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P RIMAVERA 1990: L A RIUNIFICAZIONE VAL BENE M AASTRICHT

In un’intervista a «Der Spiegel» Margaret Tatcher è straordinariamente chiara nell’indicare gli obblighi che la Germania deve assolvere prima della riunificazione: «I tedeschi devono mettere le cose in chiaro con la Nato, devono accordarsi con la Comunità europea e non devono dimenticare l’Atto di Helsinki»55. Di queste tre

prescrizioni interessa in modo particolare quale spazio trova nel

di un appello frutto non di un nostalgico attaccamento all’ideologia marxista-leninista, quanto dalla convinzione che l’annessione alla Repubblica Federale Tedesca avrebbe snaturato la storia e la cultura di un popolo che per 45 anni vissuto in altro stato», PAOLINO 2007, p. 23.

54

H. A. WINKLER, Die Mauer wegdenken, in «Die Zeit», 33 (11.8.1989), p. 5.

55

dibattito l’adempimento della seconda, cioè come ci si propone di risolvere questo aspetto della questione tedesca.

A tale riguardo, si già è visto come nel periodo concitato che segue la caduta del Muro, in molti collegano nei modi più disparati riunificazione tedesca e processo di integrazione europea, quasi che quest’ultimo sia una sorta di rifugio dove c’è l’assoluzione per chi il ‘peccato’ della riunificazione lo vuole fare e c’è invece una giustificazione per chi lo vuole evitare. In effetti, secondo l’ottica dalla quale lo si osserva, il processo di integrazione sembra acquistare un significato diverso per il futuro assetto della Germania. Per coloro che si oppongono alla riunificazione esso sembra destinato a essere, di volta in volta, o la vittima sacrificale dello stato unificato o il ‘surrogato’ più efficace per ammortizzare la perdurante separazione. Esemplificativa in tal senso l’opinione di Oskar Lafontaine: «Lo stato nazionale di antico stampo non appartiene al futuro. Dobbiamo prestare attenzione affinché la riunificazione tedesca non diventi un impedimento per la più grande unificazione dell’Europa»56.

Per chi, invece, una sola Germania la vorrebbe, la fattiva collaborazione del neo-rinato stato tedesco all’integrazione europea è il tranquillante più adeguato per placare le paure altrui, confermando con i fatti che

p e r q u e l c h e r i g u a r d a l a p a r t e c i pa z i o n e d e l l a R ep u b b l i c a f e d e r a l e a l p r o c e s s o d i u n i f i c a z i o n e e ur o p e a d a Ad e n aue r p a s s an d o p e r B r an d t , S ch mi d t

56

f i n o a K o h l , n e s s u n o h a d ir i t t o o mo t i v o d i d u b i t a r e d el l a v o l o n t à t e d e s c a d i r a f f o r z a r e l a C o mu n i t à57.

D’altra parte per raggiungere questo scopo la via come si avverte dalle pagine della «Frankfurter Allgemeine Zeitung» è già nota:

M o n n et h a t r a c c i at o l a n u o v a v i a : i l su o m e t o d o d i r ec i p r o c i c o n t r o l li c o me i n t r ec c i o h a as s i c u r at o a l l ’ E u r o p a o c c i d en t al e l a p a c e e p o r t a t o b e n e s s er e . Q u e s t a s t r ad a d ev e e ss e r e p o t en zi a t a v er s o o v e st e v er s o e s t . C h i a l l a s o g l i a d e l X X I s e c o l o p r ep a r a d i n u o v o o p er a zi o n i d i eq u i l i b r i o , l a o s t a co l a e r i c h i a ma i n v it a u n fa n t a s ma , c h e p o t r eb b e s v e g l i a r e a l t r i c a t t i v i s p i r i t i . S a r e b b e i l r i t o r n o n e l X I X s e c o l o58.

A queste posizioni se ne aggiunge una terza, che si potrebbe definire di risulta: quella di chi non potendo impedire l’ineluttabile, cerca almeno di porre delle condizioni e si convince che la garanzia della collaborazione tedesca al processo di integrazione europea deve essere merce di scambio. Si tratta, per questi ultimi, di ricondurre la Comunità Europea alla sua funzione originaria di «difesa contro ogni residua minaccia proveniente dalla rinascente forza economica della Germania»59, auspicando che essa sia ancora l’istituzione più adeguata

«allo scopo di ‘integrare’ o dissolvere la sovranità tedesca»60.

