RIMEMBRANZA
DI
U N A S O L E N N IT À
i n o n o r e
DI
MARIA AUSILIATRICE
pel sacerdote
GIOVANNI BOSCO
O Gesù così mansueto ed umile di cuore, rendete il mio cuore si
m ile al vostro.
(In dulgen za d i 300 giorn i, Pio IX. 25 g en n aio 1868) .
T O R I N O
Tip. dell’Oratorio di S. Francesco di Sales 1 8 6 8 .
P R O T E S T A D E L L ' A U T O R E
P e r ubbidire ai de creti di Urbano VI I I m i p r o t e s t o , che a qu an to si di rà in questo lib re tto in to r n o ai m ir a c o l i, alle rivelazio ni , o ad altri fatti, non intendo di att rib u i re a lt r a a u t o r i t à , c h e u m an a. Dando poi ad alc u n o titolo di S an to o Beato, non intendo darlo se non s e c o n d o l ’ o p i n i o n e ; ec ce t tu a t e quelle cose e pers on e, che s o n o sta te già a p p r o v a te dalla S. Sed e Apos tolica .
A VOI
O SUPREMO GERARCA DELLA CHIESA CATTOLICA
CHE Z E L A N T E PR O M O TO R E D E L L E G L O R I E d e l l’a u g u s t a r e g i n a d e l c i e l o
C O L L E PA R O L E e COI F A T T I ALL A c o s t r u z i o n e d e l l a c h i e s a
A M ARIA AIUT O DEI C R IS T I A N I T E S T É CONSACRATA E F F I C A C E M E N T E C O O P E R A S T E ; A V O I , V E N E R A T I S S I M O A R C I V E S C O V O
DELLA DI O C E SI T O R I N E S E , CHE CON NON LEGGE RO INCOMODO LA CO N SA C R A S TE A L D I V I N CULTO
A V O I V E N E R A N D I P R E L A T I C H E COLLA PR E D IC A Z IO N E ,
C O L L E S A C R E F U N Z I O N I , E PRO LU NG A TE F A T IC H E NE R E N D E S T E M AE S TO SO L ’ O T T A V A R IO
CON SO LE N N IT À F R A NOI PI U T T O S T O UNICA CHE R A R A ; A VO I T U T T I , B E N E M E R I T I O BL ATO RI
ED O B L A T R I C I,
CHE COL GUARDO DEL LA CONSOLAZIONE MIRA TE I L F R U T T O DE L LA V O S T R A C A R I T À
S O R G E R E A DECORO D E L L A GRAN M AD RE D E L S A L V A T O R E
A VANTAGGIO DEI D I V O T I SUO I FI G L I ; A V O I Q U E S T A RIM EM BR AN ZA
Q U A L PICCOLO SEGNO
DI MOLTA ED IN C A N C E L L A B IL E GR A TI TU DI NE NON P O TE N D O DI P I Ù O F F R O E DEDICO
PREGANDO IDDI O P IE TO S O CHE DEGNAMENTE VI COMPE NSI
NEL TEM PO E NE LL A ETERNITÀ.
UNA PAROLA AL LETTORE
L a consacrazione testè fatta della Chiesa dedicata a Maria A usiliatrice in questa città fu soggetto di m olti riflessi e di molte rice rch e . Chi colà ha potuto condurre tante persone di ogni età, di ogni paese e condizione a prendere parte alle funzioni di una Chiesa, che appena taluno aveva udito n om inare? Molti fecero di presenza questa dim anda, altri con lettere. Ma non potendosi tutti altrim enti soddi
s fa r e , mi sono determ inato di appagare i com uni desideri col pubblicare una breve relazione di quanto avvenne
in quella faustissim a occasione. Dai fatti che si esporranno ognuno potrà capire la ragione dello straordinario concorso a questa consacrazione che tra noi non ebbe m ai lu o g o , nè ab
biam o speranza che sia per rinnovarsi nei tempi futuri.
Pertanto esporrò giorno per giorno con ordine le sacre funzioni e descri
verò a parte quei fatti p articolari che sem brano dover m aggiorm ente in te
ressare la pia cu riosità dei letto ri.
Segu irà in fine un’appendice nella quale si rapporteranno vari documenti cui precederanno due ragionam enti di Monsignor F e r r è Vescovo di Casale, che ebbe la bontà di volerceli com unicare.
Non accenno le fonti da cui attingo le notizie p erchè scrivo cose avvenute alla presenza di num erosa m oltitudine che am piam ente può attestare la ve
racità di quanto si espone.
LETTERA
DI S. S. PI O P A P A I X
Sulla Consacrazione della Chiesa
DI
MARIA A USILIATRICE
C om piuta la solennità e l ' ottavario per la consacrazione della nuova Chie
sa, se ne dava notizia al Sommo P on
tefice, com e ad insigne b en e fa tto re, racchiudendo nella lettera alcune m e
daglie com m em orative. Con grande bontà la S. S. degnavasi di rispondere colla seguente lettera, che colla m as
sim a consolazione m ettiam o a capo della presente relazione.
PIUS PP. IX
D ile c te F ili, Salutem et Apostolicam Benedictionem . Eadem ferm e lae titia, quae t e , tuique zeli im itatores per- fudit, Nos etiam affecti sumus agno- scentes ex litteris tuis perductum fuisse ad exitum in isthac urbe p raeno- b i l i , Deoque dicatum novum tem - plum , quod nom ine Beatissim ae V ir- g in is Au x i l i i Ch r i s t i a n o r u m nuncu- patur. Nam quamvis iucundo rei prae- sentis adspectu frui nequivim us, tua tam en industria assequuti sumus, ut oculis pene subiectam extim am templi faciem haberem us in num ism atibu s, quae m isisti, affabre caelatam , et ipsam D eiparae im aginem intuerem ur. Huius autem sacrae Iconis adspectus ad au-
PIO PP. IX
DILETTO FIGLIO , SALUTE ED APOSTOLICA BENEDIZIONE.
N
oi abbiam o sentito quasi la m ede
sim a gioia che tu e gli im ita to ri del tuo zelo avete p r o v a to , quando p er mezzo della tua lettera siam o venuti a conoscere che era stato condotto a term ine in cotesta n obilissim a città, e che era già stato a Dio consacrato il nuovo tem pio dedicato al nom e della B eatissim a VergineA i u t o d e i C r i s t i a n i .
Im perocché sebbene non abbiam o noi potuto trovarci presenti a quel gio
condo spettacolo, tuttavia l’ industria tua ci fece quasi avere sotto agli occhi la fronte esterna della ch iesa , p er le m edaglie che ci m an dasti, egregiam ente cesellata, e contem plare la stessa imma
gine della m ad re di Dio. G ioverà p oi m oltissim o ad accrescere la nostra fi-
gendam fi duciam nostram valeb it plu- rim um : non enim sine divino con- silio credim us obtigisse, ut, bello a cri- ter instaurato ab im piis contra ca- tholicum n o m e n , Patrona Caelestis sub appellatione A uxilii Ch ristianorum novis augeretur honorihus. Sane Nos, Ipsa auspice et adiutrice, superno com - m u niri p ra e sid io , ab im pendentibus eripi m alis, et ab in im icis nostris in - columes evadere confidimus. Interim gratum ac benevolum animum No
strum ultro testantes tibi piisque p re- sbyteris, qui tecum operam conferu nt, nec non iuvenibus tuae in stitutioni com m issis Apostolicam Benedictionem praecipuae d ilectionis indicium , per- am anter im pertim nr.
Datum R omae apud S. Petrum die 2 3 septem bris 1 8 6 8 .
Pontificatus Nostri Anno Vigesimo tertio.
