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1   QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO

1.5   P IANIFICAZIONE FAUNISTICO - VENATORIA

1.5.1 Pianificazione Regionale

Attraverso la Legge Regionale 12 gennaio 1994 n. 3, la Regione Toscana ha disciplinato la gestione del territorio regionale ai fini faunistici, attuando la tutela di tutte le specie appartenenti alla fauna selvatica in coerenza con i principi della legge 11 febbraio 1992, n. 157 nonché della Convenzione di Parigi del 18 ottobre 1950, resa esecutiva con legge 24 novembre 1978, n. 812 , e della Convenzione di Berna del 19 settembre 1979, resa esecutiva con legge 5 agosto 1981, n. 503.

Le disposizioni della L.R. 3/94 realizzano altresì l’attuazione delle direttive comunitarie concernenti la conservazione degli uccelli selvatici.

Le zone protette previste dalla Legge quadro 157/92 e dalla Legge regionale 3/94 sono sostanzialmente di cinque tipi:

1) Zone di protezione. Sono zone protette destinate alla protezione dell’avifauna migratoria e devono essere collocate lungo le rotte di migrazione individuate dall’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica.

2) Oasi di protezione. Sono zone protette destinate alla protezione sia della fauna stanziale sia di quella migratoria; per la prima svolgono anche funzioni di irradiamento nel territorio destinato alla caccia.

3) Zone di Ripopolamento e Cattura. Sono destinate principalmente alla protezione delle specie di selvaggina stanziale, con finalità di produzione per traslocazione in territori di caccia e di irradiamento.

4) Centri pubblici e privati di riproduzione della fauna selvatica allo stato naturale. Sono Istituti sia pubblici sia privati che hanno come finalità principale la produzione di fauna autoctona per ricostituzione di popolazioni selvatiche, vale a dire per reintroduzione e/o ripopolamento.

5) Zone di Rispetto Venatorio. Sono aree protette, istituite direttamente dagli ATC, che costituiscono uno dei mezzi per la tutela e l’incremento delle popolazioni di fauna selvatica e che non necessariamente devono essere considerate nel calcolo della percentuale di superficie protetta a livello provinciale. La funzione di questi istituti dovrebbe essere quella di consentire la ricostituzione di popolazioni di piccola selvaggina in area caratterizzate da assenza o scarsa densità di queste specie sia attraverso l’immissione di soggetti di cattura o di allevamento sia attraverso specifici interventi di ripristino ambientale. Le immissioni pertanto (soprattutto quelle con selvaggina di allevamento) dovrebbero essere effettuate con una logica decrescente mano a mano

che si affermano popolazioni in grado di autoriprodursi. Le specie costituenti l'indirizzo faunistico e venatorio delle Zone di Rispetto Venatorio sono: lepre, fagiano, starna, pernice rossa e, sia pure subordinatamente ad una preventiva analisi d'impatto ambientale e faunistico, coniglio selvatico.

Sulla base delle diverse caratteristiche ambientali e della loro produttività faunistica le Zone di Rispetto Venatorio sono distinte in due diversi tipi:

a) Zone di Rispetto Venatorio di "TIPO A", nelle quali è prioritariamente effettuata l'immissione di selvaggina di cattura

b) Zone di Rispetto Venatorio di "TIPO "B", nelle quali sono consentiti anche l'immissione, l'ambientamento e l'eventuale ricattura di selvaggina allevata in cattività. Tali immissioni, a partire dalla stagione venatoria 2004-2005, devono progressivamente essere ridotte fino a raggiungere un parametro massimo di 1,5 fagiani e 0,25 lepri per ettaro di superficie vincolata entro e non oltre un arco di tempo non superiore a tre anni.

A queste aree si aggiungono le seguenti aree protette:

• Parchi e riserve naturali (parchi nazionali, riserve naturali statali,parchi regionali, parchi provinciali, riserve provinciali),

• Aree Naturali Protette di Interesse Locale,

• Demani non compresi in altri istituti a divieto di caccia,

• Altri divieti (cava di marmo, parco archeologico,fondi sottratti alla gestione della caccia in seguito a richiesta del proprietario, fondi chiusi)

Viceversa, le aree a gestione privata dell’attività venatoria includono:

• Aziende Faunistico venatorie,

• Aziende Agrituristico venatorie,

• Centri privati di Riproduzione della Fauna Selvatica allo stato naturale,

• Aree Addestramento Cani

Ai sensi del’art.10, comma 10, della L.157/92, la Regione attua la pianificazione faunistico venatoria mediante il coordinamento dei piani provinciali: con Deliberazione 16 maggio 2007, n. 54 il Consiglio Regionale ha approvato il Piano faunistico-venatorio 2007-2010.

