Noi eravamo pressoché alla vigilia della Consacrazione e ci mancavano ancora quasi tutti gli oggetti necessari pel servizio religioso. Ma Dio, che è padrone dei cu ori degli uom ini, inspirò a più persone di farci avere quanto occorreva. Senza che ne fosse rich iesto com inciò uno a m andarci un calice veram ente elegante. La coppa è di argento col gambo di bronzo dorato di notabile altezza con vari lavori di m olto pregio. È questo un dono del Dottore T an cion i professore di m edi
cin a e chiru rgia alla Università R o
m ana. Per grave m alattia trovandosi a l
l’estrem o della vita, perduta ogni spe
ranza ne’ mezzi u m a n i, venne dagli am ici incoraggiato a fare una novena a Maria A usiliatrice con promessa di fare qualche dono alla Chiesa di V al- docco se guariva. Dalla promessa al
l ' esser fuori pericolo passò appena la m età della novena. Compiva fedel
mente il suo voto e voleva che sopra il calice fosse ricordato il celeste fa
vore da lui ricevuto con queste parole:
F a m ilia e Tancioni R om an ae v otum MDCCCLXVIII. Sopra il calice era una elegante e ricca palla ovvero anim etta coll'im m agine del R edentore. Essa è lavoro delle m onache del Bam bino Gesù in Aix la Chapelle città di Prussia, a spese della contessa Stol- berg m oglie del celebre Luterano ed ora fervoroso cattolico conte Stolberg Vernigerode membro ereditario della cam era dei Signori in Prussia.
Ora o per grazie ricevute o per di
vozione sem brava che ci fosse uno che andasse a significare a ciascuno quanto occorreva per quella solennità. Una signora francese di alto lignaggio, la Duchessa d i.... inviò a sufficienza ca
m ici, cotte, am itti, corporali, tovaglie e tovaglini con alcune pianete. Un si
gnore torinese provvide i candelieri, croci, c a r te -g lo ria per tutti gli altari, d i poi volle aggiungervi la cera. Man
cavano ancora le candele per due al- tari, e ci furono inviate da un insigne benefattore di F irenze. Altra signora fiorentina offeriva un elegante in cen siere con navicella. Mancavano can dele piccole per le messe lette, ed una signora torinese le provvide.
Leggete con pazienza, o am ici, e facciam one le m araviglie col Signore.
P iviali, tu nicelle, pianete, m essali, in censiere, navicella, cera, lampade pel
le solennità, lampade ord inarie, olio per le m ed esim e, cam panello per la sacrestia, cam panelli per i singoli al
tari, tovaglie di vario g enere, le am polline e perfino le funi delle cam pane vennero in breve tempo provve
dute, ma in modo e m isura che nem m eno un oggetto restò duplicato, senza che neppure uno di essi ci fosse m an
cato nel bisogno. Riguardo al campa
nello della sacrestia avvenne quanto segue.
Un signore torinese, travagliato da m ale di capo che si estendeva alla nuca con m inaccia della stessa spina dor
s a le , portavasi in questo giorno alla
novella chiesa per supplicare l ’ augusta R egina del Cielo a volersegli dim o
strare suo aiuto presso Dio. Giunto vicino alla sacrestia intese che fra le a ltre cose si difettava ancora di un cam panello. Se ottengo qualche sol
lievo nei m iei m ali, egli disse, prov
vederò im m ediatam ente tale oggetto.
Detto questo entrò in c h ie s a , fece breve preghiera e con grande sua con
solazione si trovò perfettam ente gua
rito. Con trasporto di gioia com piè su l
l’ istante la sua prom essa, ed ora con p iacere va raccontando a’ suoi am ici la grazia che d ichiara avere dalla co
m une Madre celeste ricevuta.
C A P O V I I I .
I pranzi.
Le m araviglie della bontà del S i
g nore n el provvedere quanto occorreva pel divin culto non vennero meno in tutto ciò che era necessario ad onesto sostentam ento di que’ g io rn i.
Molti personaggi o perché di rim oti paesi, o perchè im pegnati nelle sacre funzioni, com e i vescovi colle persone che li assistevano nel servizio religioso, non potevano di qui allontanarsi senza grave loro disturbo. Ma la povera no
stra condizione ci rendeva incapaci di provvedere quanto era necessario per tan ti illu stri personaggi. Ecco com e fummo provveduti.
