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L UGLIO 1989 C AMBI D ’ ORIZZONTE : MEMORIA E FUTURO

È nella tarda primavera del 1989 che l’Europa cambia volto e ha inizio, con un susseguirsi di eventi quasi fortuiti, il dopo guerra fredda: il mondo si muove, nuovi orizzonti si aprono e l’assetto post- bellico, che si credeva immutabile, si mostra improvvisamente incapace di contenere e governare i cambiamenti. E l’effetto di questi mutamenti è tanto più grande perché non vi erano stati segnali in tal

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H. STEIGER, Wir sind das Volk, in FAZ, 5 (6.1.1990), Bilder und Zeiten.

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R. AUGSTEIN, Antwort auf eine nicht gestellte Frage, in «Der Spiegel», 27 (3.7.1989), p. 24.

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senso o forse non li si erano compresi o non si era voluto comprenderli. Infatti, si continua a credere, nonostante tutto, che

i n f u t u r o l ’ a s s et t o d el l ’ Eu r o p a n o n av r eb b e p o t u t o es s e r e s o st an z i a l me n t e d iv e r so d a q u e ll o imp o s t o si a l l a f in e de l l a S e c ond a gu e r r a mo n d i al e e s a n c i to d a ll a ‘ c o r ti n a d i f e r ro ’ , d a u n a r ig id a b ar r i er a p o l it i co - id e o l o g i c a, n o n o s t an t e c h e d a al l o r a f o s s e r o p a s s a t i p i ù d i q u ar a n t ’ an n i37.

La storia prende però strade impreviste, anche se non imprevedibili, e il 1989 che «sarebbe dovuto essere un anno di anniversari. È stato invece la fine dell’epoca post-bellica, la fine della guerra fredda, la fine della divisione della Germania e dell’Europa»38.

Il 1989 si preannuncia, infatti, come l’anno in cui si concentrano una serie di celebrazioni: a luglio il centenario della Rivoluzione francese, a maggio il quarantennale della fondazione della Repubblica federale tedesca, a settembre il cinquantenario dell’inizio del secondo conflitto mondiale e in ottobre il quarantennale della istituz ione della DDR.

Si tratta di ricorrenze importanti che, però, probabilmente non avrebbero brillato di luce propria se non fossero state rinvigorite dal contesto che le rende parte integrante del dibattito e della riflessione sulla riunificazione, innescati dalle serie inattesa di eventi che culminano nella caduta del Muro di Berlino. Come sottolineerà, non senza enfasi, il cancelliere Kohl nelle sue memorie improvvisamente

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CASTRONOVO 2004, p. 78.

38

M. STÜRMER 1990, p. 389. Anche Bolaffi coglie il bene il nesso tra le aspettative e i clamorosi sviluppi, quando, parlando del 1989, scrive: «L’atmosfera era quella tranquillamente noiosa che di solito accompagna le celebrazioni di importanti ricorrenze […] Nessuno poteva lontanamente sospettare che (il 1989), invece, era destinato a trasformarsi in un colpo di cannone. Certo alcuni presagi avrebbero dovuto mettere sull’avviso. […] All’apparenza nulla indicava che la storia del mondo stesse entrando in una di quelle cesure epocali cui seguono cambiamenti tanto repentini quanto irreversibili», BOLAFFI 1993, p. 11.

