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Partecipazioni a mostre e concorsi 1943-1957

V. Peyron nella vicenda dell'arte in Toscana

V.III Partecipazioni a mostre e concorsi 1943-1957

Gli anni quaranta furono fondamentali per capire gli esiti finali della pittura peyronia- na. Nel 1943 lo troviamo coinvolto nel gruppo della galleria Il Fiore, dove nello stesso anno organizzò una mostra insieme al suo allievo, Giovanni March. Il cambio di rotta, individuato da Timpanaro, della sua pittura diventata tonale fu presentato dal quadro La Sirena (fig.21) più peculiare definendola più coloristica che ritrattistica «rosa violaceo del fondo, all'oro pla- tinato dei capelli, dalla carne ocra gialla al celeste degli occhi e ai rossi esagerati delle labbra e delle guance, senza mai rinunciare al proprio ideale che si riscontra nell'atteggiamento della figura umana»214. Il filologo nelle poche pagine di introduzione alla mostra sottolinea come il cambiamento della pittura di Peyron non sia una rivoluzione coloristica quanto un approfondi- mento di essa, definendo la pittura di questi anni di taglio «arabesco»215. Uno stile che rimase sostanzialmente uguale per tutti gli anni quaranta.

Al ritorno dalla guerra Peyron espose numerose volte anche alla Galleria Il Cenacolo. Le numerose opere da lui esposte portarono Timpanaro a elogiare la sua pittura arrivata ormai al punto di massima espressione mantenendo sempre una visione del tutto personale, «una fe- sta per gli occhi e per la fantasia. Anche i più ostinati dovranno riconoscerlo: Guido Peyron è ormai senza dubbio uno dei più genuini pittori d'Italia, anzi d'Europa»216.

Peyron riscosse in questi anni un enorme successo in ambito locale, ma la partecipa- zione alla XXIV Biennale di Venezia, 1948, evidenziò come l'arte ormai viveva nella quoti- dianità delle avanguardie. Amareggiato dal non aver vinto alcun riconoscimento scrisse due 212 Uzzani, Giovanna, Firenze e la Toscana, in Pirovano, Carlo (a cura di), La pittura in Italia-Il novecento\2,

Milano, Electa, 1992-1994, pp. 482-505, cit., pp. 488-489

213 Uzzani, Giovanna, La Toscana, Venezia, Marsilio, 1991, cit., p. 275

214 Timpanaro, Sebastiano, Peyron e March, Firenze, Galleria Il Fiore, 1943 (catal. mostra, Firenze), cit. p. 2 215 Ibidem

lettere di denuncia sia sull'evoluzione dell'arte che sulla stessa organizzazione dell'esposizio- ne; la prima inviata all'amico Felice Carena dove si dimostrava rammaricato di non esser riu- scito a convincere la giuria e delle sempre maggiori difficoltà per gli artisti di aggiudicarsi i premi217. L'altra lettera spedita in due copie a Enrico Vallecchi e a Leonetto Leoni, presentava

217 Archivio Eredi Peyron, lettera datata 1 ottobre 1948

Figura 21: Guido Peyron, La Sirena, 1943, olio su tela, 54x41 cm, collezione Antonio e Marina Forchino-Torino

toni di denuncia sullo sviluppo artistico italiano: «Lette le premiazioni della Biennale di Ve- nezia debbo scrivere queste righe per i giovani. È perfettamente inutile farsi vedere aggiornati nonostante i discorsi di molti critici che descrivono questa nuova arte astratta-penicillare, nu- cleare, astratta-concreta, come un'evasione dello spirito nelle varie forme di realtà. Io, capisco invece che bisogna ricondurre i giovani ad una prima forma di sapere accademico. Ma perché questi signori non hanno detto a questi giovani che prima di questa esperienza il grande Picas- so ha saputo fare dei disegni che sono belli come quelli di Raffaello. Non vorrei pensare che molti premi siano stati dati perché la corrente Guttuso comunista sia indirizzata verso una for- ma di neorealismo dove spesso i personaggi hanno delle toppe rosse sui pantaloni. Ma quello che a me importa è che non si dica ai giovani che bastano due segni per arrivare, perché que-

Figura 22: Guido Peyron, La pazza di piazza Donatello, 1955, olio su tela, 63x47,5 cm, collezione privata

sta nessuna fatica che si vuol indicare è immorale, sudicia e volgare»218. La nuova pittura ven- ne fortemente criticata da Peyron in quanto lui faceva parte di quella cerchia di artisti per i quali ogni opera nasceva dalla nobiltà di un raffinato lavoro dell'intelletto ed era esempio di quel modo antico di far pittura nel silenzio e nella riservatezza.

Negli anni cinquanta Peyron continuò ad esporre; nel 1954 espose numerosi disegni nella galleria di Palazzo Strozzi riscuotendo un notevole successo: «tutti nitidi, la sua linea è sempre sinuosa ed avvolgente per suggerire lo spazio di posa della figura o dell'oggetto. Una tale disposizione sentimentale caratterizza l'opera grafica di Peyron, con una coerenza che non trova molti confronti nell'arte contemporanea»219. L'anno successivo segnò l'allontanamento della sua pittura anche dal contesto nazionale: alla VII Quadriennale d'Arte di Roma i quadri presentati da Peyron furono eliminati dalla commissione. Solo grazie all'intromissione del pit- tore Beppe Guzzi, che intercedette presso la commissione per lui, Peyron poté esporre La

Pazza di Piazza Donatello (fig.22)220.

Gli anni cinquanta furono segnati anche dalla sua partecipazione a numerosi con- corsi, sia in ambito regionale che nazionale. In ambito regionale al “Il Fiorino” e “Il Marzotto” con la vittoria nel 1956 e nel 1957, mentre nel contesto nazionale partecipò ai “Premi di Pittura Amedeo Modigliani” e il “Concorso d'Arte Figurativa del Titano” nel 1956221. Nel 1957 invece due mostre: la prima fu la I mostra Nazionale “L'arte e il Convitto” in cui espose Natura Morta con Aragosta (fig.23); la seconda presso la Galleria L'Indiano pre- sentando così la sua ultima produzione.

218 Archivio Eredi Peyron, lettera datata 5 giugno 1948

219 Masciotta, Matteo, Cronache fiorentine, in “Letteratura”, vol. II, n. 8-9, maggio-giugno 1954, pp. 190-200, cit., p. 197

220 Archivio Eredi Peyron, lettera datata settembre 1955

221 Archivio Eredi Peyron, numerosi inviti ai concorsi e lettere delle compagnie di trasporto che attestano la partecipazione e le vittorie di Peyron

Figura 23: Guido Peyron, Natura morta con aragosta, salame e anguria, 1955, olio su tela, 85x113 cm, collezione privata

VI. La poetica di Peyron. L'arte nella sua scrittura

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