È opportuno, tuttavia, notare come questa dialettica non si sviluppi tanto tra l’istituzione comunitaria e la Germania, quanto piuttosto fra la Germania e la Francia, tanto che si potrà poi affermare

57

M. KOHNSTAMM, Wie der Friede gewonnen wird, in «Die Zeit», 1 (29.12.1989), p. 27.

58

G. NONNENMACHER, Verflechtung oder Gleichgewicht, in FAZ, 54 (5.3.1990), p. 1.

59

QUINT 1997, p. 298.

60

che: «il sostegno della Comunità – come istituzione multilaterale – fu in generale più illimitato di quello dei si ngoli stati membri»61. È,

infatti, non è tanto la Comunità come tale quanto piuttosto la Francia che esige dalla Germania un’adesione esplicita al progetto di integrazione europea, Francia che in questo è senz’altro aiutata dalla necessità tedesca di dover ricorrere al sedativo europeista, infatti

l a c a du t a de l Mu ro d i B e r l in o il 9 n ov e mb re r id u c ev a i l ma r g in e d i ma n ov r a d e l c an c e l li e r e K o h l. E g li d o v ev a r e n d e r e p l au s ib il e a g l i o c ch i d e i c ap i d i s t a t o e d e i g o v er n i d e l l a C o mu n i t à e u r o p e a l a c o mp a t i b i l i t à f r a l e t r a s f o r ma z i o n i d e l l e r e l a z i o n i i nt er t ed e s c h e e l ’ ap p r o f o n d i me n t o d e l l’ in t eg ra z i o n e eu ro p e a62.

La via che la Germania può percorrere in questa direzione è piuttosto stretta e senza deviazioni. Si tratta, infatti, di placare, come si è già intuito, due paure: quella del presumibile strapotere economico dello stato unificato e quella di un nuovo Sonderweg che avrebbe potuto allentare legami consolidati.

Per esorcizzare questi timori e realizzare l’unificazione, alla Germania non rimane altro che aderire la progetto di unione monetaria ed economica offrendo, come pegno, la propria moneta, il simbolo stesso del successo economico del paese e attuando di fatto «un vero e proprio baratto, ma onesto nelle forma e lungimirante in termini

61

HANRIEDER 1995, p. 238.

62

politici»63. Né forse avrebbe potuto essere altrimenti perché, come

giustamente osserva Winkler, il cancelliere Kohl

s a p e v a ch e p o t e v a t o g l i er e a l l a F r a n ci a e a l l ’ E u r o p a l a p au r a v e r so u n a e p o t e n t e G e r ma n i a s o l o s e i l ma r c o , i l s i mb ol o d e l po t e r e e co no mi c o d e lla R e p u b b l i c a f e d e r al e f o s s e s t a t o a b b an d o n a t o a f av o r e d i u n a v a l u t a c o mu n e e u ro p e a64.

Questo passo si rivelerà doppiamente epocale perché non solo permetterà di conciliare aspirazioni nazionali e progetto europeista, ma muterà la natura stessa di questo rapporto facendo sì che

p e r l a p r i ma v o l t a n el l a s t o r i a t ed e s c a l a p o l i t i c a p e r l a G e r ma n i a e q u e l l a p e r l ’ E u r o p a n o n a s p i r a s s e r o s o l o a e s s e r e d u e f a c c e d e l l a s t e s sa me d a g l i a, ma c h e i l l e g a me f r a u n i t à t e d e s c a e i n t e g r a z i o n e e u r o p e a d i v e n t a s s e u n f a t to e mp i ri c o65.

Proprio per l’importanza della questione, lascia perplessi che nel periodo nel quale si compiono passi decisivi per la sua soluzione, di essa sembra che su «Der Spiegel» e «Die Zeit» si parli contemporaneamente troppo e troppo poco e questo vale anche per la «Frankfurter Allgemeine Zeitung». Infatti, si è già visto altrove come in molti parlano dell’integrazione europea come strada maestra da

63

CASTRONOVO 2004, p. 89. Sempre CASTRONOVO 2004 (p. 89) riporta a questo proposito le parole con le quali il cancelliere Kohl tempo dopo sembra smentire lo scambio, confermandolo nei fatti: «Contrariamente a quanto più volte si disse non ci fu mai con me un baratto tra l’accettazione della riunificazione tedesca da parte dei nostri partner e la nostra rinuncia al marco per l’euro. […] Ma è vero che i processi di allora non furono né ovvi e automatici e che senza la determinata prontezza dei tedeschi a scegliere la via dell’Europa il grande passo della riunificazione non sarebbe stato possibile».

