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Nel 1956, grazie a un fortunato acquisto, Martin Bodmer pose all'attenzione degli studiosi un ricchissimo fondo di manoscritti prevalentemente papiracei databili tra l'inizio del II secolo e la fine del V ritrovato tra il 1945 e il 1952 a Nag-Hammadi, se si vuole prestare fede alle dichiarazioni fatte sul letto di morte a R. Kasser dall'antiquario che li aveva venduti, un certo Tano del Cairo125. Altre proposte, ma non sufficientemente

suffragate da dati scientifici, volevano il lotto originario della regione di Panopoli (Akhmim) o anche di Assiut (315 km a sud di Il Cairo)126.

Questo fondo, portato a Ginevra per essere restaurato e studiato, costituisce l'insieme dei Papyri Bodmer: un corpus eterogeneo di testi in tre differenti lingue (copto 56%, greco 40% e latino 4%) e formato da opere pagane (il 6% del totale e scritte in egual misura in greco e latino tra le quali segnaliamo il Dyskolos e la Samia di Menandro rispettivamente P. Bod.4127 e P. Bod.26128), testi biblici (il 77% i due terzi in copto e il

resto in greco) e testi non biblici ma sempre di argomento cristiano (il 17% del totale con preponderanza di testi in greco).

La compresenza in uno stesso fondo di opere classiche e opere bibliche e patristiche ci consente alcune congetture preliminari sulla natura del luogo nel quale queste venivano

125 A. Carlini, Il codice papiraceo Bodmer..., p.3 126 R. Kasser, Bibliotheca Bodmeriana... pp. xxiii-xxvi 127 V. Martin, Papyrus Bodmer IV. Ménandre: Le Dyscolos... 128 R. Kasser, Papyrus Bodmer XXVI. Ménandre: La Samienne...

lette e conservate: potremmo infatti essere dinanzi alla biblioteca di una istituzione monastica aperta alla cultura classica o a quella privata di una famiglia di letterati cristiani che avevano ricevuto una formazione letteraria classica o alla raccolta di testi di uno scriptorium o infine a un archivio scolastico di opere raccolte e copiate nel corso del tempo da allievi che si esercitavano nella scrittura come sembrerebbe mostrarci la presenza di più mani in uno stesso codice.

Il manufatto che maggiormente ci interessa è il P. Bodmer 38129, che contiene le Visioni

dal Pastore di Erma di Roma limitatamente però a Vis.I,1,1-Vis.III,13,4 in seguito alla perdita di un bifoglio e fa parte di un codice più ampio con una miscellanea di testi cristiani nota come Codex Visionum contenente la Visio Dorothei (P. Bodmer 29130) e i

cosiddetti Poemetti (P. Bodmer 30-37131).

Il Codex Visionum è un codice composto da un fascicolo unico di dodici bifogli (ventiquattro fogli e quarantotto pagine) dei quali è andato perduto il bifoglio centrale; la ricomposizione della loro corretta sequenza è stata molto agevolata dalla presenza per metà codice di un testo conosciuto, le Visioni di Erma, sul quale ci si è basati per ricostruire l'ordine delle opere sinora sconosciute contenute nella seconda metà del fascicolo. Sul tipo di legatura non possiamo dire molto data la scarsità di elementi, si nota solo che i bifogli sono stati cuciti per due volte lungo la piegatura centrale quando il codice è stato rilegato e durante un successivo intervento di restauro: questo lo si evince dalla presenza, assieme ai piccoli frammenti papiracei, di due rettangolini di pergamena usati dal rilegatore per rinforzare il dorso del fascicolo e recanti tracce di entrambe le cuciture.

I fogli sono stati ritagliati da un rotolo di papiro di mediocre qualità e lo stato del manoscritto è pessimo, soprattutto nei fogli iniziali e finali, a causa delle ingiurie del tempo e del trattamento poco riguardoso riservatogli dagli antiquari del Cairo i quali avevano incollato i frammenti più grandi con un nastro adesivo di cellulosa raccogliendo invece quelli più piccoli in una scatola132.

