deboli e riservate e hanno più „izzat dei ragazzi.

„izzat è quando non hai relazioni con altri. Lo sposi e basta, questo è „izzat per una ragazza. Per un ragazzo può essere diverso, per la religione può avere 4 mogli. Però è un caso raro, solo se la prima moglie non ha figli e dà il consenso.

Le ragazze non devono avere un ragazzo perché devono tenere „izzat. I ragazzi hanno più libertà e la ragazza non deve. I ragazzi hanno più libertà su questo (14,F,P).

Queste affermazioni contraddirebbero la prospettiva dell‟antropologo americano Frank Stewart circa la mancanza di importanza dell‟onore della donna: “In societies where honor is important, it tends to be mainly something for men. In some societies women have no honor at all (as among many Bedouin tribes); in others their honor is of limited or secondary nature” (Stewart, 1994, p. 107). Questa osservazione tradisce una prospettiva squisitamente maschile che, se da un lato contiene una parte veritiera nell‟alludere che la costruzione dell‟ideologia

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dell‟onore sia utile ai maschi e che essi siano attivi nella sua difesa, ciò non implica affatto che l‟onore delle donne non sia importante innanzitutto per le donne stesse costantemente impegnate a doverlo proteggere per i loro uomini e, in secondo luogo, poiché “la donna è l‟‟izzat della famiglia”, come si sente dire spesso, i maschi affidando alle donne il compito di difendere la loro purità, che è però anche il proprio onore, si pongono in una posizione molto vulnerabile:

… cioè l‟onore da noi… è una cosa molto importante. Soprattutto per i genitori di una ragazza, perché comunque qui le ragazze a volte fanno l‟amore prima del matrimonio. Da noi questo non è accettato proprio. Cioè è considerato una cosa molto grave. E per quello se una ragazza tipo fa così è come se ha buttato giù l‟onore dei genitori e loro davanti alla gente cioè devono andare con gli occhi per terra, la testa in giù. E questo viene considerato molto grave (31,F,P).

Perché la donna è onore di tutti se è a casa dei genitori è onore dei genitori, se è sposata è onore del marito” (9,F,P).

La ragazza diciamo deve anche rappresentare la sua famiglia. La sua perdita di verginità rappresenta un grande disonore per la famiglia. La ragazza è vista come il fiore all‟occhiello della famiglia. Rappresenta la famiglia stessa (27,F,I).

Fino a quando la ragazza abita nella casa dei genitori è l‟onore dei propri familiari. Sebbene tutti i familiari siano tenuti a sorvegliare e punire eventuali deviazioni, l‟onore della casa è identificato col padre: “Se una ragazza, ad esempio, scappa con un ragazzo e tutta la gente dice che la ragazza è scappata perché [il papà] non ha potuto tenerla, che non le ha detto che cos‟è il mondo, “cade l‟ijjat”(10,F,I). Una signora pakistana mi raccontava le allusioni all‟onore fatte dai suoi genitori all‟età di dodici, tredici anni: il padre diceva “Se succede qualcosa...”, ma lei a quell‟età non poteva capire che cosa poteva succedere. Era la mamma che prendeva tutta la responsabilità: “Se tu fai qualcosa di sbagliato, sono io che ci rimetto”. A quell‟età capiva il senso dell‟onore che era importante per il padre: “Se lei ci fa perdere l‟onore non potrò mettere fuori il naso” (2,F,P).

L‟onore di una ragazza è l‟onore dei genitori, quando è sposata diventa onore del marito, questo passaggio esiste nel senso che col matrimonio anche il marito e i maschi della famiglia acquisita diventano responsabili dell‟onore della donna. Ho ricevuto pareri opposti sul fatto che una volta che la sposa sia transitata alla famiglia del coniuge, la responsabilità della famiglia paterna di proteggere la sua castità sia esaurita. In alcuni casi non sembra così: una signora pakistana mi spiegava, per esempio, che non aveva chiesto il divorzio per non rovinare l‟„izzat di suo padre. Questi avrebbe perso il suo valore di fronte agli altri, anche se la figlia avesse avuto delle solide ragioni per voler porre fine al matrimonio. Nel suo contratto

