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Datato dal suo editore al 250 dC circa96, il P. Michigan 129 è una porzione molto

danneggiata di un codice papiraceo monofascicolare: ne possediamo sei bifogli, diciotto fogli singoli e numerosi altri piccoli frammenti con considerevoli lacune testuali tramandanti il testo da Sim.II,8 a Sim.IX,5,197.

Il papiro utilizzato è di ottima qualità anche se i margini frastagliati e le canalizzazioni provocate dall'azione dei parassiti rendono in alcuni punti assai difficile la lettura; inoltre in diversi luoghi parte della pagina è stata danneggiata dall'abrasione della sabbia tanto che rimangono poche tracce della scrittura.

I bifogli misurano mm 243x222, le colonne di scrittura sono due per pagina e ciascuna di circa mm 200x90 con 2 o 3 cm di intercolunnio. Lo scriba, pur dotato di buone competenze grafiche, ha eseguito il lavoro in maniera imprecisa tanto che non abbiamo un numero costante di righe per tutte le pagine (una loro media oscilla sulle 30 righe per pagina) e questo sembrerebbe ricondurre a una manifesta volontà di confezionare un codice formato da un solo fascicolo al centro del quale doveva corrispondere approssimativamente quello del testo da copiare98; tutto questo ha provocato seri

problemi in fase di ricostruzione del testo, soprattutto nei punti dove i margini dei fogli non sono sopravvissuti, dato che non è facile ricostruire l'esatto contenuto della pagina in base a un semplice calcolo delle lettere e delle righe di scrittura.

Il fascicolo non è stato cucito in modo da creare una armoniosa successione di pagine con fibre aventi il medesimo andamento99: i bifogli sono stati infatti sovrapposti in

modo che il loro lato esterno avesse fibre con andamento verticale e quello interno fibre con andamento orizzontale, perciò dall'inizio (escluso il lato esterno di copertura) a pagina con fibre orizzontali segue pagina con fibre verticali fino alla metà del fascicolo

95 A. Carlini, Tradizione testuale e prescrizioni canoniche…, pp.47-48 96 C. Bonner, A papyrus codex…, p.16

97 J. Van Haelst, Catalogue…, p.237 98 C. Bonner, A papyrus codex…, p.12 99 Cfr. E. G. Turner, The Typology…, p.56

(dove entrambe le pagine hanno fibre orizzontali) dopo la quale a pagina con fibre verticali segue pagina con fibre orizzontali fino alla fine del volume (sempre escludendo il lato esterno del primo bifoglio)100. Le pagine presentano una numerazione che è un

buon elemento per capire l'estensione del nostro manufatto: dai frammenti di fogli esterni notiamo che la numerazione inizia al IV Precetto per quanto sia assai difficilmente questo potrebbe essere l'inizio del codice cominciasse dato che siamo al centro della sezione testuale formata da Vis.V-Precetti-Similitudini, pertanto dobbiamo postulare la perdita di alcuni bifogli contenenti l'inizio e la fine del testo, cioè la V

Visione e i Precetti I-IV nella parte iniziale del libro e le Similitudini IX-X nella sua

parte finale (il testo superstite termina bruscamente a Sim.IX,5 nel mezzo di un periodo101), prima che fosse apposte in un secondo momento la numerazione delle

pagine. Secondo questa ricostruzione il codice conteneva la V Visione e i Precetti-

Similitudini ed era composto da un unico fascicolo di 49 o 50 bifogli dei quali i primi 6

sarebbero caduti, assieme a un numero imprecisato di bifogli di copertura e protezione, prima che le pagine fossero numerate102.

Il testo è scritto in una maiuscola elegante dello Stile Severo: rigida, angolosa, inclinata verso destra e improntata a una forte ricerca di formalità nonostante la presenza di tratti disomogenei, l'assenza di una uniformità modulare delle lettere e l'elevata velocità del

ductus. Le lettere E Q e S hanno a volte curve ellittiche, a volte invece S ed E sono

tracciati con il tratto verticale spigoloso; O è molto piccolo mentre W è largo e a volte a base piatta; i nuclei di A e F hanno una forma vagamente triangolare, soprattutto la pancia del F è spesso tracciata come un triangolo con il vertice rivolto verso il basso; le aste verticali di F R e U si prolungano molto al di sotto del rigo di scrittura, segno che la mano molto accurata scriveva con notevole velocità pur utilizzando raramente forme corsive e, quando questo avveniva, lo faceva soprattutto con A tracciato in un unico tempo e/o legato a uno I; E lega con N I S M mediante un prolungamento del suo tratto orizzontale mediano. Sono presenti sia occhielli alle sommità dei tratti verticali di M -i quali assieme alla forte curvatura del suo tratto centrale confermano l'ipotesi di una velocità di scrittura assai elevata- sia nocciolini di inchiostro agli apici terminali di R e I (apice superiore) e H (il cui tratto verticale sinistro presenta inoltre alla base un uncino

100 C. Bonner, A papyrus codex…, p.12 101 C. Bonner, A papyrus codex…, pp.8-10 102 C. Bonner, A papyrus codex…, pp.9-11

orientato verso destra); il tratto orizzontale superiore di E è spesso quando questa lettera è di forma angolosa; infine le abbreviazioni dei nomina sacra presentano il tratto orizzontale che le sovrasta assai prolungato verso destra. La mano è assai simile a quella del P. Flor.108 sebbene quest'ultima abbia una maggiore predilezione per le linee curve103.

Il codice esaminato appare di buona fattura e non ha mai contenuto le Visioni; pertanto dobbiamo considerarlo una prova dell'autonoma circolazione delle singole sezioni testuali del Pastore almeno in Egitto dato che i nostri papiri riportano dati relativi a questa regione104.

