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Valutazione e sostegno delle capacità genitoriali a Venezia

CAPITOLO IV – ESPERIENZE VENETE DI SOSTEGNO LEGGERO ALLA GENITORIALITÀ

4.1.3 Valutazione e sostegno delle capacità genitoriali a Venezia

Come accennato in premessa, sono i Consultori Familiari ad occuparsi nello specifico dei percorsi di valutazione e/o sostegno delle capacità genitoriali. Il lavoro può avvenire sia su mandato dell'Autorità Giudiziaria, sia in regime di beneficità, qualora gli operatori psicosociali ravvisino nei loro utenti la necessità di intraprendere questo tipo di percorso. A tal

fine, le équipe psico-sociali dei Consultori si avvalgono di strumenti quali il colloquio individuale e di coppia oppure propongono ai genitori dei percorsi di tipo gruppale.

4.1.1.4 Solidarietà familiare a Venezia

Ci pare a questo punto interessante proporre una retrospettiva sui primi interventi di promozione della solidarietà familiare a Venezia, che dagli anni Ottanta hanno gradualmente condotto all'istituzione dell'odierno C.A.S.F. cittadino. Riportiamo di seguito uno stralcio della preziosa testimonianza fornitaci da una delle protagoniste di quella fase pionieristica, l'assistente sociale dott.ssa Sandra Del Maschio, del Consultorio Familiare di Marghera:

“Nel 1980, l'Assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Venezia mette in atto una riorganizzazione dei Servizi comunali esistenti e ne crea di nuovi. Sempre nel 1980, un concorso ha messo in servizio ben 18 nuovi assistenti sociali, che sono andati a lavorare nei Quartieri80. Una parte dell'attività è però

rimasta centralizzata: e quando nel 1983 fu promulgata la legge sull'adozione e l'affido, il Comune di Venezia era già attrezzato con un Servizio centralizzato che si occupava di affidi, con funzioni di smistamento delle pratiche amministrative, mentre il lavoro tecnico-professionale veniva fatto nei quartieri, tra i Servizi di Quartiere ed i Consultori Familiari della zona, che si attivavano per trovare una famiglia disponibile all'affido per il bambino o la situazione in difficoltà e lavoravano con la famiglia d'origine, che doveva in qualche modo accettare questa forma di affido consensuale. Veniva erogato anche un minimo contributo economico. Quando i servizi avevano individuato la tipologia di affido – diurno, a tempo parziale, a tempo pieno – andavano da una collega del Servizio centralizzato, che era una psicopedagogista dott.ssa De Danaro, per formalizzare l'affido. Diciamo che quella era un'epoca in cui c'era una grande istituzionalizzazione dei bambini ed una scarsa sensibilizzazione delle famiglie all'affido. Scarsa sensibilizzazione che vediamo anche adesso, perché la ricerca di coppie o single disponibili all'affido è molto faticosa anche attualmente. Quindi avevamo pensato di partire con una promozione dell'affido: io, una psicopedagogista del Consultorio di Campo della Lana, la dott.ssa De Denaro ed alcuni altri operatori del Territorio, Territorio per Territorio, abbiamo tentato di fare una sensibilizzazione mirata. Attraverso i media: le TV locali, la radio,le interviste...per creare un minimo di tessuto sociale accogliente alla proposta dell'affido. Dalla promulgazione della legge nel 1983 si è lavorato con questo sistema, fino al 1994, quando è stato istituito il Centro per l'Affido, inizialmente con un'assistente sociale ed una psicologa, poi affiancate da un'ulteriore assistente sociale ed uno psicologo. Quindi eravamo in quattro: le due assistenti sociali, dipendenti, mentre gli psicologi erano consulenti. In tutta quella fase si è quindi passati da una gestione dell'affido gestita tra centro e periferia (Quartieri) ad una gestione centralizzata in un unico Servizio, che faceva promozione, abbinamenti e lavoro coi Servizi territoriali, sia sulla promozione sia sui progetti individualizzati per ciascun bambino, compresa l'individuazione della famiglia affidataria più adatta.”81

80. Articolazione organizzativo-territoriale adottata in quegli anni dal comune di Venezia, per certi versi analoga all'attuale suddivisione in Municipalità.