PI US P P. IX.
ducia la vista di cotesta ancona, im perocché v oi siam o di avviso che non avvenne senza un divino con sig lio, che cioè, m entre si rinnovò dagli em pi terribile guerra contro la Chiesa Cat
tolica, si celebrasse con nuovi onori la celeste P atron a col titolo di Ai u t o d e i Cr i s t i a n i. Di fatto N oi, sotto alla sua protezione, nutriam o fiducia, che p r o tetti dalla divin a provvidenza, sarem o liberati d a i m ali soprastanti, e che in
colum i riuscirem o d a ’ nostri nem ici. In tanto per attestare tutta la nostra g ra
titudine e benevolenza im p artiam o di tutto cuore a te ed a i p ii sacerdoti che lavorano teco, ed a i giovani affi
liati alla tua cura l'apostolica benedi
zione, siccom e pegno della grande no
stra affezione.
Dato a R om a addì 23 settem bre 18 6 8.
Del nostro pontificato anno vigesim o terzo.
P IO P P . IX .
4
CAPO I.
Uno sguardo sulla costruzione di questa Chiesa.
Questa Chiesa è edificata nella parte della città di Torino detta Valdocco.
Lo scopo era di provvedere al biso
gno religioso di num erosa schiera di giovanetti ed alla popolazione del vi
cinato specialm ente n ei giorni festivi.
Ma un desiderio generalm ente sentito era quello di dare un pubblico segno di ossequio all’ Augusta Madre di Dio pei benefizi ricevuti e per quelli assai m aggiori che da Lei si attendono.
La pietra angolare veniva solenne
m ente benedetta il 27 aprile 1 8 6 5 , e dopo tre anni di lavoro l ’edifizio p er
venne al punto di essere consacrato al
divin culto. Se tu, o Lettore, osservi questa Chiesa a ll’ e s te r n o , vedi una facciata di stile m oderno, di larghezza ed elevatezza proporzionata. La porta m aggiore è un capo lavoro dell’ artista Ottone T orin ese, con disegno del cav.
Spezia.
Due cam panili, che fra breve sa
ranno sorm ontati da un angelo dell’ al
tezza di due m etri circ a in ram e bat
tuto, squisito lavoro dei fratelli Brogi di M ilano, fanno fronte alla cupola.
Sopra uno di essi avvi un concerto di cinque cam pane in m i bem olle con cui si possono suonare pezzi di m usica cantabili ed anche m arcie m ilitari. P er liberare le colonnette della torre dal grave peso delle cam pane, fu fatto un castelletto in ferro che appoggiandosi sul piano delle finestre del cam panile ne sopporta tutto il peso. Per im pedire poi il rovescio pericoloso delle cam pane, vengono suonate a ruota, e per dim inuire l’ ingom bro dei ceppi furono fatti in getto.
Dopo i cam panili si eleva la cupola coperta di ram e stagnato e ricoperto
di biacca; ciò serve a g uarentirla dalla ossidazione, dalla gagliardia dei venti, dai caldi, dai freddi e da altre intem p erie della stagione. Sopra la cupola sta m aestosam ente collocata una statua di ram e battuto in dorata di circa quattro m etri di altezza, lavoro del cav. Boggio e dono di una benem erita signora Torinese. La Santa V ergine è in atto di benedire i suoi divoti che dicono:
Nos cu m p r o le p ia ben edicat v irg o M aria.
Se poi dalla porta m aggiore tu en tri n ell’ interno della Chiesa vedrai due colonne di m arm o che sostengono l ’ or
chestra sorm ontate da due piedestalli lavorati in modo che servono anche di acquasantino. Non è da om ettersi che l ’ orch estra è dono e lavoro del m astro falegnam e Gabotti Giuseppe di Locarn o ed abitante in T orino.
È l’orchestra di due p iani, cioè di orch estra e di co n trorch estra con eco ossia con doppio pavim ento. È capace di circa trecento m u sici.
Il pavim ento è tutto alla veneziana.
Ma i p resbiteri dei singoli altari sem brano altrettanti m osaici. Quello del
l ’altare m aggiore non ha bisogno di alcun tappeto per fare degna com parsa nelle più belle solennità. Le balaustre e gli altari sono eziandio di m arm o lavorati dal Cav. Gussone to rin ese ad eccezione del primo a de
stra entrando che fu lavorato a Rom a dall’ artista Luigi Medici a spese di un patrizio Bolognese. Questo per prezio
sità di m arm i supera tutti gli altri.
Chi arrestasse il passo nel centro della Chiesa, volgendo il guardo al lato destro dell’altare m a g g io re , avrebbe di fronte il pulpito che è uno dei più b elli ornam enti di questa Chiesa. Questo è dono di una patrizia T orinese, la quale, se volle che si tacesse il nom e, desidera che tutti sappiano che è o- blazione per grazia ricevuta, e perciò si legge a caratteri d’oro: Omaggio a M aria A u siliatrice p er grazia ricevuta.
Il disegno e l ' esecuzione furono trovati degni di encom io. Ma ciò che lo rende specialm ente commendevole si è il suo distacco dalle m u r a , cui m ercè il Predicatore è veduto fa cil
mente da qualsiasi angolo della Chiesa.
È per altro bene di notare a norm a dei P re d ic a to ri, che la forma della Chiesa riproducendo più volte l ' eco della voce, bisogna che le parole siano bene staccate le une dalle altre per evitare la confusione m entre si pro
nunziano.
Le due crociere hanno due porte ca d u n a , per modo che nei grandi con corsi de’ fedeli si può avere facile entrata ed uscita. I corn icion i della Chiesa e della cupola sono m uniti di rin gh iere di ferro per assicu rare la vita a chi dovesse praticare qualche lavoro nell’alto delle p areti, ed anche per allogare cantori od altre persone nelle m aggiori solennità come appunto si praticò n ell’ottavario di cui siam o per parlare.
CAPO II.
Il Sommo Pontefice.
Diciamolo ad onore della verità ed a gloria del regnante Pio IX: se que
sta Chiesa potè com piersi in tanto
breve spazio di tempo ne siamo spe
cialm ente a Lui debitori. Egli ne in coraggi la costruzione, fece la prim a oblazione, mandò la sua apostolica benedizione sopra tutti gli oblatori.
Non m ancò di con correre con altre oblazioni e con doni da porsi in lot
te ria; di più nel 1 2 gennaio 1867 concedette a tutti quelli che avevano concorso per questa C hiesa:
1° L’ apostolica benedizione con Indulgenza P lenaria in articolo di m orte ;
2° Indulgenza plenaria tutte le volte che eglino si fossero accostati degnamente alla santa C om unione;
3 ° Queste Indulgenze sono appli
cabili per modo di suffragio alle a- nim e del purgatorio.
Avvicinandosi poi il tempo della C onsacrazione la m edesima Santità Sua donava uno stupendo cereo con molta m aestria lavorato, offerto al S.
Padre dalla Basilica Lateranese con queste parole scritte nel cereo stesso:
B asilica Lateranensis caput et m ater om nium E cclesiarum .
È questa l ’iscrizione che sta sopra la porta maggiore di questa veneranda B asilica. Così noi in certo modo a- vevamo il Vicario di Gesù Cristo che teneva davanti a ll’altare m aggiore una fiaccola accesa per ricord are che la nostra fede per esser viva e fruttuosa deve sempre essere illum inata e g ui
data dal Vicario di Gesù Cristo.
P er anim are poi tutti a prendere parte a questa solenne Consacrazione aprì i tesori della Chiesa concedendo grandi favori spirituali col seguente decreto:
P i o P a p a IX
A tutti quei fedeli C ristiani, che leggeranno la presente, salute ed a- postolica benedizione. — Intenti con pio zelo a promuovere la religione nei fedeli e il bene delle anime coi celesti tesori della Chiesa, a tutti quei fedeli dell’ uno e dell’ altro sesso, che veram ente pentiti e confessati e nu
triti della Santa Comunione, re lig io samente visiteranno la Chiesa dedicata in Torino a Maria Vergine Im m aco
lata sotto al titolo di Maria Ausili a - t r i c e nel giorno in cu i detta Chiesa sarà consacrata, o in uno de’ sette giorn i im m ediatam ente dopo, da eleg
gersi a piacim ento di ciascuno, e che quivi pregheranno Dio per la concordia fra i principi cristian i, per la estirpa
zione delle eresie e per la esaltazione di S. Madre Chiesa, in quel giorno dei predetti che ciò faranno, concediam o per la m isericordia di Dio la P lenaria Indulgenza e rem issione di tutti i loro p e cca ti, la quale potranno applicare per modo di suffragio alle anim e di quei fedeli che congiunte a Dio nella carità passarono da questa vita.