l a n o s t r a v e c c h i a E u r o p a e r a d i n u o v o i n sc e n a – c o n u n a n u o v a f o r z a e u n a n uov a co ns a p e vo l e z za ! S i s me n t iv an o l e p iù t e t r e p r ev i si on i d eg l i a nni S e t t an t a e d e i p r i mi a n n i O t t an ta d i u n ’ i n co mb e n t e eu r o s c l e r o s i . L ’ E u r o p a e r a a d e s so a l c e n t ro d e g l i ev e n t i p o li t i ci mo n d i al i - so g g e tt o e n o n o g g e t to d e l l a p o l i t i c a i n t e r n a zi o n a l e. D u e c e n t o a n n i d o p o l a R i v o l u z i o n e f r a n c e s e s i r e a l i z z av a i n E u r o p a u n a sv o l t a s t o r i c a: i p o p o l i t o r n a v an o a e s s e r e e s s i s t e s s i p a d r o n i d e l p r o p r i o d e s t i n o e, co me n e l 1 7 8 9 n e l l a D i ch i a r a z i o n e d e i d i ri tt i d el l’ u o mo e d e l c i t t ad in o , a l c e n t ro d e l l e lo r o riv e n d i c a zi o n i c’ e r ano l e r i ch i e st e d i r i sp e t to d e i d ir i tt i e d e ll a d i g n i t à u ma n i , d i l ib e r t à e d i l ib e r a a u t o d et e r mi n a z i o n e . E i n u n am mi r ev o l e c o n t r a s t o c o n i l 1 7 8 9 q u e s t o s i r e a l i z z av a a t t r av e r so mo v i me n t i p e r i d i ri tt i ci v il i e ma n i f e st a z io n i i mp o n en ti ma n o n v i o l e n ti e p a cif i c i39.

La storia sembra in questo modo offrire ai tedeschi un grande opportunità: quella di poter guardare al futuro meditando sul passato, quando il presente sembra aprire nuovi e insperati orizzonti. È proprio in virtù di questo gioco di specchi che il fantasma della riunificazione si affaccia sulla scena già all’inizio dell’estate del 1989, molto prima quindi che il suo ruolo di revenant sia ufficializzato40

. E forse non è un caso che il viaggio verso l’unità sembri iniziare, per una delle tante bizzarrie della storia, là dove era iniziato quello verso la divisione, cioè dalla Polonia.

È infatti a luglio, a poca distanza dalle commemorazioni dell’aggressione alla Polonia, che con un’infelice sortita il ministro

39

KOHL 2007, p. 23. Le riflessioni di Kohl coincidono con quelle risalenti al 1990 di A. FONTAINE 1991 (p. 11 s.): «Nel 1789 c’è stata una rivoluzione che ha segnato la storia dell’Europa e del mondo e l’anno scorso nel 1989 un’altra rivoluzione di portata probabilmente uguale a tal punto che quando in futuro si parlerà della ‘rivoluzione dell’89’ sarà saggio specificare se si tratta di quella del 1789 o di quella del 1989».

40

È soltanto dalla fine di agosto che il cancelliere Kohl annuncia in diverse occasioni che la riunificazione della Germania è tornata all’ordine del giorno. Cfr. a tale proposito SOGLIAN 1999, p. 17 e ZELIKOW, RICE 1995, p. 66 s.

delle Finanze e presidente della CSU Theo Wa igel dichiara che il riconoscimento della linea Oder-Neisse come confine orientale di una eventuale Germania riunificata è una questione ancora aperta41 e

riporta così, sia pure inizialmente di conserva, la riunificazione all’onore delle cronache. L’acceso dibattito, suscitato da queste imprudenti affermazioni42

, si allarga infatti immediatamente dal caso specifico a considerazioni più generali che riguardano le condizioni alle quali la Germania potrà eventualmente acquisire l’unità. E questo conferisce alla querelle toni ancora più critici, perché ci si rende conto che in questo modo si dà voce a rivendicazioni fuori tempo, giustificando così le perplessità di coloro i quali ancora ritengono che

l a c o l l o c a zi o n e g e o p o l i t i c a d el l a G e r ma n i a , l a s u a sto r i a e l a su a c u l t u r a , c o me a n c h e l a su a r e a l t à so c i o - e co no mi c a , p r o d u r r e b b e r o u n a s o r t a d i s t r u t t u r a l e s p i n t a a l l ’ eg e mo n i a s u l l ’ E u r o p a . [ … ] L a r i c o n q u i s t a d a p a r t e d e l l a G e r ma n i a d e l l a s o v r an i t à n a z i o n a l e s a r e b b e c o s ì l ’ i n i z i o d i u n a p e r i co lo s a d in a mi c a d i i n st a b i l ità , d e ll a c r i s i d e g l i e q u i l i b r i s t r at e g i ci c h e s u l v e c ch io co n t in en t e ( e n el mo n d o ) h an n o g a r an ti t o u n a in e d i t a ‘p a ce mo n d i al e’ d i o l t r e q u a r a n t’ a n n i»43. 41

In quello stesso periodo i rapporti con Varsavia sono già resi difficili dallo stallo delle trattative per aiuti economici alla Polonia, il cui insuccesso indurrà prima il cancelliere Kohl, poi il presidente von Weizsäcker a rinunciare alle previste visite in Polonia.

