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Il processo di valutazione della legge regionale 69/2007, imposto come detto dallo stesso testo normativo, ha preso avvio nel 2012, con un’indagine conoscitiva da parte del Consiglio regionale.

Le analisi effettuate portano verso un giudizio positivo sulla legge e sull’attuazione degli strumenti di so- stegno: la risoluzione pubblicata sul Bollettino Regionale12 si concentra, infatti, sul dibattito pubblico, re- clamando maggiore incisività dell’istituto attraverso l’obbligo di svolgimento in base a “soglie fisiche e/o finanziarie” e consentendo la discussione anche oltre il termine della progettazione preliminare, ritenuto eccessivamente anticipato. Si ribadisce, allo stesso tempo, la necessaria di divaricazione tra istruttoria, nella quale sviluppare la partecipazione, e decisione, lasciata evidentemente agli organi della rappresentanza con l’obbligo di un’adeguata e pubblica motivazione in caso di difformità tra scelta finale ed esito del processo partecipativo.

Infine, la risoluzione indica la necessità di un’azione di manutenzione legislativa sull’istituto del sostegno, puntando su una proporzione tra i costi del processo partecipativo e quelli dell’intervento da realizzare, sulla semplificazione del procedimento di presentazione dell’istanza e sulla maggiore coerenza tra oggetto della partecipazione e procedimento amministrativo, per evitare discussione su temi che mai o difficilmen- te saranno oggetto di decisione da parte degli enti locali11.

La modifica prevista nella legge del 2013 ha riguardato proprio il dibattito pubblico. Per comprenderne la valenza è sufficiente richiamare la rubrica della legge 46/2013: “Dibattito pubblico e promozione della par- tecipazione all’elaborazione delle politiche locali e regionali”. Il dibattito pubblico viene riscritto affron- tando i limiti della norma precedente: indeterminatezza dell’istituto, scarsa capacità di definizione della fat- tispecie, discrezionalità nell’attivazione, eccessiva anticipazione dello svolgimento rispetto alle fasi proce- dimentali. Così la legge regionale 46/2013 definisce il dibattito pubblico come un “processo di informazione, confronto pubblico e partecipazione”, indicando chiaramente tre fasi. La legge poi stabilisce che il dibatti- to pubblico deve essere effettuato su opere, progetti, interventi che “assumono una particolare rilevanza per la comunità regionale, in materia ambientale, territoriale, paesaggistica, sociale, culturale ed economi- ca”, introducendo poi delle soglie sulla base dei valori degli investimenti per stabilire se il dibattito sia fa- coltativo o obbligatorio. L’obbligatorietà però riguarda il solo esercizio delle funzioni amministrative re- gionali, non quelle degli enti locali.

Il modello proposto si ispira chiaramente al paradigma francese, infatti, il primo testo normativo sul dibat- tito pubblico, la cosiddetta “Loi Barnier”, prevedeva solo la possibilità del dibattito. Lo scarso utilizzo dell’istituto indusse il legislatore all’introduzione di ipotesi obbligatorie, cosi il testo normativo statale suc- cessivo in materia di dibattito pubblico comprende discussioni obbligatorie e facoltative, distinte secondo parametri quantitativi determinati.

Ultima sostanziale revisione dell’istituto del dibattito pubblico è rappresentata dalla posticipazione del suo inizio, il cui termine è spostato dalla conclusione della progettazione preliminare, che resta la fase comun- que ritenuta preferibile, a quella immediatamente antecedente l’approvazione della progettazione definitiva (art. 8, c. 2).

L’obiettivo è naturalmente quello di agevolare discussioni anche in fasi avanzate del procedimento di pro- gettazione, ma ancora in tempo per incidere effettivamente sulla decisione finale.

Un altro settore di intervento della legge regionale 46/2013 è stato quello del procedimento, che si è cercato di snellire ed adeguare all’organizzazione del processo partecipativo rispetto all’oggetto della discussione, rendendo al contempo più trasparente la relazione tra esiti del processo partecipativo e decisione finale.