Dato in Roma presso s. Pietro sotto l ’anello pescatorio addì 22 mag
gio 1 868.
Del nostro Pontificato anno vigesi- mo secondo.
Per l’Em.mo Paracciani Clarelli.
Luogo del sigillo.
G. B. Brancaleoni Cancel.
Il concorso dei favori m ateriali e spirituali del Santo Padre eccitarono in m olti il desiderio di m irare co’ pro- p rii occhi un’opera, per cui si dava tanta sollecitudine lo stesso supremo G erarca della Chiesa.
CAPO III.
Speranza di grazie particolari.
È cosa nota che questa Chiesa si è com inciata e sino a questo punto condotta senza alcun reddito fisso. Le oblazioni di alcune persone divote e le offerte da molti fatte per grazie r i cevute furono i soli mezzi usati in questa pia im presa. La m oltitudine delle grazie ricevute nei paesi vicini e lontani, i raccon ti che i beneficati ne andavano facendo ai loro parenti ed am ici, tutto concorreva a fare cre dere che in questo ottavario si doves
sero ottenere dalla Santa Vergine g ra zie non ordinarie.
Coloro poi che erano stati benefi
cati nella sanità, nelle sostanze, nelle fam iglie o a ltr im e n ti, oltre l’ ansietà di intervenire eglino stessi, invitavano i loro parenti ed am ici perchè venis
sero a rendere pubblico omaggio alla celeste loro B enefattrice in quello stesso edifizio che era stato oggetto della com piacenza del Signore. Av
venne pure che alcuni forse per vano rispetto attribuirono a ll’ arte um ana quanto avevano invocato dal cielo , ma all’inaspettata comparsa degli stessi m ali, che in pochi istanti portarono l ' ammalato alla tom ba, dovettero r i
credersi e confessare l ’ affetto e la ve
nerazione alla Beata Vergine Maria.
CAPO IV.
La Vigilia della Consacrazione.
Il 9 giugno fu stabilito per la Consa
crazione della nuova Chiesa. La v i
gilia di quella mem oranda g iornata era fra noi un continuo movimento di cose e di persone. I s a c e rd o ti, i
c h e r ic i, i giovanetti del P iccolo S e m inario di Mirabello e del collegio di Lanzo erano tutti pervenuti all' O ra
torio di S. Francesco di Sales per for
m are una specie di esercito coi loro com pagni di Torino. Così questo sta
bilim ento dava ospizio a circa m ille dugento giovanetti di ogni condizione.
Molti di essi dovevano partecipare al c a n to , al suono, al servizio r e li
gioso, a rappresentazioni accadem iche, e tutti erano ansiosi e direi im pazienti di fare col massimo zelo quella parte che a ciascuno riguardava.
Nello stesso convoglio e nella m e
desima ora coi giovani M irabellesi era parim enti giunto Monsignor Pietro Maria F e rrè vescovo di Casale col suo segretario il canonico Masnini che do
vevano prendere parte alle sacre fun
zioni.
Alle 6 di sera giungeva Monsignor Alessandro R iccard i nostro V eneratis- simo Arcivescovo, col teol. cav. Ca- viassi suo cerim on iere, e col canonico Astengo suo segretario per dare in- com inciam ento alla funzione. In quel
momento si m anifestò un uragano che m isto a v en to , tu o n i, lam pi e gran
dine, sem brava voler disturbare la nostra so le n n ità : ma fortunatam ente non fa che un violento acquazzone, che dopo una specie d’inondazione lasciò il cielo sereno. Intanto il pre
lodato Arcivescovo faceva l’ esposizione delle sante reliqu ie che dovevano ser
vire alla Consacrazione degli altari nel dì seguente. Quelle reliquie apparte
nevano ai santi Maurizio e Secondo che sono due de’ patroni p rincipali della diocesi torinese. Fatta quella e- sposizione si com inciò il canto dei divini uffizi c h e , secondo le p rescri
zioni della Chiesa, durò tutta la notte;
cioè fino alle 5 del giorno 9 in cui com inciò la solenne Consacrazione.
CAPO V.
Giorno 9 di giugno e 1a de l l ' o t tavario.
Funzioni religiose.
Le sacre funzioni in questo giorno furono fatte dal nostro Arcivescovo
assistito dai canonici della Metropoli- tana rappresentali dai signori canonici Nasi Luigi, Fissore Celestino, ab. Ca~
zelli, ab. Morozzo e Chicco canonico penitenziere.
La Consacrazione com inciava alle 5 1 2 del m attino e term inava alle 10 1 2 . Dopo S. E. celebrava la prim a m essa nella novella chiesa; altra messa parim enti letta seguiva quella dell’Ar
civescovo.
Nel modo più solenne i vespri erano pontificalm ente com inciati alle 5 1 2.
Sul finire di essi venne cantata l’A n
tifona S a ncta M aria, suc u r r e m iseris, coi tre cori di cui parlerem o in ap
presso. A quel punto delle sacre fun
zioni era tale la m oltitudine di gente, che quelli che erano in chiesa non potevano più muoversi; e per gli sforzi che facevano g li uni per entrare, gli altri per u scire a stento potevano u- dirsi in tutti i lati della chiesa le belle espressioni pronunziate dal Vescovo di Casale.
Egli adunque montava pel primo sul novello pulpito della nuova chiesa e
prese a trattare la m aestà del culto esterno non per riguardo a Dio, ma per riguardo agli uom ini.
L’eloquenza e la dottrina contenuta in questo discorso e in quello di di
m ani li faranno certam ente riu scire ca ri ai nostri lettori, che perciò li troveranno in fine di questa relazione.
CAPO VI.
L ’antifona S
a n c t aM
a r i a.
L’antifona San cta M aria, succurre m iseris, di cui tanto si è parlato e si parla, m erita qualche osservazione.
L’ anno scorso nel centenario di san P ie tro , appena fu annunziato che a- vrebbe avuto luogo il m araviglioso canto dei tre cori Tues P etrus, il sacer
dote Gio. Cagliero nostro direttore di m usica si recava a Rom a per p re n derne cognizione nel m iglior modo a lui possibile. Mercè la cortesia usatagli potè egli assistere alle prove, all’ esecu
zione, trattare con m aestri, professori
e cantanti, e rilevare le difficoltà non piccole che dovettero superarsi in quella m aestosa esecuzione. Ritornato a Torino egli studiò d’im itare nel pic
colo quanto in grande aveva osservato nel Vaticano, e diè mano a m odellare l’ antifona Sancta M aria, e la ripartì pa
rim enti in tre cori. Uno in presbiterio di circa 1 5 0 tenori e bassi e rapp re
senta la Chiesa m ilita n te ; l’ altro sulla cupola di circa 2 00 soprani e contralti figura gli angeli ossia la Chiesa trio n fante; il terzo coro di altri circa 1 0 0 te
nori e bassi su ll’orchestra e sim boleg
giava la Chiesa purgante. Una delle grandi difficoltà era quella di regolare il tempo m usicale in tanta distanza che parecchi non potevano vedere il m ae
stro principale il quale doveva colla battuta dar norm a e guida a tutti i cantori. F ra noi questa difficoltà si è felicem ente superata m ercè un appa
rato elettrico. Un lungo filo condottore applicato ai poli di una pila andava ad u nirsi ai cam panelli elettrici posti nel centro di ciaschedun coro e com piendo il circu ito term inava colle sue
estrem ità in una specie di m anipola
tore appositam ente costrutto. Il d iret
tore di m usica tenendo il m anipolatore colla m anca poteva colla destra farvi sopra liberam ente la battuta come se nulla avesse tra le m a n i, intanto i cam panelli tu tti insiem e facevano un colpo solo colla battuta del D irettore.