42

Le dichiarazioni di Waigel, in occasione dell’assemblea annuale dei profughi slesiani, sono dettate dal tentativo di arginare la fuga di consensi dal suo partito verso quello di estrema destra dei

Republikaner che si era registrata nelle elezioni del 1989. Efficace a questo proposito la sintesi di

GÖRTEMAKER 1999 (p. 759): «La questione del riconoscimento definitivo della linea Oder-Neiße come confine occidentale della Polonia diventava tema di discussione nell’estate del 1989 quando il partito di estrema destra dei Republikaner aveva raggiunto alla elezioni comunali a Berlino Ovest il 7,5%, alle europee il 7,1% (con una punta del 14,6% in Baviera). Per evitare ulteriori successi della destra in seguito a questo, i politici conservatori avevano sostenuto che i territori a est della linea Oder-Neiße avrebbero dovuto essere inseriti nelle trattative, se la questione tedesca fosse ritornata all’ordine del giorno».

43

Non sembra dunque proprio il mo mento opportuno per riproporre, a distanza di cinquant’anni, l’antagonismo tra nazione tedesca ed Europa che si credeva in qualche modo risolto e sul quale grava il peso della storia e che, per di più, si potrebbe trasformare in un ostacolo insormontabile, impedendo a livello internazionale la creazione di un humus favorevole al superamento della divisione.

Questo potrebbe spiegare perché sia «Der Spiegel» sia «Die Zeit», con l’occhio rivolto contemporaneamente al futuro e al passato del paese, criticano apertamente chiunque, direttamente o indirettamente, sembri avallare le improvvide dichiarazioni di Waigel, e in quest’ottica è quasi naturale che nell’intento di archiviare la vicenda non dedichino alcuno spazio alla storia dei profughi, come invece fa la «Frankfurter Allgemeine Zeitung»44. Le strade che i due

periodici percorrono sono diverse, ma il loro fine ultimo sembra coincidere con le parole pronunciate solo poco tempo dopo dal ministro degli Esteri Genscher:

N o i ( t ed e s ch i ) p o s s i amo r e a l i z za r e g l i o b ie t t iv i c h e c i i mp o n e l a L e g g e f o n d a me n t a l e , e c i o è l ’ u n i t à d el l a n a z io n e, s o l o i n s i e me a i n o st r i v i ci n i e n o n co n t r o d i l o r o . N o n d ev e p i ù a c c a d er e c h e l a p o l i t i c a t ed e s c a d eb b a e s s e r e t e mu t a45. 44

Il quotidiano di Francoforte riassume nel dicembre in un articolo dal titolo significativo Auch das

gehört zur Wahrheit del dicembre 1989 le varie fasi dell’espulsione della popolazione di lingua

tedesca dai territori diventati polacchi, cfr. R. OLT, Auch das gehört zur Wahrheit, in FAZ, 281 (4.12.1989), p. 16.

45

«Wir müssen den Kurs halten», in «Der Spiegel», 39 (25.9.1989), p. 16. L’articolo riporta stralci del discorso tenuto da Genscher in occasione della presentazione del primo volume dei documenti riguardanti le trattative tra Adenauer e gli Alti Commissari delle potenze vincitrici.