Dal punto di vista paleografico il Codex Visionum, come anche altri esemplari del fondo Bodmer, è stato scritto da più scribi, in questo caso sei, databili tra la fine del IV secolo l'inizio del V in perfetta coincidenza con la grande attestazione di codici

129 A. Carlini, Papyrus Bodmer XXXVIII. Erma, il Pastore (Ia-IIIa Visione)...

130 A. Hurst - O. Reverdin - J. Rudhardt, Papyrus Bodmer XXIX. Vision de Dorothéos... 131 A. Hurst - J. Rudhardt, Papyri Bodmer XXX-XXXVII. Codex des Visions Poèmes divers... 132 K. Aland - H.-U. Rosenbaum, Repertorium…, p.239

monofascicolari soprattutto nei secoli III-IV con una produzione che continua ancora, seppur in misura minore, fino al secolo V inoltrato. Guglielmo Cavallo ha datato la formazione dei sei scribi agli anni tra la fine del secolo IV (mani A e D) e l'inizio del secolo V (mani C E e F) e Pasquale Orsini li ha a sua volta collocati tra i copisti che utilizzano la maiuscola biblica133:

A D: sarebbero scribi ormai professionalmente formati e fermi ai moduli grafici

del secolo IV

C E F: mostrerebbero alcuni elementi grafici riscontrabili nei testi del secolo V B: non è di facile datazione dal momento che presenta in eguale misura

caratteristiche grafiche sia del IV che del V secolo e pertanto potrebbe essere collocabile a metà strada tra A e C, di poco seguente il primo e di poco precedente il secondo134.

In base a questi dati appare evidente che il Codex Visionum è stato composto negli anni iniziali del V secolo da più scribi formatisi in periodi cronologicamente diversi.

Per quanto riguarda il P. Bod.38 questo appare scritto da due diverse mani:

A: ff.1-5, da Vis.I,1 a Vis.III,10,2

B: ff.6-11 e forse anche il perduto f.12, da Vis.III,10,2 a Vis.III,21,4 e

probabilmente fino alla fine di Vis.IV

La mano A presenta una grafia ad andamento posato e con molte lettere inscrivibili in un quadrato (B e R sono di modulo molto più stretto, rettangolare con l'altezza superiore alla base) sebbene nel corso della scrittura le stesse lettere abbiano grandezze differenti, con tratti spessi e tratti sottili ben delineati; il modulo sembra rimpicciolire man mano che si procede con la scrittura (soprattutto a partire dal f.4); sue particolarità sono A e il tratto centrale di M angolosi; U F Y K G e T con i tratti verticali spesso terminanti con un uncino (anche se sembra più una piccola sbavatura dovuta a un trascinamento del calamo) rivolto verso sinistra come anche I mentre P e H invece hanno in alcuni casi entrambe le aste verticali tratteggiate con un uncino/sbavatura agli apici, con le loro

133 P. Orsini, Manoscritti in maiuscola biblica..., pp.61-63 dove segnala inoltre un'affinità grafica tra la mano A del nostro papiro e quella del P.Beatty 4 del IV secolo.

134 G. Cavallo rapporta inoltre le mani A e D all'ambiente della maiuscola biblica del secolo IV rispettivamente a quella del P. Chester Beatty IV e a quella iniziale del Codex Sinaiticus in: Papyrus

aste di sinistra con l'uncino rivolto a sinistra e quelle di destra con l'uncino rivolto verso destra; presentano una simile sbavatura rivolta a sinistra anche i tratti verticali/obliqui sinistri di L e N; W è alto poco meno delle altre lettere ma molto più largo, quasi inscrivibile in un rettangolo; sono presenti nocciolini di inchiostro alle estremità destre dei tratti orizzontali di G T e P; Y è a calice a volte molto largo e F ha il corpo centrale sia tondo sia di forma vagamente triangolare con i vertici smussati; R scende raramente sotto il rigo e quando lo fa presenta o un nocciolino o, più raramente, una sbavatura come le altre lettere.