In questo modo i tre cori restavano com e riu n iti e regolati con tutta pre
cisione non altrim enti che se fossero stati raccolti in una sola orchestra e regolati da un solo m aestro.
La divina Provvidenza dispose che l ’ aspettazione fosse appagata. Tanto i m aestri che da varii paesi intervennero per udire, quanto quelli che presero parte attiva si m ostrarono pienam ente soddisfatti.
Nel momento che tutti i co ri si riunirono a fare una sola arm onia si provò una specie d’incantesim o.
Le voci si collegarono insiem e e l ’ eco le rim andava per tutte le di
rezioni per modo che l ' uditore si sentiva com e im merso in un m are di voci che lo circondavano senza che
potesse discernere com e e donde ve
nissero. Un rispettabile personaggio commosso a quel m agico affetto ebbe ad esclam are: Mi sem bra veram ente di trovarm i in Vaticano.
Un altro facendo uso della iperbole esclamò: Soltanto in Paradiso vi può essere canto più bello. Siam o per a ltro obbligati di trib u tare una pa
rola di riconoscenza a m olti d ilet
tanti e m aestri di m usica di T orino e di altre città che graziosam ente si offerirono e prestarono l’ opera loro pel solo spirito di religion e senza b a dare ad alcun interesse m ateriale.
Speriam o che in questa medesim a Chiesa potranno avere luogo altre r e ligiose solennità in cui sarà rinnovato il medesimo canto e così siano sod
disfatti qu elli che o per distanza di luogo o per l’ incap acità della Chiesa non hanno potuto trovarsi presenti in questa occasione.
CAPO VII.
Paramentali ed altre som m inistrazioni pel servizio religioso.
Noi eravamo pressoché alla vigilia della Consacrazione e ci mancavano ancora quasi tutti gli oggetti necessari pel servizio religioso. Ma Dio, che è padrone dei cu ori degli uom ini, inspirò a più persone di farci avere quanto occorreva. Senza che ne fosse rich iesto com inciò uno a m andarci un calice veram ente elegante. La coppa è di argento col gambo di bronzo dorato di notabile altezza con vari lavori di m olto pregio. È questo un dono del Dottore T an cion i professore di m edi
cin a e chiru rgia alla Università R o
m ana. Per grave m alattia trovandosi a l
l’estrem o della vita, perduta ogni spe
ranza ne’ mezzi u m a n i, venne dagli am ici incoraggiato a fare una novena a Maria A usiliatrice con promessa di fare qualche dono alla Chiesa di V al- docco se guariva. Dalla promessa al
l ' esser fuori pericolo passò appena la m età della novena. Compiva fedel
mente il suo voto e voleva che sopra il calice fosse ricordato il celeste fa
vore da lui ricevuto con queste parole:
F a m ilia e Tancioni R om an ae v otum MDCCCLXVIII. Sopra il calice era una elegante e ricca palla ovvero anim etta coll'im m agine del R edentore. Essa è lavoro delle m onache del Bam bino Gesù in Aix la Chapelle città di Prussia, a spese della contessa Stol- berg m oglie del celebre Luterano ed ora fervoroso cattolico conte Stolberg Vernigerode membro ereditario della cam era dei Signori in Prussia.
Ora o per grazie ricevute o per di
vozione sem brava che ci fosse uno che andasse a significare a ciascuno quanto occorreva per quella solennità. Una signora francese di alto lignaggio, la Duchessa d i.... inviò a sufficienza ca
m ici, cotte, am itti, corporali, tovaglie e tovaglini con alcune pianete. Un si
gnore torinese provvide i candelieri, croci, c a r te -g lo ria per tutti gli altari, d i poi volle aggiungervi la cera. Man
cavano ancora le candele per due al- tari, e ci furono inviate da un insigne benefattore di F irenze. Altra signora fiorentina offeriva un elegante in cen siere con navicella. Mancavano can dele piccole per le messe lette, ed una signora torinese le provvide.
Leggete con pazienza, o am ici, e facciam one le m araviglie col Signore.
P iviali, tu nicelle, pianete, m essali, in censiere, navicella, cera, lampade pel
le solennità, lampade ord inarie, olio per le m ed esim e, cam panello per la sacrestia, cam panelli per i singoli al
tari, tovaglie di vario g enere, le am polline e perfino le funi delle cam pane vennero in breve tempo provve
dute, ma in modo e m isura che nem m eno un oggetto restò duplicato, senza che neppure uno di essi ci fosse m an
cato nel bisogno. Riguardo al campa
nello della sacrestia avvenne quanto segue.
Un signore torinese, travagliato da m ale di capo che si estendeva alla nuca con m inaccia della stessa spina dor
s a le , portavasi in questo giorno alla
novella chiesa per supplicare l ’ augusta R egina del Cielo a volersegli dim o
strare suo aiuto presso Dio. Giunto vicino alla sacrestia intese che fra le a ltre cose si difettava ancora di un cam panello. Se ottengo qualche sol
lievo nei m iei m ali, egli disse, prov
vederò im m ediatam ente tale oggetto.
Detto questo entrò in c h ie s a , fece breve preghiera e con grande sua con
solazione si trovò perfettam ente gua
rito. Con trasporto di gioia com piè su l
l’ istante la sua prom essa, ed ora con p iacere va raccontando a’ suoi am ici la grazia che d ichiara avere dalla co
m une Madre celeste ricevuta.
C A P O V I I I .
I pranzi.
Le m araviglie della bontà del S i
g nore n el provvedere quanto occorreva pel divin culto non vennero meno in tutto ciò che era necessario ad onesto sostentam ento di que’ g io rn i.
Molti personaggi o perché di rim oti paesi, o perchè im pegnati nelle sacre funzioni, com e i vescovi colle persone che li assistevano nel servizio religioso, non potevano di qui allontanarsi senza grave loro disturbo. Ma la povera no
stra condizione ci rendeva incapaci di provvedere quanto era necessario per tan ti illu stri personaggi. Ecco com e fummo provveduti.
Un agiato signore pose a nostra di
sposizione posate, porcellane, e quanto faceva m estieri pel servizio di tavola;
altri poi inviarono vino in botti, cassette di bottiglie; m oscato di Strevi, passe
retta di Canelli, barbera e nebiolo di Asti, bracchetto di Mombaruzzo, dol
cetto di Prasco, bianco di Caluso, m al
vasia di Monferrato furono vini spon
taneam ente regalati da varie persone di distanti e diversi paesi. Alcuni altri spedirono m ortadelle da Bologna; sa
lati e strachini di Milano, Gorgonzola, lodigiano, salam i, frutti confezionati, p ollastri, uova, pesci e carne non ci m ancarono m ai. Caffè, cioccolato, zuc
chero, kiffer, briossi e pani di sem ola,
biscotto fino furono la provvidenza quo
tidiana. Un giorno avevamo a m ensa tre eleganti e grosse focacce giunte poco prim a del pranzo. Una proveniva da M ilano, l ’ altra da Genova, la terza da T orino. Un confettiere di questa città som m inistrò gratuitam ente ogni giorno confetti e dolci di ogni genere per tutto l ’ottavario. Ma la m araviglia fu che tra tante offerte fatte da paesi cotanto distanti l’uno dall’ altro non fu m ai che un oblatore offerisse cose of
ferte da a ltri o cose in u tili. Di mano in mano che quelle offerte giungevano, si collocavano im m ediatam ente al loro posto. Quelli stessi che furono testi
m oni ocu lari non sapevano darsi r a gione di tanto trasporto e di tante op
portune oblazioni senza che si fosse fatta dimanda. Anzi m olti oblatori e- rano affatto sconosciu ti e non ebbero m ai alcuna relazione collo stabilim ento.
