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CAPITOLO III – MODELLI D'INTERVENTO INNOVATIVI PER IL SOSTEGNO LEGGERO ALLA GENITORIALITÀ STATO DELL'ARTE

PRIMA SPERIMENTAZIONE

3.4.4 Organizzazione: macro, meso, micro

Nella prima sperimentazione di "Famiglie in Rete", l'ambito territoriale d'interesse coincideva con quello dell'A.U.L.S.S. n° 8 di Asolo (TV) ed ospitava la struttura organizzativa riprodotta nel seguente grafico:

Figura 1 – Struttura organizzativa del Progetto “Famiglie in Rete”68

68. Fonte: Manuale Operativo Progetto Famiglie in Rete – ULSS 8 e Regione del Veneto, a cura di Borsellino P. e Belotti A.

• La dimensione MACRO, corrispondente al livello di A.U.L.S.S., è rappresentata dal Coordinamento degli Educatori, che si incontrano quindicinalmente, con funzioni di raccordo, coesione, mantenimento della circolarità delle informazioni e degli apprendimenti metodologico-organizzativi che possono emergere da ciascuno dei livelli sottostanti;

• La dimensione MESO ricalca la storica divisione in Distretti Socio-Sanitari. Vi troviamo le quattro Équipe Territoriali originarie della prima sperimentazione: Asolo, Castelfranco Veneto, Montebelluna e Valdobbiadene. Queste si trovano su pari livello gerarchico, hanno composizione inter-istituzionale (Comune- A.U.L.S.S.) ed interprofessionale (assistenti sociali, educatori e clinici), si basano sulla complementarietà fra figure professionali. Tali équipe si riuniscono in incontri a cadenza mensile, con funzioni di governance, programmazione e supervisione progettuale, fungendo da raccordo e cinghia di trasmissione fra gli altri due livelli organizzativi: macro e micro.

• La dimensione MICRO è rappresentata dalle Équipe Funzionali dei singoli Comuni: composte solitamente da un assistente sociale e un educatore, che si incontrano mensilmente per monitorare/valutare l'andamento delle singole progettualità, nonché della qualità relazionale della/e Rete/i di Famiglie del proprio Comune, predisponendo gli incontri mensili di queste.

È proprio a questo livello che, seguendo una struttura "a scatole cinesi", possiamo dettagliare ulteriormente l'apparato organizzativo di "Famiglie in Rete": la dimensione MICRO delle Équipe Funzionali comunali, appena descritte, garantisce allora la cornice MESO delle Reti di Famiglie, anche queste con incontri a cadenza mensile, condotti dall'assistente sociale o dall'educatore dell'Équipe Funzionale di riferimento. Tali incontri rispondono a un duplice bisogno:

• formativo: che si realizza attraverso il confronto tra pari, secondo il principio della

peer education, dove i processi di apprendimento sono facilitati dall'operatore;

• di sostegno emotivo, specie nei momenti in cui le singole famiglie accoglienti si trovano a dover compiere scelte importanti.

A queste due dimensioni, se ne aggiunge una terza di supporto pratico-organizzativo, che trova negli incontri di Rete semplicemente il luogo di pensiero e organizzazione, ma può

esplicarsi concretamente in azioni d'aiuto non strutturate fra famiglie accoglienti, in favore di singole famiglie accolte. Un motivo ricorrente nella documentazione divulgativa e nel discorso dei media locali sul progetto è che "è l'intera Rete ad accogliere la famiglia vulnerabile, non la singola famiglia accogliente". Siamo quindi giunti all'ultima dimensione MICRO, che si esplica, per ogni progetto di accoglienza, nella relazione diretta fra famiglia accolta e famiglia/e accoglienti.

3.4.5 L'Accoglienza

Lo strumento d'intervento-cardine di "Famiglie in Rete" è l'Accoglienza Familiare, che si attiva, da parte della Rete nel suo complesso ed in particolare da una o più Famiglie Accoglienti, in favore di una vulnerabile, che diventa Famiglia Accolta. Ci sono due modalità principali per l'ingresso delle famiglie nel Progetto e per il loro abbinamento. La situazione più classica è quella in cui la Famiglia Accogliente risulta agganciata attraverso il percorso di sensibilizzazione-formazione descritto supra, mentre la famiglia vulnerabile viene segnalata da un Servizio o dalla Scuola. In questo caso, è compito degli operatori socio-educativi presentare il caso alla Rete – fornendo elementi sufficienti ad una prima comprensione del bisogno e dell'impegno richiesto, ma non tali da ledere la privacy dei soggetti – e raccogliere le eventuali disponibilità all'abbinamento. Si è d'altro canto verificato in più occasioni il processo inverso, secondo il quale una situazione d'aiuto informale pre-esistente è stata portata all'attenzione degli operatori da una delle due famiglie coinvolte, chiedendo così di entrare in Rete. Nel capitolo dedicato alle Esperienze Venete, avremo modo di discutere l'influenza delle due modalità sul successo del progetto, nell'esperienza degli operatori intervistati.

La forte vocazione territoriale del Progetto e la sua ottica promozionale della community care presuppongono che la Rete di Famiglie e la singola Famiglia Accogliente abitino nello stesso Comune (o quartiere) della Famiglia Accolta, in modo da garantire un aiuto di prossimità. Il dispositivo dell'Accoglienza, proprio come accade per gli affidi, può concretizzarsi in una pluralità di forme, in base alla durata, alla frequenza degli "accessi", al tipo di supporto ed in ultimo – elemento questo che qualifica i modelli di sostegno leggero rispetto all'affido – rispetto al livello di coinvolgimento della famiglia del bambino.

Lo strumento operativo su cui ciascun progetto d'accoglienza s'impernia, sia a livello progettuale che a livello di formalizzazione della relazione d'aiuto tra famiglie, è l'Accordo Psico-Sociale:un documento ufficiale che racchiude gli estremi del progetto, riporta le

specificità delle diverse parti coinvolte nell’accoglienza e l’impegno di queste nel rispettare gli obiettivi, le modalità e i tempi dell’accoglienza stessa. Il momento della sottoscrizione dell'Accordo viene predisposto dall'Équipe Funzionale, si svolge solitamente nell'ufficio dell'assistente sociale ed ha carattere di incontro sistemico, prevedendo cioè la presenza di tutti i componenti dei due nuclei, compresi i figli. Esso si configura come momento saliente del progetto d'aiuto, non solo perché costituisce spesso la prima occasione di conoscenza tra le due famiglie ma anche perché permette di formalizzare i termini dell'esperienza, evitando deleghe da parte delle Famiglie Accolte e responsabilizzare maggiormente la Famiglia Accogliente. Proprio il carattere progettuale, sancito dall'accordo, qualifica l'Accoglienza Familiare di "Famiglie in Rete" rispetto alle tradizionali forme d'aiuto spontaneo di prossimità e buon vicinato.