Le Province, cui spetta in primis la gestione del territorio, effettuano le scelte programmatiche inerenti le modalità di utilizzazione differenziata del territorio.

Figura 19 – Zone protette (fonte: http://sit.provincia.pisa.it)

1.5.2 Pianificazione Provinciale

La provincia di Pisa, prima tra le province toscane, ha approvato il proprio Piano Faunistico Venatorio con D.C.P. n.73 del 29 giugno 2005.

Le province hanno utilizzato la ripartizione in comprensori individuata con D.C.R. 340 del 25/07/95: la porzione di territorio agro-silvo-pastorale di ciascun comprensorio risultante dall’esclusione dei diversi istituti previsti dalle normative, è soggetta a caccia programmata realizzata attraverso gli Ambiti Territoriali di Caccia (ATC).

Il comune di Monteverdi Marittimo ricade all’interno del comprensorio Pisa 14.

I 39 comuni della provincia di Pisa e le 2653 Unità di Campionamento (derivanti dalla griglia che copre il territorio provinciale di 1 km di lato, coerente con il reticolo UTM) sono state classificate ed accorpate in base al loro grado di “affinità ambientale” in sei Comprensori Faunistici Omogenei (CFO) e in 17 Unità Ambientali Omogenee (UP).

Sulla base di fattori idrografici, geo-morfologici ed ambientali il comune di Monteverdi marittimo rientra nel terzo CFO.

Il Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Pisa ha inoltre valutato le vocazioni faunistiche del territorio attraverso metodi oggettivi che utilizzano modelli stocastici predittivi della qualità dell'habitat, definendo i territori di potenziale presenza di alcune specie di interesse venatorio e i territori da destinarsi alle zone protette per le principali specie di piccola selvaggina.

Le zone protette previste dall’Amministrazione provinciale sono per la maggior parte localizzate in porzioni di territorio caratterizzate dai valori elevati di idoneità faunistica globale e soltanto in qualche caso isolato ricadono in aree a vocazione bassa o nulla.

Figura 20 - Carta delle vocazioni della provincia di Pisa per la Lepre

Figura 21 - Collocazione degli istituti protetti e degli aerogeneratori e punteggio di idoneità ambientale globale per le diverse specie di piccola selvaggina

Anche per quanto riguarda la starna e la pernice rossa, i territori più adatti per la localizzazione di zone protette destinate alla reintroduzione e, in particolar modo a formare una rete zone che possano garantire l’interscambio tra i diversi nuclei, sono localizzati nella porzione centro-orientale della provincia. L’ATC 15 mostra una idoneità maggiore anche per queste due specie, rispetto all’ATC 14 nel quale oltre il 70% delle UC risultano a idoneità globale nulla, con oltre il 35% delle UC con punteggio ≥ 2.

Figura 22 - Punteggio di idoneità ambientale globale per la Starna e la Pernice rossa nelle UC che interessano l’impianto.

Per quanto riguarda il numero dei cacciatori iscritti nelle due ATC della Provincia di Pisa, esso ha subito un decremento nel quinquennio 2000-2005 passando dai 23.043 del 2000 ai 20.883.

Attualmente la densità media di cacciatori in provincia porta ad avere una disponibilità di circa 11,17 ha per cacciatore.

Suddividendo tali dati per ATC risulta attualmente un numero complessivo di 12.491 cacciatori nell’ATC 14 e di 8.393 nell’ATC 15 cui corrispondono delle disponibilità rispettive di 11.4 e 12.1 ha per cacciatore.

Figura 23 - Cacciatori iscritti agli ATC 14 Pisa Occidentale e ATC 15 Pisa Orientale.

Considerando solo i cacciatori residenti risulta una disponibilità media di 15.9 ha per cacciatore.