Dal punto di vista testuale il P. Michigan 129 tramanda un testo giudicato dal suo editore “good in the main105” poiché rivaluta numerose e ampie lezioni tradite dalle

versioni latine ma latenti nel testimone più completo che possediamo: il codice Athous Gregoriou 96.

Questi sono alcuni dei passi più significativi nei quali il P. Mich.129 (M1) si schiera con le versioni latine del Pastore isolando il testo del codice Athous e aprendo problematiche per la ricostruzione del testo lì dove M1 è assente e abbiamo la sola testimonianza del codice Athous Gregoriou 96 (A) contro quella delle versioni latine (L1 e L2)106:

Sim.III: Parabolh; gV M1 L1-L2 (Similitudo III); ajrch; a[llhç parabolh'ç A Sim.IV,2: qereiva M1 L1-L2 (aetas); om. A

Sim.IV,5: mhdev M1 L1 (non) L2 (nec); kai; mhdevn A Sim.V,1,5: telei'ç M1 L1-L2 (consummabis); poiei'ç A Sim.V,2,2: pistovtaton M1 L1-L2 (fidelissimum); pistovn A Sim.V,2,2: aujtw'/ M1 L1-L2 (sibi); e[ntimon A (cfr. Lc.7,2)

Sim.V,3,2: ta;ç ejntola;ç tou' kurivou fuvlasse kai; e[sh/ eujavrestoç aujtw'/ kai;

ejggrafhvsh/ eijç ajriqmo;n tw'n throuvntwn ta;ç ejntola;ç M1; mandata

domini custodi et eris probatus et scriberis in numero qui custodiunt mandata L1; si mandata domini custodieris, eris probatus deo, et scriberis in numero eorum qui mandata eius custodierunt L2; ta;ç ejntolavç A

103 C. Bonner, A papyrus codex…(HTS), p.121 104 C. Bonner, A papyrus codex…, p.15 105 C. Bonner, A papyrus codex…, p.22

106 Questa serie di dati dovrà essere presa in considerazione da quanti vorranno produrre un'edizione della seconda parte del Pastore, noi ci limiteremo a farne cenno visto che i nostri interessi sono rivolti al testo delle Visioni.

Sim.V,3,5: th;n nhsteivan M1 L1-L2 (ieiunium); th;n nhsteivan tauvthn h}n

mevlleiç threi'n A

Sim.VI,1,4: mhde;n ou\n prostiqevnteç polu; kovyete tw'n protevrwn uJmw'n

aJmartiw'n M1; nihil ergo plurimum ex prioribus recidetis L1; nihil igitur

adicientes exceditis a prioribus peccatis vestris L2; om. A

Sim.VI,2,1: ajpovlluntai M1 L1-L2 (pereunt); aJplou'ntai A

Sim.VI,2,3-4: paradedwkovteç eJautou;ç tai'ç ejpiqumivaiç tou' aijw'noç touvtou:

ejn touvtoiç ou\n metavnoia zwh'ç oujk e[stin, o{ti prosevqhkan kata; o[noma tou' kurivou blasfhmivan: tw'n toiouvtwn ou\n oJ qavnatoç. 4. a{ de; ei\deç mh; skirtw'nta ajlla; ejn eJni; tovpw/ boskovmena, ou|toiv eijsin paradedwkovteç me;n eJautou;ç M1; et tradiderunt se desideriis huius

saeculi. his ergo non est per poenitentiam regressus ad vitam, quoniam quidem adiecerunt ad reliqua delicta sua et nomen domini in nefandis insecuti sunt verbis. huiusmodi homines morti sunt destinati. 4. quae vero vidisti pecora non exultantia, sed uno loco vescentia, hi sunt qui tradiderunt se L1; adhaerentque voluptatibus saeculi huius. his ergo non est locus per poenitentiam regrediendi ad vitam; adicierunt enim ad alia delicta sua etiam aliud maius, ut domini nomen nefandis insequerentur blasphemiis. 4. nam pecora quae vidisti non exultantia, sed uno loco vescentia, hi sunt qui tradiderunt se L2; paradedwkovteç eJautou;ç A

Sim.VI,3,6: ejn kaqara/' kardiva/. o{tan ou\n metanohvswsin, tovte ajnabaivnei

ejpi; th;n kardivan aujtw'n ta; e[rga ta; ponhra; a} e[praxan, kai; tovte doxavzousi to;n qeovn, o{ti divkaioç krithvç dikaivwç e[paqen pavnta e{kastoç kata; ta;ç pravxeiç aujtou': ta; de; loipa; douleuvsousin tw/' kurivw/ ejn kaqara'/ kardiva/ M1; mente pura; cum coeperint delictorum

agere poenitentiam, tunc ascendit in praecordiis eorum opera sua, in quibus se nequiter gesserunt et tunc dant deo honorem dicentes iustum iudicem eum esse, meritoque se omnia passos secundum facta sua, scilicet quisque eorum. in reliquum vero serviunt domino mente pura L1; mente pura; cum coeperint delictorum agere poenitentiam, tunc ascendit in praecordiis eorum opera sua, in quibus nequiter gesserunt et tunc deo dant honorem, dicentes iustum eum iudicem esse meritoque se omnia passos secundum sua unusquisque facta. in reliquo vero serviunt domino mente pura L2; ejn

kaqara/' kardiva/ A

Sim.VI,5,1: ejpeiv M1 L1-L2 (quoniam); e[ti A

Sim.VII,5: eja;n i[dh/ th;n kardivan M1; si viderit... cor L1; si tamen

viderit...praecordia L2; om. A

Sim.VII,6: tovpon M1 L1 (loco) L2 (locum); oi\kon A

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