Ai giorni nostri, l'Unità operativa complessa Solidarietà familiare del Comune di Venezia, afferisce alla Direzione Politiche Sociali, partecipative e dell'Accoglienza, settore Servizi Sociali. Con un raggio d'azione che copre l'intero Territorio della Conferenza dei Sindaci, di fatto coincidente con quello dell'A.U.L.S.S.12, ad essa spettano compiti di:

• programmazione e gestione del Piano annuale di promozione cittadina della solidarietà e dell'affido familiare nel rapporto con i servizi territoriali e le associazioni cittadine della Conferenza dei Sindaci;

• promozione sui temi dell'infanzia-adolescenza;

• gestione dei Centri per l'Affido e la Solidarietà familiare (C.A.S.F.) dei vari Comuni; • coordinamento con la Regione del Veneto;

• gestione finanziaria e tecnica di progetti specifici.82

4.2 Il Territorio veronese

83

Il Comune di Verona è Capofila della Conferenza dei Sindaci comprendente trentasei Comuni, con un'estensione geografica di 1.110,665 km2, che ne fanno l'ambito territoriale più ampio del Veneto. Su tale Territorio insiste l'A.U.L.S.S. 20, articolata in quattro Distretti Socio- Sanitari. La città di Verona si estende sui Distretti n°1 (che occupa interamente, con tre sedi), n°2 (due delle quattro sedi, assieme ai Comuni di Buttapietra, Castel d'Azzano e S. Giovanni Lupatoto) e n° 3 (due sedi su quattro, assieme a sette Comuni limitrofi). Si precisa che alcuni dei Comuni presenti nei Distretti n° 3 e n°4, in ragione delle loro ridotte dimensioni ed al fine di migliorare la gestione di alcuni Servizi, si sono associati in Unioni: tra questi, nel Distretto n°4, l’Unione Comuni Verona Est (Caldiero, Colognola ai Colli, Illasi e Mezzane di Sotto) è sata coinvolta nel Programma P.I.P.P.I., rientrando nell'Ambito Territoriale veronese durante la terza implementazione del Programma, come vedremo tra breve. Per l'interesse specifico della 81. Dall' intervista con l'assistente sociale del Consultorio Familiare di Marghera, dott.ssa Sandra Del Maschio.

82. www.comune.venezia.it, data consultazione 5 settembre 2015

83. Il presente paragrafo e quelli sulle esperienze veronesi si basano sulle interviste condotte con le assistenti sociali del Comune di Verona, dott.ssa Elena Pietrogrande del Servizio Sociale di Base e dott.ssa Donatella Miotto, del C.A.S.F..

presente ricerca, è importante sottolineare che nel Territorio veronese le funzioni di Tutela Minori non sono state delgate all'A.U.L.S.S. bensì rimangono in capo ai singoli Comuni. Entrando nel merito dell'organizzazione del Comune di Verona città, sotto l'Area Servizi Sociali troviamo gli Uffici Servizi Sociali e Integrazione Socio Sanitaria - Promozione Lavoro, con compiti di programmazione e integrazione socio-sanitaria (Conferenza dei Sindaci; Piano di Zona; Consulta Comunale della Famiglia; Consulta Comunale della Disabilità) e d'intervento (aree famiglia e minori, adulti, anziani, disabili, stranieri e persone con marginalità sociale). Accanto alla Sede Centrale ed alla sede Promozione Lavoro, gli Uffici si articolano su cinque sedi periferiche – i Centri Sociali Territoriali (CST) – dove avviene l'incontro diretto tra cittadini ed operatori e si esplicano concretamente le azioni relative ai singoli progetti d'aiuto. Ogni CST ha un ambito operativo territorialmente coincidente con una o più Circoscrizioni.