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Il Parco Dora emerge dal più grande deserto industriale intra-urbano di Torino vicino al centro città. Esso è caratterizzato dal suo passato industriale ed è spazialmente definito dal fiume Dora, dalle principali arterie di traffico e relativamente dai nuovi quartieri residenziali. Cinque aree separate corrispondenti alle ex linee di proprietà del parco presentano differenze di impatto estetico funzionale dovute alla qualità dei resti industriali. Ponti, scale e rampe collegano le diverse parti del parco con l'altro e con i quartieri circostanti.

Il fiume in parte coperto da una lastra di cemento viene riscoperto per la città nell'ambito del progetto "Torino, Città d'Acqua".

La creazione di questo nuovo parco urbano è avvenuta attraverso un intervento di trasformazione urbanistica di quattro bacini occupati dalle acciaierie Fiat, il tutto attraverso un approccio improntato alla multifunzionalità e salvaguardando l’eredità postindustriale.

Il parco Spina 3 è situato lungo la Dora Riparia e si tratta di un territorio urbano di un milione di mq che per circa un secolo, ha subito una grave degrado da parte degli impianti industriali delle acciaierie Fiat e della Michelin.

L’intervento della Spina Centrale si basa sulla costruzione di un viale lungo 9 Km. In continuità con il progetto “Torino città d’acque” la presenza della Dora Riparia ha determinato la vocazione ambientale di Spina 3.

L’affidamento della progettazione è avvenuto esternamente attraverso un bando di gara europeo del 2004 che è stato vinto da un gruppo di progettazione diretto da Peter Latz, considerato appunto il pioniere nel recupero dei paesaggi postindustriali (tra le sue realizzazioni più significative occorre ricordare come esempio il Landschaftspark

Duisburg-Nord, nella Ruhr).

Il Parco Spina 3, presenta come caratteristiche dimensionali una lunghezza di 1700 m ed una larghezza di circa 800 m. Esso è suddiviso in cinque principali aree e ciascuna di esse presenta caratteristiche peculiari e vocazioni diverse: area Ingest, il giardino

172 pubblico (47 mila mq); area Vitali, il parco pubblico (73 mila mq); corso Mortara, la grande terrazza (87 mila mq); area Michelin, il grande parco (87 mila mq); area Valdocco, la piazza alberata (73 mila mq).

I temi generali del progetto riguardano tre aspetti fondamentali: l’integrazione visiva e funzionale del parco con la Dora, la metamorfosi estetica e funzionale delle preesistenze industriali ancora presenti e la connessione urbana.

La Dora diventa elemento centrale del parco in quanto ne riconnette le parti. Essa non è solo elemento visivo ma anche tattile ed è rievocato, in un gioco continuo con le preesistenze industriali, con la creazione di canali, stagni e fontane.

I vari materiali, le strutture e gli edifici esistenti sono stati reinterpretati, integrandosi con le nuove funzioni; un metamorfosi necessaria al fine di conservare il genius loci nella trasformazione della fabbrica in parco come luogo di loisir (svago).

La realizzazione di importanti infrastrutture stradali ha garantito la connessione del parco alla città riaggregando anche visivamente lo spazio, senza che esse fossero di ostacolo alla fruizione unitaria.

La passerella sopraelevata che ha una lunghezza di ben 700 m, particolarmente emblematica e suggestiva, offre al visitatore la possibilità di “sorvolare” il parco, enfatizzando nel contempo gli scorci panoramici contrapposti delle Alpi e della collina di Superga.

Le diverse aree del parco sono state trattate in modo da evidenziare le specificità morfologiche e funzionali di ciascuna. I pochi materiali “poveri” (ad esempio il cemento, l’acciaio zincato e le gabbionate) unificano il progetto e sono tutti coerenti al linguaggio funzionale dell’industria.

Peter Latz ha ideato un itinerario ideale, di visita del Parco Dora-Spina 3, seguendo il viaggio un tempo percorso dall’acciaio, dalla linea ferroviaria Torino-Milano (che oggi corre sotto il suolo) lungo i binari degli stabilimenti.

Il parco Dora si compone di cinque comparti che conservano il nome degli stabilimenti industriali di cui hanno preso il posto: lotto Vitali, Ingest e Valdocco (corrispondenti ai

173 tre lotti delle Ferriere Fiat), Michelin e Mortara. In ogni comparto sono stati abilmente integrati ambienti naturalistici e preesistenze derivanti dal passato industriale della zona, conservate e rifunzionalizzate.