La censura più aspra è espressa da «Die Zeit», la quale fa della

Grenzfrage un elemento quasi irrinunciabile di qualsiasi intervento

riguardante il futuro della Germania, sviscerandola in ogni suo aspetto. A caldo, il tema trova per ben due volte spazio in prima pagina46, poi è trattato nelle pagine interne, ma sempre con un occhio

di riguardo. Il primo intervento è affidato a un articolo di spalla del caporedattore Theo Sommer che con una sintesi lucida, e impietosa, enuncia tutti i rischi insiti nel sollevare la questione, quando ricorda che l a c e s s i o n e d e i t e r r i t o r i o r i en t al i [ … ] e r a s t a t o i l p r e z z o p a g at o p e r av er s c a t e n a t o l a S e c o n d a g u e r r a mo n d i al e co n l ’ a t t a c co a l l a P o l o n i a, me n t r e l’ e s p u l si o n e d e i c i t t ad i n i t ed e s ch i , d e c i s a d ag l i A ll e a t i, e s p r i me v a l a v o lo n t à d e i v i n c i t o r i d i c r e a r e u n a n u o v a s it u a z i o n e d e s t i n a t a a d u r a r e n e l t e m p o [… ] I l R e ic h t ed e s co n e l l e f ro n t ie r e d el 1 9 3 7 è u n ’ a s t r a z i o n e g i u r i d i c a, an z i u n a f in zi one47.

Quindi nessun politico di buon senso, non escluso quindi il cancelliere Kohl, può e deve alimentare in proposito pericolose illusioni. Infatti, «tenere aperta contemporaneamente il questione dei confini e quella tedesca è una follia politica. Chi si lascia aperte tutte le possibilità, finisce con il precludersele tutte»48, perché, sembra

suggerire Sommer, se non si accetta di chiudere la prima questione, quella dei confini, non si troveranno sostegni per tenere aperta la seconda, che è ben più importante: tertium non datur. La parole di

46

Si tratta di «Die Zeit» n. 29 del 14 luglio 1989 e n. 30 del 21 luglio 1989.

47

T. SOMMER, Alles offen, alle zu, in «Die Zeit», 29 (14.7.1989), p. 1.

48

Sommer trovano, a poche pagine di distanza, un autorevole sostegno in quelle di Helmut Schmidt che pur senza entrare nello specifico, e citando anche il compagno di partito Eppler, scrive:

D e v e e s s e r e c h i a r o c h e n o n v o g l i a mo r e s t a u r a r e i l p a s s a t o , ma c r e a r e q u al c o s a di nu ovo e f a r lo in c omu n i on e co n i no s tr i v i c in i. E c o mu n io n e c o n i n o s t r i v i c i n i d ev e v o l e r d i r e i n p r i mo l u o g o c o n i F r a n c e s i , ma a n c h e c o n i P ol ac c h i - c on i l p i eno ri c on o s ci me n to d el l o ro t e r ri to ri o n a z i o n a l e n e l l ’ e s t en si o n e a t t u a l e , c h e i p o l a c c h i d i o g g i c o n s i d e r a n o o r ma i d a mo l t o t e mp o l a lor o p a tr i a49.

Sia Sommer, sia Schmidt non toccano le motivazioni politiche che hanno ispirato le poco prudenti esternazioni di Waigel, come fa invece successivamente Robert Leicht nell’articolo di fondo dal titolo perentorio Grenzen, die keiner mehr ändern kann50. In esso al

rimprovero ai cristiano-democratici, per una gestione generale a dir poco impacciata dei rapporti con la Polonia51 proprio in coincidenza

con le commemorazioni dell’attacco tedesco, si unisce la sollecitazione ad accettare senza riserve i confini occidentali della Polonia, sulla base del trattato di Varsavia, che nel 1970 aveva normalizzato per la prima volta i rapporti con il vicino orientale52

.

49

H. SCHMIDT, Was ist der Deutschen Vaterland, in «Die Zeit», 29 (14.7.1989), p. 4.

50

In «Die Zeit», 30 (21.7.1989), p. 1.

51

Leicht individua tutta una serie di comportamenti ‘sospetti’: l’interruzione delle trattative per la cooperazione tedesco – polacca poi le esternazioni di Waigel e infine la discussione circa l’opportunità che una rappresentanza di deputati della CDU/CSU partecipasse in Polonia alle commemorazioni per l’inizio della guerra.

