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Operazioni di pronti contro termine, riporto, prestito titoli e pegno

2.3 PROFILO OGGETTIVO DELL’APPLICAZIONE

2.3.3. Operazioni di pronti contro termine, riporto, prestito titoli e pegno

Il contratto di pronti contro termine (detto anche vendita con patto di riacquisto) è un contratto in cui l’oggetto principale consiste nell’operazione di acquisto (o di vendita) a pronti contro la vendita (o, viceversa, l’acquisto) a termine di titoli dello stesso tipo; il prestito titoli invece è il contratto per il quale prestatore (detto anche lender) consegna al prestatario (detto anche borrower) titoli dietro il pagamento di un compenso; il prestatario di contro s’impegna a restituire alla scadenza del contratto titoli nella stessa quantità e della stessa specie di quelli ricevuti. Tali tipi di contratti, sebbene vi sia un’effettiva movimentazione di partecipazioni da un soggetto ad un altro, vengono esclusi dall’ambito applicativo della participation exemption in quanto non comportano la modificazione dell’iscrizione in capo al cedente in bilancio dei titoli oggetto dell’operazione93, senza quindi la possibilità di determinare alcun tipo di plusvalenza; l’art. 94, co. 2, TUIR, prevede infatti che le cessioni di titoli derivanti da contratti di riporto94 o pronti contro termine – ma si ritiene che le medesime considerazioni possano essere estese anche al prestito titoli95 – che prevedono l’obbligo di rivendita a termine da parte dell’acquirente a pronti dei titoli stessi non determinano alcun tipo di variazione delle rimanenze dei titoli in capo al cedente a pronti, sulla base del fatto che la titolarità fiscale dei titoli in questione rimane a capo di tale soggetto. Il concetto di titolarità fiscale tuttavia può differire da quello di titolarità civile, comportando delle notevoli differenze concettuali nel caso di trasferimento di entrambe le titolarità ovvero di

93 In sintonia con quanto previsto dall’art. 2424-bis, co. 5, c.c., per il quale «le

attività oggetto di contratti di compravendita con obbligo di retrocessione a termine devono essere iscritte nello stato patrimoniale del venditore».

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Art. 1548 c.c.: «Il riporto è il contratto per il quale il riportato trasferisce in proprietà al riportatore titoli di credito di una data specie per un determinato prezzo, e il riportatore assume l'obbligo di trasferire al riportato, alla scadenza del termine stabilito, la proprietà di altrettanti titoli della stessa specie, verso rimborso del prezzo, che può essere aumentato o diminuito nella misura convenuta ».

una sola delle due – soprattutto con riferimento alla costituzione di un diritto di pegno96. In caso di pegno regolare97 la proprietà civile non viene trasferita, per cui non vi sono alcune conseguenze nemmeno dal punto di vista fiscale: la costituzione di tale diritto di garanzia esplica i suoi effetti non tanto in termini di trasferimento della titolarità fiscale ma esclusivamente in termini di garanzia e, di conseguenza, il debitore garantito rimane titolare dell’attività finanziaria garantita sia dal punto di vista fiscale che dal punto di vista civilistico. Ciò ha importanti conseguenze per quanto riguarda il regime di esenzione ed in particolar modo il minimum holding period previsto dall’art. 87, co. 1, lett. a), TUIR: la costituzione di tale diritto reale, non facendo cessare la titolarità della partecipazione in capo al debitore, non interrompe nemmeno il periodo minimo di possesso, e perciò nel calcolo di quest’ultimo verrà computato anche il periodo nel quale lo strumento finanziario è gravato da tale garanzia. In tal caso l’holding period viene interrotto solo nel caso di escussione del pegno, nel cui momento si verifica il realizzo dell’attività e il cessare del periodo di possesso.

Nel caso di costituzione di pegno irregolare98, di pronti contro termine, di riporto, di prestito titoli e di altre fattispecie per le quali vi è separazione tra proprietà civile e fiscale che vengono costituite al fine di ottenere le stesse finalità economiche, è necessario verificare se l’interruzione della proprietà dal punto di vista civilistico abbia delle ripercussioni anche sul piano fiscale e, in particolare, sull’holding period. Qui entra in gioco un altro fattore, vale a dire l’obbligatorietà della restituzione/rivendita a scadenza degli stessi strumenti finanziari al cedente: nel caso in cui sia prevista tale obbligatorietà, nulla cambia dal

96 Diritto reale di garanzia che ha per oggetto beni mobili o complessi di beni mobili,

crediti o altri diritti aventi per oggetto beni mobili; deriva generalmente dal contratto stipulato fra il creditore pignoratizio e il proprietario del bene (di regola il debitore), che trasferisce al primo il possesso del bene a garanzia della sua obbligazione.

97 Vale a dire quando il creditore pignoratizio non acquista la proprietà civilistica

dell’attività finanziaria data in pegno.

98Quando la cosa data in pegno è una somma di denaro o altre quantità di cose

punto di vista contabile: la partecipazione ceduta rimane iscritta tra le immobilizzazioni finanziarie o tra l’attivo circolante del cedente e non si verifica alcun trasferimento fiscale della proprietà dei titoli. È perciò evidente come in tali tipologie di contratti non sia applicabile il regime previsto dall’art. 87 TUIR e quindi in capo al cedente non si verifica interruzione del minimum holding period in caso di successiva dismissione della partecipazione.

Caso diverso si ha quando la restituzione/rivendita non è obbligatoria ma facoltativa: in tal caso infatti il cedente non potrà inserire all’interno del proprio bilancio le attività in questione, ma queste dovranno essere inscritte all’interno del bilancio del cessionario99: in tal caso sembrerebbe esserci effettivamente una interruzione del possesso, ed occorrerà indagare quindi se l’eventuale cessione della partecipazione possa essere sottoposta al regime pex, sussistendone i presupposti previsti dall’art. 87, co. 1, TUIR100.