In questa guisa guidati dal solo spirito di carità m olti concorsero ad onorare la santa Vergine nella persona di chi si adoperava per prom uovere le sue glorie. Un venerando p re la to , osser
vando la provenienza delle cose che im bandivano la nostra m ensa, ebbe ad esclam are commosso: Chi dicesse che gli oblatori di tante e svariate offerte non siano stati mossi dallo spirito del Signore, negherebbe la luce del sole in pieno mezzodì.
CAPO IX .
Me rco ledì 1 0 giugno, 2° gi orn o d e l l’o tta vario .
Funzioni religiose.
F ra i venerandi p relati già perve
n u ti all’O ratorio era m onsignor Ghi- lard i vescovo di Mondovì che doveva p redicare e prendere parte alle fun
zioni religiose.
Alle 6 1 2 del m attino esso com inciò il servizio religioso che doveva avere luogo ogni m attino dell’ottava. Nostro scopo era di dare un segno di g rati
tudine verso tanti benem eriti oblatori della chiesa e dello stabilim ento in vocando le celesti benedizioni sopra di loro e sopra le loro fam iglie.
Questo eravamo tanto più in dovere di fare, perchè m olti di quelli essen
doci ig n o ti, dovevamo alm eno colla p reghiera dim ostrare loro la nostra riconoscenza. Dio poi che vede ogni opera segreta avrebbe c ertam ente la r
gito ai m edesim i il m eritato guiderdone.
Questo servizio religioso consisteva in pubbliche preghiere, corona del ro sario recitata dai giovani delle tre case riu n iti con altri fedeli che num erosi concorrevano. Term inate le p reghiere, il prelodato m onsignor Ghilardi pro
nunziò un fervoroso serm oncino in preparazione alla s. com unione dimo
strando la necessità della frequente com unione sia per attestare la presenza reale di Gesù Cristo n ella santa E u caristia; sia per ravvivare la nostra fede in Gesù Cristo che è il più saldo sostegno contro i nem ici di Dio e della Chiesa e la più soave consolazione nei g iorn i del dolore.
Dopo celebrò la santa Messa, infra cui com unicò lunga schiera di fedeli.
Alle ore 1 0 la Messa fu pontificalm ente cantata dal vescovo di Casale assistito
dai canonici della SS. T rin ità rapp re
sentati dai canonici M arch isio , Giu- stetti, T alu cchi, Berteu e dal sacerdote L em oyne direttore del collegio di Lanzo che suppliva il canonico Zorniotti.
Alle 6 di sera m onsignor Ghilardi pontificava n ei vespri, dopo cui il ve
scovo di Casale montava in pulpito e com inciò il secondo suo discorso in torno alla necessità dell’insegnam ento cattolico nelle scuole, e com e questo insegnam ento deve avere per base la dipendenza dall’in fallibile m agistero della Chiesa. (V . in fine del libro).
CAPO X.
FATTI PARTICOLARI.
Messa del m aestro D e-Vecc h i.
Guarigione di un fanciullo e di una fanciulla.
F r a le cose notabili di questa g ior
nata è la Messa solenne. È questa una delle belle com posizioni di Gio. De-Vec- chi nostro m aestro di m usica istru - m entale. Essa venne eseguita con tutti
gli am m inicoli che potevano re n derla m aestosa. Oltre al compatto nu m ero di cantori intervennero spon
taneam ente a prendere parte i più celebri m usicanti di T orino. I soli violin i eccedevano il num ero di qua
ranta. La m usica della Guardia Nazio
nale con generosità veram ente degna di uom ini d isinteressati offerì l ’ opera sua per questa e per altre funzioni.
P erciò dim andarono ed ottennero che fossero m utati il giorno e le ore del pubblico e ord inario loro servizio; cosa che loro venne benevolm ente concessa.
La com posizione e la esecuzione di questa messa si può chiam are un capo d’ opera.
Al mezzo tocco avvenne un fatto che sem bra degno di essere raccontato.
Portato da una carrozza giunse un uomo di signorile aspetto che dim anda di fare la sua confessione; di poi tutto commosso e con esem plare ra cco g li
m ento si accosta alla santa Comunione.
Fatto l ' opportuno ringraziam ento va in sacrestia, fa un’offerta dicendo:
Pregate per m e, e raccontate per tutto
il mondo le m araviglie del Signore m ercè la intercessione della S . V ergine.
— Si può sapere chi siete voi e quale cosa vi abbia condotto qui?
disse il sacerdote che l ’ ascoltava.
— Io, risp ose, vengo da F aen za;
aveva un bam bino, unico oggetto delle mie speranze. Caduto ammalato a quattro anni d’età non mi si dava più speranza di vita e lo piangeva in co n so labilm ente com e m orto. Un am ico per consolarm i mi suggerì di fare una no
vena a Maria Aiuto dei C ristiani con promessa di fare qualche obblazione per questa chiesa. P rom isi tutto e vi aggiunsi ancora di venire personal
m ente a fare la mia offerta accostan
domi qui ai santi Sacram enti se ot
teneva la grazia. Dio m i esaudì. Alla m età della novena mio figlio era fuori di pericolo ed ora gode ottim a salute.
Egli non sarà più m io, ma lo ch ia
m erò per sem pre figlio di Maria. Ilo cam m inato due giorni: avendo ora com piuta la mia obbligazione rip arto consolato e benedirò sem pre la Madre delle M isericordie, Maria A u siliatrice.
In quello stesso mom ento giunse una m adre con una sua figliuola di circ a anni 1 3 . E cc o m i, ella prese a d ir e , sono venuta a fare la m ia ob
bligazione. —
— Chi siete voi? le fu dim andato,
— Io sono Teresa Gambone madre di questa fanciulla di nome Rosa.
— Donde ven ite?
— Veniamo da Loggia di Carignano.
— P er qual motivo siete qua ve
nute, e p erchè questa vostra figlia di
m ostra tanta g io ia in volto?
— A h! non si ricord a p iù ? Questa m ia figlia fu condotta qua poco tempo addietro com e cieca. Pativa m ale agli occhi da quattro anni. I m edici la giudicavano cieca ed ella stentava a discernere la luce dalle tenebre.
Essa si fece dare la benedizione, p raticò alcune preghiere suggerite in onore di Maria per un tempo stabi
lito cioè da Pasqua fino a ll’ Ascensione del Signore.
A quel giorno la m ia Rosa era p e r
fettam ente gu arita.
Ora siam o venute a farne rin g ra
ziam ento con una tenue offerta. Noi siam o poveri braccian ti di cam pagna e non possiamo fare di più. Noi co n serverem o per sem pre la m em oria di cosi grande benefizio.
CAPO X I.
Giovedì 11 giugno, 3° gio rno d e ll’ot tavario.
Funzioni religiose.
Oggi solennità del Corpus D om ini fin dal buon m attino si m anifesta grande intervento di forestieri.
Monsig. vescovo di Mondovì fa la solita funzione del m attino con an a
logo serm oncino, in cui dim ostra la frequente com unione essere sorgente inesauribile di celesti favori. Dopo m olte ragioni porta l’ esem pio di s. Cat- terina da S ie n a , la quale, non sa
pendo nè leggere, nè scriv ere, attinse dal SS. Sacram ento una scienza stra
ord inaria sparsa nei quattro grossi volumi delle sue opere.
È la santa E u caristia, disse fra le
altre cose, che illum inò la mente a tanti sacerdoti e infuse nei loro cu ori coraggio di affrontare i più gravi pe
rico li in mezzo al mondo: che for
tificò i m artiri nei loro torm enti, che rese costanti nel divino servizio tante vergini, le quali rinunziando al mondo andarono a chiudersi nei chiostri per con sacrarsi totalm ente al Signore.
La santa Comunione oggi fu assai più num erosa dei g iorn i antecedenti.