52

Il Trattato tra la Repubblica federale tedesca e la Repubblica popolare polacca sulla basi per la

normalizzazione dei rapporti reciproci fu firmato il 7 dicembre del 1970 e costituì uno degli atti più

importanti della Ostpolitik. Nell’art. 1 del trattato si riconosceva la linea Oder-Neiße come confine occidentale della Polonia, se ne ammetteva l’inviolabilità. Inoltre i due stati rinunciavano anche per il futuro a ogni pretesa territoriale. Tuttavia si ribadiva che il trattato non toccava gli accordi

Secondo Leicht, infatti, le esitazioni del cancelliere Kohl e le dichiarazioni di Waigel su questo delicato tema gettano una luce sinistra sulla Germania in un pa ssaggio fortemente simbolico:

N o n d e v e a c c a d e r e c h e p r o p r i o n e l l’ a n n o d e l d o p p i o a n n i v e r s a r i o - q u ar a n t e n n a l e d e l l a L e g g e F o n d a m e n t a l e e cinq u an t en ario d e ll’in i zio d e lla g u er r a - p e r opp or tu ni s mo p ar t i ti co , u n o ppo r tun is mo p e r a lt r o s en z a p ro s p et t iv e, s i me t t a i n d u b b io la p o s i zi o n e i n t e rn a z io n al e d e ll a r e p u b b l i c a f e d e r al e , s i a c o n i n o st r i v i c i n i o r i e n ta l i s i a c o n i n o s t r i a mi c i o c c i d en t a l i53

.

Insomma, non c’è né tempo né spazio per fantasie nazionalistiche e revisioniste se si vuole guardare al futuro perché, come affermerà poco dopo Voigt,

a l l ’ i n i z i o d e l l a s t r ad a v e r so l ’ u n i t à t e d es c a c i d ev e e s s e r e u n c h i a r o , i n eq u i v o c ab i l e ri c o n o s c i me n t o d el c a ra t t e r e d e fi n it iv o d el co n fin e o c c i d e n t a l e d e l l a P o l o n i a . C h i v u o l e l a s c i a r e a p e r t a l a d e ci s i o n e r i g u a r d o a l l a f r o n t i er a p o l a c c a, c h i u d e l a p o r t a al l ’ u n i t à t ed e s ca54.

«Der Spiegel», invece, sembra affidarsi di più al sensazionalismo ‘storico’ nella trattazione del problema. Il settimanale inserisce la

querelle nella cronaca della ricerca, non priva di spunti quasi

comici55,di un documento nel quale, secondo lo storico Karl Kaiser,

Adenauer riconosceva la linea Oder-Neiße come frontiera orientale

internazionali o bilaterali già conclusi dalle parti o che comunque le riguardavano. Quindi si rimandava, almeno teoricamente, la fissazione definitiva dei confini al trattato di pace, come già stabilito alla Conferenza di Potsdam (1945) e riconfermato nel Deutschlandvertrag del 1952.

53

R. LEICHT, Grenzen, die keiner mehr ändern kann, in «Die Zeit», 30 (21.7. 1989), p. 1.

54

K. J. VOIGT 1990, p. 565.

55

Cfr. Maus im Haus, in «Der Spiegel», 30 (24.7.1989), p. 25 s. Die Zeit» riserva a questo presunto documento soltanto un cenno nell’articolo di Leicht, cfr. R. LEICHT, Grenzen, die keiner mehr

della Germania, rimarcando ironicamente come le parole di Waigel contribuiscano anche al fallimento di Kohl nella ricerca del ‘bel gesto’ che suggellasse la riconciliazione con la Polonia:

W a i g el h a e s p r e s so l e s u e con vin z io ni p rop r io po c o te mp o p ri m a d e ll e c o m me mo r a z i o n i p er i l c i n q u a n t e s i mo an n i v e r s a r i o d e l l ’ ag g r e s s i o n e t ed e s ca a l l a Po lo n i a . In r e al t à i l g o v e r n o a g u id a c r i st ia n o - d e mo cr a t i c a d el c a n c e l l i e r e K o h l v o l e v a co mp i e r e n u o v i p a s s i v e r s o l a r i c o n c i l i a z i o n e , p r o s e g u en d o i l c a mmi n o i n i zi at o n e l 1 9 7 0 d a B r an d t [ … ] M a c o me s p e s s o a c c a d e i g e s t i g r a n d i o si d e l c a n c e l l ie r e f i n i sc o n o n e l p i ù g r an d e i mb a r a z z o56.