64

WINKLER 2004, p. 719.

65

percorrere per non isolare la Germania, ma, almeno finché non è indispensabile, pochi prospettano chiaramente cosa essa avrebbe comportato: il sacrificio del marco per la realizzazione di un’unione economica e monetaria. Questa reticenza, che è di carattere politico ancor prima che giornalistico, perché sembra confermare la differenza di priorità rispetto al futuro della Comunità66

, suscita la crescente irritazione della Francia67, soprattutto dopo che l’apertura del Muro

rende improvvisamente più probabile la riunificazione. Un’irritazione che i tedeschi sembrano non comprendere del tutto, anche perché il pur discusso Programma in dieci punti per il superamento della

divisione della Germania e dell’Europa presentato dal cancelliere

Kohl il 28 novembre ribadisce fin da subito l’orientamento europeista delle eventuale stato riunificato68.

Detto questo, gli interventi sul tema possono ne i fatti essere distinti in base al modo con il quale lo affrontano, modo che peraltro è influenzato anche dal momento in cui l’argomento è trattato, oltre che naturalmente dal peso in generale che il periodico dà alla questione. È

66

Rapida ed efficace al riguardo la sintesi di Küsters «Mitterrand voleva garantire il più presto possibile l’integrazione del marco nella moneta europea, mentre Kohl non voleva accettare la decisione fino a quando il presidente non avesse dato il proprio consenso a dei negoziati intergovernamentali per le riforme istituzionali», in H.-J. KÜSTERS 2001, p. 493.

67

Interessante quanto scrive sull’atteggiamento francese riguardo alla riunificazione S. SCHWARZ 1996 (p. 766): «Gran parte dell’élite politica e spirituale della Francia in quella straordinaria situazione di cambiamento era poco propensa ad appoggiare fondamentali mutamenti dei rapporti sul continente, poiché si ritenevano tacitamente soddisfatti della divisione della Germania e dell’Europa come dato di fatto. Ci si era, infatti, augurata l’unificazione tedesca finché era stata impossibile e lo era finché l’URSS come potenza mondiale stava con le sue truppe nel cuore dell’Europa. […] Tuttavia sarebbe falso sostenere che l’intera classe politica francese avrebbe rifiutato l’unità statale dei tedeschi».

68

Il settimo punto del programma recita: «La forza d’attrazione e di penetrazione della Comunità europea è e rimane una costante dello sviluppo dell’intero continente. Noi la vogliamo ulteriormente rafforzare […]. Il processo di riconquista dell’unità tedesca noi lo consideriamo come una richiesta europea. Perciò deve essere visto anche in rapporto all’integrazione europea»,

infatti innegabile che l’orientamento europeista di «Die Zeit», senz’altro più deciso di quello di «Der Spiegel», si ri flette poi sulla quantità di contributi dedicati alla questione, sull’autorevolezza di chi se ne occupa e sull’impostazione degli stessi,

In quest’ottica è quasi superfluo osservare come su «Der Spiegel» al riguardo prevalgano, in accordo con la sua linea editoriale, gli spunti polemici rispetto a riflessioni più ponderate. Infatti, pur considerando lo spazio dato ai ‘suggerimenti’ europeisti di Jacques Delors69, si può constatare come l’argomento diventi ben presto

oggetto di diatribe tese far a considerare le richieste di un’esplicita adesione della Germania al progetto di integrazione europea più come un pretesto per frenare la riunificazione stessa, addebitabile per lo più ai francesi, che come una condizione alla quale è necessario aderire, volenti o nolenti. A tale proposito è paradigmatico il confronto a distanza tra Eric Böhme e Rudolf Augstein70. dove l’integrazione

economica e politica è posta ancora prima della caduta del Muro al centro di una polemica sulle eventuali priorità. Böhme, infatti, cerca di moderare i primi entusiasmi pro-riunificazione richiamando i tedeschi i loro doveri verso l’integrazione dell’Europa e invitandoli addirittura a posporre la prima alla seconda. Augstein, dal canto suo, ribatte che nell’occasione storica della riunificazione non

