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Analisi traduttologica

2. Analisi comparativa e microstrategie traduttive

2.2. Il livello del testo: organizzazione sintattica e tematica

2.2.4. Passato, presente o futuro? Il tempo nel romanzo

«Il racconto non è forse raccontato come se avesse avuto luogo, come è attestato dall'uso dei tempi verbali passati, per raccontare l'irreale?»292

Il tempo narrativo è una delle questioni su cui molti letterati, ermeneuti, filosofi e studiosi di narratologia e traduttologia si sono soffermati. Le implicazioni intrinseche al concetto di “tempo” non sono poche né tantomeno facili da affrontare. Cercherò in questo paragrafo di delineare, in maniera mio malgrado semplicista e riduttiva, le principali caratteristiche associate al tempo della narrazione, per poi entrare più nello specifico nella discussione del tempo in Frammenti morali. Parto con la stessa premessa di Ricoeur dicendo che “noi raccontiamo delle storie perché le vite umane hanno bisogno e meritano d'essere raccontate. […], richiamiamo la necessità di salvare la storia dei vinti e dei perdenti. Tutta la storia della sofferenza grida vendetta e domanda d'esser raccontata”.293 Se queste parole vengono lette secondo una seconda lettura più profonda, si nota come la storia viene sottilmente “umanizzata” o, al contrario, come l’uomo venga “storicizzato”. Ciò vuol dire che l’uomo è strettamente legato al paradigma storico costituito per sua definizione dal tempo: l’uno è determinato dall’altro o è suo complementare. Il paradigma storico risulta altamente diversificato al suo interno, è un agglomerato di storie ognuna delle quali fa riferimento a un diverso tempo. Questo tempo, frutto dell’esperienza reale o

292

Ricoeur P., Tempo e racconto, Jaca Book, Milano, 1986, p. 132.

139 immaginaria – soprattutto se si parla di fiction – dell’uomo, può essere presente, passato, presente nel passato, passato nel passato, futuro nel presente etc. La teoria heideggeriana della temporalità come entità “più soggettiva” di qualsiasi soggetto ma anche “più oggettiva” di qualsiasi oggetto294 fa pensare a una pluralità di livelli temporali e lassi di tempo che non si limitano alla storia (quantità numeriche, i giorni negli anni, gli anni nei secoli) ma, scavalcando la sfera più concreta del reale, arrivano a penetrare nel mondo più astratto del tempo umano, quello dell’immaginazione. Con le loro opere, gli scrittori tentano di far apparire il tempo, che secondo la tesi kantiana non può essere direttamente osservato poiché invisibile.295 Ogni autore, influenzato dall’epoca in cui vive e dal movimento artistico letterario a cui appartiene, si distingue per un modo tutto personale di rappresentare il tempo in narrazione. Tipico della narratologia moderna è la decronologizzazione del romanzo che si trova quindi ad essere frammentato temporalmente e ad essere formato da tante storie il cui senso è concesso dalla “viva connessione” che le lega. Da un punto di vista temporale, il romanzo è paragonabile a un puzzle i cui pezzi non sono nient’altro che le molteplici storie che lo compongono. Lo scrittore “ri-racconta le storie di vita [in base al suo tempo], portandole al livello di storie emblematiche”296

, scava nella sua esperienza e conoscenza enciclopedica facendole riemergere con la scrittura. Il compito di rimettere assieme i tasselli e cogliere il significato dell’intreccio delle storie è proprio del lettore e, nel nostro caso, del lettore/traduttore. Questi si pone in un atteggiamento mimetico di fronte all’opera, dalla quale deve farsi coinvolgere perché riesca a infilare lo spesso filo del tempo nella stretta cruna della storia. Non è sempre facile.

Frammenti morali è un romanzo tutt’altro che di semplice e lineare lettura. La

storia/fabula non segue mai il discorso/intreccio, come se gli eventi e le esperienze raccontate dei personaggi e del narratore (anch’egli personaggio) seguano un proprio sviluppo in modo totalmente indipendente. Procedendo nella lettura si capirà invece che tutti i personaggi, i luoghi, le riflessioni, i comportamenti e gli eventi sono tutti connessi e che i loro destini si intersecano inevitabilmente. Il punto d’arrivo sembra riportare al punto 294 Ivi, p. 135. 295 Ivi, p. 134. 296 Ivi, p. 122.