      

102 Capitolo 27 - Prendere Buone decisioni Da ciò deriva un ruolo attivo dell’Autorità di partecipazione che per definire ammissibile un’istanza è chiamata a indicare il finanziamento concesso e a imporre prescrizioni metodologiche ad una successiva fase di dettaglio dell’istanza. In questo modo è più semplice programmare il processo partecipativo, in re- lazione ai requisiti di ammissione e ai criteri di priorità previsti dalla legge, nonché alle osservazioni meto- dologiche dell’Autorità, tenuto conto anche dei costi dell’oggetto su cui si discute, per evitare una spro- porzione, quanto meno economica, tra costi della partecipazione ed effettivi benefici sulla popolazione. Il carattere sperimentale della disciplina legislativa regionale in materia di democrazia partecipativa è uno dei punti di forza di questa esperienza: in base all’esperienza dell’applicazione della norma stessa è stato possibile dare evidenza dei limiti e delle difficoltà applicative e fornire il successivo affinamento degli strumenti metodologici e delle modalità di lavoro.

L’aspetto assai rilevante è l’obbligatorietà dello svolgimento del dibattito pubblico. Il legislatore toscano fa un notevole passo avanti: passare da una dimensione della partecipazione meramente incentivata a una dimensione obbligata, pur solo parzialmente, partendo dagli esiti positivi dei processi partecipativi locali. Inoltre il dibattito pubblico riceve un contenuto puntuale nella legge 46/2013 e ciò gli consente di assumere un ruolo preciso, e ben codificato dalla legge11, a differenza della normazione urbanistica ove la partecipa- zione è doverosa ma indeterminata nel contenuto.

L’imposizione sembra riguardare il solo esercizio delle funzioni amministrative regionali, senza coinvolgi- mento degli enti locali, per i quali l’impostazione è ancora incentrata sulla semplice facoltatività.

Tuttavia appare evidente che è stato compiuto un ulteriore passo sulla via della connessione tra la demo- crazia partecipativa e i principi di buon andamento e imparzialità dell’amministrazione di cui all’art. 97 del- la Costituzione, attraverso il coinvolgimento di saperi differenti e non solo di coloro che sono titolari di interessi qualificati, cosa che può condurre l’amministrazione verso decisioni più vicine al pubblico inte- resse.

Per approfondimenti sul tema:

Convenzione di Arhus - Convenzione sull’accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico ai pro- cessi decisionali e l’accesso alla giustizia in materia ambientale.

http://www.regione.toscana.it/documents/10180/1393902/Convenzione_di_Arhus+_25_06_1998_mat eriali.pdf/42ad39ad-f47f-48a0-8374-f8fad8ade7d6

Francesca Santolini. Mai più contestazioni. Il Débat public per le grandi opere. 15 aprile 2015. http://www.huffingtonpost.it/francesca-santolini/mai-piu-contestazioni-debat-public-grandi-

opere_b_7069574.html

Il libro “A più voci”, a cura di Luigi Bobbio.

http://www.regione.toscana.it/documents/10180/23652/A%20piu%27%20voci/53a3ff07-2294-4b27- 9d9c-f6a91e3f2bfc

Mauro Miccio. Nuovo codice: entra in Italia il débat public. 15 aprile 2016 in http://www.piselliandpartners.com/news-nuovo-codice-contratti-concessioni/debat-public/

Ministero della Funzione Pubblica, “Amministrare con i cittadini - viaggio tra le pratiche di partecipazione in Italia”, una pubblicazione del Ministero della Funzione Pubblica, curata da Luigi Bobbio. http://www.regione.toscana.it/documents/10180/23652/Amministrare%20con%20i%20cittadini/e886b 961-ce6d-4287-a9c8-5f9f902774db

OCSE - Citizens as Partners.

http://www.regione.toscana.it/documents/10180/1393902/Cizens+as+partners/cfc72454-4ce3-4f5d- 80f0-6ef06569de23

Regione Toscana, Autorità Regionale per la partecipazione. Rapporto Annuale 2012 ‐ 2013 (art. 5 f) l.r. 69

del 27 dicembre 2007) Rapporto redatto a cura di Rodolfo Lewanski con la collaborazione di A. Brazzini, D.

Il Collegato ambientale: un’opportunità per rafforzare i rapporti fra ricerca,