69

Scrive, infatti, il settimanale: «Per Bonn, e Delors lo sa, è un sacrificio portare in dote la

Bundesbank al progetto europeo di unione monetaria. Eppure i tedeschi potrebbero avere, spera

Delors, non solo un interesse puramente politico, ma anche ‘nazionale’ per il mercato interno e per l’unione monetaria, cioè di irrobustire la Comunità per risolvere la questione tedesca», EG-

Kommissar aus der DDR, in «Der Spiegel», 44, 1989, p. 185.

70

Cfr. E. BÖHME, Die Gelegenheit ist günstig , in «Der Spiegel», 44 (30.10.1989), p. 20 e R. AUGSTEIN, Meinungen, ein wenig verschieden, in «Der Spiegel», 45 (6.11.1989), 1989, p. 23.

necessariamente si dovrà o si potrà tenere delle necessità europee perché solo «il raggiungibile è importante».

«Die Zeit», per contro, offre un panorama più ampio ed equilibrato delle opinioni sull’argomento, nel quale l’attenzione che in un primo tempo è rivolta alle riserve francesi si sposta dall’inizio del 1990 su temi più decisamente europeisti. Nel luglio 1989, in questa prospettiva si muove già Helmut Schmidt che annovera fra gli interessi strategici dell’eventuale stato tedesco unitario «lo sviluppo della Comunità europea (anche se la nostra Bundesbank o altri gruppi d’interesse espongono sottili argomentazioni sfavorevoli) in collaborazione con la Francia»71

. Laddove è evidente che per sviluppo della Comunità si intende anche l’unione monetaria ed economica da attuare eventualmente anche ‘contro’ la Banca centrale tedesca, che la osteggia, e con l’appoggio, invece, della Francia che la desidera72.

Dopo la caduta del Muro, del tema si occupa il corrispondente da Parigi Fritz-Vannahme, che nell’esaminare gli umori e le opinioni dei francesi tra la caduta del Muro e il vertice europeo di Strasburgo espone in realtà ai tedeschi quali sono i desiderata della Francia. Il primo fra tutti è certamente quello che l’unione monetaria ed economica sia accelerata e non rallentata dal prospettarsi della riunificazione, poiché in Europa «Francia e Repubblica federale hanno

71

H. SCHMIDT, Was ist der Deutschen Vaterland, in «Die Zeit», 29 (14.7.1989), p. 4.

72

. Le posizioni di Bundesbank e governo tedesco rispetto all’integrazione monetaria prima del no- vembre 1989 sono esposte da Castronovo 2004 (p. 88): «Kohl avrebbe dovuto vedersela con la

Bundesbank che, gelosa della supremazia del marco e della propria autonomia, nutriva forti

perplessità in ordine alla formazione di una Banca centrale europea e alla creazione di una valuta comune fra i Dodici della CEE. Tant’è che il governo di Bonn anche perché diviso al suo interno, aveva dato l’impressione negli ultimi mesi di voler prendere tempo o comunque di esser meno deciso che in passato nel procedere in questo terreno».

avuto per lungo tempo in vista lo st esso obiettivo e oggi gli sviluppi a est minacciano di mettere in discussione tutto questo»73.

Le risposte della Germania non soddisfano la Francia e l’attrito che ne scaturisce è il tema di un articolo sul vertice di Strasburgo che ne analizza i motivi. Le esitazioni di Kohl riguardo all’unione monetaria, determinate dal fatto che «un anno prima delle elezioni il capo della CDU non voleva esporsi al rimprovero dei Republikaner di aver gestito la svendita del marco»74 generano infatti la profonda

irritazione della Francia che «vede in questo un indizio che la Repubblica federale possa voltare le spalle all’ideale di una forte Comunità europea»75

. Insomma, la situazione sembra deteriorata tanto da indurre de Weck a commentare ricordando i fasti dei buoni rapporti del passato tra Kohl e Mitterrand:

A V e r d u n u n a v o lt a so n o ri ma s t i f e r mi ma n o n el l a ma n o . E ma n o n e ll a ma n o a d e ss o d o v r eb b e r o co l l a b o r a r e a d ar e f o r ma a l l a n u o v a a r c h i t e t t u r a d e l l ’ E u r o p a e a d a i u t a r e l a C o mu n i t à E u r o p e a a e l a b o r a r e u n a c o n c r et a

O s t p o l it i k. M a d a l l’ in i z io d e l l a r i v o lu z io n e a e s t h a n n o d i f fic o l t à n e ll e

r e l a z io ni re c i p ro ch e – no n h an n o p iù l a ma n o f e li c e76.