La mano B invece presenta notevoli somiglianze grafiche con la mano C sebbene utilizzi una scrittura di modulo molto più grande e arioso; il tratto è sottile e le lettere sono alquanto alte e strette, tuttavia come nella mano A A e M sono di modulo angoloso, W invece è più alto delle altre lettere ma non eccessivamente largo ed è di dimensioni simili agli altri segni grafici; tranne che E Q O S W e i nuclei di B R e F le lettere presentano un'assenza quasi totale di linee curve; Y ha il calice così aperto e piatto da formare quasi una croce; l'andamento delle lettere sul rigo non è regolare come nella parte copiata dallo scriba A; i tratti verticali, quelli orizzontali e quelli obliqui terminano con nocciolini di inchiostro piuttosto che con uncini o sbavature che sono comunque sporadicamente presenti; a volte R Y e anche K e I, in alcuni casi, si prolungano al di sotto del rigo di scrittura.

Dal punto di vista della constitutio textus il P. Bodmer 38 è di estrema importanza poiché da un lato consente il recupero di lezioni interessantissime testimoniate solo dalle versioni latine e troppo spesso accantonate in quanto giudicate opera dei loro traduttori e dall'altro, grazie alla sua parentela con il testo del Codex Sinaiticus, rivela la scarsa qualità di quest'ultimo e ne isola diverse lezioni dovute all'impreparazione del suo scriba B rivalutando invece quelle lezioni del codice Athous Gregoriou 96 finora giudicate interpolazioni avvenute nei secoli. Siffatta rivalutazione deve inoltre essere fatta anche per il testo dei Precetti-Similitudini per il quale manca la testimonianza diretta di P. Bodmer 38135 ma per la quale abbiamo un altro testimone tardoantico quale

il P. Michigan 129.

Segnaliamo alcuni accordi tra P. Bodmer 38 (Bo) e le versioni latine (L1 L2) contro il

Codex Sinaiticus (S) e il codice Athous (A):

Vis.I,2,1: moi iJlateuvshtai Bo (mihi propitius sit L1, mihi propitietur L2);

iJlateuvshtaiv moi S; iJlateuvsh/ moi A

Vis.I,3,1: aujtovn S A; aujtouvç Bo (illos L1, eos L2)

Vis.I,3,4: th/' dunavmei aujtou' th/' krataia/' Bo L1 (virtute sua potenti) L2

(potenti virtute); th/' ijdiva/ sofiva/ kai; pronoiva/ S A

Vis.II,2,3: ojneivdison Bo L1 (impropera) L2 (increpa); gnwvrison S A

Vis.II,2,8: ejpercomevnaiç Bo L1 (advenientibus) L2 (supervenientibus);

ejrcomevnaiç S A

Vis.II,3,1: katergavzetai to; d jajmnhsivkakon zwh;n aijwnion katergavzetai Bo

L1 (oblivio enim malorum vitam aeternam cooperatur); malitiae autem

memoria mortem operatur aeternam L2; katergavzetai S A

Vis.III,2,1: levgw aujth/' kuriva h[qelon gnw'nai tiv uJphvnegkan Bo L1 (dico ei:

Domina vellem scire quae sustinerunt) L2 (et dixi ei: Domina volebam scire quae passi sunt); tiv fhmi uJphvnegkan S A

Vis.III,8,5: thrhvsh/ç ta; e[rga th'ç mhtro;ç aujtw'n pavnta, duvnasai Bo L1

(servaveris opera matris earum, omnia) L2 (opera matris earum servaveris

omnes); ta; e[rga th'ç mhtro;ç aujtw'n pavnta poihvsh/ç, duvnasai S A

Vis.III,12,2: th;n hJmevran th'ç ejscavthç zwh'ç S; th;n ejscavthn hJmevran th'ç

zwh'ç A; th;n hJmevran th;n ejscavthn th'ç zwh'ç Bo L1 (diem extremum

vitae suae) L2 (diem novissimum vitae suae)

Segnaliamo invece alcuni casi di accordo tra Bo e A contro S:

Vis.I,1,2: Tivberin S; Tibevrion Bo A Vis.II,2,2: proevdwkan S; proevdwken Bo A Vis.II,4,3: ejpitevtraptai S; ejpigevgraptai Bo A Vis.III,12,3: ajnanewvsato S; ajnanewvsate Bo A

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