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di matrimonio c‟erano delle clausole di salvaguardia, tuttavia, ribadiva, farvi ricorso avrebbe danneggiato l‟immagine del padre. Successivamente aveva potuto parlare personalmente col padre e spiegargli come stavano le cose. A quel punto era scattata una modalità tradizionale di risoluzione del conflitto coniugale: la famiglia paterna le offriva la possibilità di ritornare a casa. La signora aveva infine deciso di non separarsi, contando sul fatto che lo schieramento della famiglia paterna a suo favore avrebbe esercitato una pressione sufficiente sul coniuge e l‟onore sarebbe stato salvo. In generale, la rottura del matrimonio è una prospettiva fosca, per prima cosa perché solitamente le donne non hanno dei mezzi di sostentamento propri e perché socialmente vengono considerate le principali responsabili del fallimento. Quasi mai le donne ripudiate o divorziate non hanno un posto dove andare e la vita da single non è tra le alternative da contemplare. L‟unica possibilità è che abbia la possibilità di ritornare nella casa dei genitori. Il ritorno di una figlia divorziata, tuttavia, comporta un peso economico, il rischio di perdere la custodia dei figli avuti nel matrimonio fallito, un‟enorme difficoltà per contrarre un altro matrimonio e un notevole danno d‟immagine che può influire negativamente sulle opportunità matrimoniali degli altri fratelli e sorelle. L‟atto, però, di ritornare temporaneamente dai genitori in caso di crisi coniugale, è una strategia tradizionale che attiva la parentela della moglie (padre e fratelli) a fare pressione, affinché i mariti si comportino bene e la donna possa rientrare sotto il tetto coniugale (Ballard, 1982).

Una mediatrice culturale indiana mi faceva notare che un numero crescente di famiglie del subcontinente indiano stanno attraversando delle condizioni di disagio che talvolta sfociano all‟esplosione della violenza domestica. In tal caso le donne si rivolgono ai servizi e a volte i matrimoni s‟infrangono. Si tratta di però di situazioni estreme. Non c‟è la mentalità che il matrimonio si rompe perché non funziona la relazione tra i coniugi. Situazioni di disagio sociale dovute al trauma dell‟emigrazione, all‟impossibilità delle famiglie d‟intervenire, unitamente alla tenuta forzata dei matrimoni possono finire in tragedie come quella dell‟assassinio di una giovane donna indiana, Kaur Balwinder, avvenuta in Emilia Romagna nel maggio 2012 e che maldestramente la stampa persevera nello spiegare come un omicidio maturato per l‟inosservanza del codice d‟abbigliamento115.

Nella lingua urdu a fianco del termine „izzat si può incontrare anche la parola gairat. „Izzat significa “rispetto”, gairat propriamente onore116. Se persone di alto livello sociale, come i

115 Piacenza, uccide la moglie incita perché vive e veste all‟occidentale. (28 maggio 2012). La Repubblica.it. 116 Sotto la voce gairat del dizionario A Dictionary of Urdū Classical Hindī and English di John T. Platts (1997) Troviamo che gairat è un vocabolo persiano di origine araba che ha come significati “Jealousy, source or cause of jealousy; care of what is sacred and inviolable; a nice sense of honour; honour; courage; spirit; modesty, bashfulness; shame…”.

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politici, perdono la loro posizione, perdono il loro „izzat non il loro gairat. (19, F,P). Le persone di origine indiana che ho sentito non utilizzano il termine gairat, preferiscono sharm. Un vocabolo, quest‟ultimo, difficilmente traducibile e ricco di significati, che per semplicità renderò con le parole “vergogna” e “pudore”. Come si può vedere si presenta anche qui, come nel Mediterraneo, la coppia dicotomica (ma anche complementare) “onore/vergogna”.

Tornando a gairat, un conoscente pakistano mi ha ulteriormente spiegato: “Se non ho gairat (onore) nessuno mi rispetterà (mi darà „izzat) e l‟„izzat o rispetto è un attributo molto importante per una persona che vive in una comunità e determina il suo stato sociale.” Gairat (onore) è anche dimostrato dal rispetto per gli anziani, stile di vita e abbigliamento sobrio, conduzione morale ed etica degli affari e con la gente in generale e rifiuto di attività illegali o corruzione, combattere per i tuoi diritti, cavalleria (atteggiamento rispettoso verso le donne, per esempio) e adesione alle norme di genere”. Quando una persona si comporta in modo non onorevole diventa be-gairat117 (be- è un prefisso che indica negazione o processo inverso, in questo caso significa “senza onore”). Esempi di una persona be-gairat possono essere: uno che se ne sta in casa a far nulla e manda la moglie a lavorare, uno che imbroglia, uno che si fa corrompere, ma anche chi – qui il mio conoscente esponeva il suo caso personale - supporta la volontà della sorella di divorziare e di non tornare a vivere nella casa paterna o chi sia stato in qualsivoglia maniera disonorato dalle proprie donne (madre, sorella, moglie, ecc) e non sia capace di vendicarsi.

In questo modo, equivalente all‟articolata spiegazione precedente, la differenza tra gairat e „izzat mi viene spiegata da una ragazza pakistana: “„Izzat: rispetto della famiglia. Il valore della famiglia. Tipo se i miei fratelli fanno qualcosa, è tutta la famiglia. Gairat è se la donna di casa fa qualcosa, l‟uomo si arrabbia” (11,F,P). Un‟altra ragazza, rispetto a gairat puntualizza che: “Gairat per me sì è in Panjabi, è uguale a „izzat, però non si usa in senso positivo, ma in senso negativo cioè “tu non hai gairat” nel senso “non hai rispetto”, “non hai vergogna”. Un‟altra ragazza invece stabilisce questa connessione tra gairat e „izzat:

Onore diciamo che è gairat e rispetto diciamo è „izzat. Però le colleghi le due cose?