In questo stallo giunge quasi a proposito l’arringa di Max Kohnstamm77 in favore dell’Europa. Kohnstamm, da europeista

convinto, invita a non fossilizzarsi sui problemi del momento e anzi a

73

J. FRITZ-VANNAHME, Bange Blicke nach Osten, in «Die Zeit», 48 (24.11.1989), p. 8.

74

R. DE WECK, Hintergedanken und Hinterlist, in «Die Zeit», 51 (15.12.1989), p. 3.

75

Ivi, p. 3.

76

Ivi, p. 3.

77

Max Kohnstamm, olandese, era stato uno stretto collaboratore di Jean Monnet. Nel 1989 era segretario generale del Comitato d’azione per l’Europa.

rivolgere lo sguardo al passato per trovare risorse ideali per risolverli e progettare il futuro, richiamando le intenzioni e i progetti di Jean Monnet, perché solo così si potranno trovare motivazioni

p e r mi g l ior a r e e a mp l i a r e l e r eg o l e e l e is t i tu z ion i (d e l l a Co mu n i t à ) co s ì c h e e s s a p o s s a f u n zi o n a r e an ch e c o n t r edi c i o d i ci a n n o v e s t a t i . S e s i r i u s ci r à a f a r e q u e st o , a l l o r a t u t t i n oi c i p o s si a mo s o l o r al le g r a r e d e l r a f f o r z a me n t o d i u n o d e g l i s t a t i me mb r i , q u e s t a v o l t a l a R e p u b b l i c a f e d e r al e , co me c o n s eg u en z a d e l s u p e r a me n t o d el l a s ep a r a z io n e d e l l’ Eu ro pa e d ei t ed e sc h i78.

È evidente che ci si attende che il primo e maggiore impegno in questa direzione debba essere profuso dalla Germania, dopo che il rapido e pericoloso evolversi della situazione a est rende i partner europei in generale e i francesi in particolare più disponibili ad accettare la riunificazione, come non sfugge a Fritz-Vannahme:

A l t i mo r e d e l l e c o n s e g u en z e d e l l’ u n i t à t e d e s c a p e r l ’ u n i f i c a z i o n e d e l l’ Eu ro pa o c c id e nta l e , il g r and e t r agu a rd o d i M i tte r r a nd n el s u o s e con do ma n d a t o, si è n e l f r at t e mp o sovr a pp o st o l’ i n cu bo d el c a o s a e st . [… ] S e l ’ u n i t à g i u n g e r a p i d ame n t e , c o sì P a r i g i sp e r a , l a G e r ma n i a r i ma r r e b b e l e g a t a a ll a C o mu n it à eu ro p e a e i n qu e s to alme n o in u n c on t e st o st a b il e79.

In questo situazione è comprensibile che l’articolo Mit Faul oder

Fingerspitze?80 si configuri come un vera e propria esortazione nei

confronti del cancelliere Kohl a adottare una condotta che non suggerisca in alcun modo «agli Europei che la Germania unificata

78

M. KOHNSTAMM, Wie der Friede gewonnen wird, in «Die Zeit», 1 (29.12.1989), p. 27.

79

J. FRITZ-VANNAHME, Ein Fatalist im Elysee, in «Die Zeit», 7 (9.2.1990), p. 7.

80

cercherà sempre di esercitare il proprio potere piuttosto che puntare alla partnership e alla saldatura degli interessi»81. Si rimprovera,

infatti, a Kohl, di non essersi dimostrato, dopo la caduta del Muro, un buon europeo82 giustificando «nonostante tutte le sincere professioni

di fede nella Comunità europea il sospetto che l’unificazione tedesca sia per lui più importante che quella europea»83

. Poiché «nella sua intera storia la Germania ha sempre sopravvalutato il suo potere e ha sempre dovuto pagare le sue fughe in solitaria», sembra più che ma i necessario in questo frangente andare incontro alle richieste dei francesi, anche perché «una Comunità vitale e che sviluppa la sua forza di integrazione è più che mai nell’interesse nazionale dei tedeschi dell’est e dell’ovest»84.