Volendo considerare l’interesse per la caccia pesato sulla popolazione residente maschile maggiorenne si rileva come, nell’ultima annata venatoria nei comuni della Provincia di Pisa i cacciatori residenti sui residenti totali varino dai 3.8 ogni 100 abitanti di Pisa ai 28.8 di Monteverdi Marittimo con una media di 14.4 cacciatori ogni 100 maschi maggiorenni.

E’ interessante notare come in molti comuni della Val di Cecina e della parte meridionale della Provincia in genere si registrino dati prossimi o superiori ai 20 cacciatori su 100.

Attualmente in Provincia di Pisa la caccia al cinghiale in braccata, svolta secondo le modalità previste dal Regolamento Regionale del 1996 successivamente integrato nel Testo Unico del 2002, viene effettuata da 5.603 cacciatori suddivisi in 87 squadre. Suddividendo il dato per ATC si ottiene per l’ATC 14 un dato di 49 squadre per un totale di 3122 iscritti mentre per l’ATC 15 si ottengono rispettivamente 38 squadre e 2.174 iscritti.

Nel complesso l’81% dei cacciatori di cinghiale risiede in Provincia di Pisa mentre 19%, pari a 1069 unità risiede fuori Provincia, di questi 799 pari al 75% provengono dalla provincia di Livorno.

La tendenza del numero di squadre e di caccia al cinghiale e dei loro iscritti nelle ultime cinque stagioni venatorie evidenzia come esista una sostanziale stabilità nei due valori e nelle due ATC.

Infatti si passa dalle 51 e 39 squadre delle ATC 14 e 15 nella stagione venatoria 1999/2000 alle 49 e 38 attuali, così come per i cacciatori iscritti si passa dai 3.074 e 2.203 degli ATC14 e 15 agli attuali 3.122 e 2.174.

Considerando la residenza dei cacciatori iscritti della Provincia di Pisa risulta ovvio come i comuni della Val di Cecina ospitino una rilevante percentuale dei cacciatori di cinghiale della Provincia: in particolare nei soli comuni di Pomarance e Volterra sono presenti quasi 800 cacciatori di cinghiale.

Se si considera l’interesse per la caccia al cinghiale pesato sul numero di cacciatori residenti e iscritti negli ATC per comune si ottiene un dato estremamente indicativo del grande interesse che questo tipo di attività venatoria suscita nel sud della Provincia. Infatti in alcuni comuni della Val di Cecina (Castelnuovo VC, Monteverdi Marittimo, Pomarance) per ogni 100 cacciatori iscritti agli ATC oltre 70 praticano la caccia al cinghiale.

Se si considera il rapporto fra i cacciatori di selezione ed il numero di cacciatori complessivo residenti nei diversi comuni risulta rafforzata l’indicazione del forte interesse per questo tipo di pratica venatoria nei comuni della Val di Cecina: è interessante notare che sia nell’ATC 15 con i casi di Castelnuovo VC, Pomarance e Volterra sia nell’ATC 14 con quelli di Santa Luce, Monteverdi Marittimo e Montecatini VC, i valori più elevati si raggiungano nei comuni che sono stati sede di corsi di abilitazione per la caccia di selezione.

Per quanto riguarda i cacciatori di selezione di Cervidi e Bovidi, attualmente risultano iscritti al Registro Provinciale dei cacciatori abilitati alla caccia di selezione 465 cacciatori. Di questi l’82%

risiede in Provincia di Pisa mentre il 18% proviene da fuori Provincia con la prevalenza dei cacciatori di selezione di Livorno, che, con 68 unità, rappresentano l’81% dei cacciatori di selezione non residenti in Provincia.

Le abilitazioni riguardano oltre al capriolo, “specie guida” nell’effettuazione di tale pratica venatoria e quindi indispensabile per l’acquisizione dell’iscrizione al Registro, anche daino, muflone e cervo rispettivamente con 232, 209 e 73 abilitazioni.

Figura 24 - Aree vocate ungulati - muflone

Figura 25 - Aree vocate ungulati - daino

Figura 26 - Aree vocate ungulati - cinghiale

Figura 27 - Aree vocate ungulati - cervo

Figura 28 - Aree vocate ungulati - capriolo

1.6 Normativa sismica