Un agiato signore pose a nostra di
sposizione posate, porcellane, e quanto faceva m estieri pel servizio di tavola;
altri poi inviarono vino in botti, cassette di bottiglie; m oscato di Strevi, passe
retta di Canelli, barbera e nebiolo di Asti, bracchetto di Mombaruzzo, dol
cetto di Prasco, bianco di Caluso, m al
vasia di Monferrato furono vini spon
taneam ente regalati da varie persone di distanti e diversi paesi. Alcuni altri spedirono m ortadelle da Bologna; sa
lati e strachini di Milano, Gorgonzola, lodigiano, salam i, frutti confezionati, p ollastri, uova, pesci e carne non ci m ancarono m ai. Caffè, cioccolato, zuc
chero, kiffer, briossi e pani di sem ola,
biscotto fino furono la provvidenza quo
tidiana. Un giorno avevamo a m ensa tre eleganti e grosse focacce giunte poco prim a del pranzo. Una proveniva da M ilano, l ’ altra da Genova, la terza da T orino. Un confettiere di questa città som m inistrò gratuitam ente ogni giorno confetti e dolci di ogni genere per tutto l ’ottavario. Ma la m araviglia fu che tra tante offerte fatte da paesi cotanto distanti l’uno dall’ altro non fu m ai che un oblatore offerisse cose of
ferte da a ltri o cose in u tili. Di mano in mano che quelle offerte giungevano, si collocavano im m ediatam ente al loro posto. Quelli stessi che furono testi
m oni ocu lari non sapevano darsi r a gione di tanto trasporto e di tante op
portune oblazioni senza che si fosse fatta dimanda. Anzi m olti oblatori e- rano affatto sconosciu ti e non ebbero m ai alcuna relazione collo stabilim ento.
In questa guisa guidati dal solo spirito di carità m olti concorsero ad onorare la santa Vergine nella persona di chi si adoperava per prom uovere le sue glorie. Un venerando p re la to , osser
vando la provenienza delle cose che im bandivano la nostra m ensa, ebbe ad esclam are commosso: Chi dicesse che gli oblatori di tante e svariate offerte non siano stati mossi dallo spirito del Signore, negherebbe la luce del sole in pieno mezzodì.
CAPO IX .
Me rco ledì 1 0 giugno, 2° gi orn o d e l l’o tta vario .
Funzioni religiose.
F ra i venerandi p relati già perve
n u ti all’O ratorio era m onsignor Ghi- lard i vescovo di Mondovì che doveva p redicare e prendere parte alle fun
zioni religiose.
Alle 6 1 2 del m attino esso com inciò il servizio religioso che doveva avere luogo ogni m attino dell’ottava. Nostro scopo era di dare un segno di g rati
tudine verso tanti benem eriti oblatori della chiesa e dello stabilim ento in vocando le celesti benedizioni sopra di loro e sopra le loro fam iglie.
Questo eravamo tanto più in dovere di fare, perchè m olti di quelli essen
doci ig n o ti, dovevamo alm eno colla p reghiera dim ostrare loro la nostra riconoscenza. Dio poi che vede ogni opera segreta avrebbe c ertam ente la r
gito ai m edesim i il m eritato guiderdone.
Questo servizio religioso consisteva in pubbliche preghiere, corona del ro sario recitata dai giovani delle tre case riu n iti con altri fedeli che num erosi concorrevano. Term inate le p reghiere, il prelodato m onsignor Ghilardi pro
nunziò un fervoroso serm oncino in preparazione alla s. com unione dimo
strando la necessità della frequente com unione sia per attestare la presenza reale di Gesù Cristo n ella santa E u caristia; sia per ravvivare la nostra fede in Gesù Cristo che è il più saldo sostegno contro i nem ici di Dio e della Chiesa e la più soave consolazione nei g iorn i del dolore.
Dopo celebrò la santa Messa, infra cui com unicò lunga schiera di fedeli.
Alle ore 1 0 la Messa fu pontificalm ente cantata dal vescovo di Casale assistito
dai canonici della SS. T rin ità rapp re
sentati dai canonici M arch isio , Giu- stetti, T alu cchi, Berteu e dal sacerdote L em oyne direttore del collegio di Lanzo che suppliva il canonico Zorniotti.
Alle 6 di sera m onsignor Ghilardi pontificava n ei vespri, dopo cui il ve
scovo di Casale montava in pulpito e com inciò il secondo suo discorso in torno alla necessità dell’insegnam ento cattolico nelle scuole, e com e questo insegnam ento deve avere per base la dipendenza dall’in fallibile m agistero della Chiesa. (V . in fine del libro).
CAPO X.
FATTI PARTICOLARI.