La sola Comunione G enerale passò il num ero di m ille.
Alle quattro di sera fu data una accadem ia in onore di Maria A u silia- tric e , in cu i si lessero o si declam a
rono p arecchie com posizioni di oppor
tunità. Quindi vi fu solenne d istribu zione dei prem i ai più distinti nella condotta m orale fra i giovanetti della casa di T o rin o, di Lanzo e di Mira
bello. Chiudevasi il trattenim ento con alcune am ene rappresentazioni m usi
cali e dram m atiche.
Alle 6 m onsig. vescovo di Mondovì pontificava ai vespri m entre monsig.
Gio. Balm a vescovo di Tolem aide p ro-
nunciava un dotto, ameno e com m o
vente ragionam ento su M aria S S ., che in tutti i secoli presso ai cristiani fu sem pre oggetto di conforto e di vene
razione.
Questo venerando P relato, ventidue giorni prim a, era già intervenuto a consacrare le cinque cam pane che form ano il nostro concerto, e in quella occasione aveva proferito un in teres
sante discorso intorno a ll’ uso delle cam pane e che cosa intenda la Chiesa nel b en ed irle, nel con sacrarle, e nel farle suonare per convocare i fedeli in chiesa, o per invitarli a pregare nelle loro c a s e , o perchè si preghi per qualche defunto n e’ casi di m or
tu ari avvenim enti.
CAPO X II.
FATTO PARTICOLARE.
Guarigione di una donna di Caram agna.
In questo giorno a motivo della so
lenne processione alla M etropolitana, non avendo più luogo alcuna religiosa
funzione dalle 9 del m attino fino alle 6 di sera, si ebbe m aggiore com odità di parlare con p arecchi forestieri che intervenivano a questa chiesa per rin g raziare Iddio de’ benefìzi ricevuti, o per supplicare la santa Vergine che venisse loro in aiuto nelle desolazioni da cui erano travagliati. Io in tra
prendo qui ad esporre alcuni dei m olti fatti che condussero i divoti a queste solennità.
Alle 1 0 di quel m attino con bel garbo si presenta in sacrestia un uomo per com p iere, egli diceva, la sua ob
bligazione.
— Chi siete voi, e donde venite, mio buon am ico, gli fu chiesto.
— Io sono Costamagna Luigi. Vengo da Caram agna con m ia m oglie.
— Con quale scopo?
— P er rin g raziare la santa Ver
g ine A u siliatrice di un gran favore a sua intercessione ricevuto.
— Si può sapere quale sia stato questo favore?
— Sì che si può sapere e ve lo racconto volen tieri.
Mia m oglie era am m alata da lungo tem po, e malgrado ogni cu ra dell’ arte m edica ella trovavasi all’estrem o della vita. Una sera circa alle 11 di notte pareva dovesse m andare l ’ ultimo r e sp iro. Non sapendo più nè che dire, nè che fare, le indirizzai queste pa
r o le : F atti coraggio, raccom andiam oci a M aria. Se tu g u arisci andremo poi a fare la nostra divozione nella nuova chiesa che si sta facendo in T orin o, e porterem o qualche offerta. L ’inferm a senza p arlare chinò il capo per in dicare che approvava la m ia proposta.
M araviglia a dirsi! P ochi m inuti dopo m ia m oglie riacqu istò la loqu ela, poi entrò in tale m iglioram ento, che in pochi giorni si trovò perfettam ente g u arita. — Ora noi siam o venuti a T orino unicam ente per com piere la nostra obbligazion e, cioè accostar ci alla santa com unione n ella nuova ch iesa con un offerta com p atibile al nostro stato.
— Potreste darmi per iscritto quello che m i avete racco n tato ?
— Ecco lo scritto che teneva pre
parato. Qui sono esposte le varie par
tico larità della m ala ttia ; servitevene pure per dare qualunque pubblicità a questo fatto nel modo che voi giudi
cherete m eglio per la g loria di Dio, e per onore della B eata Vergine Maria.
CAPO X III.
ALTRI FATTI PARTICOLARI.
Mentre in cotal guisa si parlava col divoto di Caram agna si avvicinò un uomo di povera condizione che senza pream boli d isse : Io pure son venuto da Bra per rin graziare la santa V er
gine A u siliatrice. Un mio figlio avea pressoché perduta la vista, i più va
lenti m edici non sapevano più che cosa su g g erirm i; ho fatto la novena con prom essa di venire a fare le m ie divozioni in questa ch iesa, e adesso sono venuto a com piere la m ia o b b ligazione, p erciocché mio figlio guarì pe rfettam ente. Lo guardi com e sta
b
ene e sono puliti g li occhi su o i!
Costui venne interrotto da una Signora m ilanese che prese a dire così : Sia lodato Iddio e benedetta la santa Ver
gine. Mio figlio da più anni trava
gliato da un o rrib ile cancrena ad una m ano è guarito perfettam ente. I m e
dici avevano poca speranza di g uari
gione eziandio coll’amputazione del b raccio. Fu benedetto e fu fatta no
vena a M aria A usiliatrice ed ora lo osservi. Si vedono le profonde c ica tric i che dim ostrano la gravità del suo m ale, ma è perfettam ente sano.
Con me sono anche venute altre p er
sone unicam ente per attestare la no
stra gratitudine alla Beata V ergine Maria.
In questo momento succedette un po’ di tafferuglio. Da diverse parti si voleva p arlare. Io ho potuto sola
m ente raccogliere le asserzioni di a l
cu n i.
I o , diceva uno, di nome Fea . . . vengo da Carignano per rendere grazie per la guarigione inaspettata di m ia m adre.
Un’ altra di nome Beruto Lucia lo
interruppe dicendo: Io vengo d a Chieri ed ho meco la relazione scritta con piccole oblazioni di varie persone che riconoscono da Maria A usiliatrice la guarigione de’ m alanni da cu i erano m iseram ente travagliati. Io era affetta da una pericolosa enfiagione ai piedi, e fatta la novena a Maria A usiliatrice, ne fui perfettam ente guarita.
Io pure, soggiunse un’altra giovane, sono venuta da Chieri pel medesimo motivo. Il mio nome è Adelaide e fui liberata da acuto mal di capo e da gastricism o, che mi portò sull’ orlo della to m b a; vissi quindici giorni a sola acqua. Maria A usiliatrice è quella che mi ha ottenuta la guarigione. Mentre tali cose succedevano avvenne un fatto che interruppe ogni altro ra g io n a mento.
Era una giovanetta in sui venti anni che veniva qua condotta nella speranza di guarire da una p aralisia, per cui aveva come morto un b raccio colla metà del corpo. Da un suo fra
tello e dalla sua genitrice fu traspor
tata in una cam era vicina. Di p o i,
com e meglio potè, si mise ginocchioni invocando colla voce e col pianto lo aiuto di Colei che santa Chiesa pro
clam a Aiuto dei C ristian i. Si fecero parecchie preghiere cogli astanti, se le diede la benedizione, quindi si rin novarono le preghiere. Mentre tutti pieni di fede invocano grazia e m i
sericordia, la p aralitica com incia a m uovere la m ano, di poi il braccio.
E lla ne rim ase talm ente commossa che gridando: Io sono guarita, cadde sve
nuta. La m adre ed il fratello la so
stennero, le fecero anim o, le porsero una bibita. La p aralitica riacquistò l ’ uso dei sensi e restò perfettam ente guarita dal male che da quattro anni la rendeva im m obile. Ognuno può im m aginarsi le voci d’ am m irazione e di ringraziam ento che s’ innalzavano da tutte parti.
Senza più nulla dire i parenti della m alata andarono in chiesa e dopo alquante preghiere uscirono; la for
tunata giovane montò allegram ente da sè sulla carrozzetta, e co’ suoi pa
ren ti rip artì.