La cronaca della ricerca si trasforma in un pretesto per ripercorrere i negoziati che avevano portato alla definizione delle frontiere e per sostenere la loro intangibilità anche in caso di riunificazione, anzi soprattutto se ciò fosse avvenuto, perché come osserva Riebau: A l l a f i n e d e l X X s e c o l o l e r i v en d ic a z i o n i t e r r i t o r i a l i e g l i sp o st a me n t i d i f r o n t i e r e s o n o a n ac r o n i s t i c i . L a d i s c u s si o n e, s e i t er r i t o r i a l d l l à d i O d e r e N e i ß e f an n o p a r t e d e l l a q u e s tio n e t e d e s ca o s e i p ro g et ti d i r iu n i f i c a zi o n e s i d e b b a n o l i mi t a r e a i t e rr it o ri d e ll a R ep u b b li c a f ed e r a l e e d e l l a D D R, mo s t r a f o r t i a f f i n i t à co n i p r i mi pa s s i d e l l a s o l u zi o n e c h e n e l X I X s e c o l o s o t t o c o n l a f o r mu l a ‘ g r an d e t e d e s c o c on t r o p i c c o l o t e d e s co ’ i n d i c a r o n o l a d i r e z i o n e d a i n t r a p r e n d e r e57. 56

Kohl:«Wir haben die Grenze anerkannt», in «Der Spiegel», 29 (17.7.1989), p. 20. La quasi affannosa ricerca di gesti o parole molto simbolici è una costante della vita politica di Kohl, ma termina spesso con delle gaffes imbarazzanti che gli fanno guadagnare l’appellativo di

Pannenkanzler, cioè cancelliere degli equivoci. Nell’occasione il cancelliere era alla ricerca di un

gesto che almeno eguagliasse l’omaggio reso in ginocchio da Willy Brandt, nel 1970, davanti al monumento che ricordava le vittime della rivolta del ghetto di Varsavia.

57

Si giunge così alla conclusione che, oltre a essere politicamente inopportuna, «da un punto di vista storico tutta la discussione sul discorso di Waigel è un dibattito di fantasmi»58 che rischia di isolare

la Germania. Per contro si sostiene che bisognerebbe dare seguito alle parole del ministro degli Interni Schäuble, quando afferma che «per il superamento della divisione tedesca abbiamo alleati dappertutto in Europa, ma per una soluzione, che voglia creare nuove frontiere, non ne abbiamo probabilmente nessuno»59.

La polemica più aspra e diretta su «Der Spiegel» è affidata, però, a Rudolf Augstein, il quale in un articolo dall’eloquente titolo Die

Lebenslüge an Oder und Neiße rimprovera a Waigel di esser venuto

meno, per fini esclusivamente elettorali, al suo ruolo istituzionale, creando un imbarazzante conflitto fra gli interessi del suo partito a quelli dello stato che rappresenta. Scrive al proposito Augstein:

C e r t o q u e st o n o n s a r e b b e d o v u t o a c c a d e r e p r o p r i o ad e s s o . C o sì T h eo W a i g el d iv e nt a , d a p r e s id en te d e ll a C S U, lo z e rb in o d eg li s l e s i an i d i p r o f e s s i o n e c h e c i r c o n d an o H u b e r t H u p k a e a s s i c u r a l o r o l a d i sp o n i b i l i t à a r i d i s c u t e r e i l co n f i n e p o l a c c o o c c i d en t a l e, c e d e n d o a p e r so n e i c u i c a p i s o n o d e g l i a u t en t i ci re v i s io n i st i . N o n d i me n o , a d i st a n z a d i d i e ci g i o r n i , l o s t e s s o W ai g e l , o r a n e i p an n i d i mi n i s tr o d e l l e F i n a n z e , ai u t a l o st a t o p o l a c c o c o n s et t e mi l i o n i d i ma r c h i60. 58

Kohl:«Wir haben die Grenze anerkannt», in «Der Spiegel», 29 (17.7.1989), p. 23.