E non può essere pura coincidenza che dalle pagine della ««Frankfurter Allgemeine Zeitung» che sembra essere nel complesso poco indulgente per le obiezioni alla riunificazione, si senta la necessità di invitare, invece, alla comprensione e all’attenzione per le riserve altrui: D i f r o n t e a g l i s v i l u p p i t e d e s ch i l ’ i n s i cu r e z z a p i ù g r a n d e t r a i v i c i n i p iù p r o s s i m i l a n u tr o n o i n F r a n c i a . S ar e b b e f o l l e n o n p r e n d er e s u l s e r i o l e p r eo c c u p a zi o n i f r an ce s i , i n d i p en d en t e me n t e d a l f a t t o c h e l e s i r i t en g a f o n d at e , l e s i c o n s i d er i d e l l a f i ss a z io n i ( P a n g er ma n i s mo ) o d e i c o mp l e s s i s t o r i c o - p o l i t i ci e r r a t i ( R a p a l l o ) . A t t r av e r so g l i sv i l u p p i n e l l ’ E u r o p a c e n t r a l e l a F r an c i a, i n u n a n o t t e, è s c iv o l a t a d a l c e n t ro d el c o n ti n en te a l l a su a 81

R. DE WECK, Mit Faul oder Fingerspitze?, in «Die Zeit», 10 (2.3.1990), p. 26.

82

Il riferimento è in particolare al Programma in dieci Punti presentato motu proprio, avvertendo solo gli Stati Uniti a cose quasi fatte e all’accelerazione dell’unione monetaria fra le due Germanie.

83

R. DE WECK, Mit Faul oder Fingerspitze?, in «Die Zeit», 10 (2.3.1990), p. 26.

84

p e r i f e r i a. I p a r t n er a B o n n c h e f i n o a l q u e l mo me n t o a v ev a n o g u a r d a t o v e r so ov e st , ri vo lgo no or a un a n uov a a t t en z io n e v e rs o e s t - ade g u and o si a i r e c e n t i s v i l u p p i . L a s u p r e ma z i a e c o n o mi c a d e l l a R ep u b b l i c a f e d e r a l e s i t r a s f o r me r à d o p o l a r i u n i f i c a z i o n e n el l a g r an d e p o t en z a G e r ma n i a . C o s ì e me r g o n o i n F r an c i a d e i c a t t i v i r i co r d i s t o r i ci , c h e s a r a n n o p ro i e tt a ti n e l f u t u r o co me p au r e e ca mb i e r a n n o e i p r e su p p o s t i d e l l a p o l i t i c a f r a n c e s e85.

Non ci si può più nascondere, e non si può più nasconderlo ai tedeschi, che questo significa innanzi tutto adesione all’unione monetaria senza ulteriori dilazioni, soprattutto dopo che è stata adottata l’unificazione monetaria interna. Infatti un passo deciso in questa direzione potrebbe finalmente indicare la disponibilità tedesca a rinunciare, per il mantenimento dell’equilibrio europeo, al proprio potere economico, perché «dalla riunificazione i tedeschi a medio termine ne ricaveranno un aumento di forza e potenza. Saranno così ragionevoli da condividere il loro nuovo potere, invece di usarlo contro gli altri?»86.