In quel momento si aum entò la con fu sion e: da tutte parti si dim an
dava una special benedizione, m entre altri volevano racco n tare cose loro avvenute e fare offerte per grazie r i
cevute. P er questo motivo non si potè più prendere m em oria di m olti fatti, nem m eno notare il nome delle p e r
sone a cui questi si riferivano.
CAPO XIV.
Venerdì 12 giugn o, 4° giorn o d ell’otta vario .
Funzioni religiose.
Questo giorno essendo feriale vi fu più calm a, e le funzioni poterono farsi con m aggior regolarità. Il vescovo di Mondovì a ll’ ora solita fece la com u
nione g en erale, prim a di cui pronu n
ciò un tenero serm oncino. In esso prese a dim ostrare la grande conso
lazione che devono avere i C ristiani quando insiem e si raccolgono a ric e vere il divin Corpo del Signore.
La Messa fu pontificalm ente cantata da m onsig. Balm a, assistita dai paroci della città rappresentati dal teol. cav.
Gattino, curato di Borgo D ora; dal cav. teol. Ponzati, curato di s. Ago- stino; dal teol. Bruno, curato dei ss.
M artiri; dal padre Carpignano, curato e su p eriore di s. F ilip p o ; e dal teol.
T ru cch i, curato della SS. Annunziata.
Al mezzodì giunse all’ Oratorio m on
sig. Gastaldi Lorenzo, vescovo di S a - luzzo, che veniva per prendere parte alla predicazione e ad altre sacre fun
zioni. Alle 6 di sera egli pontificò ai vespri ed alla benedizione, m entre il vescovo di Mondovì con apposito ra
gionam ento parlò dei grandi tesori che si contengono nella Chiesa di Gesù Cristo, e degli strepitosi m iracoli che continuam ente si operano. N ella Chiesa Cattolica sono rinnovati in un modo assai più perfetto e sublim e i m ira
coli da Dio operati nei più celebri luoghi dell’antico e nuovo testam ento com e sono il Paradiso te r r e s tr e , l'Arca di Noè, il Tem pio di Salom one e tutta la P a le stin a , specialm ente ai tempi
del Salvatore. Ma che sono m ai que
ste m araviglie paragonate con quelle che noi vediamo ogni giorno operarsi n ella Chiesa di Gesù Cristo e sp ecial- m ente n ell’ am m inistrazione dei santi Sacram enti?
Conchiudeva anim ando il fedele c r i
stiano a conservarsi coraggiosam ente, a costo di qualunque sacrifizio, nel grem bo di questa santa Madre Chiesa finché vivrà sulla te rra , com e unico mezzo per assicurargli la somma fe
licità preparata in Cielo.
CAPO XV.
FATTI PARTICOLARI.
Offerta di un mendico — Una guarigione.
Fiasco di Gavazzi.
Questo giorno è pure m em orabile per m olti fatti particolari che noi an
dremo brevem ente esponendo. F ra gli altri avvi quello di un m endico.
Venne esso in chiesa, si accostò ai
santi Sacram enti assistendo alle altre sacre funzioni. Ma m ostravasi assai angustiato per non essere in grado di portare an ch ’egli qualche offerta da im piegarsi a favore della nuova ch iesa. Il Signore gl’insp ira un mezzo, egli l ' accetta. Esce di ch iesa, va di casa in casa accattando lim osina, e riesce a racco g lie re dieci soldi. R i
torna alla ch iesa, prega, e poi tutto commosso va in sacrestia dicendo: ho rag gran ellati questi dieci soldi che costituiscono tutte le m ie sostanze.
Li do tutti a benefizio di questa ch iesa, non posso fare di più, ma ritorn o subito in chiesa a pregare Iddio che insp iri altri benefattori a fare offerte m aggiori.
Pochi istanti dopo giunse u na s i
gnora portante un cuore d’argento.
Ho promesso, d ic e v a , questo cu ore d’ argento a Maria A u siliatrice se ot
teneva la g razia, e l’ho ottenuta pie
nam ente.
— Si può sapere quale sia questa g ra z ia ?
— Sì che si può sapere. Poco tempo
fa io caddi in una via della città , ed una carrozza attraversandom i sfracel- lommi le gam be e le coscie. I m edici ebbero m olta cu ra di m e ; m a dopo alcune settim ane furono unanim i nel dirm i che attesa la m ia età di set
tanta sei anni non potevano più as
sicurarm i la guarigione.
— Che non vi sia più alcun rim e d io? dissi al dottore.
— L’unico rim edio sarebbe un m i
racolo del Sig n o re, rispose.
Allora io mi raccom andai con fede a Maria A usiliatrice; feci una novena e fra breve rim asi perfettam ente gua
rita, p erciò la Madonna ha veram ente operato un m iracolo. Ora io cam m ino liberam en te, e con gratitudine com pio la mia obbligazione. Chi vuol sapere il mio nom e lo guardi dietro al cuore che offro, ed è Anna Caniparo, di anni 7 6 .
In questo momento giunse un di
spaccio di monsig. P ietro R ota vescovo di Guastalla. Egli doveva anche giun
gere per prendere parte alle sacre funzioni, e invece scrive il seguente
telegram m a: L ’eretico Gavazzi è giunto in G uastalla p er p red icare l’em pietà;
perciò la parten za è sospesa, fate pre
g h iera a M aria A usiliatrice che ci li
beri da questo m alanno.
Si fecero veram ente pubbliche p re
ghiere nella nuova chiesa e la santa V ergine le ascoltò. Gavazzi si provò a p red icare, m a non potè. Sfidò il vescovo ed altri a disputa, che l ’ac
cettarono. E g li, temendo di fare un f iasco pubblicam ente, andò in cerca di pretesti per poterla rifiutare.
I l pubblico ne fu sdegnato, ed il fam igerato Gavazzi dovette con somma fretta allontanarsi da quella città, con ferm ando col fatto quanto la Chiesa Cattolica canta in ossequio alla santa V erg in e : Cunctas haereses sola intere- m isti in universo m undo.
Quel dotto e pio Prelato dopo una settim ana potè venire a visitare la nuova chiesa. Compiè diverse sacre fu n z io n i, ringraziando così la santa V ergine Maria della grazia ricevuta n ella liberazione del Gavazzi, senza che si dovessero deplorare le triste
conseguenze e i gravi scandali cagio
nati in altri paesi.
CAPO XVI.
P inelli di Avigliana. — Giacchetti di Biella.
F ra m olti che in questo giorno ven
nero a ringraziare la santa Vergine per benefizi ricevuti fu un certo P i nelli Giovanni di Avigliana. Mio figlio, egli disse, venne assalito da una tosse così ostinata c he sem brava m inac
ciarg li la vita. Dopo alcuni mesi i m edici lo qualificarono com e preso ai polm oni e perciò avviato ad una vera etisia. Privo di speranza n ell’arte um ana, feci ricorso a colei che ogni giorno chiam iam o Aiuto dei C ristian i, e ad esempio di alcuni m iei patrioti feci una novena con qualche promessa:
La novena non era ancora term inata e il mio figlio era g uarito. Si noti di più che egli pativa eziandio altri in co modi nella sanità, i quali tutti scom parvero nel corso della ben avventu
rata novena.
Il chierico Giacchetti Carlo di Les- so n a Biellese è t r a quelli che v e n n e ro a r in g r a z ia r e la sa n ta Vergine p e r grazia ricev u ta. Ecco come egli stesso ra c c o n ta il fatto. P e r m ia sventura andava spesso soggetto a m al di denti.