Nel senso che l‟onore è collegato al ‟izzat che uno tiene…

117 È interessante notare le traduzioni di be-gairat e be-gairatī che fornisce il Platts: be-gairat, che è un aggettivo, “Having no sense of honour; shameless”. Be-gairatī è invece un sostantivo femminile e significa “Shamelessness”, impudenza, spudoratezza.

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Sì, perché per esempio dico che ho molto rispetto, molto „izzat, non uso gairat, mentre “c‟è tanto gairat in me, dentro di me” si dice, e una persona che ha gairat è gairat-mand118 e uno che non ce l‟ha è be-gairat (38,F,P).

Gairat, dunque, è quel sentimento interiore, l‟onore, che condiziona i miei comportamenti e che negli altri susciterà rispetto („izzat).

6.2 Onore e genere

Chiedo a una ragazza pakistana in che cosa consiste l‟onore di una donna e mi fa un elenco che ci sarà utile tenere a mente:

Poi „izzat è anche che nessuno ti parla indietro male, fuori. Nessuno ti parla fuori. Cioè dietro le spalle che sei così o cosà. Poi dipende anche dal modo di vestirsi: tenere sempre sciarpa sulla testa, di non vestirsi tipo jeans, questi, ma stare, di vestire come la cultura, questo è „izzat. Educare bene i figli, cioè secondo la cultura e la religione, andare sempre fuori con il marito, senza andarsi in giro per strade da sola. Non uscire troppo dalla casa. Cioè come andare in giro così senza motivi, stare sempre sulle strade. Poi non andare a parlare mai con i uomini che non li conosci, sono, esempio, fuori della famiglia. Non andare mai a parlare con loro. E anche stando nella famiglia bisogna rispettare. Esempio: non, cioè non andare molto, così amichevoli con gli uomini neanche della famiglia. Con i propri fratelli, sì, ma con gli altri no, quelli che appartengono un po‟ lontano nel [nella famiglia]. Diciamo così.(38,F,P)

Dai colloqui risulta che, nonostante l‟ampiezza del concetto, l‟onore si focalizza principalmente sul mantenimento dei codici di castità femminili. Alla fin fine se un uomo non è tanto onesto, si può accettare, ma se non fa qualcosa per proteggere o vendicare la purità delle donne sotto la sua tutela, la società reagisce. La verginità femminile dunque è centrale nella vita delle donne, ma anche in quella degli uomini. Mi domando se le ragazze sappiano darsi una spiegazione sul perché di tanta enfasi sull‟importanza della verginità femminile. Prima, però, chiedo se qualcuna mi traduce “verginità” in urdu/panjabi. Con mia sorpresa quasi nessuna riesce propormi un termine: “Verginità? Non c‟è la parola.” (9,F,P) mi risponde una ragazza. Un‟altra mi dice che “più che altro io non parlo di queste cose, da noi non si parla di queste cose e quando parlo con le mie sorelle parlo sempre in italiano”. Solo una ragazza indiana mi rilancia “„izzat”: verginità uguale onore. O forse, sarebbe più corretto pensare che castità è uguale a onore. Un giovane uomo pakistano mi suggerisce il termine “khowara”: significa “non sposato” (1,M,P) sul vocabolario di hindī e urdū mi rimandano a

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“kumaar”, infantile, relativo all‟astinenza. Si potrebbe concludere che il lessico sulla verginità, più che uno stato anatomico ci descriva la condizione sociale di persona sposata o meno119.

La verginità è considerata un bene assoluto che va salvaguardato in tutti i modi. Perdere la verginità significa per la donna perdere l‟onore anche quando c‟è stata violenza. La perdita è assoluta indipendentemente dalla causa o da chi ne ha la colpa:

… E infatti da noi per la verginità quindi faccio che qualche ragazzo fa una cosa a una ragazza, tipo la violenta, si dice che “si perde l‟ „izzat”.

Chi perde l‟„izzat?

La ragazza. Da quanto si dice e l‟ho visto. Perché la ragazza è più pura dei maschi, per quello che lo si dice, diciamo che i ragazzi sono più rozzi. Se una ragazza viene violentata non è che si reagisce come un ragazzo, perché la ragazza è più emotiva. È per la società.

Per me non sarebbe più della società, ma sarebbe una mia cosa personale perché io non riuscirei mai a sopravvivere che uno si è preso gioco di me. Poi dipende da persona a persona.

Ti suicideresti?

Non suiciderei, perché nella mia religione non è permesso, ma sarebbe un dolore per me stessa. Far l‟amore può essere la cosa più bella se si è fatto con volere, ma la cosa più brutta se vieni

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