La risposta tedesca a questo interrogativo giunge, rompendo ogni indugio, nel vertice europeo di Dublino che sancirà la disponibilità della Germania a europeizzare il marco, dando di fatto la precedenza alla politica sull’economia87 per rimuovere le preoccupazioni francesi

e quelle europee e ottenere il nullaosta alla riunificazione. Si apriva così la strada che avrebbe condotto al Trattato di Maastricht che

85

G. NONNENMACHER, Die Schicksalsgemeinschaft, in FAZ, 71 (24.3.1990), p. 1.

86

R. DE WECK, Mit Faul oder Fingerspitze?, in «Die Zeit», 10 (2.3.1990), p. 26.

87

d e c i so so t t o l a sp i n t a d e l l ’ u n i fi c a z i o n e t ed e s ca d o v ev a s t a b i l i r e l’ a p p ro fo n d i me n to d e l l’ in t e g r az i o n e n e l l’ a mb i to ec o n o mi c o -mo n e t a r io e r i mu o v er e l e p au r e d el l a F r an c i a. [… ]. I n p a r t i co l a r e la p ro g r a mma t a u n io n e mo n e t a r i a a v e v a l o s c o p o d i ‘ c o l l e t t i v i z z a r e ’ e d e n a z i o n a l i z z a r e g r ad u al me n t e, i n s e r en d o l e in u n a mb i to mu l t il a t e ra l e , l e p o s s i b il it à d i o r g a n i z z a zi o n e p o l i t i c a e d e co n o mic a d el l a p o l i t i ca mo n e t a r i a t ed e s c a me d i a n t e u n a v al u t a e u n a b an c a c e n t r al e e u r o p e a e d i r i d u r r e l a f o r z a d i p e n et r a z i o n e d e l l ’ en er g i a e co n o mi c a d e l l a G e r ma n i a e d e l l a su a e s p r e s s i o n e v a l u t a r i a , i l ma r c o t ed e s c o88.

Ancora una volta dunque, come era già avvenuto in passato, la Comunità europea risolve la crisi, compiendo un ulteriore passo in avanti nell’attuare il progetto dei fondatori dell’Europa e dando una volta ancora forma reale a quelli che si poteva credere fossero solo sogni, ma che come sottolinea Kohnstamm:

S on o i s og ni di uomi n i c h e h a nno c onc e p i to l a C o mu n it à e u ro p e a c o n t r o c o n s i s t en t i r e s i s t e n z e d i o g n i t i p o e l ’ h an n o me s s a i n s e l l a . P u rt ro p p o n e l l a lo ro v i t a n o n so n o r iu s c it i a e s t e n d e r e i l lo ro l a v o ro o lt r e l a c o r ti n a ch e p e r q u ar an t a c in q u e a n n i h a d iv i so l’ Eu ro p a . L a c h an c e è d a t a a n o i ch e f a r e m mo b e n e a s f r u t t a r l a s e nz a p au r a , co n g i o i a e d e c i si o n e89.

In questo modo la Germania dopo un viaggio durato più di un secolo conquista un nuovo ruolo, molto diverso da quelli precedenti, e sancisce così un mutamento geopolitico per certi aspetti epocale:

L a G e r ma n i a n o n s i t ro v a su l la l i n e a d i s e p a r a z i o n e d e l l a p o l i t i c a i n t er n a zi o n a l e , ma p u r s e mp r e al c e n t r o g eo g r a f i co d e l l’ Eu ro p a , c h e p e r l a p o l i t i c a t ed e s c a h a r a p p r e s e n t a t o co n t i n u ame n t e s i a u n a c h an ce s i a u n a mi n a c c i a . C o n l a r eg o l a me n t a z i o n e d egl i as p e t t i e s t e r n i d el l a r i u n i f i c a z i o n e 88 HANRIEDER 1995, p. 367. 89

t e d e s c a è st a t a o p p o s t o u n r if i u t o d e f i n i t iv o a l l e ‘ v i e p a r t i co l a r i ’ t ed e s c h e d e l p a s s at o . L a G e r m a n i a u n i f i ca t a s i è s c e l t a c o n i l r a f f o r z a me n t o d e l su o l e g a me o c c i d en t a l e u n a f u n z io n e d i me d i a z i o n e : p e r u n a p o li t i c a riv o l ta a l l ’ i n t e g r az i o n e eu r o p e a p i u t t o st o c h e p er l a c l a s s i c a p o l i t i c a d e l p en d o l o90. 90 M. STAACK 1992, p. 148 s.

A PO S T E R I O R I

In sede di conclusioni è d’obbligo gettare uno sguardo retrospettivo agli argomenti trattati, mettendo in evidenza gli elementi, che nel particolare frangente storico esaminato, hanno alimentato lo sviluppo del dibattito pubblico, influenzando la percezione e l’elaborazione dell’intera vicenda. Si tratta, in realtà di