Una volta p iù che m ai venni assalito in m odo v e ra m e n te vio lento. Da u n dici g io rn i p e r la violenza del m ale n o n poteva p iù a v e re n è pace, n è r i poso nè g io rn o , nè notte. Allora n o n fui p iù p a d r o n e delle facoltà m e n ta li e caddi in delirio. Una n o t t e , alle dieci di sera, alcuni am ici, che mi assistevano, commossi dal d eplorabile m io s ta to , a n d a ro n o a c h ia m a re un s a c e r d o te , che v e n is s e , siccome m i ra c c o n ta ro n o di poi, a d a rm i la b e nedizione di Maria Ausiliatrice. Venne il sacerd o te, che cercò di c a lm a rm i con p en sieri religiosi. Io risposi che pativa te rrib ilm e n te . Egli soggiunse che, c o m u n q u e gravi fossero i m iei m ali, ce rta m e n te n o n e r a n o a n c o ra da p a ra g o n a rs i con quelli dell’inferno.
Non so, risposi n ell’a b b e rra z io n e m e n
t a l e , non so se n e ll’inferno vi p o s
sano essere to rm e n ti m aggiori.
Allora il sacerd o te invitò tutti gli a stan ti ad in g in o cch iarsi e p re g a re . Noi, egli disse, in te n d ia m o di p re g a re Iddio che voglia glorificare la su a a u g u sta Genitrice invocata sotto al titolo di A i u to dei C r is tia n i. Mentre si p r e gava, alla m età delle preci della b e nedizione sacerdotale cessai dalle g rid a d e liran ti e quelli che m i ten ev an o colla forza mi lasciaro n o in p ie n a lib ertà.
Quando poi sul finire della benedizione si rispose a m e n , r im a n e n d o p e rfe tta m e n te g u a rito , restai im m erso in p r o fondissimo sonno.
I m iei am ici vedendom i passare dalle g r id a strazian ti ad u n a specie di l e targo si pensavano c h ’io fossi m orto.
Fu solo dopo schiamazzi e forti scosse che lo ro risposi: lasciatem i d o rm ire .
Da qu ell’epoca in poi n o n ho p iù patito m al di den te, e di questo se
gnalato benefizio io vado d eb ito re a Maria Ausiliatrice, a cui re n d e r ò grazie p e r tutto il corso di m ia vita.
Desidero che questo fatto sia p u b
b lic a to e p er debito di g ra titu d in e alla Beata Vergine Maria, e p e rc h è altri trovandosi in simili te rrib ili a fflizioni facciano eziandio ric o rso a questa ce
leste Benefattrice del g e n e re u m a n o .
CAPO XVII.
S a b a to 13 g iu g n o , 5a g io r n o d e l l 'o tta v a r i o.
Finizioni religiose.
Le funzioni di questa g io r n a ta f u rono com inciate e t e r m i n a te dal ve
scovo di Mondovì . Al m attin o egli ce
lebrò la santa Messa p e r la C om unione g e n e ra le , p r im a di cui ten n e analogo s e rm o n cino. In esso p rese a d im o s tr a r e c om e gli u o m in i abb ian o un mezzo ef
ficacissimo p e r pla c a re Dio coll’offerta di Gesù in sacram ento. Il cu o re di Gesù, egli diceva, è assai più accetto all’E- t e rn o P ad re, che il cu o re di tutti gli u o m in i messi insiem e. Onesta offerta è così g ra n d e che l ’E te rn o P adre n o n p otrebbe r ic h ie d e rn e u n a m aggiore.
Svolse questi pensieri coll’a u to rità dei
libri sacri e d e ’ santi P ad ri, con s im i
litu d in i e con esempi analoghi.
Alle 10 m o n sig n o r Gastaldi celebrava la santa Messa pontificalm ente coll’a s
sistenza del canonico None c u ra to del Corpus Domini, del Teol. cav. P e ira n i curato della Gran Madre di Dio, del T eo l . A rpino curato dei ss. P ietro e Paolo, e del Teol. Lotteri curato di santa Maria di Piazza, e del sacerdote Gio
vanni Bonetti d ire tto re del Piccolo Se
m in a rio di Mirabello che suppliva al c u ra to di s. Teresa.
Alle 6 di sera m onsig. vescovo di Mondovì pontificava ai Vespri, dopo cui m onsig. Gastaldi te n n e sacro r a g ionam ento. Egli com inciò coll’ e sp ri
m e re la sua m araviglia nel m ir a r e la novella chiesa innalzata alla Gran Ma
dre di Dio, dove p rim a eravi uno ste
rile gerbido. Quindi si fece a ra c c o n ta re in breve la storia degli Oratori festivi e della casa di Valdocco, che egli vide nascere e crescere sotto agli occhi suoi.
Svolgendo poi lo scopo degli O ratori, e della casa annessa, p a rlò della n e cessità di d are educazione religiosa alla
gioventù, educazione che si può sol
tanto avere n ella Chiesa Cattolica. I n fine in coraggiava i collaboratori a p e r severare nelle loro opere, ed anim ava la s t r a o r d in a r ia folla degli udito ri a sostenere e p ro m u o v ere questa is titu zione che lo ro avrebbe procacciato la b enedizione di Dio e la riconoscenza degli uo m in i. Si com pieva la g io rn a ta colla benedizione del SS. S acram ento c o m p artita solennem ente dal vescovo di Mondovì.
CAPO XVIII.
f a t t i p a r t i c o l a r i.
Venuta dei M ornesini alla nuova chiesa.
Oggi lascio a parte ogni altro fatto p e r esporre con p a rtic o la ri circostanze la venuta dei Mornesini alla nuova chiesa. A m a g g io r chiarezza del r a c conto giova r ic h ia m a re a m e m o ria com e questo paese da m o lti a n n i vedesse le sue vendem m ie quasi totalm ente d i
stru tte dalla c ritto g am a (1). Gli a b itan ti p ie n i di fede n ella potenza di Maria Ausiliatrice p ro m isero il decim o del frutto delle loro vigne se fossero stati lib e ra ti da quel flagello. F u ro n o e s a u diti, la v en d em m ia fu a b b o n d a n te ed essi m a n te n n e r o fedelm ente la fatta p rom essa. Ma i lo ro c u o ri n o n sem b ravano paghi se n o n avessero dato u n pubblico segno di divozione, ve
n en d o a r in g r a z ia r e la Celeste loro B enefattrice nel nuovo tem pio a Lei dedicato. P e rtan to in n u m e ro di q u a r a n t a padri o capi di famiglia con alla testa il Sindaco ed u n sacerdote che ra p p re se n ta v a il P aroco p e rco rsero u n s e tta n ta m ig lia di cam m in o p er venire qu ali a m b asciato ri a p o rta re i com uni ossequii a Maria. La loro c o m p a rsa fra noi destò non poca m araviglia. Al
c u n i avevano in capo u n b erretto rosso ed alto: altri con cappello a la rg h e falde : e con b ra c h e tte , con farzetti o con altri abiti all’antica, eccitarono
(1) V. Let t. Catt. fasc . M araviglie della G ran M adre di Dio. pag. 172.
viva curiosità di sapere chi eglino fos- sero. Ma chi lo c re d e r e b b e ? Ognuno parlava, rispondeva in m odo cortese e garbato come uom o di scienza e di c o m p iu ta educazione.
Il Sacerdote che loro aveva tenuto com pagnia si fece in te rp re te del p e n siero di tutti ed in presenza di risp e t
tabili ed autorevoli personaggi tenne questo d iscorso: Non vi rech i m a r a viglia, o sig n o ri, il vedere q u a raccolti questi ra p p re s e n ta n ti del popolo di Mornese. Se n o n ne fossero stati im pediti dai lavori cam pestri forse sa re b b e r o venuti tu tti. Essi a d u n q u e fanno le veci di q u a n ti rim asero alle lo ro case. Scopo nostro è di r i n g r a ziare la Santa Vergine Ausiliatrice dei benefizi ricevuti. Maria p e r noi è u n g r a n nom e, ascoltate. Due a n n i o r sono molti giovani del nostro paese dovendo a n d a re alla g u e r r a , si posero tutti sotto la p rotezione della S. Vergine m e t
tendosi p e r lo più in collo la m edaglia di Maria Ausiliatrice. A n d a ro n o , af
frontarono coraggiosam ente ogni sorta di perico li, m a n i u no rim ase vittima