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OSSERVAZIONI CONCLUSIVE

Dunque, per concludere, perché l’indagine conoscitiva nel processo di formazione delle leggi ha un ruolo così importante?

La ragione fondamentale sembra essere connessa alla capacità di tale strumento di sintetizzare nella attività legislativa delle Assemblee rappresentative un bisogno informativo di tipo “circolare”: quello cioè che dal legislatore si dirige verso la realtà delle esigenze concrete (allo scopo di realizzare una vera e propria opera di “apprendimento” con riguardo alle peculiari caratteristiche della situazione alla quale si intende fornire una regolamentazione) e che dalla collettività “ritorna” alla Istituzione parlamentare sotto forma di interesse a conoscere delle attività e funzioni dell’organo rappresentativo.

Dall’altro, un’altra ragione fondamentale, consiste nell’istanza partecipativa manifestata da ciascun interesse, attorno al quale si sviluppa la necessaria azione mediatrice che contrassegna la scelta politica.

L’indagine conoscitiva sembra porsi come una delle possibili strade per provare ad avvicinare la sostanza della legge ai bisogni sociali, attivando un organico meccanismo di scambio di informazioni tra organo legislativo e società che permetta al primo di acquisire una compiuta consapevolezza circa le effettive esigenze del cittadino e l’impatto che le proprie decisioni hanno

sulle dinamiche organizzative ed evolutive della comunità. A questa fondamentale funzione, l’indagine conoscitiva unisce la attitudine ad introdurre nella progettazione della legge una dialettica tra istituzioni e società trasparente e controllabile, garantendo uno dei fondamentali connotati delle democrazie moderne, consistente nella “leggibilità esterna” dell’agire dei pubblici poteri e dei processi decisori.

Pertanto, le garanzie formali dell’indagine conoscitiva, applicate all’iter di produzione normativa, potrebbero servire a rendere più definito e chiaro il percorso seguito dal legislatore per addivenire ad una scelta destinata ad avere implicazioni sul tessuto economico e sociale. Invero, una questione cruciale legata all’impiego di strumenti informativi all’interno del procedimento di formazione delle leggi, attiene proprio alla trasparenza dei metodi e delle tecniche conoscitive messe in campo dal legislatore; nonché alla conoscibilità dei risultati ottenuti dalle “indagini” espletate e delle valutazioni aventi ad oggetto i dati raccolti, destinate a confluire nella costruzione della norma giuridica.

Una istruttoria pubblica e documentale, “visibile” all’esterno, oltre ad essere una garanzia di buon risultato per l’organo legislativo, assume anche il rilievo di “interesse fondamentale dell’intera collettività”, in quanto rende verificabile la ragionevolezza dell’opzione adottata dal legislatore. Si è visto come la complessità, ma ancor di più la “differenziazione strutturale- funzionale” della società accrescano la eterogeneità degli interessi e delle

posizioni sociali, creando una conflittualità di istanze che sempre più difficilmente trova ricomposizione all’interno di un quadro omogeneo di valori. Ne deriva che, ferma restando l’assenza di un obbligo di motivare le scelte legislative, oggi più che mai il legislatore, di fatto, sembra aver bisogno di dimostrare la “bontà” intrinseca delle scelte compiute e che si accinge a compiere, ancorandole a valutazioni e dati conoscitivi che provino l’efficacia e la coerenza, oltre che la necessità della decisione normativa.

In altri termini, l’indagine conoscitiva contribuisce (almeno indirettamente) a rendere palesi o più intellegibili le ragioni giustificative della attività legislativa, integrando quella «implicita manifestazione di cognizione e di

scienza» che la dottrina ha identificato come (eventuale) componente

esplicativa delle ragioni del provvedimento. Con ciò svolgendo, in un certo senso, una funzione sostanzialmente sostitutiva o integrativa della motivazione dell’atto legislativo, anche nella prospettiva di costruire una base di consenso preventivo ai contenuti della decisione politica.

L’idea che spinge dunque ad una valutazione dell’indagine conoscitiva nella procedura parlamentare risiede in un modello di iter legislativo fondato sull’accertamento delle situazioni reali sottostanti l’intervento regolatore, in cui il libero e aperto confronto degli interessi in gioco e della pluralità di visioni che condizionano la formazione della scelta politica avvenga nel più rigoroso rispetto dei criteri di trasparenza dei pubblici procedimenti

decisionali e in uno scenario di costante “verificabilità” da parte dell’opinione pubblica delle scelte compiute.

L’indagine conoscitiva si dimostra un istituto in continua evoluzione, sempre più strumento non solo di mera informazione ma anche di cooperazione politica (come lo dimostra l’utilizzo che si è fatto proprio nelle ultime legislature).

Non si esclude che proprio agli albori della attuale XVIII Legislatura, ancorché rimangano invariati aspetti ideologici e culturali, sarà uno strumento di particolare interesse ed utilizzo per i parlamentari; i quali potranno impiegare l’istituto, non solo per andare a “sopperire” alle inevitabili lacune sulle materie trattate, ma anche per avvalorare da un punto di vista politico le rispettive ideologie. Si prospettano, quindi, ulteriori possibili evoluzioni nell’impiego dell’istituto stesso.

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