140 di partenza o, peggio, il punto d'arrivo sembra anticipato nel punto di partenza, come se la narrazione fosse vittima di un circolo ermeneutico vizioso, o come lo chiama Ricoeur “spirale senza fine”.297

Shi Tiesheng quasi si diverte a mescolare tutti questi elementi ricorrendo, dalla prospettiva del tempo narrativo, a violente inversioni o riprese temporali che evocano memorie, ricordi, ipotesi. A livello strutturale ciò si manifesta nell’uso di

flashback, flashforward, omissioni, lacune temporali, digressioni storiche, flussi di

coscienza dei personaggi o del narratore, che alle volte pare trascendere la narrazione tornando ad essere semplicemente Shi Tiesheng. Tenendo anche conto della mancanza di marche temporali nella lingua cinese, l’ostacolo più alto e difficile da superare è stato proprio la resa del tempo in traduzione e la ricreazione dell’alternanza o, meglio, della compenetrazione tra passato, presente e futuro. Si vedano gli esempi pratici che porto qui di seguito:

a.

在我所余的生命中可能再也碰不见那两个孩子了。 […] 他们将

不记得那个秋天的夜晚在一座古园中,游人差不多散尽的时候

在一条幽静的小路上,[…] 但那不再是我[…] (p. 1)

Negli anni che mi restano da vivere forse non incontrerò più quei due bambini […] Non ricorderanno nemmeno quella sera d’autunno, quando il vecchio giardino si svuotava lentamente dei turisti. Lungo quel vicolo silenzioso […] Ma non sono più io quell’uomo […] (p. 39)

Il primo capitolo inizia con l’autore che fa ipotesi sugli eventi futuri – si noti l’espressione suoyu de shengming 所余的生命, che vuol dire “vita restante” e l’uso di 再

zài, “ancora”, che indica un’azione non ancora avvenuta, quindi futura, o a 将 jiang, che

anche introduce un evento futuro – per poi tornare indietro nel tempo descrivendo quella sera d’autunno e infine ricatapultarsi nel presente facendo proprie considerazioni su sé stesso. La stessa mescolanza di spazi temporali si nota anche all’inizio della seconda parte del primo capitolo:

297 Ivi, p. 118-119.

141 b.

在一片杨柏杂陈的树林中,在一座古祭坛近旁。我是那儿的常 客。[…] 两个孩子从四周的幽暗里跑来——我不曾注意到他们 确切是从哪儿跑来的[…] 现在我有点儿懂了(p. 2)

C’era un bosco di cipressi intrecciati, e lì vicino un antico altare. Ero solito andarci. […]I due bambini sbucarono dall’oscurità correndo verso di me – non avevo mai fatto caso da dove erano venuti – […] Adesso ho capito […] (p. 40)

Qui il narratore riporta alla mente un luogo a lui caro, parlando al passato e inizia a raccontare un episodio (l’incontro con i due bambini) a un tempo ancora più lontano. La descrizione viene interrotta da un commento presente del narratore individuato dal trattino lungo e dall’espressione 不曾注意到 buceng zhuyidao “non avevo mai fatto caso”che esprime contemporaneità del discorso dove un possibile “adesso che ci penso…” precedente la frase viene omesso. L’ultima parte è palesemente al tempo presente, sottolineato dall’avverbio 现在 xianzai (“adesso”).

Un passo piuttosto interessante dal punto di vista temporale, è il seguente dove l’autore passa in rassegna tutte le date che hanno segnato parte della sua vita – e i rispettivi episodi – quasi elencandole, dove quindi il passato si interseca al passato più prossimo e a quello più remoto, tornando poi al presente:

c. […] 我生于一九五一年。但在我,一九五一年却在一九五五年 之后发生[…]我不得不用一九五六年的雪去理解一九五一年的 雪[…] 然后,一九五八年,这年我上了学[…] 而此前的比如一 九五七年呢,很可能是一九六四年才走进了我的印象[…] 从而 设想人类远古的情景,人类从远古走到今天还要从今天走向未 来,因而远古之中又混含着对二○○○年的幻想[…] 因而过去 和未来都刮着现在的风 (p. 6)

[…] ero nato nel 1951. Dal mio punto di vista, quell’anno apparve solo dopo il 1955. […] sfruttai allora il ricordo della mia prima nevicata del 1956 per dare un senso a quella del 1951. […] Più tardi, nel 1958,

142 quando entrai a scuola[…] era un giorno del 1964 che l’anno 1957 si

intrufolò nelle mie percezioni.[…] iniziai a fantasticare sugli antichi eventi dell’umanità, su come questa dall’antichità fosse giunta all’oggi e come sarebbe arrivata al futuro, su come l’antichità si sarebbe mescolata nell’immaginario del terzo millennio[…] Così, passato e futuro aleggiano nel vento del presente (p. 44)