Incominciando la descrizione del parco dall’area Valdocco, si può notare che essa è situata a circa 500 m lungo la Dora Riparia. Il parco è costituito da due sponde speculari. La sponda destra, presenta lo scheletro della tettoia 18 che oggi è diventato uno spazio aperto privo di tetto e pareti e con un giardino costituito da esemplari di

Populus nigra e Salix alba.

La parte centrale del parco è sostanzialmente occupata da un terrapieno che si eleva a circa 1 m ed è realizzato con terreno preso del passante ferroviario; ciò ha consentito con la messa a dimora specie arboree di creare più zone con finalità ricreative. Il terrapieno è collegato alle promenade laterali e agli ingressi.

Il Lotto Michelin, situato oltre via Livorno, presenta un grande prato che si adagia in declivio verso il fiume, alberato con un bosco di querce e robinie sulla parte elevata, a macchie sparse di aceri e ciliegi nella parte pianeggiante con integrazione della vegetazione spondale (Pterocarya fraxinifolia), e platani orientali e peri in filari ordinati presso le strade circostanti. Inconfondibile la sagoma della Torre di evaporazione situata sul confine Ovest, essa rappresenta il Landmark di Spina 3.226

L’ingresso all’area Mortara è situato tra il fiume e il nuovo tunnel stradale. Subito dopo spazio prende respiro e trovano posto nuovi prati e lunghi viali ciclo-pedonali insieme a grandi alberi spondali preesistenti quali pioppi, platani e vecchi tigli. L’area Mortara è in sostanza una lunga terrazza affacciata sul parco e affiancata da una promenade, si snoda sulla copertura del tunnel, in un percorso curvilineo di circa 700 m. Essa presenta al proprio interno, un sinuoso tracciato di muri-seduta che crea anse attrezzate per la sosta e lo svago; compaiano poi un terrapieno, piantumato regolarmente secondo una maglia deformata della curvatura stradale, ed un bosco che funge da filtro tra il parco e le residenze. Infine una monumentale rampa scende verso Vitali proprio nell’angolo Nord-Est, dove il cannocchiale creato dagli edifici s’inserisce nel parco.

226 - Traduzione da Acer Spina 3, PROGETTAZIONE IL NUOVO PARCO DORA – SPINA 3 A TORINO, Eredità postindustriale – 41 ACER 6/2012.

174 L’area Vitali è formata da tre zone; la prima, quella più esterna, a corona, è un vasto prato alberato da soggetti spontanei preesistenti e di nuova piantumazione di pioppi e metasequoie, che racchiude al centro i resti dell’acciaieria, testimoni del ciclo produttivo dell’acciaio. Spiccano ancora il muro del parco rottami, dove la ferrovia conferiva le “materie prime”, le torri in calcestruzzo degli altiforni, gli svettanti pilastri arancioni, alberi della giungla futuristica di Peter Latz, parzialmente già coperti da rampicanti (fig. 73). Infine, il capannone di strippaggio che ora è un’enorme piazza coperta dedicata ad attività sportive e grandi eventi (fig.74). All’interno di esso scale e ascensori raggiungono la passerella sopraelevata, la quale trovandosi alla stessa quota a cui prima scorrevano i carriponte, permette un diverso piano d’osservazione del parco. Il lotto Ingest si presenta come una lunga striscia delimitata da grandi complessi residenziali. La passerella che parte dall’area Vitali “sorvola” via Borgaro e raggiunge il lotto Ingest che un tempo ospitava gli impianti di laminazione e la ciminiera del forno di preriscaldamento. I pilastri del capannone che prima ricopriva l’intera area diventano i sostegni che reggono la passerella affiancata da un lungo filare di vecchi pioppi ed plinti dei pilastri di laminazione diventano volumi emergenti dal giardino acquatico. Gli elementi salienti sono un grande prato libero per il gioco, un boschetto regolare di Robinia per ombreggiare l’area gioco bambini ed un piccolo edificio spogliato del tetto che è diventato un hortus conclusus.227

227 - Ibidem.

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Figura 73 - Lotto Vitali con gli svettanti pilastri arancioni come alberi della giungla futuristica.

Figura 74 - Lotto Vitali con l'ex capannone di strippaggio che ora è un’enorme piazza coperta dedicata ad attività sportive e grandi eventi.

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