QUALI I VALORI E LE CARATTERISTICHE DI UN INFERMIERE, PERCHÉ SEI INFERMIERA? Ok, allora, secondo me è importante essere altruisti, comunque avere un approccio di apertura
3 PAROLE PER RIFUGIATO
Migrante, anche se è un sinonimo, qualcuno che è partito da lontano ed è venuto qua. Vabbè, viaggio, difficoltà e, mmh... non è evidente. Ehm… non mi viene la parola. Ci penso, se caso dopo...
CONTATTO CON IL DIVERSO - CONSEGUENZE EMOTIVE
Mah, diciamo che è difficile, perché uno, non parlano l’italiano, e anche magari anche francese e inglese, quindi le lingue un po’ più comuni non le parlano. Quindi è molto difficile rapportarsi con loro. Poi loro ti chiedono spesso se tu parli la loro lingua o se c’è qualcuno che la parla, ma ovviamente sono lingue difficili. Quindi lo trovo difficile, difficoltoso, non è evidente.
Mah, diciamo che per le cose vissute qui in questo annetto, eh... Mi sono capitate due occasioni in cui sì, mi spaventava perché, vabbè, la gestione prima di tutto non era facile... diventando… loro erano anche particolarmente aggressivi e lì sì, non era evidente.
MEDICINE TRADIZIONALI E DI ALTRI POPOLI
Non mi è mai successo, se dovesse succedere penso che dipende da cosa chiedono... se è possibile perché no? Poi se chiedono che so... non saprei neanche cosa potrebbero chiedere.
TRASCORSO MIGRATORIO? No.
IN CHE MODO SI STRUTTURA L’ASSISTENZA AL RIFUGIATO?
Mah, di norma all’inizio nulla di diverso da una persona: adesso dico, normale. Poi si cerca di attivare la mediatrice culturale: ovvio non c’è sempre, lavora ad una piccola percentuale. Però si cerca di attivare lei e con lei poi di cercare un traduttore o un interprete che possa parlare la sua lingua. Oppure se sono disponibili qua si cerca la lista dei dipendenti che parlano la stessa lingua. Poi a dipendenza del paziente e del rifugiato che cosa vuole, perché c’è magari chi è qui in Svizzera, ha già i documenti, e quindi di conseguenza tornerebbe al centro da cui è venuto;; invece c’è chi proprio al confine lo portano qui: quindi lì si cerca di capire cosa vuole lui, se chiedere Asilo qui o in Italia.
FOCUS E MACROFOCUS
Non ci sono dei focus standard: si valuta se di norma quello del mediatore. Si scrive se è stato attivato e tutto quanto. Il mediatore può scrivere su GECO facendo il consulto.
NEL CORSO DELLA PRESA A CARICO GLI STATI EMOTIVI HANNO VARIATO IL TUO OPERATO?
Mah, diciamo che all’inizio era gestibile, perché al paziente è stato spiegato appunto perché e che aveva la tubercolosi e che doveva fare il trattamento. Solo che non avendo sintomi, loro stando bene dicevano, non capivano perché dovevano stare isolati e non uscire. Dopo che si cercava di spiegare quanto doveva restare cominciava a non essere più compliante e di conseguenza da lì, da quando non erano più complianti, in un caso uno è diventato proprio aggressivo;; si è dovuto far intervenire la polizia. Lì insomma...
In generale all’inizio magari se non lo conosci con la lingua, ci parli perché ci parli ma... Dopo quando capisci com’è, è diverso.
OSPEDALE CHE ACCOGLIE
Mah, sicuramente che non ha barriere. Il rifugiato viene trattato come una persona che vive qui, che non ha dei trascorsi, diversi trascorsi. Che non fa differenze.
E come non gli diamo di meno, non penso abbiano bisogno di più. Nel senso. Forse hanno bisogno di più dal lato, non sapendo la lingua... non riuscendo a capirsi subito forse han bisogno di più attenzioni da quel lato lì. Perché anche con l’interprete...
Con la raccolta dati, anche lì c’è solo da discutere per la lingua, il resto no.
PRIORITÀ PER LA DIMISSIONE
Mah, sicuramente che abbia un posto dove andare. Che abbia tutti i documenti e tutte le carte per andare, poi a dipendenza di quello che vuole fare.
Con le strutture, nella mia esperienza una volta mi è successo di trasmettere la terapia alla guardia di confine perché poi le terapie in Italia sono differenti;; ma non ci siamo messi in contatto poi con le strutture in Italia.
ALLA FINE DEL TURNO COME TI SENTI? Normale.