59

Ivi, p. 20.

60

R. AUGSTEIN, Die Lebenslüge an Oder und Neiße, in «Der Spiegel», 29 (17.7.1989), p. 22. Hubert Hupka, personalità di spicco nelle difesa degli interessi e delle rivendicazioni dei profughi slesiani, è stato dal 1968 al 2000 presidente del raggruppamento slesiano e vicepresidente del BDV (Bund

der Vertriebenen). Dal 1969 al 1987 è stato anche deputato al Bundestag, prima nella SPD, poi dal 1972 nelle file CDU/CSU, dove era passato per protesta contro la Ostpolitik intrapresa da Brandt. Una trattazione sintetica del problema dei profughi e della loro influenza sulla politica tedesca dal dopoguerra alla riunificazione è fornita da M. MILDENBERGER 2000, pp. 416-423.

Per Augstein, quindi, le dichiarazioni di Waigel sono almeno fuor di luogo e il dibattito sulla definizione delle frontiere dovrebbe essere chiuso senza cedere alle sirene del nazionalismo, poiché non si può pensare la Germania unita se non si decide di rispondere negativamente alla domanda che Augstein stesso provocatoriamente pone:

B i s o g n a f o r s e a t t en d e r e l a mo r t e d e l l ’ u l t i mo p r o f u g o s l e si a n o ( c o s a c h e p u ò r i c h i ed e r e a n c o r a q u a r a n ta ci n q u e a n n i ) p r i ma c h e g o v e r n o e o p p o s i z i o n e r i c o n o s c a n o c h e i P o l a c ch i r i s i e d o n o a p i en o t ito lo in S l esi a e c h e n e s s u n o l i p u ò p i ù c a c c i ar e d a l ì ?61.

E anche se in questo modo si porrebbe fine ufficialmente a ogni anche lontanamente residua speranza di ritorno dei profughi nei territori est dei due fiumi, nel definitivo, e certo doloroso, riconoscimento del confine sulla linea Oder-Neisse sono in molti a individuare fin da subito uno dei presupposti per un futuro assetto europeo, che abbia nella Germania unita un elemento stabilizzante. E non è certo un caso che su questo concordino sostanzialmente due esponenti politici che si trovano su fronti opposti della scena politica e con responsabilità diverse, Oskar Lafontaine e Hans-Dietrich Genscher, le cui opinioni sono messe a confronto a poche pagine di distanza nel settembre del 1989 su «Der Spiegel». Il vicesegretario della SPD nel suo polemico intervento, richiamandosi al passato, riassume così le possibili conseguenze delle dichiarazioni di Waigel:

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Q u a l cu n o h a f o r s e g ià d i me n t i ca t o l a l e zio n e d e ll a s t o ri a? I l f at t o ch e i n p a s s a t o u n o st a t o t e d e s c o u n i t a r i o n o n h a r e c a t o b en e f i ci , n é a i t ed e s c h i , n é a i lo ro v i c in i ? P u r a m me t t e n d o ch e c i ò c h e u n a v o l t a è s t a to ma l e n o n lo d e v e e s s e r e p e r s e mp r e , s e a t t r av e r so g l i sv i l u p p i n e l l ’ E u r o p a d e l l ’ E st , l a q u e st i o n e t e d e s c a è t o r n a t a d i at t u al i t à , n o i d o b b i a mo r i sp o n d e r e i n mo d o t a l e d a n o n r i su lt a r e sg r ad e v o li ai n o st r i v i ci n i62.

Sia pure con toni più pacati e in modo più indiretto, gli fa eco il ministro degli Esteri che non esita, da parte sua, a esprimere le sue critiche nei confronti del collega di governo, quando dichiara che

s a r e b b e i r r e s p o n s ab i l e s o s t en e r e c h e f in c h é e s i s to n o l a r ep u b b l ic a f e d e r al e e l a D D R n o i n o n l a ( l a r i d i s c u s s i o n e d el l e f r o n ti e r e o c c id e n t a l i) d e s i d e r i a mo , ma c h e s e c i r i u n i s s i mo all o r a c a mb i e r e m mo l e f r o n t i e r e. Q u e s t o s i g n i f i c h er e b b e c h e i P o l a c c h i s a reb b er o l a s ci a t i i n p a c e s o l o s e i t e d e s ch i v i v e s s e r o i n d u e s t a t i d i s t i n t i . N o i n o n d o v r em mo p e r m e t t e r e ch e s i a n o l a DD R e a ll’ Ar ma t a R o s sa i so li g ar a n ti d e l le g i tt i mo d e s i d e ri o d e i P o l a c ch i d i vi v e r e d e nt r o c on fin i s i c u ri63.

Si potrebbe dire, in conclusione, che il risultato delle ‘concessioni’ di Waigel è a livello di commenti e riflessioni senz’altro opposto a quello che forse il suo autore si aspettava e che «Der Spiegel» e «Die Zeit» giungono per vie diverse a condannare qualsiasi pericoloso ammiccamento revanscista. Anzi, da questo scorcio di dibattito, emerge, nella prospettiva di una riunificazione il cui orizzonte appare ancora indefinito, l’intenzione dei tedeschi di fare proprie le preoccupazioni altrui, nel tentativo di conciliare, per la prima volta nella loro storia, le aspirazioni nazionali e le prospettive

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O. LAFONTAINE , Das Gespenst des Vierten Reiches,in «Der Spiegel», 39 (25.9.1989), p. 21.

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europee, la parte con il tutto al quale essa appartiene, e di riconoscersi, non senza esitazioni, nelle raccomandazioni che al proposito Hans-Dietrich Genscher rivolge loro:

L ’ i mp o r t a n t e è ch e i n o st r i i n t er e s s i n a z i o n a l i si a n o i n t e g r at i i n q u e l l i e u ro p ei . O g n i t e n ta t i v o d i p e r co r r e r e u n v i a n a z io n al e s o l i t ar i a c i c o n d u r r eb b e r a p i d a me n t e i n u n p e r i c o l o so i so l a me n t o . S i c r ee r e b b e u n a n u o v a i n sta b i li t à in E u ro p a e n o i v er r e mmo me n o a l l e n o s t r e r e s p o n s ab i l i t à n e l ma n t e n i me n t o d e l l a p a c e n e l c on t i n e n t e. U n a d e l l e p i ù i mp o r t an t i c o n q u i s t e d e l l a p o l i t i c a e s t e r a t e de s c a d e l d o p o g u e r r a, i n se r i t a n e l l a p o l i t i c a eu r o p e a , è ch e n e s su n o d e v e a v er e p iù p au r a d i n o i64. 64

III

C

H I H A P A U R A D E L L A

G

E R M A N I A

?

S

P E R A NZE TE D E S CH E

,

T IM OR I E U R OPE I

1. .WIEDER-,NEU- O SOLO VEREINIGUNG: LA STORIA NELLE PAROLE

Sulla scia delle dichiarazioni di Waigel, nei mesi incerti che precedono la caduta del Muro, inizia sulla riunificazione anche una querelle linguistica che contribuisce ad animare il dibattito sul futuro della Germania. Infatti, ci si interroga, spesso vivacemente, su quale termine tra Wiedervereinigung, Neuvereinigung e Vereinigung1 sia se

non il più appropriato, il più neutro, e quindi, di fatto, il pi ù tranquillizzante, per definire il processo di ricostituzione dello stato tedesco unitario. Potrebbe sembrare una disputa su sottigliezze linguistiche, visto che i vocaboli in apparenza si differenziano solo per delle sfumature, ma poiché la lingua non si muove in uno spazio