COME INTEGRI I CONCETTI DI PAZIENTE RIFUGIATO E PERSONA RIFUGIATA
Mah. Paziente, ma non diverso dal punto di vista generale, ma diverso perché ha bisogno di altre attenzioni. Una persona che diciamo sta bene anche se non se ne rende conto, magari perché ha altre preoccupazioni, sì magari sta bene fuori ma non hai una famiglia, non hai un posto dove vivere. Paziente ha quella preoccupazione in più di trovarsi un posto che...
DURANTE LA DEGENZA, QUALI BARRIERE ULTERIORI INCONTRI?
La fuga. Che anche lì non è evidente dopo: devi attivare diverse risorse per andare a cercare la persona. L’aggressività, il rifiuto delle cure.
I MOTIVI DI CERTI COMPORTAMENTI SONO STATI INDAGATI?
Per quanto riguarda l’aggressività e la fuga il motivo era lo stesso. Non sapendo, sì, sapevano cosa avevano, ma proprio per l’isolamento loro stavano bene e non dovevano stare... Non comprensione della patologia.
Con un paziente era già stato trattato in Italia, però prendeva e non prendeva la terapia, non ha capito le pastiglie, a che cosa servissero e non era mai stato isolato. Questo è stato indagato come vissuto, sì.
Con la mediatrice di solito parlano, e lei ci dice poi un po’ il vissuto, da dove sono partiti.
TU HAI POTUTO ELABORARE CON QUALCUNO QUESTI VISSUTI?
Diciamo che è una cosa di équipe, non é... Quando ci sono questi tipi di vissuti... è una cosa di équipe perché devi attivare talmente tante risorse che diciamo che da sola...
FLUSSI IN AUMENTO, IN OSPEDALE: BARRIERA, RISORSA O ENTRAMBE LE COSE? No, una risorsa non lo so, non saprei in che modo. Una barriera, non propriamente una barriera, perché sono persone.
Parlando in generale non sono una barriera perché sono comunque cose nuove ed esperienze nuove.
QUALI MECCANISMI DI COPING METTI IN ATTO?
Mah, diciamo che appunto ci rimani un po’, perché poi se diventano aggressivi con te e con tutti gli altri. Ne ho parlato in équipe e, in quel caso lì specifico, non ero da sola.
FIGURE SPECIFICHE CHE SI PRENDONO A CARICO O TUTTI SI OCCUPANO DI TUTTI? Tutti in egual misura.
RISORSE MATERIALI E NON MATERIALI
So che se contatti la mediatrice lei ti fornisce determinate cose. E so che c’è il cartellino, l’opuscolo per l’interpretariato per noi, che possiamo contattarlo in caso lei non ci fosse.
Tipo di notte il mediatore non c’è e ci arrangiamo come possiamo.
RISPOSTA PROFESSIONALE A SITUAZIONI CHE SI DISTANZIANO, CAMBIA RISPETTO AL PAZIENTE NORMALE?
No, cioè nel senso, in generale è uguale;; poi a dipendenza delle necessità può variare.
QUALE È IL PAZIENTE NORMALE RISPETTO AL RIFUGIATO? Non c’è differenza.
MIGLIORAMENTI
Mah, più che altro è la barriera linguistica. Cioè se si riuscisse ad avere una comprensione chiara e quant’altro: cioè, tante barriere verrebbero giù.
RITIENI SUFFICIENTE LA FORMAZIONE PER I FLUSSI MIGRATORI? Beh, lavoro da un anno, ho avuto un paio di esperienze, però no.
A livello di équipe, secondo me dei corsi e degli approfondimenti sarebbero utili a tutti, anche all’assistente amministrativa che entra anche solo per chiedere i pasti. Anche lì la lingua. Poi ci sono le problematiche della religione in cui mangi questo, non mangi quell’altro... In generale l’équipe, non so se l’anno scorso o due estati fa, c’è stato proprio il boom di ricoveri di rifugiati e lì penso che dopo un po’ i colleghi siano più preparati di me che ho cominciato da un anno.
QUANDO SI PRESENTANO PROBLEMI COMPORTAMENTALI O RICHIESTE PARTICOLARI, COSA SI SENTE IN REPARTO?
Mah, diciamo che... Posso dirlo? Tipo: “che rompiscatole, che rottura, sono qui, sono curati, diventano aggressivi... Cioè sei qui, sei in un ospedale, hai la televisione, anche tra virgolette gratis..
Queste cose poi non vengono affrontate, rimangono lì, sospese.
Lavoro di tesi approvato in data: ……….